La pace del mio cuore, da cui dipende molto il mio accostarmi alla vita in modo bello, non può dipendere da una macchina che funziona, da una cosa che va bene, dal successo in una impresa.
La pace del mio cuore dipende dal non attaccamento alle cose e alla vita in modo morboso, facendo dipendere la mia stessa vita dalle cose che ho e che faccio. È una dinamica di dipendenza da droga, questa, ed è una dinamica che la pubblicità e il mondo economico sfruttano e solleticano per potere darci di più, dicono, in verità è per potere vendere di più. Non importa se questo crea dipendenza e non libertà, ciò che importa è che il mondo dell’economia funzioni a pieno ritmo e per far questo il mondo dell’economia ha bisogno di schiavi, non di persone libere.
Essere nella pace significa essere abilitati a camminare sui serpenti e sugli scorpioni, noi sapientoni queste cose non le sappiamo e non le capiamo. Sono i piccoli del Regno che colgono, capiscono, perché a loro sono svelati i segreti del Regno, perché amano il Regno e a lui si consegnano.
I piccoli sanno cogliere la bellezza dell’essere in pace e del gusto per la vita, che non ha nulla a che vedere con il consumo della vita stessa.
Cerca la pace nel tuo cuore e la troverai nel mondo intero, dice un saggio rabbino. Non andare a cercare la pace nel mondo e non pretenderla dal mondo, allora imboccherai la via per poterla ricevere e per poterla vivere. Quando la pace è in te puoi andare a donarla al mondo intero. Quella pace di Dio che inonda i cuori dei semplici e dei piccoli grazie ai quali l’onda raggiunge ogni luogo e ogni dove.
Solo con la pace nel cuore possiamo accogliere l’invito del Signore ad andare come agnelli in mezzo ai lupi ad annunciare la buona notizia. Solo accettando di essere discepoli, cioè agnelli come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, possiamo vivere la missione in pace.
La gioia per chi va, la gioia preannunciata, è conseguenza di questo nostro andare in pace per donare pace. È la gioia preannunciata dal Battista; la gioia di Betlemme; la gioia di chi accoglie la Parola con cuore buono; è la gioia celebrata in cielo per il ritorno del peccatore; è la gioia per l’incontro con il Risorto; è la gioia che sconfigge la paura dei discepoli e li riporta a Gerusalemme. È la gioia nel ritorno dei Settantadue dalla loro missione: non credevano ai loro occhi, i loro orecchi non si capacitavano che la pace a loro donata dal Signore fosse tanto miracolosa, divenisse cioè dono di pace per chiunque.
È la gioia perché ritorniamo al Signore e con Lui rimaniamo. Una gioia che non è ostacolata dalla tribolazione e dalle difficoltà, anzi è gioia che pervade la vita in ogni dove, comprese le difficoltà e le avversità della vita.
Le difficoltà diventano conferma della gioia, quella vera, quella pacifica, mite e arrendevole, che proviene dal dono di pace del Signore e non da una cosa, qualsiasi essa sia, che funziona bene.
I discepoli inviati hanno la stessa potenza di chi li invia perché riempiti di pace del Risorto e di gioia del Seminatore. È lo Shalom che vive nei discepoli e non lo Satàn. Il shaltan, il sultano, cioè il potere, viene da questa debolezza dell’agnello che vive la pace nel cuore come dono supremo del Risorto nella vita e per la vita.
È dono di Dio, è vita della Trinità che passa ai discepoli di ogni epoca e di ogni luogo. Questo chiediamo a Dio per noi oggi e per i nostri fratelli: che non ci perdiamo nelle cose inutilmente rese utili da una cultura drogata che rischia di non essere più cultura, e ci tuffiamo invece, totalmente immersi, nella vita con quella pace del cuore che viene data a noi, anche oggi, dal Signore della vita, della gioia e della pace.
Donaci, o Signore, un cuore piccolo perché possiamo abbandonarci al tuo abbraccio.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM