Non so se Gesù, al giorno d’oggi, visto ciò che sta emergendo sulla pedofilia –cosa tra l’altro sempre esistita e che trova le sue radici nella violenza in famiglia e in società – avrebbe fatto le stesse affermazioni sul lasciare che i bambini andassero a Lui. Probabilmente l’avrebbero crocifisso accusandolo di non essere proprio limpido coi bimbi.
Sappiamo che la storia la scrivono i vincitori. Quante falsità sono contenute nella storia a noi raccontata. Pensiamo agli eccidi perpetrati negli Stati Uniti d’America ai danni degli indiani, che vivevano liberi sulla loro terra. Li hanno fatti passare per dei selvaggi. Erano invece gente che vivevano nella semplicità, legati alla natura e alla successione delle stagioni. Gente che aveva un concetto di libertà e di autorevolezza che noi manco ci sogniamo. La violenza scatenata contro di loro li ha portati a perdere ogni dignità e a divenire carne da macello dei nuovi statunitensi. Cosa che non è finita lì, perché questo stile i nuovi padroni delle pianure lo hanno portato nel mondo intero. In quel mondo dove ciò che è prioritario e ciò che conta sono gli interessi degli americani, tutto il resto, e per il resto ci mettiamo qualche miliardo di persone, viene dopo.
Il debole non può fidarsi del forte. Il debole è chiamato a vivere la bellezza della sua debolezza, alla faccia del forte che cercherà sempre di angariarlo. Al forte, che scrive la storia dei potenti, non possiamo cedere, pena fare il suo gioco rispondendo al male col male. Così si perde la capacità di comprendere la sapienza di Dio, cosa che è data ai piccoli e non ai grandi. I grandi sembrano fatti a posta per rovinare il mondo, i piccoli per amare ed essere amati dal mondo. Lasciarsi abbracciare da Dio, sembra essere la vera sapienza di vita.
I piccoli sono senz’altro i bimbi, come ci descrive oggi il vangelo; ma i piccoli, ai nostri giorni, sono senz’altro anche gli anziani. Gli anziani rischiano di essere gli scartati della nostra società. Finchè sono utili per fare almeno i nonni, bene, poi è gente senza diritto. Forse abbiamo bisogno di riscoprire la sapienza che c’è in loro, vivendo la loro esperienza e la loro storia, anche nei ricordi ripetitivi ai quali andiamo incontro ogni volta che parliamo con loro.
Riporto la bellissima descrizione che fa di loro Qoelet (12, 1-8). Una poesia che chiede fantasia e creatività, ma che apre ad una comprensione nuova:
“Ricordati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza,
prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire:
«Non ci provo alcun gusto»,
prima che si oscuri il sole,
la luce, la luna e le stelle
e ritornino le nubi dopo la pioggia;
quando tremeranno i custodi della casa
e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano,
perché rimaste in poche,
e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre
e si chiuderanno le porte sulla strada;
quando si abbasserà il rumore della mola
e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto;
quando si avrà paura delle alture
e degli spauracchi della strada;
quando fiorirà il mandorlo
e la locusta si trascinerà a stento
e il cappero non avrà più effetto,
poiché l’uomo se ne va nella dimora eterna
e i piagnoni si aggirano per la strada;
prima che si rompa il cordone d’argento
e la lucerna d’oro s’infranga
e si rompa l’anfora alla fonte
e la carrucola cada nel pozzo
e ritorni la polvere alla terra, com’era prima,
e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, e tutto è vanità”.
Questa meravigliosa descrizione della vecchiaia ci riporta alla stessa dimensione dei piccoli abbracciati evangelicamente da Gesù.
I bambini sono i non importanti, i deboli, i non autosufficienti: l’immagine del discepolo che è chiamato a seguire Gesù sulla via dell’abbassamento. I bambini sono sottoposti agli adulti, sotto un certo aspetto non hanno diritti, non hanno potere. Forse questi piccoli, al giorno d’oggi, sono proprio gli anziani e i malati: in balia di badanti e di infermieri sempre meno umani e sempre più insofferenti anche di fronte ad una semplice richiesta di andare in bagno: si usino i pannoloni, senza alcuna attenzione alla dignità, perché non c’è tempo e non posso perdere tempo per portarti la padella o il pappagallo.
Loro possono solo ricevere gratuitamente, a meno che non abbiano un buon conto in banca. È bello vedere lo sguardo di un anziano che si illumina quando tu lo guardi con affetto e fai un semplice gesto di attenzione verso di lui.
Siamo chiamati ad esser come i piccoli, ad essere come i vecchietti. Lì c’è una sapienza che ci sfugge e sfugge alle nostre categorie di potere. Lì c’è forse ancora la libertà dalla presunzione di vanto e di potere che ci portano a confidare sulle nostre possibilità e opere, anche nei confronti di Dio. Così facendo noi ci rendiamo indisponibili ad accogliere il suo dono di vita con semplicità e gioia. Come i bambini, come i vecchi, sono accolti e si lasciano accogliere da Gesù, così siamo chiamati a vivere questa bellezza noi.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Mc 10, 13-16
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.