ร bello vedere il mondo e chi piรน di noi, al giorno dโoggi, ha mai potuto vederlo e guardarlo nella sua interezza. ร bello vedere il mondo cosรฌ come รจ, senza inutili scandali e inutili moralismi. ร bello vedere il mondo nelle sue infermitร perchรฉ nelle sue infermitร il mondo puรฒ essere amato. Se non vediamo questo mondo noi ci accontentiamo di condannarlo. Condanniamo la famiglia che non riesce piรน a tirare avanti; condanniamo il possesso dellโuomo sulla donna e della donna sullโuomo, magari fino allโuccisione dellโuna o dellโaltro; condanniamo le migrazioni che ci disturbano; condanniamo lโavversario politico, religioso, economico, sociale, sportivo fino ad accoltellarlo o con le parole o con coltelli veri.
ร bello vedere il mondo ma ciรฒ che importa a noi รจ cosa ne facciamo del nostro vedere. Nel vangelo di oggi emergono due atteggiamenti chiari di come ci si comporta con noi stessi e con gli altri, di come si gestisce la legge oppure la si usa.
Gesรน sembra essere lโunico che in mezzo a quella folla โdi infermi, ciechi, zoppi e paraliticiโ, vede lโuomo malato da trentโotto anni. Forse ci stupisce la domanda che pone allโuomo: vuoi diventare sano? Ci sembra una domanda strana, ma in realtร non lo รจ. Gesรน guarda e vede il suo credere, come crediamo noi, โma io sono fatto cosรฌโ, non ci posso fare nulla. In quellโuomo Gesรน vede, come vede in noi e come siamo invitati a vedere noi, il fatto che si รจ spento ogni desiderio di vita. Senza desiderio non siamo capaci di ricevere il dono. Se nella Samaritana Gesรน aveva risvegliato il desiderio dellโacqua, qui nota la necessitร di risvegliare il desiderio di una vita sana alla quale il paralitico aveva rinunciato.
Questo รจ il vero peccato, il peccato dei nostri giorni, il peccato mio: la mancanza di speranza. Lโuomo privo di desideri รจ morto, rimane immobile e non va da nessuna parte. ร quello che succede a noi quando, cosa che facciamo spesso, ci nascondiamo dietro i tempi cattivi che viviamo per non mettere le mani in pasta e vivere la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno.
Noi siamo uomini che, come questo paralitico, non chiediamo nulla alla vita. Assuefatti al nostro male e al nostro peccato di mancanza di speranza, non cogliamo piรน le occasioni di liberazione che giungono a noi. I problemi sono grida di liberazione, sono campanelli di allarme che tentano di risvegliare i nostri desideri. La mancanza di problemi รจ assuefazione e schiavitรน alle nostre paralisi. Non capiamo e non crediamo che la xenofilia รจ una grande opportunitร per la nostra vita. Avere cura dellโaltro, che non ha cura da parte di nessuno perchรฉ poveraccio, รจ una bella e grande opportunitร per la nostra vita.
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Vediamo il male dellโaltro per condannarlo secondo la legge, e non vediamo il nostro per non ascoltare il nostro desiderio di essere liberi. Se il male altrui รจ deforme il nostro, invece, lo consideriamo conforme alla nostra identitร : sono fatto cosรฌ!
Accecati come siamo dal nostro peccato di mancanza di speranza e di desiderio, ci soffermiamo a guardare la barella e condanniamo chi, questa barella, comincia a portarla come segno del ricominciare a camminare. Notiamo la trasgressione, mentre la barella portata รจ il simbolo della legge stessa, dellโamore di Dio per noi, della risurrezione.
La legge puรฒ vietare e condannare oppure puรฒ diventare custode della vita e della libertร dellโuomo. Noi siamo per il primo modo, quello della legge che condanna; Gesรน รจ per il secondo modo, quello della legge che gioisce per il bene dellโuomo e che libera. A seconda del modo che noi utilizziamo per vivere, noi siamo gente che vive in un modo oppure nellโaltro. La scelta รจ vitale ed รจ mortale allo stesso tempo. Se noi condanniamo chi scappa da casa perchรฉ non ne puรฒ piรน, noi diveniamo mortali per noi e per gli altri. Vogliamo salvaguardare la nostra italianitร dimentichi che la nostra italianitร nasce dal miscuglio di razze che sono passate dalla nostra terra: dalla Lombardia, non parliamo del Veneto, alla Sicilia. Se cโรจ una ricchezza della nostra cultura che ci ha forgiati nella nostra creativitร di italiani รจ proprio la diversitร con cui ci siamo da sempre trovati a vivere. Non cโรจ pezza: il futuro dellโuomo dipende da come interpreta la legge, se stesso e Dio. Comunque la nostra umanitร si gioca nel fare come Gesรน: prendersi cura del fratello piรน debole.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte โ Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Gv 5,1-16
Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesรน salรฌ a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi รจ una piscina, chiamata in ebraico Betzatร , con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lรฌ un uomo che da trentotto anni era malato. Gesรน, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era cosรฌ, gli disse: ยซVuoi guarire?ยป. Gli rispose il malato: ยซSignore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando lโacqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di meยป. Gesรน gli disse: ยซรlzati, prendi la tua barella e camminaยป. E allโistante quellโuomo guarรฌ: prese la sua barella e cominciรฒ a camminare.
Quel giorno perรฒ era un sabato. Dissero dunque i Giudei allโuomo che era stato guarito: ยซร sabato e non ti รจ lecito portare la tua barellaยป. Ma egli rispose loro: ยซColui che mi ha guarito mi ha detto: โPrendi la tua barella e camminaโยป. Gli domandarono allora: ยซChi รจ lโuomo che ti ha detto: โPrendi e camminaโ?ยป. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesรน infatti si era allontanato perchรฉ vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesรน lo trovรฒ nel tempio e gli disse: ยซEcco: sei guarito! Non peccare piรน, perchรฉ non ti accada qualcosa di peggioยป. Quellโuomo se ne andรฒ e riferรฌ ai Giudei che era stato Gesรน a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesรน, perchรฉ faceva tali cose di sabato.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.