p. Giovanni Nicoli โ€“ Commento al Vangelo del 2 Aprile 2019 โ€“ Gv 5, 1-16

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รˆ bello vedere il mondo e chi piรน di noi, al giorno dโ€™oggi, ha mai potuto vederlo e guardarlo nella sua interezza. รˆ bello vedere il mondo cosรฌ come รจ, senza inutili scandali e inutili moralismi. รˆ bello vedere il mondo nelle sue infermitร  perchรฉ nelle sue infermitร  il mondo puรฒ essere amato. Se non vediamo questo mondo noi ci accontentiamo di condannarlo. Condanniamo la famiglia che non riesce piรน a tirare avanti; condanniamo il possesso dellโ€™uomo sulla donna e della donna sullโ€™uomo, magari fino allโ€™uccisione dellโ€™una o dellโ€™altro; condanniamo le migrazioni che ci disturbano; condanniamo lโ€™avversario politico, religioso, economico, sociale, sportivo fino ad accoltellarlo o con le parole o con coltelli veri.

รˆ bello vedere il mondo ma ciรฒ che importa a noi รจ cosa ne facciamo del nostro vedere. Nel vangelo di oggi emergono due atteggiamenti chiari di come ci si comporta con noi stessi e con gli altri, di come si gestisce la legge oppure la si usa.

Gesรน sembra essere lโ€™unico che in mezzo a quella folla โ€œdi infermi, ciechi, zoppi e paraliticiโ€, vede lโ€™uomo malato da trentโ€™otto anni. Forse ci stupisce la domanda che pone allโ€™uomo: vuoi diventare sano? Ci sembra una domanda strana, ma in realtร  non lo รจ. Gesรน guarda e vede il suo credere, come crediamo noi, โ€œma io sono fatto cosรฌโ€, non ci posso fare nulla. In quellโ€™uomo Gesรน vede, come vede in noi e come siamo invitati a vedere noi, il fatto che si รจ spento ogni desiderio di vita. Senza desiderio non siamo capaci di ricevere il dono. Se nella Samaritana Gesรน aveva risvegliato il desiderio dellโ€™acqua, qui nota la necessitร  di risvegliare il desiderio di una vita sana alla quale il paralitico aveva rinunciato.

Questo รจ il vero peccato, il peccato dei nostri giorni, il peccato mio: la mancanza di speranza. Lโ€™uomo privo di desideri รจ morto, rimane immobile e non va da nessuna parte. รˆ quello che succede a noi quando, cosa che facciamo spesso, ci nascondiamo dietro i tempi cattivi che viviamo per non mettere le mani in pasta e vivere la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno.

Noi siamo uomini che, come questo paralitico, non chiediamo nulla alla vita. Assuefatti al nostro male e al nostro peccato di mancanza di speranza, non cogliamo piรน le occasioni di liberazione che giungono a noi. I problemi sono grida di liberazione, sono campanelli di allarme che tentano di risvegliare i nostri desideri. La mancanza di problemi รจ assuefazione e schiavitรน alle nostre paralisi. Non capiamo e non crediamo che la xenofilia รจ una grande opportunitร  per la nostra vita. Avere cura dellโ€™altro, che non ha cura da parte di nessuno perchรฉ poveraccio, รจ una bella e grande opportunitร  per la nostra vita.

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Vediamo il male dellโ€™altro per condannarlo secondo la legge, e non vediamo il nostro per non ascoltare il nostro desiderio di essere liberi. Se il male altrui รจ deforme il nostro, invece, lo consideriamo conforme alla nostra identitร : sono fatto cosรฌ!

Accecati come siamo dal nostro peccato di mancanza di speranza e di desiderio, ci soffermiamo a guardare la barella e condanniamo chi, questa barella, comincia a portarla come segno del ricominciare a camminare. Notiamo la trasgressione, mentre la barella portata รจ il simbolo della legge stessa, dellโ€™amore di Dio per noi, della risurrezione.

La legge puรฒ vietare e condannare oppure puรฒ diventare custode della vita e della libertร  dellโ€™uomo. Noi siamo per il primo modo, quello della legge che condanna; Gesรน รจ per il secondo modo, quello della legge che gioisce per il bene dellโ€™uomo e che libera. A seconda del modo che noi utilizziamo per vivere, noi siamo gente che vive in un modo oppure nellโ€™altro. La scelta รจ vitale ed รจ mortale allo stesso tempo. Se noi condanniamo chi scappa da casa perchรฉ non ne puรฒ piรน, noi diveniamo mortali per noi e per gli altri. Vogliamo salvaguardare la nostra italianitร  dimentichi che la nostra italianitร  nasce dal miscuglio di razze che sono passate dalla nostra terra: dalla Lombardia, non parliamo del Veneto, alla Sicilia. Se cโ€™รจ una ricchezza della nostra cultura che ci ha forgiati nella nostra creativitร  di italiani รจ proprio la diversitร  con cui ci siamo da sempre trovati a vivere. Non cโ€™รจ pezza: il futuro dellโ€™uomo dipende da come interpreta la legge, se stesso e Dio. Comunque la nostra umanitร  si gioca nel fare come Gesรน: prendersi cura del fratello piรน debole.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte โ€“ Scuola Apostolica Sacro Cuore

Vangelo del giorno:

Gv 5,1-16
Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesรน salรฌ a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi รจ una piscina, chiamata in ebraico Betzatร , con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lรฌ un uomo che da trentotto anni era malato. Gesรน, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era cosรฌ, gli disse: ยซVuoi guarire?ยป. Gli rispose il malato: ยซSignore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando lโ€™acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di meยป. Gesรน gli disse: ยซร€lzati, prendi la tua barella e camminaยป. E allโ€™istante quellโ€™uomo guarรฌ: prese la sua barella e cominciรฒ a camminare.
Quel giorno perรฒ era un sabato. Dissero dunque i Giudei allโ€™uomo che era stato guarito: ยซรˆ sabato e non ti รจ lecito portare la tua barellaยป. Ma egli rispose loro: ยซColui che mi ha guarito mi ha detto: โ€œPrendi la tua barella e camminaโ€ยป. Gli domandarono allora: ยซChi รจ lโ€™uomo che ti ha detto: โ€œPrendi e camminaโ€?ยป. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesรน infatti si era allontanato perchรฉ vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesรน lo trovรฒ nel tempio e gli disse: ยซEcco: sei guarito! Non peccare piรน, perchรฉ non ti accada qualcosa di peggioยป. Quellโ€™uomo se ne andรฒ e riferรฌ ai Giudei che era stato Gesรน a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesรน, perchรฉ faceva tali cose di sabato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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