p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 18 Maggio 2019 – Gv 14, 7-14

Dopo che Tommaso ha chiesto la via al Signore, vediamo Filippo, uomo molto pratico. Lui doveva essere un po’ scettico. Probabilmente era uno dei primi due discepoli del Battista che hanno seguito Gesù: uno era Andrea, l’altro può darsi che sia stato Filippo il quale non l’ha seguito subito. Vanno il giorno dopo a ripescarlo e Gesù gli dice: “Seguimi”. Ancora Filippo lo ritroviamo nell’avvenimento dei pani dove Gesù lo mette alla prova quando gli chiede: “Come facciamo a trovare il pane per tutta questa gente?”. Filippo aveva già fatto i conti: duecento danari, duecento giornate lavorative, non bastavano per dare un panino a testa. Filippo era stato inoltre interpellato dai greci che volevano vedere Gesù e lui va a dire a Gesù “Guarda che vogliono vederti”.

Lo ritroveremo negli Atti degli Apostoli, dopo la risurrezione di Gesù, mentre rincorre il servo della regina Candace, sale sul suo carro, gli spiega il brano di Isaia che stava leggendo, concludendo il suo incontro con il battesimo del servo. Subito dopo viene trasportato dallo Spirito ad Azoto.
Ora Filippo si mostra come colui che dice: Guarda Gesù, che voglio veder anch’io adesso. Parli sempre del Padre; ce ne hai parlato tanto, faccelo vedere questo Padre!

Filippo, una persona piena di buon senso, molto critica; uno che, con Tommaso, vuol vederci molto chiaro. Gesù, grazie a Filippo, ci mostra come si fa a vedere il Padre. Filippo è una persona molto pratica che non si ferma al primo sguardo, è uno che annusa l’aria e sente che c’è qualcosa di più, per questo vuole qualcosa di più, non si accontenta. Voglio vedere anche io il Padre! La annusa nell’aria la presenza di questo Padre, ma non riesce a vederlo.

Chiedere di vedere il Padre, di potere incontrare il suo volto, di poterlo contemplare, non è semplice curiosità e non è cosa banale, nell’intento biblico. Vedere il volto di Dio è via alla salvezza. Quel volto che non si poteva vedere: chi lo vedeva moriva. Non si può vedere Dio e continuare a vivere. Filippo supera questa ritrosia della sua gente e degli altri discepoli, salta lo steccato e manifesta il suo desiderio di contemplare il volto del Padre. Se per l’Antico Testamento vedere il volto di Dio significava morire, per noi e per una certa riflessione anche del Primo Testamento, contemplare il volto di Dio è salvifico.

Quando verrò e vedrò il volto di Dio? Vedere il volto non è più fonte di morte ma è fonte di vita. Poterlo vedere significa potere ritrovare noi. Ritrovando noi riconosciamo il Padre nel Figlio e noi nel Fratello. Desiderare vedere Dio è la facoltà più alta dell’uomo, è lo scatenarsi del desiderio di Infinito, quell’Infinito che è più intimo a noi di noi stessi e che è talmente dentro di noi che desiderando Lui noi evidenziamo chi noi siamo.
Fammi vedere il volto, non è richiesta banale, è richiesta di vita eterna già da ora.

Vedo il tuo volto! Un figlio nasce quando vede il volto della madre, se no ancora non esiste. Noi esistiamo quando vediamo il volto. Tutta la vita è ricerca di questo volto: perché l’uomo è inquieto? Cerca un Volto e lo cerca dappertutto. Ringraziamo Filippo di questa domanda, è la più bella domanda che poteva fare, dopo quella di Tommaso.

La risposta di Gesù è la cosa più difficile per noi: chi vede me vede il Padre! Gesù evidenzia la sua origine divina ma ancor più evidenzia il fatto che Lui e il Padre sono una cosa sola. Nel volto del Padre del Figlio si entra nella bellezza della Trinità che sembra impossibile da cogliere e che scandalizza le altre religioni monoteistiche.

Ma è così: guardami e vedilo. Mentre lo vedi illuminati. Illuminato saltella di gioia. Saltellando diventa annunciatore. Non c’è niente da imparare e da insegnare, il Volto del Padre nel Figlio è tutto da vivere. Lo Spirito muove il nostro cuore che attende di poterlo incontrare e l’emozione di quanto sta avvenendo avvolge tutta la nostra persona, il nostro corpo, la nostra esistenza.

Perché i discepoli non hanno visto il volto del Padre sul volto di Gesù? Perché si aspettavano un altro Dio! Perché noi non riusciamo a vedere il volto del Padre in mezzo a noi? Perché non sappiamo guardare. Ce lo abbiamo davanti in ogni momento, in ogni persona sana o malata che incontriamo, povera o ricca, umana e non animale. Vediamo ma non contempliamo, per questo non sappiamo riconoscere. Siamo talmente pieni delle nostre false preoccupazioni indotte anche da chi ci vuole dominare solo perché riceve qualche voto in più, che non riusciamo più a vedere e non riusciamo più a desiderare.

Mostra il Padre e ci basta! Che questo desiderio possa rinascere in noi e che questo desiderio metta in moto quella capacità di contemplazione, di andare oltre che perdiamo continuamente per strada.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Chi ha visto me, ha visto il Padre.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14, 7-14

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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