Anche i discepoli, anche noi discepoli, siamo alla ricerca di un segno. Noi ricerchiamo un segno quando non sappiamo riconoscere una presenza, la Sua presenza. Vogliamo un segno perchรฉ siamo smemorati e dimenticoni: non ci ricordiamo delle ceste piene di pane e, autocentrati come siamo, abbiamo paura di rimanere senza pane.
Abbiamo solo un pane! Anche le briciole che cadono dal tavolo bastano a chi ha fede, ci risponde la donna siro-fenicia.
Abbiamo solo un pane! Ci dimentichiamo che con noi cโรจ il panificatore, colui che col dono di sรฉ moltiplica il pane.
E discutiamo fra di noi perchรฉ non abbiamo pane! E ci dimentichiamo di chiederlo al Padre nostro che รจ Dio e ci dimentichiamo di condividere quanto abbiamo.
โFate attenzione al lievito dei farisei e al lievito di Erodeโ, che รจ la preoccupazione per noi stessi, per i nostri bisogni piccoli o grandi che siano. Un lievito che ci autocentra e chiude la nostra capacitร di dono e di amore. Il lievito era considerato fonte di impuritร e di corruzione. Il lievito di certe attenzioni e preoccupazioni, รจ fonte di corruzione perchรฉ ci ottunde il cervello: โnon comprendiamo ancoraโ.
Il lievito che fa lievitare la nostra attenzione per cose secondarie, facendoci perdere di vista quelle primarie, chiude il nostro cuore alla memoria dellโamore e di una presenza, quella del Risorto. Il lievito del potere ci rende sordi al richiamo del fratello e allโinvito di Dio, obbligandoci a guardare solo a noi stessi, a preoccuparci solo di noi stessi, a perdere la nostra capacitร di dono perchรฉ siamo in tuttโaltre faccende affaccendati.
Lโaccecamento non รจ roba solo dei farisei, รจ roba anche di noi suoi discepoli. Ci immergiamo in cose che ci preoccupano, occupando la nostra mente e il nostro cuore, rendendoci dimentichi del pane che dona la vita e che a noi continuamente si dona.
La grande nostra tentazione รจ dunque questa: lasciarci avvolgere dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode, chiudendoci allโunico vero lievito che รจ quello di Cristo. ร vero il lievito, sotto un certo aspetto, snatura la farina e rischia di rovinarla. Ma se รจ lievito buono, รจ lievito che porta a fermentare ciรฒ che senza tale fermentazione non potrebbe mai diventare pane. Tutto sta ad essere accoglienti per il lievito di vita e non quello di perdizione.
Non cedere alla tentazione di certi lieviti, il non fare lievitare le cattive intenzioni in noi. Non perdere la capacitร di accoglienza e di condivisione del camino del vangelo, cammino nel quale il Signore vuole coinvolgerci per renderci annunciatori e testimoni di un pane che ci รจ stato dato. Un pane che, fatto memoria, รจ via alla condivisione.
Le nostre preoccupazioni ci rendono patetici agli occhi del mondo e agli occhi di Dio. Le nostre preoccupazioni hanno la meglio quando perdiamo la memoria, quando non viviamo il memoriale del dono di Gesรน al mondo, quando non sappiamo piรน celebrare lโeucaristia.
La memoria delle โceste colme di pezzi avanzatiโ, รจ segno di quanto sia abbondante lโattenzione di Gesรน per la fame di quanti incontra. Tale memoria รจ segno di come la fame di quanti sono incontrati da Gesรน, sia provocazione alla sua compassione e alla necessitร del dono. Non la sicurezza del pane crea compassione, ma la condivisione del pane. Non serve molto se condividiamo, non basta mai se lo teniamo solo per noi.
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Non cadiamo nel patetico privo di memoria, ma facciamo memoria appassionati e compassionevoli. Non cerchiamo segni, guardiamo e ascoltiamo una presenza. Non accumuliamo ciรฒ che il giorno dopo va a male, ma condividiamo quanto abbiamo: la tavola sarร sempre apparecchiata e basterร per tutti, a nessuno ne mancherร .
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