p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 17 Dicembre 2019

Questo brano di vangelo fa parte del primo capitolo del vangelo di Matteo e ci parla della sua origine divina e umana. Vediamo le radici, le scopriamo e le riscopriamo. Guardiamo al suo passato con occhi di interesse per cogliere la radice umana e quella divina.

Chi conosce questo brano comincia a dirsi fin dall’inizio della lettura, chi non lo conosce alla fine della stessa: che noia, un brano più noioso non esiste. Cogliere questa noia e risvegliare il nostro interesse sono due passi essenziali per non cassare questo inizio del vangelo di Matteo. Per me è la stessa noia della lettura della formazione di una squadra, noia non condivisa da un tifoso per cui la formazione diventa musica alle sue orecchie. L’interesse per Gesù e le sue radici, la conoscenza di ciò che dietro ogni nome si cela, è musica se gli prestiamo interesse e attenzione.

Dietro ogni nome c’è una storia! C’è il sangue di colui che ha generato! C’è il sangue di Jhaweh stesso! In questa storia c’è il sangue di Gesù, c’è il sangue del Figlio di Dio. Per questo possiamo cogliere che la storia che viene prima di Gesù è storia di vicinanza e di prossimità, dove Lui diventa il punto di arrivo e di ripartenza di tutta la storia. Nel Figlio di Dio confluisce tutta la storia umana non come chiusura ma come apertura. I nomi che vengono citati, le persone che vengono ricordate, le vicende che sottendono ad ogni generazione: a tutto ciò dona senso il vangelo di oggi perché oggi Dio entra nella storia umana. Non c’è storia che non sia il corpo del Figlio di Dio, questo è un primo significato di questa storia.

Vediamo poi che questa storia comincia con Abramo del quale non si sa di chi sia figlio. Chi generò Abramo? Al termine della genealogia non si dice che Giuseppe generò. Questa è genealogia radicata ma aperta sia verso l’alto come verso il basso.

Chi è il padre di Abramo? Cosa genera Giuseppe? È storia umana aperta sulle origini e sulla fine, sul fine. Questa apertura ci apre verso la generazione di Abramo da parte del Padre e ci parla della generazione di Gesù come dono a Giuseppe. Caro Giuseppe: prendi, ti è donato. La cosa più bella e più difficile da accogliere e da vivere. Difficile per noi che abbiamo la mania di considerare figlio chi è nato dal nostro seme e non la creatura che abbiamo fra le braccia. In un’epoca dove i padri la facevano da padroni, dove potevano uccidere a diritto anche i propri figli, dove l’altro era merce di schiavitù, una presentazione della genealogia di Gesù siffatta, è cosa rivoluzionaria anche solo guardando l’inizio come la fine. Se avessimo tempo e coraggio di guardare anche il suo interno, sarebbe un tesoro da scoprire: ogni nome una storia, una perla preziosa.

A ben guardare le generazioni contate da Matteo non corrispondono. Matteo non sapeva contare: dice che le generazioni da un passaggio all’altro sono 14 mentre invece, se le contiamo, sono 13! Era così poco afferrato in matematica il buon Matteo, lui che era esattore delle tasse che sedeva al banco delle imposte? Era così imbecille? Come mai manca una generazione nel primo gruppo? Manca quella di Abramo che è la prima perché Abramo è generato da Dio grazie alla sua chiamata e grazie alla risposta di Abramo stesso. Siamo figli di Dio, Dio Padre è il principio della vita.

Manca poi quella di Giuseppe perché Giuseppe non genera ma accoglie il dono. Il principio e la fine, a ben guardare, c’è il quattordicesimo che è Padre all’inizio ed è Madre alla fine.

Matteo dice che sono quattrodici, anche se non lo sono, perché la nostra curiosità interessata possa intuire e cogliere che Abramo è generato da Dio perché ha ascoltato la sua Parola, la sua Chiamata. Abramo non è diventato figlio della menzogna come Adamo che ha ascoltato il serpente e non il Creatore.

Così Giuseppe, l’accogliente per eccellenza, accoglie il Dono, l’Emmanuele, il Dio con noi! C’è una nuova generazione, oggi! Una generazione che viene dalla Madre e nella quale noi ci inseriamo. L’apertura della prima serie di generazioni e l’apertura dell’ultima ci porta a cogliere da dove la vita viene, dalla Madre, e dove la vita va, dal Padre.

Viviamo la bellezza che ogni uomo viene dalla Madre e ogni uomo va al Padre: Dio è principio di vita, più bello di così!

Fonte

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI


Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1, 1-17 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Parola del Signore

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