Noi uomini siamo portati a dare la morte, le donne a dare la vita. Marta e Maria si danno da fare per dare la vita mentre i capi dei sacerdoti vogliono uccidere Gesù e decidono di uccidere anche Lazzaro perché fa troppa pubblicità a Gesù.
Fino a che non riusciremo a fare unità fra uomo e donna, fra la femmina che è in ognuno di noi col maschio che è in ognuna di noi, noi saremo sempre sparpagliati, divisi, non uniti, non faremo unità.
Siamo all’inizio dell’ultima settimana di vita di Gesù e Maria si inchina a ungere i piedi compiendo una profezia: Gesù laverà poi i piedi ai suoi discepoli e poi morirà. Lei profuma i piedi con spreco, secondo noi uomini, a Colui che entrerà a regnare in Gerusalemme dall’alto della croce da cui si spanderà un profumo di resurrezione.
Due donne: Marta e Maria. L’una prepara la festa per la risurrezione di Lazzaro, l’altra predice la passione che sarà dolore e gioia, morte e risurrezione. Non c’è contrasto fra le due donne: Marta serviva, mentre anche Lazzaro redivivo banchettava, e Maria compie la profezia.
Inizia il tempo nuovo, inizia il tempo del Regno. Tempo che ha inizio con Maria che è la prima che fa qualcosa per Gesù. Gesù se ne compiace e chiama opera bella quella di Maria. È l’opera bella che ci riporta ai tempi della creazione e ci riporta alle origini: finalmente una creatura fa qualcosa per il suo Creatore. Non tanto perché il Creatore ne ha bisogno, ma semplicemente perché l’amore donato dal Creatore non può non trovare una via di uscita se vuole vivere e fare vivere.
Un’opera inutile, un’opera sprecona, un’opera bella perché dono di amore. Che cosa non faremmo noi per la persona da noi amata, per i nostri figli, per la vita che c’è in noi. È tutto uno spreco? No, è amore che cola come olio profumato sulla barba degli uomini e sui capelli delle donne. Profumo bello che cambia la vita. Profumo che si dona, è così per natura. Profumo che si diffonde e provoca piacere. Questo è l’amore, questo è l’amore di Dio che non è mai sprecato perché l’amore donato, come il profumo, fa crescere l’amore e la letizia, la bellezza e la passione. Dio che è amore vissuto nella Trinità effonde il profumo dell’amore che c’è nella Trinità stessa, sul mondo, vivendo e crescendo senza parole ma semplicemente lasciandosi respirare e provocando la nostalgia di quel bel profumo che stimola il desiderio: dove c’è amore, lì c’è Dio!
L’opera di Maria è l’opera bella per eccellenza perché ricrea, riporta la creazione alla bellezza delle origini. È la bellezza della creatura che risponde al Creatore! Così si raggiunge, con un po’ di profumo e un po’ di massaggi carezzanti, il fine della creazione stessa: Dio è amore amante, presente ovunque è amato da chi si lascia amare.
Solo Gesù capisce la donna Maria e solo lei capisce Lui. Con la passione che ha per Gesù, Maria consacra Gesù generandolo al suo cammino di Passione appassionata. Dice a Gesù, con un po’ di profumo, ciò che è chiamato ad essere e a diventare. Gli indica il cammino dicendogli che non sarà solo, anche se non mi vedrai, sembra dire Maria col nardo assai prezioso, io sarò con te. Annusa l’aria e mi sentirai, sentirai il nardo che giungerà fino a te dandoti forza di amore, perché tutto questo è amore.
L’atteggiamento di Maria si differenzia d quello dei capi: loro vogliono dare la morte, lei dona vita. Mentre si festeggia il ritorno alla vita di Lazzaro mangiando, si celebra la vita amante col profumo.
Grazie al servizio di Marta e all’amore di Maria, il banchetto raggiunge il suo apice eucaristico: la lavanda dei piedi prefigurata dall’unzione dei piedi. Servizio e amore sarà quanto Gesù verrà a dire e a vivere in tutta la seconda parte del vangelo. Servizio e amore è quanto Marta e Maria prefigurano, da buone profetesse della vita donata, in questo banchetto in casa del fratello Lazzaro.
Così la profezia dell’amore di Dio è un po’ di profumo di amore che si espande e si respira, lo si odora, lo si mangia. È profumo che parla di vita, è profumo che si sente da lontano, è profumo di riconoscimento, di riconoscimento di quanto l’amore muove in noi sempre e comunque.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore