Benedetta tu fra le donne e beata, beata perché hai creduto. Hai creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ti ha detto, ci ha detto, ha detto a tutto il mondo.
Beata perché hai creduto a Dio e non ai potenti. Beata perché hai creduto che tutto ciò che sale, prima o poi scende. Beata perché hai creduto che la guerra è senza via di uscita, è senza via di ritorno. Beata perché hai creduto alla pace rifiutando quella pazzia omicida che alberga nella nostra storia. Hai creduto alla via della croce e non alla via della prevaricazione. Hai creduto alla vita e non a quella immondezza con la quale pensiamo di risolvere i problemi, che si chiama guerra. Non hai creduto a 20 anni di guerra in Afghanistan che ora diventa solo un motivo per morte e prevaricazione sui poveri, sui piccoli, sulle donne. Hai creduto contro ogni incredulità.
Benedetta tu fra le donne, Maria. Le donne sanno quanto costa mettere al mondo un figlio, le donne soffrono ogni volta che un figlio muore perché da loro è stato generato. A volte mi vergogno di essere uomo, lo confesso, ma se accogliessimo l’invito del Signore ad accogliere la sua parola per poterlo generare alla vita, oggi, forse capiremmo un po’ di più di come funziona la vita e la smetteremmo di arrabattarci per dimostrare chi è più potente e chi vale di più e chi è più bravo. Sembriamo tanti bambini capricciosi che non crescono mai. E bambini capricciosi con in mano delle armi: sono guai seri. Sono guai seri perché un adulto sa che un’arma può fare male, un bambino no, non ne ha coscienza o per lo meno coscienza piena. Per questo i bambini soldato sono così ricercati!
Un ricordo personale: avevo portato mia mamma su di un monte dove c’erano delle trincee della prima guerra mondiale. Stavamo camminando e ad un certo punto lei se ne è uscita dicendo: guarda dove quei disgraziati che comandavano portavano i nostri giovani a morire. Dicendolo mi ha comunicato una passione come se la guerra fosse cosa di quel giorno, una cosa a cui non avevo mai pensato ma che, evidentemente, lei ha vissuto.
Generare alla vita, mettere al mondo un figlio, non è un dovere, è un privilegio ed è un privilegio di sapienza. È la sapienza della natura che ci parla della vita e della morte, del dolore e della gioia.
Maria rappresenta tutte le donne che, confidando nella potenza del braccio di Dio, hanno resistito alla superbia dei prepotenti. Di fronte a loro hanno resistito per secoli e millenni e contro di loro hanno esposto la loro vita per proteggere la vita che è nata dal loro seno. Se ritornassimo a partorire forse qualcosa di più potremmo ritornare a comprendere. Maria è la terra e, noi lo sappiamo, un uomo senza terra è un uomo senza radici, senza storia, senza passato e senza futuro, è un uomo fatto di episodi senza senso e senza un filo che li colleghi. La terra, aveva ragione Nietzsche, è la verità dell’uomo e più noi da lei ce ne distacchiamo e più perdiamo la verità del nostro essere. Abbiamo bisogno di essere un po’ contadini tutti per potere respirare la saggezza della terra e della natura, cosa che non ci può venire da nessuna macchina e da nessun computer. A meno che noi stessi non decidiamo di essere macchine e computer.
L’amore di una donna è più forte dell’odio di qualsiasi dittatore: l’uomo dimentica il nome del potente, del tiranno, ma non l’affetto della madre e della sposa.
Chi sul letto di morte invoca il nome di un potente? O non invoca, magari col pensiero, il nome di mamma? Forse non invochiamo neppure il nome di Dio, ma il volto di colei che ci ha donato la vita, nessuno ce lo ruba, neppure la moglie/nuora.
La tradizione cristiana coglie da sempre il legame profondo fra il grembo che ci partorisce e il grembo della terra che ci accoglie; il legame fra la nascita e la vita; il legame fra le fasce del bambino appena nato e il sudario che avvolge il corpo di Cristo morto nel sepolcro.
Nel seno della donna il mio corpo si coagula e prende vita tutto il mio corpo, il mio spirito, la mia persona. Quel corpo e quella persona che nel seno della terra si scioglie per potere ridonare vita. Perché dalla vita viene la morte ma dalla morte, quella della natura non quella della guerra, viene la vita.
Benedetta tu fra le donne, tu novella Eva che diventi la primigenia della nuova umanità, delle donne che dicono sì alla vita, in qualsiasi forma essa si presenti. Benedetta tu fra le donne per la tenacia che dimostri e che testimoni. Quella tenacia che a noi uomini a volte dà fastidio: sembra un’edera che non si stacca e non si stanca mai, che non molla mai. Ma, allo stesso tempo, è tenacia che mi parla di fedeltà e di sì, di speranza e di generatività.
Maria non sei qualcosa di lontano, sei colei che è stata vicina al Figlio fin sotto la croce. Benedetta tu perché nella tenacia piena di speranza di tante donne, continui a credere nella rivoluzione del vangelo che innalza gli umili e abbassa i potenti. Non è un semplice scambio di chi sta seduto sulla sedia più alta, è invece un rendere giustizia alla vita che è stanca di essere violentata dagli obesi del pianeta e di subire violenza nei rachitici del mondo, in coloro che muoiono di fame e sono in fuga dalla guerra e dalla violenza.
Accogliamo l’invito alla vita che Dio oggi ci fa attraverso Maria e, tramite lei, attraverso tutte le donne del mondo. E crediamo che il suo braccio destro non si è accorciato ma continua a benedire tutti coloro che vivono di pace e danno vita al mondo.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM