La Legge è invito a guardare continuamente il male, a scorgere le cose che non vanno. La Legge è qualcosa che pervade il mondo intero. Così un medico deve trovare per forza qualcosa che non funziona nel paziente, magari per guarirlo, ma se non trova nulla sembra quasi deluso e deve persistere nella sua ricerca e nei suoi esperimenti. Così un confessore se non riesce ad avere in mano dei buoni peccati rimane deluso e cerca qualcosa di più e si convince che chi si confessa non è sincero o ha una coscienza labile e leggera. Uno psicologo poi rischia continuamente la frustrazione se si trova davanti uno normale che non ha grandi problemi. Si dà da fare per scovare ciò che non va nel profondo psicanalizzando il cliente fino nelle profondità della sua infanzia.
Sia ben chiaro che tutto questo non è in sé negativo, diventa tale se lo scopo è lo scopo della Legge, di confermare quanto studiato, di verificare che certe scoperte sono vere, di vedere applicato il nostro sapere e trovarne le conferme.
Questo ci porta continuamente a guardare il male che c’è ma che non serve come fondamento su cui basare l’accoglienza dell’annuncio della Buona Notizia. Il male guardato e confermato non guarisce ma infetta tutto il corpo. Il male va guardato attraverso le lenti della misericordia, allora si evidenzia la Buona Notizia che salva. Ci salva dai ricordi ossessivi dei torti ricevuti. Ci porta su di un livello di sanità mentale, fisica, corale, di fede che non abbiamo mai sperimentato.
Il male è l’uomo mezzo morto assalito dai briganti della nostra modernità. Possiamo vedere e passare oltre come il sacerdote e il levita, oppure possiamo vivere con compassione e dunque fermarci e prenderci cura come ha fatto il Samaritano.
Il Samaritano vede il male ma lo avvicina con compassione. Non lo usa per accusare, ma lo vive lasciandosi provocare per vivere la perfezione della misericordia.
Il povero, colui che spreca il poco che gli diamo in elemosina, colui di cui noi pensiamo di essere i benefattori che hanno diritto ad avere un resoconto di come ha usato i nostri benefici, non è trattato con compassione se giudicato e giudicato male perché magari non sa usare bene il denaro che gli diamo. Se fosse capace di usarlo bene, secondo le nostre categorie e schemi, non sarebbe povero. La nostra carità rischia di essere un ricatto sadico perché chiediamo a chi non è e non può fare quello che non è capace di essere solo perché noi gli diamo 5 o 5.000€.
Capiamo allora come il giudicare non è giustizia, non essere giusti, come noi spesso pensiamo, ma è essere ingiusti secondo Dio Padre. Il giusto è il misericordioso non colui che applica la Legge evidenziando ciò che non va. Non giudicare, non condannare, dare è l’essenza del Buon Samaritano, l’esatto opposto dell’essere fariseo che crede di fare sempre tutto bene, l’esatto opposto del dottore della Legge che crede di credere semplicemente perché fa le pulci alla Legge e a chi, soprattutto, la Legge non la osserva.
Chi ama compie la Legge, tutta, e non solo i cavilli della stessa. Quanta importanza abbiamo dato nella nostra morale a certe parti della Legge, magari anche importanti, ma sempre secondarie rispetto alla priorità della giustizia secondo Dio e il suo amore.
Il male è parte dell’esistenza dell’umano, così come il peccato. Ciò che conta non è negare questa realtà magari con una presunta credenza di innocenza e di bravura. Ciò che conta non è eliminare il male né con un atteggiamento di negazione e neppure con un atteggiamento illusorio. Ciò che conta è, grazie al male, gettarci nella misericordia. Il male come via per sperimentare la misericordia e il perdono del Padre, questo è il senso della vita e dell’essere umanamente cristiani.
È un invito a fare il male? No! È invito a riconoscere che il male condisce bene o male tanta parte del nostro agire e che l’unico modo che abbiamo per gestire il male con positività non è il ribadire i cavilli della Legge più o meno veri, più o meno importanti, ma gettarci nella perfezione misericordiosa del Padre che attende a braccia spalancate di potere avere compassione e misericordia di noi.
È grazie al male, non cercato ma vissuto, che si rivela una forma più alta di amore, in grado di colmare l’abisso più profondo. È questo l’unico amore possibile per l’umanità: la misericordia che perdona e salva.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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