Se non chiediamo nulla significa che non desideriamo nulla. Se non cerchiamo nulla, nulla troveremo e il nostro spirito di domanda si spegnerà in inutili non domande. Se non bussiamo come possiamo pensare che qualcuno ci aprirà le porte della sua casa e che possiamo, di conseguenza, essere accolti?
Il chiedere, il cercare, il bussare sono tre azioni di umanità essenziali alla vita, essenziali per sconfiggere quella vergogna e quella sfacciataggine che spesso abita i nostri cuori e le nostre azioni.
Chiedere, cercare, bussare come atteggiamenti che noi viviamo e che ci rendono vivi, godendo il panorama dalla vetta più alta della catena montuosa della nostra esistenza. La vetta è la regola d’oro, la vetta è “tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.
Questo è il bussare che apre la porta: ricercare il bene dell’altro a partire dalla coscienza di quello che sarebbe il nostro. Questo è il ricercare la via vera: salendo sul monte delle beatitudini da cui contemplare la bellezza della vita. Questa è la porta stretta del chiedere superando vergogna e/o sfacciataggine; vivendo il chiedere come luogo di cammino profondamente umano e profondamente appartenente alla nostra esistenza. Dall’alto di questo monte della regola d’oro noi vediamo la porta d’ingresso nel Regno e lì andiamo a bussare, non da altre parti; da lì vediamo la via che conduce alla vita e quella ricerchiamo desiderosi di superare il banale dell’ordinario, rendendo l’ordinario luogo di vita; così da quella vetta noi partiamo per ricercare il frutto buono, mettendo in movimento tutto noi stessi.
Ciò che fa la differenza tra il cercare bene, chiedere cose buone, bussare alla porta giusta è la regola d’oro: fare agli altri ciò che noi vorremmo gli altri facessero a noi, senza pretendere nulla in cambio.
Così noi possiamo cogliere il bisogno di giudizio che invade il nostro cuore: senza alcuno scandalo ma con realismo, chiediamo la liberazione da questa schiavitù. La liberazione è che noi possiamo riacquistare la vista vedendo la trave di giudizio che alberga nel nostro occhio. Così diventiamo capaci di essere liberi dalle tante cose di cui ci riempiono la testa e di cui ci riempiamo il cuore: chiederemo solo il pane quotidiano al Padre Nostro! Così ci accorgeremo di quanto sia essenziale per la vita, il perdono dato e ricevuto. Il perdono non è cosa da confessionale o da sacrestia, il perdono è la faccia della medaglia dell’amore che tante volte è nascosto. Quel perdono e quell’amore gratuito che si esprimono nella misericordia che è un cuore buono verso le miserie altrui. Quello che noi vorremmo gli altri facessero a noi, avere un cuore buono per noi, noi lo viviamo per loro con misericordia, vale a dire con amore e perdono.
Così impariamo a pregare e la nostra preghiera diventa infallibile, perché relazione col prossimo e con Dio con al centro il suo Regno: ciò che vuoi gli altri facciano a te è un buon segnale che tu puoi vivere per loro. Così diventiamo capaci di accogliere la vita del Padre. Chiedendo perché nessuno può darci ciò che non vogliamo ricevere, chiedendo sapendo che nessun dono può essere preteso. Bussando sapendo che Lui sta già bussando alla nostra porta e che, se noi gli apriamo con la nostra richiesta, Lui entra da noi e cena con noi mettendo sul tavolo il Pane quotidiano che è Lui, Pane spezzato.
Ne scaturisce una liberazione dal bisogno di giudizio, dalla necessità di cogliere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, nel dire che gli altri sono cattivi mentre noi siamo i buoni. Una liberazione che ci mostra quanto noi abbiamo bisogno di nemici per nascondere le nostre malefatte. Proviamo a pensare al fatto che i poveracci che arrivano da noi sono trattati da noi come invasori e come gente fuorilegge, gente pericolosa, gente illegale. Roba da matti! Non hanno neanche il pane da mangiare, quel pane che tante volte riempie i sacchi dei nostri rifiuti. Che bello poterlo condividere e non più buttare.
Bussiamo perché la porta stretta del nostro cuore possa essere aperta dal soffio dello Spirito creatore e ricreatore. Cerchiamo la via troppo spesso smarrita e troppo spesso identificata con fretta, più per tacitare le nostre ansie di risultato, che non perché abbiamo colto il vero bene. Chiediamo al Signore il Pane quotidiano come dono di fraternità che si concretizza nel ritorno alla bellezza del perdono dato e ricevuto. Senza tale dono non c’è speranza e la vita diventa una guerra continua contro tutto e contro tutti. Recuperiamo il tempo perduto nelle nostre inutili battaglie contro fantasmi nemici, non perdiamoci più, chiediamo con insistenza che il nostro tempo si riempia sempre più di vita. Amen!
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Mt 7, 7-12
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.