p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 14 Luglio 2020

Ho l’impressione che non riusciamo veramente a cogliere la bellezza e la saggezza del richiamo a convertirci; come mi pare che la conversione sia sempre più ritenuta cosa che altri debbano fare mentre noi siamo a posto. La conversione nasce sotto l’egida di Dio, un Dio giusto che giudica.

Ma partiamo a monte: quando noi parliamo di Dio significa che Lui è semplicemente diverso da ciò che diciamo e da ciò che pensiamo di Lui e di chi Lui sia.

Certo Dio è giusto, ma non come noi. Lui è giusto come Padre che ama i suoi figli grazie alla grazia di una giustizia eccessiva, inimmaginabile per noi e ancor meno comprensibile. Se è Lui che giudica è bene lasciare a Lui il giudizio non cedendo alla tentazione, meglio sarebbe dire al peccato, di volere essere noi i giudici, al giudizio dei quali Dio si debba adeguare facendo ciò che noi pensiamo e crediamo.

Della sua giustizia e del suo giudizio almeno una certezza abbiamo ed è la seguente: non fa e non accresce il male. Quando dunque applichiamo a Lui il nostro modo di giudicare noi erriamo e pecchiamo perché rendiamo Dio simile a noi anziché noi a sua immagine e somiglianza.

Convertirsi significa dunque rivolgerci a Dio, cambiare la direzione del nostro sguardo, guardare con lo sguardo di Dio e ascoltare con l’udito di Dio. Niente a che vedere con le apparenze di cui noi ci fidiamo e con le quali noi guardiamo il nostro mondo e il nostro prossimo.

Se giriamo la testa ci potremmo accorgere come il giudizio di Dio è la Croce del Figlio. È sulla Croce che Lui si rivela. Ci accorgeremmo già da subito che Lui è così diverso da noi e che, nella sua diversità, ci attira a Lui. I suoi pensieri non sono i nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre: meno male verrebbe da dire. Altrimenti poveri noi. Ma questa diversità è per il giudizio che non condanna ma ci chiama a conversione. È una diversità che si manifesta nella sapienza della Croce dove Dio muore per noi, non dove noi siamo chiamati a morire per Lui. Di nuovo: la sua giustizia non fa e non accresce il male, ma si dona nel bene.

Se Dio fosse giusto come noi avrebbe giustiziato tutti, noi compresi. Ma allora non sarebbe buono, tantomeno onnipotente nell’amore. Non sarebbe comunque Dio e il male regnerebbe sovrano. Sarebbe il suo fallimento: un odio eterno irriscattabile.

Convertirsi significa allora convertirsi dalle nostre convinzioni al Dio Padre buono. Dicendo che Lui è giusto noi altro non facciamo che affermare che Lui non tollera e non fa l’ingiustizia, che pure c’è. Non cediamo alla tentazione di credere che Lui permetta il male: niente di più falso e tendenzioso.

Dire che Lui permette il male è affermare la piccolezza del nostro cuore oltre che della nostra mente. Dio è amore libero che crede nell’amore dell’uomo libero. Proprio perché amore non accetta il male ma non può interferire con la libertà dell’uomo che sarebbe ridotto ad animale se gli fosse tolta la libertà di amare. Che poi l’uomo sia esperto nel fare casino lo vediamo fin dal peccato delle origini. Vorremmo un Dio dittatore, ma abbiamo sbagliato Dio perché il nostro è un Padre che desidera che noi ci convertiamo e che ci tiriamo su le maniche per convertirci alla sapienza della Croce, dove Lui è morto per noi donando la sua vita.

Detto in altri termini: la sua giustizia è grazia e il suo giudizio è perdono. La Croce è il luogo dove la sua giustizia si realizza. Lui, il Giusto Gesù, è battezzato nel nostro peccato nel quale si è immerso, compiendo in tal modo la volontà del Padre. Lui, sovranamente libero di amare, è capace di portare amore e vita là dove c’è odio e amore. Lì Lui prevede tutto e provvede a tutti.

Questa è la libertà di Dio a cui siamo chiamati a convertirci: amare salvando tutti. La nostra libertà non si gioca nel fare una scelta oppure un’altra, nel fare un viaggio o nello scegliere un lavoro. La nostra libertà la giochiamo realmente nel dire sì a questo suo amore. Possiamo dire no manifestando tutta la nostra schiavitù ed ignoranza, la nostra mancanza di libertà. Libertà che è tale solo nel momento in cui conosco l’amore infinito di un Dio crocifisso per me, amato senza condizioni.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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