È tempo di conversione, non c’è che dire. Non una conversione piccolo borghese dove si crede che i nostri errori o peccati siano piccola cosa. Può anche darsi, ma non è questa la conversione.
Io credo che la vera conversione a cui siamo chiamati, sia la conversione dalla perversione che ci attanaglia! E questa è la perversione quella di pretendere che il Padre obbedisca a noi anziché noi obbedire nell’ascolto il Padre.
Per buona pace per tutti sono convinto che la mania che abbiamo di chiedere miracoli e di andare alla ricerca di miracoli per definire che uno è santo; la mania che abbiamo di riempire di richieste le nostre preghiere, sia una perversione che ci disumanizza sempre più, chiudendoci ad ogni possibilità di fede nel Dio di Gesù Cristo.
Noi siamo troppo preoccupati di Dio dimentichi che la nostra chiamata non è chiamata a seguire Dio, ma è chiamata a seguire Gesù Cristo. Non un Dio volatile, ma un Dio incarnato. Il Dio incarnato, cioè Gesù Cristo, non è un Dio che ci porta a pensare, a credere e a cercare una realtà surreale dove tutto vada bene. Noi e i nostri miracoli, noi e i nostri programmi di governo, noi e le nostre pseudo riforme dentro e fuori la chiesa, noi ci dimentichiamo di vivere.
Vivere non è né consumare la vita né rifuggire la realtà. Vivere significa ritrovare la bellezza di coltivare un pezzo di orto o di prendersi cura del giardino. Vivere è impastare le mani con la terra. Vivere è giocarci col letame della vita che è la perla preziosa dove possiamo ritrovare il vero nostro Dio, vale a dire Gesù Cristo.
Convertirci significa dunque lasciare la perversione della disincarnazione sia di Dio che della nostra esistenza, ritornando alla terra. I miracoli sono troppo spesso una fuga dalla vita col suo bello e col suo brutto, col suo buono e col suo cattivo. Basta con la perversione di Dio, basta con la perversione della vita: questa è conversione!
Conversione è smettere di cedere alle tentazioni abbellendole di una luce che non hanno. I miracoli sono tentazioni che uccidono la vita negandone la libertà e dunque la possibilità di amore. I segni spettacolari, il bisogno di doverci contare continuamente, la negazione della bellezza di una povertà che è vivere di essenzialità, ci costringono e costringono gli altri all’assenso, al dovere credere: sono solo tentazioni! L’amore esige, anzi crea libertà! Chi ama è sempre esposto al rifiuto, ma questo è il bello della vita! Pur di non costringere l’altro moriamo di passione non corrisposta: questa è vita, vita vera! Questa è via dell’amore assoluto, via vera e veritiera. Solo camminando su questa via possiamo essere ancora capaci di ascoltare la Parola, Dio incarnato, che ci chiama alla conversione grazie all’annuncio di quell’amore rifiutato che è andato in croce, dove si è rifiutato di scendere perché sarebbe stata un’uccisione dell’uomo, un togliere all’umanità la libertà di scegliere.
L’unico segno che il Dio di Gesù Cristo, Parola incarnata, ci può dare, è il segno della croce dove il centro non è il dolorismo che a noi tanto piace, ma il dono gratuito della vita di Dio a noi.
Pretenderne altri è atto di mancanza di fede perché segno che non abbiamo capito chi Lui è e che cosa è la fede. Dio è amore e la fede è accogliere questa sua prova di amore. Convertirsi a quest’annuncio è l’unica conversione degna di questo nome, è vero atto di fede che combatte ogni giorno le tentazioni nel deserto. Tentazioni di potere, di fama e di sensazionalismo.
Non ci sono altri segni di sapienza! L’unico segno è quello di Giona che contro ogni suo pensiero negazionista della misericordia di Dio, è andato e ha convertito i niniviti. Non c’è altro segno che quello della regina del sud che abbandona il suo regno per andare ad accogliere l’unica vera ricchezza per cui vale la pena di vivere: la sapienza di Salomone che è sapienza della croce.
Il segno è cosa bella e piccola, non ha nulla di sensazionale, è cosa quotidiana: saperlo leggere mentre coltiviamo la terra e ci prendiamo cura del giardino, è cogliere la realtà che significa, è vero atto di fede e di conversione dalle aberrazioni religiose che ci portiamo dietro.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Lc 11, 29-32
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.