Perché noi, come le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei prodigi di Gesù, non ci convertiamo? Siamo convinti dell’infermo che ogni giorno ci costruiamo grazie al nostro intestardirci a non convertirci e a continuare, di conseguenza, a scegliere il male anziché il bene?
C’è una dimensione che facciamo fatica a prendere sul serio, data la nostra sensibilità moderna, e che qualcuno si preoccupa di negare: la dimensione del giudizio, la realtà degli inferi.
La nostra sensibilità moderna ci porta a negare l’inferno perché siamo più portati ad una dimensione dove ciò che va bene alla persona è bene, ben sapendo che non tutto ciò che piace è bene e che non tutto ciò che è bene per la persona è bene comune.
Ammettere l’inferno significa non evidenziare la malvagità di Dio quanto invece il realismo della libertà degli uomini. La libertà che Dio ha donato all’uomo non è una farsa o una commedia, è una cosa reale ed importante, troppo importante per poterla banalizzare.
Ripeto: a noi non importa evidenziare la realtà dell’inferno e del giudizio per intimorire quanto invece perché è cosa reale che ci fa vivere la nostra esistenza con realismo maggiore. Diciamo subito che l’inferno non è cosa solo dell’al di là. L’inferno, e lo vediamo tutti i giorni, è nell’al di qua, è nel nostro quotidiano.
Oggi noi viviamo la vita come una valle di lacrime o come un paradiso anche a partire dalle nostre scelte che possono essere buone oppure no. Non tutte le scelte sono buone. Se tutte le scelte fossero buone non si capisce come l’economia mondiale possa andare a rotoli e come in certe situazioni la drammaticità della vita e della morte assuma livelli impensabili e completamente disumani. Il male esiste e come tale va trattato. Il male fa parte delle nostre scelte che non possono cedere alla tentazione di un indifferentismo dove tutto va bene.
Vivere l’inferno perché c’è significa fare il gioco di Dio che desidera bruciare l’empietà con la vergogna dell’empio, per potere gioire della grazia del Signore. Fare il gioco di Dio significa danzare il lamento del Battista e danzare la gioia del flauto del Figlio di Dio. Questa non può essere cosa che riguarda solo il momento della morte perché è dimensione che riguarda la libertà dell’uomo. Se riguardasse solo il momento della morte tanto varrebbe essere già morti. Dio invece ci ha creati vivi perché cresciamo nella vita.
L’inferno è cosa reale da prendere sul serio perché è il male che noi siamo. Negare l’inferno significa negare il male: roba da illusi. Vedere questo significa accettare di conoscere il bene e aprirci alla misericordia di Dio che dall’inferno ci salva. L’inferno non è il castigo di Dio: il castigo di Dio è la sua infinita misericordia. L’inferno è il castigo dell’uomo che, non convertendosi a rispondere al male col bene, lo costruisce aumentando, giorno dopo giorno, il male in lui e intorno a lui. Al di là di ogni apparenza.
L’inferno è il non raggiungimento della salvezza: oggi! È la non vittoria sul male: oggi! Grazie all’inferno noi possiamo parlare di salvezza. Che senso avrebbe parlare di salvezza senza che vi fosse l’inferno? Saremmo già salvi.
Noi siamo già salvati grazie alla morte e risurrezione del Signore Gesù. Ma abbiamo bisogno di accogliere questa salvezza in libertà grazie alla nostra scelta di bene oggi.
Dio ci salva dal male subito e dal male da noi fatto a una sola condizione: che conosciamo e riconosciamo che ciò che è male è male e che desideriamo uscirne lasciando che Lui ci porti fuori dal male nel quale spesso, volenti o nolenti, ci immergiamo.
Solo così possiamo comprendere la giustizia di Dio che non è punizione del malvagio: la legge del taglione non fa altro che aumentare il male nel mondo. La sua è giustizia di un Padre che ama i suoi figli. Dio giudica ed è bene lasciare che sia Lui a fare giustizia, non noi.
Della sua giustizia, l’unica cosa che possiamo realmente comprendere, è che non fa del male e non accresce il male.
Se applichiamo a Lui il nostro modo di agire e di essere giusti, noi tradiamo Dio ed erriamo. Il suo giudizio è la sua croce che non nega il male e dunque l’inferno, ma lo redime vincendo il male stesso e sconfiggendolo con il bene del dono della propria vita.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM