Noi ascoltando queste parole, “tocchiamo” Gesù, “guariamo” dalla radice i nostri mali. Gesù è venuto a portare l’amore e la vita, che vince l’egoismo e la morte. L’egoista cerca ricchezze e prende tutto, per dominare sugli altri ed essere superiore a tutti; chi ama dà tutto, fino a dare se stesso, e serve gli altri con umiltà.
Oggi si compie questa parola che noi ascoltiamo! Quando un uomo è cieco e apre gli occhi, vede la luce: la realtà è la luce di Dio. La luce di Dio è questa: imparare cosa fare per l’altro. È desiderio!
Il desiderio noi lo identifichiamo con l’avere, col potere, col dominare, con l’apparire. Per avere questo, noi litighiamo perché i nostri sono i desideri dell’altro. Fare questo è distruggere noi stessi, gli altri, le cose. Abbiamo bisogno di distruggere la vita col dominio. Il nostro rapporto con Dio è ambiguo perché finalizzato a tenere buono Dio! Questo modo di essere è necessità di violenza, di morte, di guerra, di uccisione. Facciamo questo dimentichi del fatto che l’altro è principio dell’amore, del dono, della solidarietà, della vita, dell’essere fratelli. Questo è il centro della fede!
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Noi siamo chiamati ad essere lì, dove Lui c’è, per ascoltare questa parola che guarisce. Dio è Parola che ci tocca mentre noi la tocchiamo. Tocca il cuore, tocca la nostra mente. Il tocco di questa parola ha la bellezza del sanarci da quel male radicale che è violenza. È coscienza che l’uomo è desiderio. È cogliere i nostri bisogni di cui siamo schiavi e cogliere i desideri di figli, scrostando ciò che ci annebbia, facendo verità su di noi e cogliendo la bellezza di ciò che siamo.
Beati o guai? Gesù guarda i discepoli alzando gli occhi: Lui parla dal basso in alto. Non vuole dominare nessuno, per questo parla dal basso della sua esperienza, dal basso che è Dio e alzando gli occhi. In fondo possiamo cogliere che Lui ci considera superiori, per questo non è venuto “per essere servito ma per servire”!
Lui “diceva” beati i poveri! Dice questo parlando ai poveri. Beati i poveri perché vostro è il regno di Dio. Dice questo a noi che diciamo beati i ricchi, i pieni, gli onorati!
Beato vuole dire: mi congratulo con te! Tu sei dalla parte giusta: beato te! Mi congratulo con te che sei beato. Beato te povero che non sei il contrario del ricco. Il ricco è quello che ha tanto con poca fatica. Il povero è quello che ha poco con tanta fatica. Il povero è il pitocco che non ha niente vive di dono, vive di dipendenza.
Beati perché vostro è il Regno di Dio. Il Regno di Dio è Dio stesso che regna sulla terra. Noi vediamo i ricchi che dominano sugli altri. Dio, invece, domina in altro modo: regna servendo perché è Amore. L’amore dona tutto fino a dare se stesso. Dio è povero perché ama, perché dà tutto, perché dona se stesso. Dio non ha niente, dà se stesso.
Dio non vuole fare da padrone sulla terra. Tutto andrebbe nel nulla perché tutto è dono. Dio è dono; peccato è volere possedere il dono!
Il dono è significativo perché è relazione con chi dona. Vivere del dono è condividerlo. Negare il dono è volerlo possedere negando la vita stessa. Per questo possiamo cogliere che il nascere è dono; la vita è dono; ciò che è fondamentale è dono. Noi viviamo di dono, come il povero. Ricevere dai genitori è dono perché segno di amore.
Accumulare pensando che il bene sia nelle cose, credendo che nelle cose ci sia la propria vita, è solo via di schiavitù dalle cose. Immoliamo la nostra vita alle cose con l’effetto che gli altri muoiono di fame, mentre tu muori di stress. Questa non è vita. La povertà è la cosa più sublime, da essa siamo chiamati ad imparare per la bellezza del mondo. Volerci possedere è perdere il mondo, distruggendo continuamente la vita.
La bellezza della povertà ci ricorda che ogni relazione è vera se povera, perché non è dominio sull’altro. La relazione è ricevere l’altro gratuitamente. I figli sono amati gratuitamente. Amare gratuitamente, senza aspettarsi indietro nulla, è dono! Possiamo cogliere che l’amore è povertà che tutto riceve e tutto dà: questa è vita!
Beati i poveri in spirito, vale a dire che chi ha lo spirito da povero è ricco. Si è poveri fin dentro lo spirito: è amore che porta ad essere l’uno dell’altro nel dono reciproco.
L’esatto opposto dello Spirito Santo, dello spirito di vita. È lo spirito di morte che si manifesta nel possedersi l’uno l’altro, ammazzandosi a vicenda.
Per questo Gesù manda i discepoli ad amare la povertà. L’uomo è dono che si esprime. La povertà è servizio reciproco, non è dominio reciproco. Il limite nostro è luogo di comunione, di dono dove nasce l’umiltà che vuol dire umanità.
Questa è l’essenza della nostra chiamata: non si parla né di Cristo né di Dio, si parla dell’uomo. Uomo immagine di Dio che è dono. È cosa antica estremamente attuale. Capire questo è cogliere ciò che il Regno di Dio è: povertà di dono.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM