p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 13 Aprile 2020

L’amore che queste donne hanno per Gesù rimane dinamica centrale di ogni relazione e di ogni servizio. Il punto centrale non è la luce che ne emerge, non è nemmeno il sole, non dipendiamo da nulla, nemmeno dal legno della croce. Ciò che fa la differenza, nel senso buono della cosa, è il gioco dell’amore che entra in ogni relazione. Non ci interessa, quando parliamo di amore, chi ha ragione e chi ha maggiore potere, ci interessa la verità dell’essere, dell’essere per amore. Non siamo dipendenti dai risultati, non dipendiamo da chi ha ragione e chi ha maggiore potere grazie alla ragione, ciò che ci interessa e che fa la differenza è l’amore che c’è in gioco.
Che amore vuoi che sia, come ragione, l’amore delle donne che vanno al sepolcro per trovare tutto vuoto? Non ci interessa il motivo, la ragione e chi dimostra tale ragione, ci interessa la vita che rimane tale, indipendentemente dalla ragione. A noi interessa l’amore inutile che non ci riempie la borsa di ragioni evidentemente false. A noi interessa l’Amore che muove le stelle perché è bello e umano, che muove tutto ciò che alle stelle si chiama. A noi interessa il cuore amante di Dio che è attenzione non a chi ha ragione, quanto invece alle cose belle che sono vita al di là dei riscontri più o meno umani. Ci interessa, con le donne che abbracciano i piedi di Gesù semplicemente perché colgono la centralità e l’essenzialità del sapere, abbracciare i piedi del fratello, anche quando tale fratello parte da Dio.

È il silenzio, c’è morte e violenza, sembra che tutto sia scomparso, non vi sono i tran tran soliti che assicurano gli sbandati, coloro che non riescono a stare in piedi senza false certezze, sono le donne che in mezzo a tutto ciò corrono dai discepoli per annunciare Colui che si presenta a loro sulla strada, donne che nel silenzio della strada da percorrere, vedono e incontrano le cose belle, incontrano Dio che passeggia dove loro stanno camminando.

Dio non cerca cose certe che siano costruttive e convincenti perché sostenibili davanti alla dinamica disumana dell’oggi.  Gesù non ha niente da convincere, non ha cose che lo facciano crescere sulla dinamica di ogni giorno, semplicemente incontra loro, le donne, aperte al bello che è silenzio di tutto ciò che sembrerebbe sostenibile e positivo, ma che sostenibile non è perché usa il bello, non lo ama né lo serve.

Ama, per questo riposa e non dà nulla. Semplicemente le saluta dicendo “salute a voi” e si lascia abbracciare i piedi come dono di amore delle donne che non si lasciano tradire dalla morte ma abbracciano la vita.

È la bellezza del vivere il tutto come dono di attesa che fa il passo, libero da ogni schiavitù e dipendenza, dalla paura del “vedrai che tutto finisce”, alla speranza vitale. La mia vita non dipende dalla dipendenza e dai risultati. La mia vita dipende semplicemente dal modo in cui queste donne mi amano alla faccia di ogni sicurezza falsa che chiede solo risultati di guerra, mai risultati di amore.

Non ci interessa più alcun risultato, non siamo più schiavi del dovere dimostrare di essere nel giusto, ciò che ci interessa, grazie a queste donne è accogliere e lasciare che ci facciano come loro, è lasciare che l’amore riempia la galassia per quello che è, attenti all’infinito che parla al cuore, non ai risultati o alla dinamica economica.

Non ne siamo convinti ma loro, le donne che per prime si muovono verso il sepolcro vuoto, sanno lasciare riposare Dio che unico in loro si sa riposare e che vive questo dono come dono per l’umanità. C’è morte e c’è resurrezione? Non importa, ciò che è importante, l’importante è che vi sia questo dono che è più grande dei risultati che sono più economici che umani.

Tu donna puoi lasciare riposare Dio, l’umanità in te parla della non schiavitù ai risultati. Tu sai attendere i nove mesi che danno vita, dove la tessitura della vita diventa sorriso pur nella fatica e nel dolore.

 A cosa siamo interessati, nella Resurrezione, se vogliamo vivere la vita? Siamo interessati all’attesa femminile come dono all’umanità, senza la quale non c’è vita, non ci può essere dono, non ci può essere servizio bello alla vita stessa perché troppo presi dalla necessità di dovere nascondere ciò che non funziona più, ciò che non è più dinamica ma solo rispondenza ad un dovere economico che non è più coinvolto nella vita, tanto meno a dare la vita. La stessa dinamica è cosa che è nata e cresciuta nella resurrezione del Cristo.

La cura del corpo delle donne, corpo appena nato o affaticato nel dono, è osservazione bella dei dettagli, è attenzione che non risponde a nulla e a nessuno se non alla bellezza della vita stessa. Gli aromi preparati ci fanno fare un passo in avanti: ci preparano alla bellezza dell’abbraccio dei piedi, come dono di vita.

Prima, durante o dopo la morte poco importa: ciò che con loro siamo chiamati a vivere come dono di resurrezione è una vita attenta alla Vita, non interessata ad altro. Che la risurrezione di oggi ci aiuti a questa dinamica: lasciarci abbracciare dalla vita perché alla vita possiamo abbracciarci. Tutto il resto è secondario. Il profumo non è giustificazione di una morte, è dono alla vita che ci rimanda alla vita, così come si presenta, poco importa. Non siamo più dipendenti dal dovere dimostrare nulla se non vivere la vita per quello che è, nel suo bello e nella sua fatica, ciò che è essenziale è che sia nella vita.

Proteggere la vita, che bella, è dono bello di riposo del Figlio di Dio come chiamata di noi figli. Le cose belle sono un dono delle donne che ricordano la loro vera natura, il loro vero servizio, la nostra chiamata ad andare oltre la falsità di cose che si perdono nella dinamica e nell’avere riscontri conveniente: ciò che vale è la vita amata, accolta, vissuta nella sua interezza della risurrezione, tutto il resto è secondario e non è vitale come vorremmo farci credere.

Fonte – Scuola Apostolica


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