p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 12 Marzo 2019

Sarebbe ridicolo, se non fosse drammatico, come noi ci rapportiamo alla preghiera e il rapporto che noi abbiamo con la parola. Dio ci parla, ci parla in modo efficace. Il suo modo di parlare è poco efficiente perché la sua Parola è già vita, è già fattiva. Non vi è alcuna lontananza fra quanto dice e quanto fa. Non vive la divisione che viviamo noi che ci porta a pensare una cosa e a farne un’altra, a dire che vogliamo fare bene e poi subito dopo a fare del male.

Stiamo aspettando la pioggia, e forse, se ci pensassimo un po’, potremmo capire qualcosa di più di ciò che capita alla gente che vive anni senza vedere la pioggia, quella gente che noi giudichiamo fannullona, salvo poi dire che abbiamo lavorato come un nero, chissà perché? La Parola di Dio è come la pioggia e la neve, ci dice il profeta Isaia, cadono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato e fecondato la terra, senza averla fatta germogliare perché possa dare il seme a chi semina e il pane a chi ha fame. La Parola non ritorna senza avere ottenuto il suo effetto, proprio come la pioggia e la neve.

La Parola è tale perché, come già detto, non vi è il mare fra il suo dire e il suo fare. La Parola è tale perché è un abbraccio di pioggia di amore. La Parola sono gocce di miele che ci cadono negli orecchi ma che sentiamo in bocca. La Parola è uno sguardo tenero e vitale che esprime tutta la sua passione di amore. La Parola è una carezza, la Parola è riconoscimento del profumo del figlioletto.

Se la Parola è, detto in altri termini, un atto di amore, lo stesso lo dovremmo dire della nostra preghiera. La preghiera non è un insieme di parole, la preghiera è Parola incarnata in noi grazie a quelle stille di rugiada che cadono su di noi. La preghiera non è un tentativo di intontire la divinità perché ci conceda quanto gli chiediamo. La preghiera è un atto d’amore di Dio che manda su di noi la bellezza del suo amore, come pioggia che ristora la terra del nostro cuore così spesso bruciata e inaridita. Se questo è vero allora la preghiera è innanzitutto un mettersi disponibili ad accogliere il dono di amore di Dio. L’attore principale è Dio e noi diventiamo attori con Lui e grazie a Lui. La preghiera non è un atto che parte da noi, la preghiera siamo noi che ci mettiamo disponibili ad accogliere la sua comunione con noi.

La preghiera è dialogo e alterità, è relazione, è parlare con tutto il corpo e la vita e piacere all’Altro. Sapendo che il piacere più grande che un Padre può vivere è quello di essere riconosciuto dallo sguardo del figlio e di sentirsi dire Papà. La preghiera se è un monologo è un selfie, è un autoerotismo, è una inseità che non porta da nessuna parte, è un piacere sé che non potrà mai spalancare le porte né alla relazione né tantomeno all’amore. È un compiacere se stessi.

La ricerca del proprio io, magari con le chiacchiere, non è ricerca di Dio né accoglienza del Padre. Non ci interessa la cosiddetta preghiera pagana, fatta anche dai cristiani, che cerca di farsi buono Dio convinto che il nostro Dio non è un Padre ma è sempre un po’ carogna.

Noi che vogliamo essere ascoltati da Dio, se vogliamo pregare, siamo chiamati a gustare e a scoprire la bellezza di ascoltare Lui che ci canta la ninna nanna prima di addormentarci e che ci porta alle sue guance sollevandoci come un bambino. La preghiera è accogliere l’interesse di amore di Dio Padre per noi, interesse che, se accolto, scatena un interesse di amore di noi per Lui.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

Vangelo del giorno:

Mt 6, 7-15
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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