p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 12 Maggio 2022

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Desiderio di Dio Padre è che tutti noi possiamo rimanere nella gioia della Trinità: gioia piena. È una gioia, questa, che scaturisce da una vita piena, una vita piena dell’unico vero comandamento che il Signore ci ha lasciato nel vangelo e che supera e porta a compimento quelli della Legge mosaica, a noi così cari.  Il comandamento è questo: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.

Niente più. Tutto il resto è secondario, tutto il resto è strumento e non fine. Nell’amore noi siamo abitati dallo Spirito di Dio ed è grazie a questa inabitazione che noi diventiamo amorevoli.

Tutti possiamo amare, nessuno escluso. Tutti possiamo amare dell’amore di Dio, nessuno escluso. Tutti siamo amati da Dio amore, nessuno escluso.

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Come è possibile donare la vita per i propri fratelli? Amando come il Padre nostro celeste che è misericordioso. Io dono la mia vita per mio fratello quando sono misericordioso. Quando non cedo più alla tentazione, perché di tentazione si tratta, di giudicare il prossimo.

Dice san Serafino di Sarov: “non dobbiamo giudicare, neanche se vediamo con i nostri occhi che qualcuno sta peccando e infrangendo un comandamento divino. Critica la cattiva azione, ma non chi l’ha commessa. Non spetta a noi giudicare, bensì al Giudice supremo”.

Così noi doniamo la vita per i nostri fratelli. Altro che entrare in confessionale per essere giudici; altro che avere un compito di conduzione della comunità per essere giudici; altro che mettere al centro delle nostre relazioni comunitarie e familiari il nostro giudizio.

Tutto sbagliato, anche se la concezione moderna ci spinge da tutt’altra parte. Comprendere le cose, infatti, è cosa buona che ci viene dalla cultura moderna. Usare la comprensione per giudicare e per escludere, questo è un modernismo ateo e pagano, disumano e distruttivo.

Il comando dell’amore è comando di misericordia; il comando di misericordia si realizza nel comando del perdono. Non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici. Perdonare è molto più che dare la propria vita, è dare vita al prossimo e a noi, a tutti coloro che incontriamo. Allenarci a perdonare, fare crescere nel nostro cuore questa capacità, porta come frutto la pace del Risorto, quella pace che comunica pace intorno a noi, ovunque ci troviamo e ovunque andremo.

Tutti possiamo pentirci, tutti siamo chiamati a perdonare. La porta del pentimento è aperta a tutti e non si sa chi vi entrerà per primo: se tu che giudichi o chi viene giudicato da te! Giudica te stesso, rientra in te stesso, cogli ciò che ti porta ogni mattina lontano dall’amore di Dio e del prossimo, e smetterai di giudicare gli altri, perché non ne avrai più bisogno. Sì perché l’impellenza di giudicare il prossimo non è un valore, come vogliamo farci credere, ma un bisogno dei più subdoli perché travestito da carità e da correzione fraterna.

Amare il prossimo fino a donare la vita è non vendicarsi mai di alcuna offesa, qualunque essa sia. Siamo invece chiamati a perdonare di tutto cuore a chi ci ha offeso, anche se il nostro cuore vi si oppone. Infatti: “Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.

Così ricchi di misericordia sapremo che “chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà, e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà” (2 Cor 9, 6). Raccoglieremo misericordia intorno a noi e raccoglieremo il dono della pace nel nostro cuore. Raccoglieremo una mente unita e non dispersa. Raccoglieremo la libertà dall’impulso ossessivo dove continuamente rimuginiamo le nostre ragioni, i nostri torti, i nostri meriti verso e contro gli altri.

O mio Dio e mio Re,
fa’ che io veda i miei peccati
e che non giudichi il mio prossimo
perché Tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen!”.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM