È possibile lasciarci toccare dalla bellezza della risurrezione che ci sorprende e ci avvolge con le sue ali che ci coinvolgono e ci portano a vivere ciò che non siamo abituati a vivere? È cosa bella la risurrezione, troppo bella per sembrare vera.
La morte, i sepolcri che tanto piacciono come fuga a noi uomini, non sono, per Dio, luogo di separazione. Il sepolcro, non le fosse comuni che in questi giorni abbiamo visto nei USA, usate per seppellire i corpi dei poveri che non possono permettersi una degna sepoltura, aberrazione di una potenza che uccide la bellezza della vita e della povertà, non è terra ma luogo di incontro. È luogo di comunione e di vita perché luogo di incontro con Dio e coi fratelli.
La nostra morte, basta temerla, è luogo di incontro, di incontro con Lui. La bellezza del sepolcro è bella perché luogo di incontro con Lui che non gioca a nascondino ma semplicemente ci precede e ci accompagna, Lui che è l’Amore più bello e più forte della morte. Morte da cui l’uomo non sa fuggire ma sa uccidere per avere l’altro nelle sue mani. Luogo di incontro, amore più forte della morte, luogo per credere non in teoria, ma nella pratica della vita del vivere da risorti.
Il giorno uno che è il giorno ultimo è tale perché contiene tutti i giorni, nel “giorno uno” c’è la vita, nel giorno uno c’è tutta la vita, tutta la storia, tutto quanto è e sarà vita prima e durante la vita.
È bello vivere questo di sabato. Sabato che è il primo giorno perché è il giorno uno! Per questo, senza alcuna teoria, si comincia col giorno uno con la coscienza che il sabato è il giorno ultimo.
È in quel giorno che noi viviamo, perché vivere in quel giorno, non sempre canonico secondo le nostre martorianti leggi, con la luce o con la notte, noi viviamo con Dio luce che è sempre il giorno uno, giorno di vita.
Bello il giorno di riposo, riposo di Dio, riposo in cui noi raggiungiamo Dio entrando nel suo riposo al di là di ogni dinamica non vera. Bello gustare la bellezza del sabato che è vuoto di sepolcro. Bello ritornare a gustare l’abisso della terra entrando nella bellezza veritiera dell’inferno stesso: è il luogo più bello e più vero di Dio! È Dio che vive in tutta la creazione perché la creazione in Dio vive.
È qui che viviamo la bellezza della risurrezione, vale a dire la bellezza del vivere con Dio, in una luce che illumina il buio che è parte della nostra esistenza. Così i teli col sudario ci parlano di vita profumata e piena della Sua vita stessa.
È il nostro giorno, giorno ultimo che diventa nuovo giorno perchè vissuto nel Giorno della vita. Da qui, da questa morte e risurrezione, inizio il giorno di vita: un semplice sabato che è semplice vita per l’uomo e l’umanità. È bello ritrovare Maria Maddalena nel giardino, la ritroviamo all’aurora del giorno nuovo: è il primo dopo il sabato che si incarna come inizio della creazione.
Viviamo l’aurora nella quale si comincia ad intravvedere la luce dove il cielo comincia a schiarirsi. E noi? Noi viviamo la bellezza dell’essere chiamati ad essere Maria Maddalena, donna che cerca il Signore ancora nella tenebra, quella tenebra che ci dice che Lui c’è ma non ancora.
È bello potere riconoscere che la memoria fondamentale dell’uomo esce dal bisogno di fuga e si getta nella bellezza di quello che siamo. Gente uscita dalla morte pur vivendo la stessa come dinamica di vita. Gente che ritorna a vedere quello che c’è come bellezza di ciò che c’è. È ritorno a vedere, a contemplare, a gustare quello che c’è, la verità di quanto ci è dato come dono. Ritornare a vedere la bellezza della vita per quello che è come sguardo, come contemplazione, come capacità di osservare senza volere asservire, come un vedere per quello che sei e per quello che sono senza dipendere da una realtà pur non vera.
La fede è un vedere in modo nuovo la verità di ciò che c’è, non la delusione di ciò che non c’è. È un ritornare a vedere con amore, un amare con contemplazione, un capire dalla vita non più dal mio essere aperto o chiuso.
Fonte – Scuola Apostolica