HomeVangelo del Giornop. Giovanni Nicoli - Commento al Vangelo del 11 Marzo 2024

p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 11 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 4, 43-54

Va’, tuo figlio vive! Questa parola di Gesù al funzionario del re, è piena di significato.

Innanzitutto è una affermazione che chiede al funzionario di agire sulla Parola con la P maiuscola. È Gesù la Parola che cammina sulle strade della Galilea, ed è Gesù la Parola di vita che chiede di essere creduta. Il funzionario è chiamato a credere alla Parola Gesù. Un atteggiamento che dovrebbe portare la vita a suo figlio.

È una Parola di vita che dà vita. Potremmo dire che vivere è credere alla Parola. Una affermazione difficile per noi da comprendere e da vivere.

- Pubblicità -

Per noi oggi la parola è un elemento inflazionato, usato e abusato. Siamo invasi da parole dette e cantate, urlate e sussurrate. Le parole, al giorno d’oggi, sono uno strumento per velare più che per mostrare, più per confondere che per aiutare a comprendere. Sono parole di guerra che sono dette perché l’altro comprenda quello che io ho in testa. Sono parole scelte perché l’altro si convinca di acquistare un prodotto, più che per far sì che l’altro scelga ciò che è meglio per lui.

Parole che non hanno alcun valore. Dico una cosa, poi la smentisco e dico di non averla detta nonostante sia stata filmata e registrata, nonostante che una nazione intera abbia sentito quello che ho detto. Parole dette per ingannare e per creare confusione.

Parole usate per l’informazione. Mai come oggi vi è molta informazione, ma mai come oggi noi non sappiamo niente. Forse abbiamo tante informazioni che si accavallano nel nostro cervello. L’importante che siano tante e che siano l’una contraddittoria con l’altra. La nostra democrazia pensa di essere salva solo perché ce ne sono tante e solo perché tutti hanno potuto dire tutto e il contrario di tutto. Ma l’informazione non è quantità, è qualità. Non si cerca la verità ma la contraddittorietà.

- Pubblicità -

Il risultato è assicurato: il nostro cervello non assorbe più nulla, non ha il tempo di meditare e di metabolizzare, non può fare suo niente di tutto quello che lo investe. Noi sappiamo sempre meno e conosciamo ancor di meno.

La Parola dà vita! Come facciamo a credere a questa realtà, se tutta la nostra esistenza ci porta a credere ad altro? Non c’è altra soluzione che fare esperienza di questa Parola. Toccare con mano che Gesù Parola di vita, dà davvero vita a noi e ai nostri figli.

Gesù dice al funzionario: Va! È il mandato alla evangelizzazione da parte dei discepoli: Andate e predicate la buona novella.

Va! Il funzionario va, con la sua fede e coi suoi dubbi. Dopo un giorno di cammino sa che quella parola è diventata Parola di vita per suo figlio. Si informa e crede. Quella Parola diventa vita anche per lui e per tutta la sua famiglia.

Ha sperimentato l’efficacia di quella Parola vivente, la crede e diventa capace di testimoniarla. Testimonianza che nasce non come un dovere, ma come un piacere. Ho sperimentato qualcosa di bello, per quello te lo comunico e ti invito a sperimentarlo. Mi piace condividerlo e provare la bellezza di questa cosa con te.

Ciò che ho sperimentato diventa testimonianza, annuncio e condivisione. Testimonianza di quello che ho visto e toccato. Annuncio della vita che è rinata in me e che è sbocciata in mio figlio. Condivisione di qualcosa di bello, l’incontro con la Parola di vita, che voglio partecipare con te.

Dice Giovanni nella sua prima lettera:

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi (1 Gv 1, 1-4).

Fonte
SITO WEB | CANALE YOUTUBE | FACEBOOK | INSTAGRAM

Articoli Correlati