p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 1 Settembre 2022

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L’esperienza di Pietro è emblematica per ognuno di noi. Pietro nel momento in cui riconosce che Gesù è il Signore, riconosce il suo essere peccatore e la necessità che Gesù si allontani da lui.

È una bella esperienza di fede che avvolge la vita di Pietro e che ci parla un po’ anche di noi.

Riconoscere che Gesù è il Signore nasce, nell’esperienza di Pietro, dalla pesca miracolosa che è avvenuta sul lago di Gennesaret. È una pesca dove la volontà di Dio e la disponibilità dell’uomo, l’uomo Pietro in questo caso, si intrecciano.

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La scena è luminosa: vi sono due barche accostate alla sponda. Sembrano lì per caso. Come si fa ad accostare una barca alla riva, che sia forse abbandonata? La barca o la si tira in secca o la si ormeggia. La barca solo accostata non ci sta. L’essere accostate a riva da parte di queste due barche suggerisce la necessità, la voglia, il desiderio di prendere il largo. Sono accostate lì dalla delusione dei pescatori che dopo una notte di pesca non avevano preso nulla. La barca è la loro vita. Ma questa notte la barca è stata la loro delusione, per questo le accostano semplicemente a riva. Sono accostate dando un senso di delusione e di fallimento. La barca, per un pescatore, è come se fosse un pezzo di sé. Senza la barca il pescatore si sente illuso e perso. Eppure queste barche che sono vita sono semplicemente accostate alla riva.

Da questa vita del pescatore Pietro, Gesù parte. Quella barca che è la delusione di Pietro, diventa il punto di partenza per l’incontro con Gesù. La barca viene chiesta a Pietro da Gesù non per andare in mezzo alla folla, in mezzo al successo, ma per scostarsi dalla folla e potere parlare alla folla. Lo strumento vitale che è delusorio dopo una notte di lavoro inutile, diventa luogo di incontro. Ti chiedo questa parte della tua vita che ti ha deluso questa notte, per potere svolgere quello che chiamerò anche a te a svolgere, sembra dire il Signore a Pietro. Dopo avere parlato ti chiedo di abbandonare il tuo timore, la tua delusione e di riprendere il largo. Non è stando a riva, stando in porto, che riuscirai a risolvere i tuoi problemi. Forse ti sentirai più sicuro, ma certo, non pescherai nulla.

La risposta è: mi voglio fidare di te, “sulla tua parola getterò le reti”.

L’incontro tra la barca, luogo vitale per il pescatore Pietro, e Gesù che dona la parola dall’alto di quella barca, tramuta la delusione in luogo di incontro e di nuova pesca.

Pesca che diventa un atto di autocoscienza grande. Pietro riconosce Gesù come Signore e riconosce se stesso come peccatore. È una delle più belle esperienze di fede. Gesù è il Signore e io sono peccatore. Sono peccatore non perché individuo chissà quale lista dei miei peccati. Sono peccatore perché il male che pervade la mia esistenza, come quella di tutti gli uomini, diventa peccato proprio laddove io non so accogliere Dio nella mia vita. Pietro lo riconosce proprio nel momento in cui riconosce Gesù. La delusione di quest’uomo e la fede che quest’uomo esprime verso il Signore, diventano motivo per riprendere il largo e per ritornare a pescare con una coscienza nuova, con una speranza rivitalizzata.

Pietro si riconosce peccatore e pensa, come tante volte pensiamo noi, di non essere degno della presenza del Signore. Quando ci riconosciamo peccatori, primo atto di fede, e riconosciamo Gesù come Signore, altro atto di fede, noi crediamo di doverci allontanare da Lui perché non ci riteniamo degni. Mentre invece, per Dio, è proprio lì il motivo e il luogo dell’incontro, non quello del distacco.

“Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. La risposta di Gesù è un sorriso e un bacio: “Non temere; d’ora in poi – d’ora in poi, non chissà quando; d’ora in poi a partire da questa barca vitale fonte di delusione e luogo di incontro di fede e di coscienza di peccato – sarai pescatore di uomini”.

Come se gli uomini fossero pesci da pescare. È l’eterna capacità di Dio di non buttare nulla di quello che è nostro; di non rifiutare nulla dell’esperienza dell’uomo. Esperienza che diventa invece luogo dove impastare un’esistenza nuova che riparta dalla delusione di una pesca andata a male, da una nuova coscienza del proprio essere peccatore, da una professione di fede che grida “Signore!”.

AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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