p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 1 Agosto 2020

Quanto gioca nella nostra esistenza il parere degli altri? Non dico il parere che chiediamo e che ci viene donato come aiuto e sostegno alle nostre scelte. Parlo del parere degli altri come sentore della gente, che cosa pensano di noi, quali sono le chiacchiere che fanno su di noi e dalle quali nessuno è escluso.

Quanto pesa in noi questo pensiero e questo modo di essere e di agire? Da questa preoccupazione dipende il peso che noi diamo alla nostra immagine.

Se una cosa che hai realizzato e della quale andavi orgoglioso, non funziona, quanto pesa sul tuo cuore e nella tua testa questa realtà che non è andata a buon fine? Che gli altri pensino, e magari gioiscano, per il tuo fallimento, è cosa che pervade la tua vita o è cosa che ti tocca, perché è cosa naturale essere toccati da una cosa che non va, ma non blocca la tua vita?

Un imprenditore che non riesce a pagare i suoi operai, uccide la sua famiglia, si uccide e brucia la sua impresa cosa dice alla nostra vita? Non è questione di giudicare questa persona e neppure di condanna, è questione di volere capire cosa realmente si è mosso in lui, e si muove in noi, per tentare di dare una risposta sana ad una realtà così drammatica. Cosa gli è mancato? Che cosa avrà pensato? Quanto la pubblicità che fanno i giornali di queste realtà, ha influito negativamente in lui e su di lui?

A causa dell’immagine che si è giocato, Erode, di fronte agli altri, non sa più essere fedele neppure alla sua paura: è schiavo degli altri che lo osservano. A causa di ciò inizia un passamano di testa che è drammatico. Il verbo che viene utilizzato è “dare”. La ragazza chiede che le sia data la testa ed Erode ordina che le sia data la testa del Battista.

Qui si dà la testa alla Voce che testimonia la Parola. È la Parola fatta pane, cibo velenoso per chi se ne impossessa, cibo di salvezza per chi lo riceve come dono. Chi si impadronisce della testa della Voce, di uno che grida nel deserto, avvelena se stesso, ne è intimorito, si porta dietro il rimorso fino a credere che il Battista è risorto dai morti. La paura fa novanta e ciò che sarebbe salvezza, la risurrezione, diventa fonte di paura e di timore.

È una testa data e consegnata di mano in mano. È il dies natalis del Battista che viene alla luce, testimone della Verità.

C’è una corsa, c’è una danza che si gioca dalla sala al carcere, dal carcere alle mani della fanciulla, dalle sue mani a quelle della madre Erodiade: così finisce la danza della stoltezza che ottiene una sola cosa: la morte.

Erode dice la verità: Giovanni è morto e Gesù che fa prodigi è Giovanni risorto. Infatti è vivo più che mai, come la verità che è diventata sua vita.

Il Battista, il guastafeste della vita di Erode, ritorna per richiamarlo al bene, richiamo che non saprà accogliere e ascoltare. Il timore non lascia spazio alla conversione.

Oggi il Battista viene a noi come Voce di uno che grida nel deserto e ci dice: danza la vita, danza la vita con me. Non temere, non lasciarti cadere le braccia. Sei accusato, sei messo alla gogna? Non temere: ritorna al centro e ritrova il tuo vero volto e riparti da lì. Questa è la tua risurrezione quest’oggi.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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