Il valore dei fatti
Nel tempo delle immagini stiamo perdendo il valore dei fatti. La realtà sembra dominata dall’apparenza: basta proporre un video per cancellare un errore! Ci siamo convinti che le parole e la persuasione siano più importanti della concretezza delle cose. Persino l’amore è ridotto a un ideale, una prospettiva, uno slancio del cuore. Anche nella pastorale contano le locandine, i post, la divulgazione: magari quella proposta non si è mai realizzata, forse nessuno ha aderito, ma ciò che conta è che l’evento sia visibile. Ci siamo così convinti di questa forza dell’idea che è diventato un modo di dire: basta il pensiero!
L’amore e i fatti
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Eppure non ci possiamo sottrarre al potere dei fatti: le cose accadono, sono lì a guardarci, sono storia. Se vogliamo capire una relazione, dobbiamo guardare a quello che è successo, se vogliamo amare una persona abbiamo bisogno di dimostrarlo attraverso azioni concrete. Di parole possiamo dirne tante, alcuni sono davvero bravi a costruire racconti e su questa capacità mettono in piedi la loro fortuna, eppure nessuno potrà mai riuscire a sottrarsi alla brutalità eloquente dei fatti.
La carne dell’amore
L’incarnazione di Cristo è un fatto! Prima di tutto perché le parole hanno sempre delle conseguenze, le parole fanno sempre qualcosa. Cristo è prima di tutto la Parola per mezzo della quale tutto è stato fatto (cf Gv 1,3): noi siamo voluti, questo mondo è stato desiderato. Ma non bastava per dire l’amore. La Parola si è fatta carne (cf Gv 1,14): Dio assume la nostra fragilità, la debolezza, la possibilità di morire, perché l’amore è questo, essere disposto a soffrire per l’altro. Puoi dire di amare solo quando sei disposto a fare questo.
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La fragilità dell’amore
Fin quando non lo avevamo visto, potevamo credere di esserci sbagliati, rimaneva una nostra interpretazione. Ora Dio si è rivelato, si è lasciato vedere (cf Gv 1,18). Lo abbiamo visto nella sua nudità, senza difese: si è lasciato prendere in braccio e si è lasciato persino uccidere. Forse ora possiamo cominciare a capire che cos’è l’amore.
Il rifiuto e la libertà
Amore è anche essere disposti a non essere accolti. È proprio il contrario della violenza patriarcale. Questa violenza non appartiene a Dio. Il suo amore sa stare anche nelle nostre tenebre, non si tira indietro. Accetta di essere rifiutato: i suoi non lo hanno accolto (cf Gv 1,11). E questa parola suona davvero dura, perché quelli che rifiutano Dio sono in genere quelli che lo conoscono meglio, quelli da cui Egli si aspetta di essere amato. Ma l’amore ti lascia libero anche quando non lo accogli.
L’augurio
Che tu possa scoprire di essere amato veramente da Dio, non a chiacchiere, non sulla parola, ma guardando alla concretezza dei fatti nella vita. Io sono tenebra, sono stalla, sono grotta, eppure lui nasce proprio lì, nel disagio e nel disordine della mia esistenza, non si fa problemi, non prova imbarazzo, mi chiede semplicemente di stare.
Leggersi dentro
- Cosa dicono i fatti della tua vita?
- Sei disposto a lasciarti amare da Dio?
Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte