Una missione
Se ci chiedessimo di tanto in tanto quale sia la missione, il compito, che la vita ci sta affidando o che ci ha affidato, forse riusciremmo più facilmente a trovare il senso della nostra vita. Viviamo per lo più lasciandoci portare dalla corrente, dall’abitudine, dalle urgenze oppure alimentiamo le nostre fantasie, magari anche i nostri desideri, senza però arrivare mai a concretizzare quel progetto che ci portiamo nel cuore. Sì, perché cercare di realizzare la missione della propria vita significa inevitabilmente compromettersi.
Un itinerario
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Il Vangelo di Matteo ci presenta, nel testo che la liturgia ci consegna in questa domenica, l’inizio della missione di Gesù e in questo modo ci mette davanti anche un itinerario, delle tappe, che valgono per ognuno di noi. Prima di tutto infatti Gesù non rimane fermo: non resta in Galilea, dove in qualche modo si era creato anche un contesto familiare ed amichevole, quella che avrebbe potuto diventare una zona di conforto, che come sempre rischia anche di essere una trappola. Gesù ritorna invece verso il Giordano, un luogo fortemente simbolico per dare inizio alla sua missione. Il Giordano infatti è il luogo che aveva segnato l’ingresso del popolo di Israele nella terra promessa: lì, Giosuè, nome simile a quello di Gesù, aveva preso il popolo per mano e lo aveva accompagnato in questa nuova avventura, ora Gesù prende per mano questo popolo di peccatori, di cui anche noi facciamo parte, e ci invita a seguirlo nella vita eterna, la vita piena.
Vicinanza
Gesù ci fa vedere un Dio che non rimane distante, ma scende nelle nostre miserie: Gesù si immerge in quelle stesse acque dove la gente aveva lasciato i propri peccati. Gesù si lascia sporcare, perché è l’unico modo per sanare quelle acque. Come diceva Nouwen, ne Il guaritore ferito, se vuoi salvare un bambino intrappolato tra le fiamme di un incendio, devi essere disposto a lasciarti bruciare: Gesù ci salva confondendosi tra noi peccatori, al punto da essere considerato anche lui, che è l’innocente, un peccatore come noi. L’atteggiamento opposto, che tante volte è invece il nostro, è quello della sposa del Cantico dei Cantici, la quale si rifiuta di aprire allo sposo che bussa, dicendo che non vuole sporcarsi i piedi che ha appena lavato!
Dio invece si fa vicino, diventa accessibile: per Gesù si aprono i cieli, il velo si squarcia, Dio diventa visibile. I cieli si aprono in favore di Gesù, ma potremmo anche dire che si aprono a causa sua, perché Gesù rende Dio visibile. Quella vicinanza di Dio era stata resa possibile, in precedenza, attraverso la parola dei profeti, poi il cielo si era chiuso, la profezia era cessata. Ora in Gesù i cieli si aprono di nuovo e in modo definitivo, perché Gesù è la parola incarnata che non smetterà mai più di parlarci. Grazie a Gesù, i cieli restano aperti per sempre.
Sorprese
Giovanni Battista rimane meravigliato davanti al modo in cui Dio si rivela in Gesù: questo modo di fare di Gesù sconvolge i suoi schemi e le sue convinzioni, al punto che vorrebbe impedire a Dio di manifestarsi in quel modo che per Giovanni Battista resta incomprensibile. Anche a noi, a volte, Gesù chiede di lasciarlo operare per quanto non sia il modo in cui noi ci saremmo aspettati di vedere l’azione di Dio.
Eppure è proprio questo Gesù e non un altro che rivela il vero volto di Dio. È il servo, l’eletto, che
«Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta» (Is 42,1-3).
Forse avremmo preferito un Dio che grida, che distrugge il nemico, che si impone con la sua forza. Non sempre siamo pronti e disposti ad accogliere il volto con cui Dio si rivela nella nostra vita.
Anche Giovanni Battista deve riconoscere che in Gesù si compie la Scrittura al di là delle sue convinzioni. Dice infatti di aver visto lo Spirito scendere su di lui come una colomba, un’immagine che attraversa tutto l’Antico Testamento. Troviamo per esempio l’immagine della colomba in alcuni passi significativi:
- e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Genesi 8,11
- Dico: «Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo? Salmo 54,7
- O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso. Cantico dei Cantici 2,14
Ma potremmo pensare anche allo spirito che aleggiava sulle acque all’inizio della creazione e anche al profeta Giona, il cui nome vuol dire appunto colomba.
Dall’inizio alla fine
In ogni inizio, come sempre, c’è già la fine: Gesù assume fin dall’inizio il suo destino, non si sottrae, ma lo porta a compimento. Lo comprendiamo, confrontando questo testo di Matteo con i versetti che riguardano la scena del Golgota:
Giordano | Golgota |
Gesù si immerge nelle acque. | Gesù si immerge nella morte. |
Si squarcia (cf Mc skizò) il cielo. | Si squarcia (skizò) il velo del tempio. |
Gesù riceve lo spirito. | Gesù dona lo spirito. |
Il Padre chiama il Figlio (Questi è il Figlio mio…). | Il Figlio chiama il Padre (Padre perché mi hai abbandonato?). |
È riconosciuto figlio dal Padre. | È riconosciuto figlio dal fratello-peccatore. |
In Gesù, nel nostro battesimo, abbiamo ricevuto la grazia che ci permette di ricominciare in ogni momento. Si tratta di assumere e portare a compimento la nostra missione, sapendo che il Signore non prenderà mai le distanze da noi!
Leggersi dentro
- Qual è il compito a cui oggi sei chiamato?
- Quali sono gli ostacoli che oggi ti impediscono di concretizzare i tuoi progetti?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte