Come una città inesplorata
Quando arriviamo in una città che non conosciamo, cerchiamo indicazioni, segnali, informazioni per capire come orientarci. Senza questi elementi rischiamo di girare a vuoto, perdendoci gli scorci più belli e i luoghi più significativi. Questa immagine può aiutarci a capire meglio cosa succede nella relazione con l’altro: l’altro è all’inizio come una città inesplorata e per quanto possiamo conoscerlo abbiamo sempre bisogno di indicazioni per capire come muoverci dentro quella relazione. Se la relazione con Dio è vera, autentica, anche in questo caso allora abbiamo bisogno di segnali che ci aiutino a capire come possiamo vivere in pienezza questa amicizia.
Parole per costruire
Il capitolo venti del libro dell’Esodo può essere riletto proprio come il momento in cui Dio aiuta Israele a comprendere dove si trova e quale sia il modo migliore per vivere la relazione con Lui. Israele si trova ancora nel deserto del Sinai. È un popolo smarrito che non sa bene quale direzione prendere. È smarrito soprattutto nella relazione con un Dio che sta imparando a conoscere. È un Dio del quale a volte non si fida, un Dio contro il quale mormora, un Dio dal quale pensa di essere stato tradito o abbandonato.
Le parole sono il segno della relazione: ti parlo perché riconosco che sei davanti a me. Al contrario, l’indifferenza e il silenzio uccidono la relazione. All’interno di una coppia, la situazione peggiore non è quando si litiga, ma quando non ci si parla più! In questo testo del libro dell’Esodo, Dio dona a Israele delle parole preziose e si rivolge al suo interlocutore usando il Tu. Quelli che conosciamo come comandamenti sono piuttosto parole per costruire una relazione.
L’altro non è un idolo
In una relazione autentica, l’altro non è un idolo. Lo diventa quando io non ascolto più, quando mi costruisco un’idea su di lui e mi illudo di poterlo manipolare. Ecco, le prime parole di Dio vogliono proprio sottrarsi a questo tipo di relazione con noi: Dio non è un idolo, ma un Altro che in maniera viva stabilisce una relazione con noi. Dio non è il prodotto della mia immaginazione, ma un Altro che mi sorprende.
Ogni relazione ha bisogno di cura. Dio sta in fondo ricordando a ciascuno di noi che anche la relazione con Lui ha bisogno di questa cura. E il luogo in cui ci possiamo prendere cura della relazione con Dio è il cuore del fratello. Proprio perché Dio non è una fantasia, si fa incontrare concretamente nelle relazioni che costruiamo tra noi.
In questa prospettiva, il Salmo 18 ci invita a ringraziare per queste parole che Dio ci dona, perché grazie a queste parole non ci perdiamo, ma possiamo sempre ritrovare la strada.
Non solo parole
Sappiamo bene poi che in una relazione le parole non bastano, occorre fare gesti concreti. Così anche Dio opera continuamente nella storia di Israele: lo libera dalla schiavitù, lo libera dalla fame e dalla sete, lo libera dai serpenti velenosi, ma soprattutto, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura di questa domenica, quelle parole che Dio ha pronunciato nel deserto del Sinai trovano la loro pienezza sulla croce. Se in quelle parole troviamo il desiderio di Dio di costruire una relazione con noi, nella croce vediamo il gesto incomprensibile dell’amore per noi. La croce supera tutte le parole: è l’amore che non può essere spiegato. Occorre lasciarsi amare in modo così folle da Dio per provare a capire. La croce compie e supera le parole.
La relazione non è un mercato
Nella vita del popolo d’Israele, il Tempio è diventato poi, nella terra promessa, il luogo dell’ascolto delle parole di Dio. A questo punto allora possiamo capire la reazione furiosa di Gesù (Gv 2,13-25): il Tempio dovrebbe essere l’immagine di questa relazione con Dio e invece è diventato un mercato. È come se in una relazione con una persona a cui diciamo di voler bene ci mettiamo a mercanteggiare, proviamo cioè a ingannare, a sfruttare, a cercare di trarne un profitto per noi. È questo che Israele ha fatto con Dio, trasformando il Tempio in un mercato, ma in fondo è quello che anche noi continuiamo a fare non solo con Dio, ma anche nelle relazioni tra noi. Ed effettivamente, quando ci accorgiamo che la relazione è diventata luogo di mercato, facciamo bene ad arrabbiarci e rovesciare i tavoli, affinché sia possibile prendere coscienza di quello che sta avvenendo e cercare di ricostruire la relazione in modo nuovo.
Gesù vede infatti nel Tempio un’immagine del suo corpo ovvero il luogo della relazione. Ricostruire il Tempio significa per Gesù ricostruire quella relazione usurata tra Dio e l’umanità. Gli interlocutori di Gesù, gli interlocutori di ogni tempo, non vogliono però essere scomodati. Ricostruire è sempre un lavoro esigente. Forse anche noi a volte preferiamo rimanere dentro relazioni usurate, di comodo, nelle quali fare tutto sommato i nostri affari, anche se non sono più relazioni autentiche. Dio però si sottrae a questo commercio e trova ogni volta il modo per rovesciare le nostre sicurezze per costringerci a crescere e a camminare verso la nostra felicità, che possiamo trovare soltanto in una relazione vera e profonda con Lui.
Leggersi dentro
- In che modo posso rinnovare la mia relazione con Dio?
- Quali parole del Signore faccio più fatica ad ascoltare?
P. Gaetano Piccolo S.I.
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