Come è cambiato il nostro modo di amare
Pensavamo che almeno l’amore fosse al sicuro. La pandemia invece ha messo in crisi anche le relazioni e il modo di stare vicino agli altri. Ci siamo ritrovati distanti. Il prossimo è diventato il nemico da cui difendersi. Ci siamo dovuti nascondere dietro una mascherina per proteggere noi e gli altri. Ma come in tutte le situazioni di crisi, anche in questo caso possiamo cogliere l’occasione per ricavarne qualche frutto utile alla nostra vita. Può essere infatti il tempo di ripensare il nostro modo di amare e anche di capire meglio il modo di amare di Dio. La Trinità dice infatti proprio questo: il modo in cui Dio ama.
Un modo autoreferenziale di amare
Se in questo tempo abbiamo pensato soprattutto a noi stessi, se ci siamo lasciati intrappolare dal nostro egoismo e dalle nostre paure, se abbiamo pensato a preservare prima di tutto la nostra vita, i nostri interessi, il nostro futuro, le nostre comodità, abbiamo probabilmente amato in quella che potremmo chiamare la modalità dell’Uno. Si tratta di un modo autoreferenziale di amare.
Nella mitologia greca, l’emblema di questa modalità di amare è proprio la divinità più importante, Zeus. Si racconta per esempio che egli abbia divorato la dea Meti per paura di essere sopraffatto dalla sua discendenza, chiedendole di trasformarsi in una goccia (secondo altre versioni in una mosca). Ma Meti aveva già concepito Atena e ne aveva tessuto l’abito mentre era dentro il corpo di Zeus. Cominciarono così i mal di testa di Zeus , fino a quando egli stesso chiese a Esculapio di aprirgli la testa dolorante, facendone uscire Atena, già grande e corazzata.
Chi ama nella modalità dell’Uno tende, come Zeus, a divorare l’altro, guarda solo alla propria fame e trasforma gli altri in strumenti della sua affermazione.
Una reciprocità sterile
Un simbolo di questa sterilità lo troviamo nel libro della Genesi (Gen 18,1-15), quando Abramo e Sara si ritrovano chiusi dentro una tenda che assume i connotati di un luogo che incornicia la loro delusione. Abramo e Sara non riescono a generare. Si sono chiusi dentro, fino a quando Dio non li scomoda, spezzando il loro equilibrio e creando lo spazio per l’accoglienza di una promessa. Dio diventa l’altro che invade la loro solitudine, facendosi ospite che interrompe la monotonia della loro relazione.
L’amore trinitario
Se qualche volta abbiamo sperimentato l’amore, ci siamo sicuramente accorti che l’amore è solo laddove c’è eccedenza e spreco. E questa è la modalità trinitaria dell’amore. L’amore tra il Padre e il Figlio non rimane chiuso dentro questa relazione, ma si fa abbraccio che si dona generosamente a tutti. Questo amore è lo Spirito che abita nel cuore di ogni uomo.
L’Amore trinitario si incarna in Gesù, il quale ama fino alla fine, sprecando il suo sangue sulla croce, senza misura, generosamente.
I ragionieri dell’amore, quelli che pretendono sempre di tenere sotto controllo i conti dell’amore, fanno fatica a capire cosa voglia dire amare nel modo della Trinità.
L’amore della Trinità è infinito, per questo sconfina dalle logiche umane. Un’immagine che può aiutarci a comprendere questo sconfinamento è proprio quella bellissima poesia di Leopardi che è L’infinito. Quel componimento ha infatti la metrica del sonetto, ma con un verso in più, perché l’infinito non può essere contenuto nella misura dei criteri umani. Quando proviamo ad amare nel modo della Trinità anche noi ci eleviamo al di sopra delle logiche umane, sconfiniamo, e ci avviciniamo al modo di amare di Dio.
Leggersi dentro
- In che modo è cambiato il tuo modo di amare in questi ultimi mesi?
- Cosa puoi imparare contemplando il modo di amare di Dio?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte