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p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 7 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 20, 19-31

Chiusi dentro

La paura blocca spesso il nostro cammino. Quando siamo feriti e delusi, facciamo fatica a vedere un segno di speranza. Ci chiudiamo dentro, quasi per evitare che il dolore possa entrare di nuovo nella nostra vita.

I racconti di risurrezione non ci presentano dei discepoli intraprendenti e audaci, capaci di riconoscere immediatamente la presenza di Gesรน e di annunciarlo. Anzi, descrivono dei discepoli che hanno bisogno di fare un cammino, hanno bisogno di essere incoraggiati. Solo piano piano apriranno le porte del cuore.

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Le porte

Le porte infatti sono protagoniste in questo racconto del Vangelo di Giovanni. Sono le porte del cenacolo, del luogo cioรจ in cui i discepoli hanno vissuto con Gesรน, hanno mangiato con lui, hanno ascoltato le sue parole. Eppure, benchรฉ sia la sera del giorno della risurrezione, benchรฉ i discepoli abbiano ascoltato lโ€™annuncio di chi ha trovato il sepolcro vuoto, le porte del cenacolo sono chiuse per paura.

Gesรน non si rassegna perรฒ davanti alle porte chiuse del nostro cuore. Le attraversa. Va al di lร  del nostro dolore e si mette in mezzo, riprende il suo posto e dona pace al cuore. Solo chi ha incontrato il Risorto sente il desiderio di annunciare il perdono. Chi รจ triste, arrabbiato, chi condanna e giudica, chi non lascia spazio alla misericordia, probabilmente ha ancora il cuore chiuso.

Le ferite

A volte pensiamo che si tratti semplicemente di buttarsi il passato alle spalle, come se quello che abbiamo vissuto fosse stato inutile. Eppure Gesรน si fa riconoscere attraverso le sue ferite, non si vergogna di mostrare i segni delle offese e degli oltraggi. Il suo dolore parla. Le ferite non sono mai inutili, sono il segno di come abbiamo amato. Dentro quelle ferite, ognuno di noi si riconosce amato. Solo chi non si รจ giocato, solo chi si รจ chiuso dentro, non รจ segnato dalle ferite della vita, ma non sa neppure cosa voglia dire amare.

Un cammino

รˆ un cammino e facciamo fatica a percorrerlo. Non รจ cosรฌ facile aprire le porte del cuore alla speranza, non รจ cosรฌ immediato fare spazio a Gesรน nella propria vita. Otto giorni dopo, infatti, le porte del cenacolo sono ancora chiuse. Cโ€™รจ una comunitร  spaventata, che dice di aver incontrato il Signore, eppure รจ ancora una comunitร  chiusa in se stessa, una comunitร  che non mostra ancora i segni della gioia. Non รจ tutta colpa di Tommaso, se le parole che raccontano quellโ€™incontro, non riescono a persuaderlo. Sono parole, ma non ci sono i fatti.

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Come tutti noi, anche Tommaso ha bisogno di fare un cammino per arrivare a credere. Tommaso รจ proprio come noi. รˆ chiamato infatti Didimo, che vuol dire sia doppio che gemello. รˆ doppio perchรฉ un poโ€™ crede e un poโ€™ non crede, un poโ€™ si allontana dalla comunitร , un poโ€™ ritorna. E proprio per questo รจ nostro gemello, ci somiglia, in lui possiamo rivedere le dinamiche della nostra vita.

Anche noi spesso rimaniamo legati alle ferite, vogliamo mettere il dito nella piaga, quasi per compiacerci e sentire il nostro dolore. Le ferite ci sono, ma vanno riconosciute e superate. Dalla ferita nasce la vita. Dal fianco di Cristo nasce la Chiesa. Tommaso รจ chiamato a guardare il frutto delle ferite e non le ferite in sรฉ. Non si puรฒ passare la vita a lamentarsi delle ferite, bisogna contemplare ciรฒ che le ferite hanno generato. Solo cosรฌ il dolore si scioglie e diventiamo credenti capaci di annunciare che Gesรน รจ vivo in mezzo a noi. Busseremo allora alle porte dei cuori affinchรฉ la gioia possa entrare!

Leggersi dentro

  • Se il Cenacolo fosse unโ€™immagine del tuo cuore, in che condizioni sarebbero le sue porte?
  • A che punto รจ il tuo cammino di fede in Gesรน?

Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte

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