Io al centro
La parola selfie in inglese è imparentata con selfish che vuol dire ‘egoista’. La cultura dei cellulari ha prodotto questa modalità di fotografarsi senza avere davanti nessuno: ci sono solo io al centro dell’attenzione e mi fotografo per esibire la mia immagine davanti al mondo. Una dinamica molto simile è quella indotta dai social che diventano il palcoscenico in cui mettere in scena noi stessi come moderni don Giovanni che cercano di sedurre la platea.
Sembra una tentazione irresistibile: sentiamo il bisogno di parlare di noi, di trovare un’occasione per essere un po’ al centro della scena, magari anche rendendoci ridicoli, dal momento che non siamo tutti attori professionisti. Immaginiamo ora cosa avviene quando queste modalità di comportamento sono vissute, spesso anche inconsapevolmente, all’interno delle relazioni umane, quelle vere, fatte di parole, di confronto e di persone.
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Seduttori e narcisisti
Ascoltando il Vangelo di questa domenica ci accorgiamo che, pur cambiando le modalità, strettamente legate al tempo e alla cultura, le dinamiche sono sempre le stesse: gli scribi e i farisei che vengono descritti da Gesù somigliano molto ai seduttori e ai narcisisti di oggi. In alcuni di noi questa modalità di relazione è più evidente, ma è bene che ciascuno di noi faccia i conti con questo tratto del proprio carattere, altrimenti non riusciamo a comprendere bene l’appello finale di Gesù che ci invita alla conversione.
Il problema sei tu
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Gli scribi e i farisei sono presentanti come quelli che dicono, ma non fanno. Sono quelli che nella relazione fanno solo chiacchiere, senza mai concretizzare le loro promesse. Chiedono all’altra persona di cambiare, sebbene per loro stessi questo non sia mai necessario. I narcisisti scaricano sempre sull’altra persona il peso della relazione, attribuendo agli altri la colpa se la relazione non funziona. Impongono fardelli sugli altri, senza mai portarli in prima persona: sono i tu devi messi sulle spalle degli altri, senza mai dare l’esempio.
Al centro dell’attenzione
Gli scribi e i farisei vogliono essere visti, pretendono che i loro comportamenti, i loro vezzi, il loro impegno, non passi inosservato. I narcisisti e i seduttori di oggi si arrabbiano quando l’altra persona distoglie l’attenzione e non la concentra totalmente su di loro. Anche nella relazione di coppia, molti comportamenti violenti nascono purtroppo proprio da questa dinamica.
Gli scribi e i farisei vogliono ovviamente il primo posto, così narcisisti e seduttori vogliono il primo posto nella relazione: i loro problemi, il loro piacere, le loro esigenze vengono sempre prima. Per l’altro non c’è mai spazio.
Situazioni pericolose
Nella sua conclusione, Gesù ricorda che ci sono dei contesti in cui più facilmente si può scadere in comportamenti seduttivi e narcisisti: i maestri, i padri e le guide. Coloro che sono chiamati a insegnare agli altri, coloro che sono chiamati a far crescere e coloro che sono chiamati a indicare la strada da percorrere sono maggiormente esposti alla tentazione di sedurre e di mettersi al centro dell’attenzione.
Antidoti
Nel contempo, Gesù ci indica anche la via della conversione, gli antidoti alla tentazione della seduzione e del narcisismo ovvero il servizio e l’umiltà. Il servizio ci permette di non considerarci padroni né del compito che ci è stato affidato, né degli altri che ci sono stati donati. Occorre sempre chiedersi se stiamo servendo gli altri (anche nella relazione personale) o se ce ne stiamo servendo!
L’umiltà ci permette di non vederci come non siamo. Il narcisista di solito non ha una grande stima di sé, ma proprio la sua insicurezza lo porta a esagerare i suoi comportamenti, sperando di essere visto e apprezzato. L’umiltà ci permette di abbassarci verso noi stessi, per essere in contatto autentico con quello che siamo.
Solitudine o accoglienza
Il narcisista e il seduttore (aspetti che di solito convivono nella stessa persona) portano alla solitudine: alla fine si ritrovano da soli, perché nessuna persona sana gradisce la loro presenza. Essi infatti fanno sentire l’altro svalutato e sfruttato: alla fine don Giovanni rimane solo.
Al contrario, chi persegue la via dell’umiltà e del servizio, costruisce una vita accogliente, dove gli altri si sentono apprezzati e a proprio agio. Forse possiamo partire proprio da qui, cioè dalla condizione di solitudine o di apertura in cui oggi si trova la nostra vita, per comprendere se siamo più portati verso il narcisismo e la seduzione o più verso l’umiltà e il servizio.
Leggersi dentro
- Sei capace di fare spazio agli altri nelle relazioni o cerchi sempre di essere al centro dell’attenzione?
- Come ti sembra che si sentano gli altri quando stanno con te?
Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
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