p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 5 Giugno 2022

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Ti odio a prescindere! Guarire i conflitti

La cultura della divisione

È sempre più difficile trovare oggi luoghi in cui si va d’accordo, contesti in cui si vive la comunione, sembra ormai un’utopia trovare l’armonia e la solidarietà, ci sembra normale che le relazioni siano tese e che ci si senta un po’ tutti nemici gli uni degli altri. Le nazioni si fanno guerra, la politica è un esempio di contrapposizioni, i social ospitano l’odio distruttivo: sono soltanto manifestazioni esterne di una più ampia e diffusa cultura della divisione e del litigio. L’altro è considerato a priori come un nemico da cui difendersi e, molte volte, a giusta ragione.

Lo Spirito di comunione

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Le letture della festa di Pentecoste guardano con realismo a questa situazione di divisione, ma ci invitano a uscire da un atteggiamento di rassegnazione: lo Spirito santo ha proprio il compito di guarire la confusione e l’inimicizia per riportare la comunione nelle relazioni.

La superbia

Ci sono sicuramente delle condizioni che favoriscono la divisione e i conflitti. La prima condizione è la superbia. La Pentecoste ci viene presentata infatti come la guarigione di Babele (Gen 11,1-9): Babele (porta di Dio) è il luogo in cui gli uomini sfidano Dio e contano sulle loro forze per accedere al cielo. Quando gli uomini si sentono invincibili, quando si percepiscono senza limiti, diventano tracotanti.

La superbia spezza la comunione, perché ciascuno avverte l’altro come un limite. La superbia porta a distruggere l’altro perché ci spinge a essere i primi, i migliori. L’altro è visto come un avversario da eliminare. A Babele infatti gli uomini non si capiscono più tra loro, al contrario a Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, dove lo Spirito realizza la comunione, le persone si capiscono pur parlando lingue diverse.

La persecuzione

L’altra condizione che favorisce la divisione è esterna e non prevedibile, è la condizione in cui ci si trova nel tempo della persecuzione. Quando ci sentiamo in difficoltà, quando si vivono situazioni di tensione, quando ci si sente minacciati, è difficile mantenere l’unità.

Probabilmente il lungo discorso di Gesù in questi capitoli del Vangelo di Giovanni è pensato per una comunità che vive un tempo di persecuzione. In genere il tempo della persecuzione è anche quello della fuga, quando ognuno cerca un modo per salvare prima di tutto se stesso.

Forse anche per questo Gesù presenta lo Spirito santo come avvocato, come colui che ci difende nel processo che il mondo istruisce contro i discepoli di Cristo. Lo Spirito è il Paraclito, termine che indica colui che prende le difese nel processo. Lo Spirito è quindi colui che lotta al posto nostro.

Lo Spirito di unità

È ben chiaro dunque che lo Spirito ci spinge alla comunione, ci chiede di rimanere, di non fuggire. Nel secondo capitolo degli Atti degli Apostoli infatti i discepoli sono descritti a Pentecoste mentre stanno insieme nello stesso luogo (At 2,1). La divisione è di conseguenza una direzione contraria alla volontà di Dio.

Lo Spirito che abita in noi

Per realizzare la comunione siamo chiamati ad ascoltare lo Spirito che abita in noi (cf Rm 8). Se infatti a Babele, gli uomini cercavano di raggiungere Dio, Gesù ci assicura che è Dio che viene in noi, anzi abita in noi, prende dimora presso di noi. Lo Spirito, presenza di Dio, è l’ospite dolce dell’anima.

Come ci suggerisce anche sant’Agostino, abbiamo bisogno allora non di andare fuori, ma di tornare dentro, e di ascoltare lo Spirito che abita in noi nonostante non ne siamo degni. Questo è il primo passo per recuperare la comunione.

Leggersi dentro

  • Sei una persona che costruisce la comunione o che favorisce la divisione?
  • In che modo cerchi di ascoltare lo Spirito santo che abita in te?

per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte