Professionisti del giudizio
Coloro che indagano morbosamente le presunte perversioni degli altri, sono generalmente coloro che non riescono ad accettare la perversione ben più grave in loro stessi. A volte ci meravigliamo e restiamo scandalizzati davanti all’efferatezza del giudizio, davanti all’aggressività travestita da giustizialismo, davanti alla volontà di distruggere senza misericordia.
Cosa c’è dietro questi atteggiamenti? C’è la fatica di entrare in contatto con il proprio male. È un modo per difendersi: se queste persone, anche solo per un attimo, vedessero il male che si portano dentro, ne sarebbero travolte! Hanno bisogno perciò di combattere l’oggetto che è fuori di loro, negli altri, pensando così di gestire la perversione che si portano dentro: in realtà fanno male agli altri e non risolvono il loro problema! È più facile illudersi di gestire ciò che è fuori di noi piuttosto che affrontare quello che c’è dentro di noi.
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Guerra preventiva
Per lo più, come nella pagina del Vangelo che accompagna questa quinta domenica del cammino quaresimale, queste persone si presentano con la maschera del giusto: sono scribi e farisei, esperti della legge, peccato però che la strumentalizzino a loro piacimento, la manipolano per giustificare se stessi e condannare gli altri. Una dinamica comune, infatti, che potrebbe essere paragonata a una guerra preventiva, è quella di mettersi nella parte dei giudici per evitare di essere processati. Gesù spezza questo gioco e mette i suoi interlocutori nella posizione degli imputati: li invita infatti a guardare dentro di loro e a riconoscere che quella perversione, che vorrebbero sottoporre al suo giudizio, è in realtà prima, e di più, dentro di loro.
Sistemi di peccato
I giustizialisti, proprio perché sono ossessionati dal bisogno di trovare il male negli altri, ricorrono spesso allo spionaggio: la donna che portano da Gesù è stata sorpresa in adulterio, come se scribi e farisei si fossero appostati dietro le sue finestre nella morbosa attesa del suo peccato. Ho avuto modo di conoscere purtroppo persone, anche in posizioni di potere, impegnate nella costruzione di sistemi di spionaggio, manipolando e strumentalizzando le persone affinché si dedicassero alla delazione. Il male non è banale e non è ingenuo, ma costruisce sistemi di potere e coinvolge generalmente i più deboli, facendoli diventare strumento usa e getta.
Vangelo e Legge
Anche nella Chiesa, facciamo difficoltà a vivere questo passo del Vangelo, così come il brano della scorsa domenica che ci presentava il modello del padre misericordioso. Purtroppo siamo protesi a difendere socialmente un’immagine mondana di giustizia, facciamo fatica a mettere il Vangelo prima della misericordia. Come ci ha suggerito Papa Francesco, nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, occorre invece ricollocare l’evangelizzazione prima della dottrina. Il rischio infatti è di rimanere impigliati in una legge che non contempla più il Vangelo. Come invece ci ricorda la lettera ai Filippesi, proprio in questa domenica, dovremmo avere come nostra giustizia: «non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede» (Fil 3,9).
Il processo rovesciato
Gesù costruisce un percorso di guarigione innanzitutto per questi scribi e farisei che si mettono nella posizione di giudice, fingendo di offrire a Gesù quel ruolo. A ben guardare, invece, Gesù è il vero imputato. O, meglio, l’imputato in questo processo è la misericordia di Dio! Questi uomini, esperti della Legge, non accettano che ci possa essere misericordia per gli altri. Ecco, quando diventiamo giudici spietati degli altri, ricordiamoci che la prima offesa la stiamo facendo alla misericordia di Dio.
Gesù rovescia il gioco e mette davanti a questi giudici uno specchio in cui rivedere la propria vita piuttosto che dedicarsi a guardare la vita degli altri. Questo rovesciamento è reso in questa pagina del Vangelo attraverso quattro movimenti di Gesù:
- Gv 8,2 sedette
- Gv 8,6 si alzò
- Gv 8,8 chinatosi di nuovo
- Gv 8,10 si alzò
Prima dell’arrivo di scribi e farisei, Gesù è seduto per insegnare: è la posizione della Sapienza, Gesù insegna non giudica!
Quando arrivano scribi e farisei e vogliono incastrarlo nella posizione del giudice, gettando davanti a lui un’imputata, Gesù si alza, cioè si sottrae a quel ruolo, non si lascia manipolare. Prima però scrive per terra. Non sappiamo cosa abbia scritto, ma probabilmente, essendo questi uomini esperti della Legge, Gesù potrebbe aver messo davanti a loro quei precetti alla luce dei quali leggere la loro vita. Quella donna è stata colta in flagrante adulterio, ma quanti peccati hanno commesso loro senza essere visti? Forse per questo sono meno peccatori di quella donna?
Questi uomini hanno almeno il buon senso di lasciar cadere le loro pietre e di andarsene. Al contrario, oggi assistiamo a giudici incalliti che anche davanti al loro fallimento continuano ad avere la pretesa di fare del male.
Quale giustizia?
Gesù rimane seduto davanti alla donna, in silenzio. Sì, Gesù è anche giudice, ma non ci si può nascondere dietro questa affermazione, sostenendo che la misericordia va bene, ma ci vuole anche la giustizia. Certo, ma la giustizia secondo lo stile di Gesù! Quando, infatti, Gesù rimane da solo con quella donna si alza anche per lei, non rimane nella posizione del giudice, come se dicesse: potrei condannarti, ma non lo faccio! Perché quello che interessa a Gesù non è distruggere una persona, ma aiutarla a vivere. Ho l’impressione invece che molti processi, soprattutto in certi ambienti, siano portati avanti con l’intento di eliminare un problema, soprattutto con lo scopo che non si veda il problema, cioè con l’intenzione di togliere una possibile macchia sull’immagine patinata. Gesù invece aiuta a rialzarsi e a camminare.
Possiamo anche sentire in questa pagina i sentimenti di Gesù, perché la condizione di questa donna, spiata, maltrattata, gettata davanti a un tribunale, condannata in anticipo senza un processo, anticipa quello che tra poco avverrà anche per Gesù. Ma in realtà anticipa quello che nel corso dei secoli continua ad accadere a tanta povera gente, messa in mezzo, loro malgrado, solo per soddisfare la perversa brama di distruzione di giudici improvvisati.
Leggersi dentro
- Sono solito mettermi anch’io nell’atteggiamento del giudice o sono capace di avere uno sguardo di misericordia?
- Sono disposto a guardare quello che non va in me o tendo a cercare il problema sempre negli altri?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
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