Educati alla competizione
Fin da piccoli viene alimentata in noi una sete di potere, ci immaginiamo come tanti Re di Camelot o Principesse da salvare, principi azzurri o addormentate nel bosco. Apparentemente le fantasie infantili scompaiono, ma in realtร restano sepolte sotto la cenere e continuano a orientare segretamente le nostre scelte e i nostri sentimenti.
Un certo modo di educare, improntato alla competizione, non aiuta la nostra crescita serena, nรฉ tantomeno ci รจ di esempio lo scenario impietoso della politica e delle istituzioni: dappertutto si vede una corsa a prevaricare sullโaltro per essere i primi.
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Man mano che cresciamo, lo sguardo sugli altri diventa sempre piรน confuso: gli altri ci appaiono come avversari, rivali o concorrenti. A parte i casi estremi di delirio, in cui la vita si alimenta nel gusto perverso di schiacciare la testa dellโaltro, nei casi ordinari la vita viene vissuta come unโeterna gara che ci lascia nella frustrazione di non sentirci mai arrivati: la sete di potere รจ terribile, perchรฉ continua ad autoalimentarsi, lasciandoci sempre piรน assetati, nellโillusione che la prossima fonte possa dissetarci. Ma i pozzi del potere sono avvelenati, accendono la sete piuttosto che spegnerla, perciรฒ lโunica soluzione รจ cercare altre fonti dove andare a bere!
La sete di potere
Anche i discepoli, ieri come oggi, sono assetati di potere: davanti alle parole di Gesรน, che confida la sua angoscia davanti a prospettive di morte sempre piรน concrete, i discepoli progettano invece il loro futuro, preoccupandosi di chi dovrร sostituire il maestro quando non ci sarร piรน.
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Ogni vuoto di potere, o la prospettiva di un vuoto di potere, genera una corsa alla sostituzione, รจ sempre lโoccasione possibile per tentare di dare una risposta alla propria sete.
Giacomo e Giovanni rivendicano un loro privilegio, forse perchรฉ sono stati i primi ad essere chiamati da Gesรน, forse perchรฉ ostentano una possibile parentela con lui o forse solo per il loro carattere impetuoso, visto che non a caso erano chiamati โfigli del tuonoโ.
Giacomo e Giovanni non si lasciano intimidire dalle condizioni evocate da Gesรน, confidano sulle loro forze, sono assolutamente sicuri delle loro capacitร (ยซGli risposero: โLo possiamoโยป, Mc 10,39).
Il calice e il battesimo
Gesรน evoca infatti due immagini dellโAntico Testamento molto provocatorie e per certi versi violente: il calice รจ non solo il calice della gloria, ma anche il calice dellโamarezza e dellโira di Dio, รจ unโimmagine che evoca vendetta e morte, non a caso รจ sul calice che Gesรน pronuncia una delle benedizioni durante lโultima cena, sostituendo il proprio sangue a quello dellโagnello, offrendo se stesso come riscatto, cioรจ come prezzo, per la liberazione degli uomini tenuti schiavi dalla morte.
Cosรฌ anche il battesimo, letteralmente immersione, non รจ solo il gesto del rinnovamento della vita, ma รจ lโimmagine di chi, travolto dalle acque, simbolo della morte, ne viene tirato fuori. Gesรน รจ colui che si lascia immergere per essere travolto dalle acque del nostro male, quelle acque di morte dalle quali il Padre lo tirerร fuori, mostrandolo vincitore della morte.
Se la gloria di Cristo รจ la croce, allora diventa significativo che in quel momento alla destra e alla sinistra di Gesรน non siederanno Giacomo e Giovanni, ma due peccatori, i due ladroni, due uomini condannati e giustiziati. Accanto a Gesรน, nella sua gloria, siedono i condannati e gli esclusi di ogni tempo, quelli che non abbiamo ritenuto degni di accostarsi a Lui. Accanto a Gesรน siedono perciรฒ coloro che non hanno merito.
La vita come servizio
Alla logica del potere, Gesรน contrappone dunque la vita come servizio, realizzando le profezie dellโAntico Testamento. Per questo, la liturgia ci presenta come prima lettura alcuni versetti del quarto Canto del Servo, che si trovano nel cap. 53 di Isaia. Il Servo รจ qui probabilmente Israele stesso, il popolo che deve percorrere un cammino di espiazione per riparare lโalleanza che si รจ rotta. E questo cammino puรฒ essere percorso solo facendosi servo, cioรจ entrando in una logica di obbedienza e di consegna alla Parola di Dio.
Capiamo bene, dunque, che questo cammino e questa azione di redenzione รจ stata realizzata pienamente in Cristo, che si รจ fatto servo dellโumanitร per ricostruire la relazione con Dio. Ciรฒ che salva dunque, ciรฒ che dร senso alla vita, non รจ il potere, ma la disponibilitร a servire.
Cristo รจ infatti, come ricorda la Lettera agli Ebrei, il Sommo sacerdote che offre se stesso come offerta di espiazione. Non salva con il potere, ma con lโofferta della vita. Gesรน infatti non si รจ sottratto alla prova. Lo stile per governare, salvare, ricostruire รจ il servizio generoso e onesto, non il sotterfugio, la manipolazione, il compromesso.
Responsabilmente
Riprendendo lโimmagine del calice che Giacomo e Giovanni vogliono bere, potremmo dire allora che siamo condannati alla follia dellโarsura fin quando continuiamo a bere ai pozzi avvelenati del potere. La vita, al contrario, trova senso solo quando รจ spesa per qualcuno o per qualcosa. La vita diventa ossessione quando si รจ concentrati solo sulla propria sete. Non a caso un uomo come Bonhoeffer, pastore protestante giustiziato dai nazisti, uno che aveva messo la vita della sua gente prima della sua, potrร dire: Solo chi vive per gli altri vive responsabilmente, ossia vive.
Leggersi dentro
- La tua vita รจ improntata piรน a uno stile di servizio o alla ricerca del potere?
- Ti senti anche tu in continua competizione con gli altri?
Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte