Vedere altrimenti
C’è sempre un altro modo di vedere le cose. Di solito tendiamo però ad assolutizzare i nostri modi di interpretare la realtà: siamo abituati a intendere le cose sempre nella stessa maniera, un po’ perché ci fa comodo, un po’ perché siamo programmati a fare così, un po’ perché il nostro modo di intendere il mondo è indotto dall’esterno, da chi ci guadagna a convincerci che le cose si possono vedere in una sola prospettiva. Si parla infatti ormai sempre più di frequente di pensiero unico. Il pensiero unico non è un fenomeno originale, ma prende forme diverse a seconda del momento storico: fino a poco tempo fa, il simbolo del pensiero unico era la tipica frase “si è fatto sempre così”. La libertà sta invece nella possibilità di guardare le cose anche diversamente, perché forse fissarci su un punto di vista non ci aiuta a scoprire fino in fondo la realtà.
Cambiare prospettiva
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Senza distruggere quello che c’è stato prima, Gesù suggerisce che ci può essere anche un altro modo di leggere le situazioni: quello che è stato detto prima non è tolto, ma è compreso in un modo più profondo. Ma io vi dico è un invito a vedere le cose diversamente: cambia prospettiva! Solo se ci diamo il permesso di guardare diversamente, possiamo affrontare il male con tutte le sue provocazioni.
Generalmente infatti siamo portati a contrastare il male: ci ribelliamo, lottiamo, talvolta ci vendichiamo, ripetendo le stesse logiche del male. Ad ogni modo, siamo per lo più indotti a entrare in dialogo con il male, ci mettiamo sul suo stesso piano e, di solito, aggiungiamo male al male.
Lasciare andare
Al contrario, Gesù ci suggerisce di non entrare nella stessa logica del male, ma di lasciarlo andare: io non sono il male che tu mi stai facendo! Lasciare andare il male significa non dare al male il potere di decidere su di me. Se ricevo uno schiaffo, posso restituire, fare lo stesso, cercare di compensare il danno subito oppure posso porgere l’altra guancia, cioè girare la faccia, guardando le cose da un altro punto di visto. Porgere l’altra guancia allora non vuol dire lasciarsi fare del male, ma cercare un modo diverso di vivere quello che oggettivamente è male, offesa, sofferenza, dolore. Non do al male il potere di decidere la mia risposta.
Non trattenere
Il male va lasciato andare, non si entra in dialogo: a chi ti chiede la tunica, lascia anche il mantello! La logica del male vuole farci sentire privati di quello che abbiamo. Ci spoglia dell’orgoglio, della dignità, dell’immagine integra. Ci fa sentire defraudati di quello che è nostro. Per questo Gesù ci invita a non assecondare quella logica, ma a lasciarci spogliare. In questo modo il male non raggiunge il suo scopo. Più tratteniamo quello che il male vuole portarci via, più gli diamo forza e soddisfazione. La provvidenza ci farà trovare presto un’altra tunica e un altro mantello.
Fiat
Se ci sentiamo costretti a subire una situazione, una decisione, un impegno, sarà inevitabile reagire male. Monta la rabbia, prima o poi esplodiamo, restituiamo con l’interesse quello che siamo convinti di aver subito. Possiamo perciò trasformare in accoglienza quello che l’altro ci vuole imporre come costrizione: dico sì, fiat, alle situazioni così come si presentano. C’è sempre qualcosa da imparare camminando insieme, c’è sempre qualcosa da imparare attraversando situazioni faticose.
Oltre la reciprocità
Provare a guardare le cose in modo diverso significa anche uscire dalla logica della reciprocità. Se è abbastanza chiaro che rispondere al male con la sua stessa logica non ci aiuta, è più difficile uscire da un modo di pensare, ammantato anche di apprezzamento, che ci porta a considerare la reciprocità come il valore educativo e culturale più alto.
Sicuramente in molti contesti la reciprocità ha permesso di uscire dalla spirale di violenza: il codice di Hammurabi con le sue prescrizioni, che ordinavano di riparare il danno con un danno equivalente, ha certamente permesso di arginare la corrente travolgente della vendetta, ma non può essere considerato come il modello delle relazioni umane, sicuramente non è il modello del Vangelo!
Squilibrio
Gesù ci spinge a uscire dall’equilibrio e dalle nostre situazioni di comfort: la comodità di amare solo quelli che ci amano o di salutare solo quelli che ci salutano. Il Vangelo è un appello a rompere gli equilibri, perché solo così si cresce. Ma, soprattutto, solo andando al di là dell’equilibrio e della reciprocità, potremo diventare perfetti come il Padre: il Padre è perfetto nell’amore e non ama secondo la logica della reciprocità. Il Padre ama sprecando l’amore, ci ama anche se non potremo mai rispondere adeguatamente, ci ama come il seminatore che getta il seme in ogni tipo di terreno. Possiamo allora accontentarci del modo di pensare, per quanto corretto, della logica delle buone maniere o possiamo scegliere di cercare un altro modo di vedere le cose secondo la logica del Vangelo.
Leggersi dentro
- Qual è la tua reazione davanti al male subito?
- Ti fermi alla reciprocità o sai andare oltre?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte