L’angoscia
Ciascuno di noi è chiamato prima o poi a confrontarsi con l’angoscia. Non si tratta della paura che possiamo provare nei confronti di un nemico o di un ostacolo evidente davanti a noi. L’angoscia è in un certo senso molto più subdola, perché non riusciamo a capire esattamente il motivo preciso di questo sentimento. E proprio per questo è più difficile affrontarla. L’angoscia è quel sentimento che avvertiamo quando tutto ci sembra finito, quando abbiamo l’impressione che non ci sia più tempo, è lo spazio tolto alla speranza.
Punti di riferimento
Come ci suggerisce anche il Vangelo di questa domenica, l’angoscia ci prende quando non abbiamo più punti di riferimento, ci sentiamo smarriti, in mezzo a un grande deserto nel quale non riusciamo più a orientarci. È il tempo, descritto da Gesù, in cui vengono meno il sole, la luna e le stelle, cioè tutti quegli elementi che permettono di regolare e ordinare la vita: il sole che ci permette di capire in quale parte del mondo e in quale momento del giorno ci troviamo; la luna che ci consente di riconoscere in quale momento dell’anno siamo e che, soprattutto per gli antichi, rappresentava un riferimento importante per decidere i momenti adatti per il raccolto; le stelle infine erano il punto di riferimento per chi viaggiava nella notte. Ecco, immaginiamo per un attimo che tutti questi riferimenti vengano meno, come potremo orientarci nella vita? L’esistenza dell’uomo diventa caos, siamo cioè riportati all’inizio indistinto, prima della creazione. Eppure, così come Dio ha messo ordine in principio, così tornerà a fare di nuovo nelle nostre vite caotiche e angosciate. Questa è la speranza che vince l’angoscia! È anche vero che chi dovrebbe aiutarci a orientarci nella nostra vita sempre di più viene meno. Coloro che dovrebbero farci da guida, coloro che hanno il compito di accompagnare, custodire, tutelare, sembrano o scomparsi o incapaci di indicare la strada, anzi spesso i pastori stessi diventano lupi!
La fine
Parlando della fine, Gesù allude innanzitutto alla sua fine. La sua passione è la conseguenza del tradimento, dell’impazienza, della paura e dell’invidia. L’umanità cancella il suo punto di riferimento fondamentale: siamo tentati e spinti a eliminare Dio dalla nostra vita. In quella fine che getta nell’angoscia, Israele vede anche la sua storia, che ancora una volta passa attraverso lo smarrimento: in questi versetti c’è infatti anche l’eco della distruzione del Tempio (70 d.C.) che rappresenta il crollo di un altro punto di riferimento fondamentale per il popolo.
Segni di speranza
Tutto sembra venire meno, come affrontare dunque questo tempo di angoscia che si ripete nella nostra vita personale e sociale? Gesù ci invita a cercare sempre i segni di speranza. Sono segni flebili e impercettibili, proprio come il ramo del fico che cresce: non fa rumore, si trasforma delicatamente, entra nella storia con discrezione. Chi sarà capace di accorgersene? Così è anche la presenza di Dio nella nostra vita. Quando tutto sembra venire meno, quando la vita è travolta dall’angoscia, occorre tornare a guardare e ascoltare: come il ramo del fico che cresce silenziosamente, così la Parola di Dio non passa, ma feconda progressivamente la terra. Non sappiamo né il giorno né l’ora perché l’esperienza dell’angoscia accade sempre, ci prende quando meno ce l’aspettiamo. Ma così come l’angoscia ci può invadere da un momento all’altro, così possiamo ogni volta ritrovare la speranza, siamo certi infatti che Dio tornerà a mettere ordine. E quest’azione di Dio si chiama giustizia.
Leggersi dentro
- In quali situazioni hai sperimentato l’angoscia? Come l’hai affrontata?
- Cosa vuol dire per te in questo momento osservare il ramo del fico?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
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