Chi sono?
La conoscenza di se stessi è certamente un’impresa ardua ed esigente. Sant’Agostino diceva di essere diventato una grande domanda persino per se stesso. Il cuore dell’uomo è un abisso (Sal 63,7) e difficilmente arriviamo a comprendere fino in fondo chi siamo. Eppure, mi verrebbe da dire, a volte basta semplicemente guardare a quello che facciamo: le nostre scelte, i nostri comportamenti, le nostre reazioni parlano di noi. È vero forse che in molte occasioni preferiamo non guardare. La vita è quel banco di prova sul quale siamo chiamati continuamente ad affrontare la verifica di ciò che siamo diventati, proprio come un alunno che periodicamente viene messo alla prova non solo per essere valutato, ma perché comprenda dov’è arrivato e qual è il cammino che ancora deve percorrere.
Le prove quotidiane
La vita è continuamente il luogo della prova, affrontando la quale veniamo fuori per quello che siamo. La tentazione evangelica, letteralmente “essere messi alla prova”, riguarda la nostra quotidianità. Non a caso, sia la prima tentazione biblica, ovvero quella raccontata nel terzo capitolo della Genesi, sia la prima tentazione di Gesù nel deserto, riguardano il mangiare, quindi una dimensione quotidiana, con la quale abbiamo inevitabilmente a che fare. La nostra realtà quotidiana è fatta di desideri e bisogni, di pensieri e relazioni, ed è su tutto questo che il Nemico si mette all’opera. La tentazione si radica dentro le nostre dinamiche umane, approfitta di quello che siamo. Essa diventa una realtà spirituale perché va a incidere sulla nostra relazione con Dio, ma opera inevitabilmente sulla nostra umanità.
Prendere le distanze
Proprio per questo motivo, prima di agire, sarebbe fruttuoso prendere le distanze, guardare ciò che abbiamo davanti, interrompere la sequenza delle azioni per riflettere e decidere. Il tempo di Gesù nel deserto è infatti il tempo del digiuno: mi fermo, prendo le distanze dal cibo che mi sta davanti, mi prendo il tempo di capire che cosa voglio veramente mangiare. Nell’abbuffata delle emozioni quotidiane è difficile riconoscere veramente dove trovo gusto e dove mi sto avvelenando, perché tutto è confuso e mischiato.
Gesù è spinto dunque dallo Spirito nel deserto per prendere distanza soprattutto dalle tante attese che in quel periodo venivano caricate sulla figura del Messia. Dopo il Battesimo, ovvero dopo aver accolto l’invito del Padre a iniziare l’annuncio della buona notizia, Gesù deve decidere, prendendo le distanza da tutte queste attese, quale tipo di Messia vuole essere. Il deserto e i quaranta giorni e quaranta notti dicono innanzitutto che vuole essere un uomo vicino al suo popolo al punto da riviverne in qualche modo l’esperienza per poterlo comprendere meglio. Quel luogo e quel tempo evocano infatti il cammino di Israele nel deserto, quel viaggio che diventerà fondamentale ed emblematico nella vita del popolo, il punto di riferimento di tutta la sua esperienza spirituale.
La confusione
Il modo in cui Gesù affronta la tentazione lo rivela, dice chi vuole essere, quali sono i suoi criteri, a cominciare dalla sua fedeltà alla Legge: tutte le sue risposte al Nemico sono citazioni prese da libro del Deuteronomio. La tentazione infatti, proprio come nel terzo capitolo della Genesi, opera sempre cercando di distorcere il volto di Dio e confondendo i nostri pensieri.
Alla donna, il serpente racconta una storia confusa, ma in parte vera: Dio infatti aveva chiesto solo di non mangiare dell’albero che era in mezzo al giardino, ma il serpente chiede se Dio ha detto di non mangiare di nessun albero del giardino. E la donna si confonde, perché non era presente quando Dio aveva dato quel comando. La donna, come molte volte anche noi, conosce le parole di Dio solo per sentito dire, senza una familiarità e una costanza.
Lei stessa si confonde e afferma che Dio avrebbe detto di non mangiare e di non toccare l’albero che è in mezzo al giardino. Il serpente presenta pian piano Dio come un padrone che vuole togliere e rendere schiavi, porta infatti lo sguardo della donna sull’unico divieto, distogliendo l’attenzione da tutto il bene infinito che Dio aveva donato. Così anche noi siamo tentati di portare lo sguardo sul dettaglio negativo piuttosto che godere di tutto il bene reale.
Pensa prima a te!
Al contrario, Gesù ci mostra come sia possibile affrontare le prove della vita. La prima tentazione riguarda una dinamica molto presente nella nostra esperienza: il Nemico vuole indurre Gesù a pensare a se stesso. Piuttosto che pensare agli altri, il Nemico suggerisce a Gesù di cominciare a pensare innanzitutto alla sua fame: ne ha il diritto e ne ha anche la possibilità. Nessuno lo vedrebbe. Può fare quello che vuole. Anche noi siamo spesso tentati di pensare prima di tutto a noi stessi, quasi come se fosse un segno di maturità e di autonomia. Non dico certo che non mi importa degli altri, ma ci penserò dopo aver curato i miei interessi.
Gesù reagisce rifiutando la logica del privilegio: mangerà insieme agli altri, mangerà se e quando potranno mangiare anche gli altri.
Servirsi o servire
La seconda tentazione riguarda il rapporto con Dio, ma più in generale il modo di vivere le relazioni. Quando in una relazione infatti ci sentiamo sicuri, tendiamo ad approfittarne, mettiamo l’altro alla prova, tiriamo la corda, quasi per misurare fin dove arriva il suo amore. È la dinamica del bambino, che fa i capricci per capire fin dove può arrivare con le sue pretese. Molte nostre relazioni, impostate su questa dinamica, sono infatti relazioni infantili. Il tentatore suggerisce a Gesù di servirsi di Dio piuttosto che servire Dio, così come noi spesso ci serviamo degli altri piuttosto che servirli con il nostro amore. Quando nella relazione con Dio, quasi sotto l’apparenza di una profonda vita spirituale, lo mettiamo alla prova, avanziamo pretese e lo sfidiamo con i ricatti, abbiamo già ceduto alla tentazione.
Il fine e i mezzi
La terza tentazione è quella più subdola, perché propone un fine buono da raggiungere però attraverso una logica cattiva: il Nemico presenta a Gesù i Regni della terra e gli propone di salvarli alleandosi con il Male. È una tentazione ricorrente sia nelle piccole vicende della vita, sia in quelle più grandi delle istituzioni che fanno la storia. Si tratta di giustificare un fine buono passando attraverso il compromesso con il male: è la raccomandazione che cerchiamo per raggiungere un obiettivo, è la corruzione per ottenere un appalto, è il compromesso con la politica per l’approvazione di una legge che ci interessa e che certamente porterà del bene. Gesù, sia chiaro, rifiuta questo compromesso con il male e sceglie di salvare il mondo mediante una logica diversa: è la logica della croce, la logica della sofferenza e delle rinuncia, la logica dell’umiliazione e del sacrificio.
Leggersi dentro
- In che modo la tentazione entra di solito nella tua vita?
- Da che cosa sei chiamato a digiunare per rimettere ordine nella tua vita?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte
Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.
Forma breve:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio
Vangelo
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore