Un’educazione al mangiare
Tutta la Bibbia potrebbe essere riletta come un’educazione al mangiare, un itinerario formativo che, attraverso l’immagine del cibo, ci insegna a saper discernere quello che ci fa vivere e quello che invece rischia di avvelenare la nostra vita.
Per quanto infatti il mangiare sia un’azione abituale, essenziale e quotidiana, rappresenta anche un simbolo profondo ed eloquente del modo in cui scegliamo di vivere.
Pur di mangiare…
A volte, infatti, come suggerisce il testo di Es 16 di questa domenica, ci accontentiamo di situazioni che ci tengono in una condizione di schiavitù pur di avere qualcosa da mangiare: sono tutte quelle situazioni affettive basate sull’abitudine o sul ricatto, ma anche quei contesti, in cui, pur di avere un po’ di visibilità e di riconoscimento, ci riduciamo ad assumere comportamenti che nel fondo del nostro cuore non condividiamo o che ci risultano pesanti.
Abbandonare queste situazioni, così come abbandonare la pentola con la carne in Egitto, non è semplice, richiede un cammino attraverso il deserto e implica anche attraversare momenti in cui non c’è nulla da mangiare. La fame, in certi momenti della vita, diventa un’occasione di purificazione e di riflessione.
Il pane nel deserto
Abbiamo bisogno a volte di digiunare per renderci conto di quello che è veramente il cibo che ci nutre e ci fa crescere. Ma il testo dell’Esodo ci ricorda anche che persino durante il cammino del deserto, quando la vita diventa più faticosa e difficile, Dio non ci fa mai mancare il pane di cui abbiamo bisogno ogni giorno. Il Dio d’Israele non è mai indifferente alla fame del suo popolo.
Un cibo donato
La relazione con il cibo diventa così anche un simbolo della relazione con Dio e più in generale con la vita, perché mentre il peccato di Adamo era stato occasionato proprio dall’afferrare il frutto, cioè dal tentativo di gestire autonomamente la propria fame, Dio ci chiede invece di accogliere il pane. Il cibo che nutre la nostra vita è quello che ci viene donato, mai quello che cerchiamo di rubare, di trafugare o di ottenere con le nostre manovre egoistiche. Siamo sicuri perciò che il Signore trova sempre il modo per nutrirci gratuitamente e a sufficienza.
Gesù vero cibo
Gesù, nel Vangelo, riprende l’immagine del pane e più in generale del cibo. Anche in questo caso si tratta di un percorso che ci conduce verso l’ultima cena: è lì che arriviamo a capire fino in fondo il valore di questa immagine.
Come Gesù ha detto più volte nel suo insegnamento, non si tratta più di ricevere solo un cibo da Dio che nutre la nostra vita, adesso Gesù dà se stesso come cibo. È come se tutto questo cammino formativo fosse stato necessario per accogliere e comprendere pienamente il dono fondamentale del corpo di Gesù: è lui il vero cibo che dà senso e pienezza alla nostra vita.
Un cammino di ricerca
In questo capitolo sei di Gv, la gente si mette a cercare Gesù, perché ha mangiato il pane in abbondanza. È un cammino di ricerca che diventa immagine di ogni nostro cammino, mediante il quale cerchiamo di trovare il Signore nella nostra vita.
Ma quel cammino diventa un itinerario di liberazione: la gente, così come anche noi oggi, è invitata da Gesù a chiedersi cosa sta cercando veramente. Perché cerchiamo Gesù? Cosa ci aspettiamo da lui?
Forse stiamo solo cercando una risposta temporanea alla fame di questo momento. Al contrario, Gesù ci chiama a una relazione forte con lui, una relazione di cui nutrirci e che diventa la forza per attraversare ogni tipo di situazione, per quanto difficile e faticosa possa essere.
Nutrirsi della relazione con Gesù
Ecco cosa vuol dire allora credere in lui. Cosa dobbiamo fare, dunque? È la domanda delle persone che seguono Gesù ed è la nostra domanda di oggi. Gesù non ci indica delle azioni specifiche, ma ci chiede di fare ogni cosa insieme con lui. Credere in lui vuol dire fidarsi dell’azione di Gesù nella nostra vita, anche quando ci sembra impossibile, anche quando Dio ci sembra in silenzio, anche quando la sua presenza ci appare nascosta e inefficace.
Dacci questo pane, dunque, perché la relazione con te, Signore, è l’unica cosa che nutre veramente il nostro cuore, l’unica relazione che ci fa vivere, ci fa crescere e ci fa sentire liberi.
Accorgersi della propria fame
Questo cibo, questa relazione con Gesù, è un pane gratuito, donato a tutti, soprattutto a quelli che hanno più fame, soprattutto a chi è più povero, a chi non ha niente o meglio a chi si rende conto di essere povero e di non avere niente. Questa dunque è la condizione fondamentale: renderci conto che abbiamo fame, che abbiamo cioè bisogno di qualcuno che ci dia da mangiare, perché non siamo autosufficienti, siamo creature che hanno bisogno del loro Creatore!
Leggersi dentro
- Quali sono i tuoi criteri per cercare quello che ti nutre?
- In che modo coltivi la relazione con Gesù?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte