Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 7 maggio 2023.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.
Una sola vita, tanti modi per donarla
Una delle caratteristiche della comunitร primitiva, descritta negli Atti degli apostoli, รจ lโassenza di classi, di titoli onorifici, di un maggior prestigio o dignitร riconosciuti a qualche membro eminente.
Tutti i credenti si consideravano su un piano di uguaglianza, nessuno si faceva chiamare rabbi, perchรฉ uno solo era il Maestro ed essi erano solo discepoli. Si sentivano fratelli e nessuno si arrogava il titolo di padre, sapevano infatti di avere un solo Padre nei cieli (Mt 23,8-10).
Neppure nella santitร conoscevano gradi. โSantiโ era il titolo collettivo con cui amavano designarsi. Paolo indirizza le sue lettere โa tutti i santi che vivono nella cittร di Filippiโฆโ (Fil 1,1), โai santi che sono in Efesoโฆโ (Ef 1,1), โa tutti voi prediletti di Dio che siete in Roma e che siete chiamati santiโฆโ (Rm 1,7).
Eppure una differenza era riconosciuta e tenuta in gran conto: quella del ministero, del servizio che ciascuno era chiamato a svolgere in favore dei fratelli.
Lโunico Spirito โ ricorda Paolo ai corinti โ arricchisce la comunitร con doni diversi e complementari: โa uno concede il linguaggio della scienza, a un altro quello della sapienza, a uno la fede, a un altro il dono di guarire, a un altro la potenza di operare miracoli, a un altro il dono delle lingue, a un altro quello di interpretarleโ, tutto per lโutilitร comune (1 Cor 12,7-11).
โCiascuno viva โ raccomandava Pietro โ secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dioโ (1 Pt 4,10).
Con questa Chiesa ministeriale, nata da Cristo ed edificata โsul fondamento degli apostoliโ (Ef 2,20), sono chiamate a confrontarsi le nostre comunitร di oggi.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โI doni che tu ci hai dato non ci gonfino di orgoglio, ma della volontร di servire i fratelliโ.
Prima Lettura (At 6,1-7)
1 In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli ebrei, perchรฉ venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2 Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: โNon รจ giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3 Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo questโincarico. 4 Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parolaโ. 5 Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Prรฒcoro, Nicร nore, Timรฒne, Parmenร s e Nicola, un proselito di Antiochia. 6 Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
La sensazione incantevole che suscitano i brani degli Atti degli apostoli in cui Luca racconta la vita della prima comunitร di Gerusalemme รจ difficile da scordare. I discepoli erano un cuor solo e unโanima sola, partecipavano quotidianamente alla catechesi degli apostoli, condividevano i beni, pregavano insieme, celebravano settimanalmente lโeucaristia, compivano segni straordinari con la forza dello Spirito. Fra di loro regnava un perfetto accordo e godevano della stima di tutto il popolo.
- Pubblicitร -
Davvero a Gerusalemme andava tutto cosรฌ bene? Lโautore del libro degli Atti non si sarร un poโ cullato nei sogni? Non avrร scambiato lโideale che aveva in mente con la realtร ?
La risposta รจ abbastanza semplice e sicura: ha trasfigurato, ha idealizzato, non vโรจ dubbio. Ha preso spunto da avvenimenti reali โ la generositร eccezionale di Barnaba (At 4,36-37), il radicale cambiamento dei sentimenti e dei rapporti allโinterno del gruppo dei discepoli dopo la risurrezione di Cristo โ e li ha generalizzati per tratteggiare lโimmagine di una comunitร cristiana modello.
La realtร ecclesiale, anche a Gerusalemme, non era cosรฌ idilliaca, i problemi esistevano come da noi. Ad un certo punto sono venuti a galla, in modo addirittura drammatico. ร il racconto che troviamo nella lettura di oggi.
La comunitร era composta inizialmente solo da giudei che perรฒ appartenevano a due gruppi ben distinti: gli ebrei e gli ellenisti.
I primi erano nati e cresciuti in Palestina, parlavano aramaico e frequentavano le sinagoghe dove la Bibbia era letta in ebraico; erano molto attaccati alle tradizioni dei loro padri e alla legge di Mosรจ, accettavano e consideravano indiscutibili gli insegnamenti e le interpretazioni date dai rabbini.
Gli ellenisti invece erano nati e cresciuti allโestero. A contatto con gli altri popoli avevano conosciuto, apprezzato e anche adottato stili di vita che i loro correligionari consideravano fuorvianti e corrotti. Si sentivano liberi riguardo alle tradizioni e alle disposizioni dei rabbini, non capivano lโebraico, parlavano in greco (la lingua usata allora in tutto lโimpero), nelle loro sinagoghe leggevano la Bibbia nella traduzione greca.
Questa diversitร di origine, di lingua, di mentalitร era allโorigine di forti tensioni fra i due gruppi.
Un giorno il conflitto esplose. Lโoccasione fu offerta dal problema della distribuzione dei beni della comunitร ; gli ellenisti, che erano in minoranza, cominciarono a lamentarsi perchรฉ gli ebrei facevano delle preferenze: favorivano le loro vedove e trascuravano quelle dellโaltro gruppo.
La situazione divenne esplosiva e anche la grande simpatia che i discepoli godevano di fronte a tutto il popolo rischiava di offuscarsi. Il problema doveva essere risolto. Gli apostoli si riunirono e indicarono una possibile soluzione: scegliete โ dissero โ tra di voi sette uomini che godano della stima e della fiducia di tutti; a loro sarร affidato il compito di distribuire i beni ai poveri, mentre noi ci dedicheremo alla preghiera e allโannuncio del vangelo.
La proposta venne accolta e il caso fu chiuso, con soddisfazione di tutti.
Lโepisodio รจ stato inserito da Luca nel libro degli Atti per proiettare una luce sui problemi delle sue comunitร dove continuavano ad esistere, accanto a tanti segni di vita nuova, anche dissidi, tensioni, divergenze, mancanza di dialogo.
Luca si rivela, come sempre, un uomo intelligente, ottimista, equilibrato.
Il suo racconto รจ un invito a valutare con realismo, saggezza e pazienza le situazioni reali di ogni singola comunitร .
La chiesa โ vuole dirci โ non รจ composta da angeli, ma da uomini con mentalitร , cultura, ideologie, caratteri diversi e con tanti limiti. ร spiacevole e doloroso che al suo interno emergano pregiudizi, settarismi, invidie, gelosie, incomprensioni, ma รจ normale. ร accaduto perfino nella comunitร di Gerusalemme dove pure erano presenti persone eccezionali come gli apostoli e come Maria, la madre del Signore.
Da questo โincidenteโ la comunitร di Gerusalemme ha saputo uscire matura. ร cresciuta, ha imparato a risolvere i suoi problemi e ha scoperto il modo di rispondere ai suoi crescenti bisogni: รจ divenuta ministeriale. In essa gli apostoli non sono rimasti gli unici a svolgere tutte le mansioni. Altre persone capaci si sono assunte le responsabilitร che non erano di competenza specifica degli apostoli.
Cosรฌ hanno avuto inizio quelle che oggi sono chiamate comunitร ministeriali, comunitร in cui tutti i membri godono di pari dignitร , dove lโunico titolo onorifico รจ quello di โservoโ; dove ognuno, โsecondo la grazia ricevutaโ, mette se stesso a servizio degli altri (1 Pt 4,10); dove โchi ha il dono della profezia lo esercita, chi ha un ministero lo svolge, chi รจ capace di insegnare insegna, chi sa esortare esorta, chi presiede lo fa con diligenza, chi fa opere di caritร le compie con gioiaโ (Rm 12,6-8).
Seconda Lettura (1 Pt 2,4-9)
4 Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, 5 anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesรน Cristo. 6 Si legge infatti nella Scrittura: โEcco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterร confuso. 7 Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato รจ divenuta la pietra angolare, 8 sasso dโinciampo e pietra di scandalo.
Loro vโinciampano perchรฉ non credono alla parola; a questo sono stati destinati. 9 Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si รจ acquistato perchรฉ proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce.
Pietro paragona la Chiesa a un edificio spirituale il cui costruttore รจ Dio e le cui pietre vive sono gli uomini.
La costruzione รจ iniziata con una solida roccia, posta a fondamento di tutto lโedificio: Cristo sul quale Dio ha poi collocato altre pietre, i credenti in lui, quei neoโbattezzati ai quali lโautore della lettera sta parlando nella notte di Pasqua. Uniti a Gesรน, essi formano un nuovo, splendido tempio (vv. 4-5).
NellโAT (Sal 118,22) รจ stato annunciato che un giorno Dio avrebbe preso la pietra scartata dagli uomini e lโavrebbe posta alla base di una nuova casa (v. 6). La profezia si รจ adempiuta nel giorno di Pasqua: Dio ha scelto Gesรน, rigettato dai capi politici e religiosi del suo popolo e lo ha collocato a fondamento del nuovo santuario.
Lโantico tempio di Gerusalemme, costruito con pietre materiali e luogo in cui erano offerti sacrifici di agnelli e di tori, รจ stato sostituito dal nuovo tempio, in cui ognuno, insieme con Cristo, immola olocausti spirituali graditi a Dio: la vita santa, irreprensibile e colma di opere di amore. Per questi sacrifici che offre, ogni discepolo diviene, nel battesimo, sacerdote.
Di fronte ai neofiti, insigniti di una dignitร cosรฌ sublime, il predicatore si commuove ed esclama: โOnore a voi che credete!โ; siete divenuti โstirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di Dioโ; a voi รจ affidato il compito di proclamare, con la vostra vita, le opere meravigliose di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce.
Poi il suo volto si rattrista, pensa a coloro che hanno rifiutato il dono di Dio e hanno scelto di continuare a vivere da pagani. Per loro la pietra non รจ stata un motivo di salvezza, ma occasione dโinciampo. Si รจ verificato il conflitto predetto da Simeone: โEgli รจ qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione perchรฉ siano svelati i pensieri di molti cuoriโ (Lc 34-35).
Vangelo (Gv 14,1-12)
1 โNon sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve lโavrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarรฒ andato e vi avrรฒ preparato un posto, ritornerรฒ e vi prenderรฒ con me, perchรฉ siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la viaโ.
5 Gli disse Tommaso: โSignore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?โ. 6 Gli disse Gesรน: โIo sono la via, la veritร e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete vedutoโ.
8 Gli disse Filippo: โSignore, mostraci il Padre e ci bastaโ. 9 Gli rispose Gesรน: โDa tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre รจ in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che รจ con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre รจ in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In veritร , in veritร vi dico: anche chi crede in me, compirร le opere che io compio e ne farร di piรน grandi, perchรฉ io vado al Padre.
Il brano del vangelo di oggi รจ tratto dal primo dei tre discorsi di addio pronunciati da Gesรน durante lโultima cena, subito dopo che Giuda รจ uscito per mettere in atto il suo proposito di tradimento. Sono chiamati cosรฌ perchรฉ in essi Gesรน sembra dettare le sue ultime volontร , prima di affrontare la passione e la morte.
La liturgia ce li fa meditare dopo la Pasqua per una ragione molto semplice: un testamento viene aperto e acquista il suo significato solo dopo la morte di chi lo ha dettato. Le parole pronunciate da Gesรน durante lโultima cena non erano riservate agli apostoli riuniti nel cenacolo, ma rivolte ai discepoli di tutti i tempi e il momento piรน indicato per comprenderle e meditarle รจ proprio il tempo di Pasqua.
Il brano di oggi inizia con una frase che puรฒ essere fraintesa: โNella casa del Padre mio ci sono molti posti. Io vado a prepararvi un posto; quando lโavrรฒ preparato ritornerรฒ e vi prenderรฒ con me. E del luogo dove io vado, voi conoscete la viaโ (vv. 2-4).
Gesรน sembra voler dire che รจ giunto per lui il momento di andare in cielo e promette che lร preparerร un posto anche per i suoi discepoli.
Questa spiegazione non soddisfa, sia perchรฉ siamo convinti che in paradiso รจ giร tutto pronto da molto tempo, sia perchรฉ lโidea delle poltroncine numerate, corrispondenti ai vari gradi di premio, con il pericolo che qualcuno possa anche rimanere senza posto, non entusiasma.
Il senso della frase รจ diverso, molto piรน concreto e attuale per noi e per la vita delle nostre comunitร .
Gesรน dice che deve percorrere un โcamminoโ difficile e aggiunge che i suoi discepoli dovrebbero conoscere molto bene questa โviaโ, perchรฉ ne ha parlato spesso.
Tommaso risponde, a nome di tutti: noi non conosciamo questa โviaโ e non riusciamo a intuire dove tu voglia andare.
Gesรน spiega: percorrerร egli stesso, per primo, il โcamminoโ, poi, una volta compiuta la sua missione, tornerร e prenderร con sรฉ i discepoli, infonderร loro il suo coraggio e la sua forza, cosรฌ saranno resi capaci di seguire i suoi passi.
Ora รจ chiaro qual รจ la โviaโ: รจ il cammino verso la Pasqua, percorso difficile perchรฉ esige il sacrificio della vita. Gesรน ne ha parlato tante volte, ma i discepoli si sono sempre mostrati restii a capire. Quando accennava al โdono della vitaโ, preferivano distrarsi, pensare ad altro.
In questa prospettiva diviene chiara anche la questione dei โmolti posti nella casa del Padreโ. Chi ha accettato di seguire la โviaโ percorsa da Gesรน, si viene a trovare immediatamente nel regno di Dio, nella casa del Padre. Questa casa non รจ il paradiso, ma la comunitร cristiana, รจ lรฌ che ci sono molti posti, cioรจ, tanti servizi, tante mansioni da svolgere.
Sono molti i modi in cui si concretizza il dono della propria vita. I โmolti postiโ altro non sono che i โdiversi ministeriโ, le diverse situazioni in cui ognuno รจ chiamato a mettere a disposizione dei fratelli le proprie capacitร , i molti doni ricevuti da Dio.
Fino al concilio Vaticano II i laici non erano considerati membri attivi della Chiesa; non partecipavano allโeucaristia, โassistevanoโ; non celebravano la riconciliazione, andavano a โricevereโ lโassoluzione. Erano spesso spettatori inerti di ciรฒ che i preti facevano. Oggi abbiamo capito che ogni cristiano deve essere attivo, non per la carenza di preti, ma per il fatto che ha un compito da svolgere allโinterno della comunitร .
Gesรน dice che, nello svolgimento del proprio ministero, non ci possono essere motivi di invidia e di gelosia: i โpostiโ, cioรจ, i servizi da rendere ai fratelli sono molteplici e solo chi non รจ ancora stato scosso dalla novitร di vita, comunicata dalla fede nel Risorto, puรฒ restare inoperoso.
Nella societร civile, il posto รจ valutato in base al potere, al prestigio sociale che conferisce, al denaro con cui รจ rimunerato. La domanda: โChe lavoro fai?โ equivale a: โQuanto guadagni?โ.
Il posto preparato per ciascuno da Gesรน รจ valutato invece in base al servizio: il โpostoโ migliore รจ quello dove si possono servire di piรน e meglio i fratelli.
Il brano รจ un invito alla verifica della vita comunitaria: qual รจ la percentuale dei membri attivi? Ci sono degli impegni che nessuno si vuole assumere? Cโรจ competizione per accaparrarsi la responsabilitร di qualche incarico? Dei molteplici โposti di lavoroโ preparati da Gesรน ce ne sono ancora molti scoperti? Ci sono dei โdisoccupatiโ? Perchรฉ?
La seconda parte del vangelo di oggi (vv. 8-12) รจ centrata sulla domanda di Filippo: โSignore, mostraci il Padre e questo ci bastaโ.
โMostrami la tua gloria!โ โ aveva chiesto Mosรจ al Signore โ e Dio gli aveva risposto: โTu non puoi vedere il mio volto, perchรฉ nessun uomo puรฒ vedermi e restare vivoโ (Es 33,18.20).
Pur coscienti di questa impossibilitร di contemplare il Signore, i pii israeliti continuavano a implorare: โIl tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo voltoโ (Sal 27,8-9); โLโanima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrรฒ e vedrรฒ il volto di Dio?โ (Sal 42,3).
Filippo sembra farsi interprete di questโintimo anelito del cuore umano. Sa che โDio nessuno lo ha mai vistoโ (Gv 1,18), perchรฉ โabita una luce inaccessibile che nessuno fra gli uomini ha mai visto nรฉ puรฒ vedereโ (1 Tm 6,16); ma ricorda anche la beatitudine riservata ai puri di cuore: โVedranno Dioโ (Mt 5,8) e pensa che Gesรน possa soddisfare la sua segreta aspirazione. Avanza cosรฌ una richiesta che sembra lโeco di quelle manifestate da Mosรจ e dai salmisti.
Nella sua risposta, Gesรน indica il modo per vedere Dio: bisogna guardare a lui. Egli รจ il volto umano che Dio ha assunto per manifestarsi, per stabilire un rapporto di intimitร , di amicizia, di comunione di vita con lโuomo. ร โlโimmagine del Dio invisibileโ (Col 1,15), โlโirradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanzaโ (Eb 1,3).
Per conoscere il Padre non si devono fare ragionamenti, non vale la pena perdersi in sottili disquisizioni filosofiche, basta contemplare Gesรน, osservare ciรฒ che fa, ciรฒ che dice, ciรฒ che insegna, come si comporta, come ama, chi preferisce, chi frequenta, chi accarezza e da chi si lascia accarezzare, con chi va a cena, chi sceglie, chi rimprovera, chi difendeโฆ perchรฉ cosรฌ fa il Padre. Le opere che Gesรน compie sono quelle del Padre (v. 10).
Cโรจ un momento in cui il Padre manifesta pienamente il suo volto: รจ sulla croce. Lรฌ cโรจ la rivelazione somma del suo amore per lโuomo, lรฌ appare in tutto il suo splendore la sua gloria (Eb 1,3), lรฌ brilla in pienezza la sua luce (2 Cor 4,6).
โChi ha visto me ha visto il Padreโ โ puรฒ affermare Gesรน (v. 9).
Ma questo vedere non si riduce allo sguardo di chi ha presenziato agli eventi, ai fatti, ai gesti concreti da lui compiuti. ร uno sguardo di fede che viene richiesto, uno sguardo capace di andare oltre le apparenze, oltre il puro dato materiale, uno sguardo che colga nelle opere di Gesรน la rivelazione di Dio.
Questo vedere equivale a credere.
Chi vede in lui il Padre, chi gli accorda piena fiducia ed รจ disposto a giocarsi la vita sui valori da lui proposti, compirร le sue stesse opere e ne farร di piรน grandi. Non si tratta dei miracoli, ma del dono totale di sรฉ per amore.
Il Padre continuerร a realizzare nei discepoli le opere di amore che ha compiuto in Gesรน.
Per gentile concessione di Settimana News.