Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 5 Maggio 2024.
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Siamo amati, per questo amiamo
Baal, il grande dio adorato in tutto lโantico Medio Oriente, era il signore della pioggia, il โcavaliere delle nubiโ dal quale dipendeva la feconditร dei campi e degli animali. A lui bruciarono incenso e piegarono le ginocchia anche gli israeliti, suscitando la gelosia del Signore e lo sdegno dei profeti. Nella Bibbia, il suo nome compare spesso accompagnato da quello di un luogo โ Baal-Safon, Baal-Peor, Baal-Gadโฆโ corrispondente al monte su cui sorgeva il santuario in cui era venerato. Come lui, anche le altre divinitร di tutta quellโarea geografica erano identificate con il nome del luogo dove i devoti si recavano per rendere loro culto.
In questo ambiente culturale, sorprende che gli israeliti concepissero il loro Dio come colui che lega il proprio nome non a un luogo, ma a delle persone: โIo sono il Dio di tuo padre โ dichiara a Mosรจ โ il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbeโ (Es 3,6); โIo sono con te โ ripete spesso al suo popolo โ non smarrirti, perchรฉ io sono il tuo Dioโ (Is 41,4).
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Israele aveva compreso che il Signore legava il suo cuore allโuomo, che si prendeva cura del suo popolo, tuttavia lo immaginava anche pronto a castigare โla colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli, fino alla terza e quarta generazioneโ (Es 34,7). Aveva contemplato lโopera delle sue mani, ma non aveva ancora visto il suo volto di Emmanuele โ Dio con noi โ e, soprattutto, non aveva ancora scoperto il suo cuore.
Il discepolo che, durante la cena, reclinรฒ il suo capo sul petto del Signore, ci ha rivelato che Dio รจ amore, solo amore e che chiunque ama รจ da lui generato.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โQuando comprenderรฒ lโAmore, imparerรฒ ad amareโ.
Prima Lettura (At 10,25-27.34-35.44-48)
25ย Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettรฒ ai suoi piedi per adorarlo.ย 26ย Ma Pietro lo rialzรฒ, dicendo: โAlzati: anchโio sono un uomo!โ.ย 27ย Poi, continuando a conversare con lui, entrรฒ e trovate riunite molte persone disse loro:ย 34ย โIn veritร sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone,ย 35ย ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, รจ a lui accettoโ.
44ย Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.ย 45ย E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;ย 46ย li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.ย 47ย Allora Pietro disse: โForse che si puรฒ proibire che siano battezzati con lโacqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?โ.ย 48ย E ordinรฒ che fossero battezzati nel nome di Gesรน Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Il fatto accadde a Cesarea, la splendida capitale fondata da Erode il grande.
In questa cittร risiedeva il procuratore romano e vi stazionava una forte guarnigione militare. Uno dei comandanti del presidio si chiamava Cornelio, un centurione che, come il suo collega di Cafarnao (Lc 7,1-10), coltivava un profondo rispetto per la religione dโIsraele. Pregava, elargiva elemosine, amava il popolo dโIsraele, ma questo ancora non bastava per essere associato agli eredi delle promesse fatte ad Abramo. Non si era sottoposto alla circoncisione e quindi rimaneva un impuro, inavvicinabile dai pii israeliti e Pietro era uno di questi.
Pietro era un tradizionalista, orgoglioso della propria elezione (Dt 7,6; 26,19), aveva sempre evitato i contatti con gli stranieri, per non essere indotto allโidolatria. Aveva difeso la propria identitร religiosa, tenendo presente che una nitida linea di demarcazione lo separava dai pagani. Aveva osservato con scrupolo i divieti e le prescrizioni che i rabbini gli avevano insegnato, ma, trascorsi alcuni anni dalla Pentecoste, gli eventi cominciarono a far vacillare le sue certezze. Un dubbio, sempre piรน insistente, lo tormentava: le discriminazioni, imposte in nome di Dio, erano davvero volute da Dio?
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Non sapeva cosa fare, brancolava nel buio. Decidere รจ sempre recidere e, nel caso suo, voleva dire recidere con il passato, la sua mentalitร , la sua cultura, la sua religiositร oppure recidere con lโirrompente novitร dello Spirito che lo mandava lร , dove cโera una famiglia che lo aspettava in preghiera.
Pietro non era il tipo portato alla trasgressione, esitava, ma alla fine ci credette e, con sei altri discepoli, si diresse verso Cesarea.
Lo attendeva Cornelio che gli andรฒ incontro e lo accolse gettandosi ai suoi piedi per adorarlo. Era la prassi abituale con cui si riveriva un โuomo di Dioโ (2 Re 4,27), ma Pietro reagรฌ: โAlzati โ esclamรฒ โ anchโio sono un uomo!โ (v. 26). Rifiutรฒ lโossequio, anche se si trattava di un semplice complimento, di una normale manifestazione di rispetto; ricordava troppo bene con quale insistenza e con quanta chiarezza il Maestro aveva condannato la ricerca di onori e la smania dei primi posti (Lc 22,24-27) e non voleva che simili cerimoniali, ai quali tanto tenevano gli scribi (Mc 12,38-39), fossero introdotti nella comunitร cristiana.
Poi continuรฒ: โIn veritร comincio a rendermi conto che Dio non fa preferenze di personeโ (v. 34). Non tutto gli era ancora chiaro, ma cominciava a capire una veritร fondamentale introdotta da Cristo nel mondo: non esistono due categorie di persone, quelle pure e quelle impure, per Dio tutti gli uomini sono puri, perchรฉ tutti sono sue creature, tutti sono suoi figli.
Pietro non era responsabile della sua chiusura mentale, era solo vittima di una concezione atavica che lo induceva a pensare in modo esclusivista. Lo Spirito si incaricรฒ di sconvolgere gli schemi dettati da presunti privilegi razziali e mostrรฒ che poteva scendere sui pagani prima ancora che fosse loro amministrato il battesimo. Con il suo dinamismo irresistibile, lo Spirito testimoniava la libertร dellโamore incondizionato di Dio che raggiunge ogni uomo, anche se non appartiene allโistituzione Chiesa.
Lโabbraccio fra il gruppo di giudei, giunti a Cesarea assieme a Pietro, e i pagani della famiglia di Cornelio rappresenta lโincontro di due popoli che, fino a quel momento, avevano coltivato preconcetti e pregiudizi reciproci ed รจ il segno del regno, del mondo nuovo in cui ogni discriminazione scomparirร completamente.
Seconda Lettura (1 Gv 4,7-10)
7ย Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perchรฉ lโamore รจ da Dio: chiunque ama รจ generato da Dio e conosce Dio.ย 8ย Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchรฉ Dio รจ amore.
9ย In questo si รจ manifestato lโamore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perchรฉ noi avessimo la vita per lui.
10ย In questo sta lโamore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma รจ lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
In unโaccesa disputa, riferitaci da Giovanni, ai giudei che affermavano: โIl nostro padre รจ Abramoโ, Gesรน rispose: โSe siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Voi fate le opere del padre vostroโ. Quelli reagirono: โNoi abbiamo un solo padre, Dio!โ e Gesรน replicรฒ: โVoi avete per padre il diavolo e compite i desideri del padre vostro che รจ stato omicida fin da principioโ (Gv 8,38-44).
Solo Gesรน poteva dichiarare di essere lโunigenito di Dio, solo in lui si sono manifestate in pienezza le opere del Padre suo (Gv 9,3), tuttavia sono chiamati e sono realmente figli di Dio anche tutti coloro sul cui volto traspaiono le sembianze del Padre celeste: โI costruttori di paceโ (Mt 5,9), coloro che amano i nemici e pregano per i persecutori (Mt 5,44), coloro che si comportano da padri per gli orfani e le vedove (Sir 4,10). Si tratta di una somiglianza dalla quale anche il piรน grande santo rimarrร infinitamente distante, ma verso la quale si deve continuamente tendere, infatti Paolo esorta: โFatevi imitatori di Dio, quali figli carissimiโ (Ef 5,1).
Nella prima parte del brano di oggi (vv. 7-8), Giovanni riprende questa immagine della figliolanza per indicare qual รจ il fondamento, quale lโorigine del comandamento dellโamore. Non deriva da una disposizione esterna data da Dio, ma รจ la manifestazione necessaria di una realtร nuova, presente nellโintimo dellโuomo, il seme divino che Dio ha posto in lui.
Chi รจ Dio? Non sappiamo nemmeno chi siamo noi, come potremmo definire Dio? Giovanni non dร una definizione, ma spiega come egli si manifesta: non come legislatore e giudice, come ritenevano i rabbini, ma come amore. โAmiamoci gli uni gli altri โ dice โ perchรฉ lโamore viene da Dio: chiunque ama รจ generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchรฉ Dio รจ amoreโ.
Lโamore รจ la vita di Dio, ed รจ questo amore che egli comunica ai suoi figli. Chi ama, anche se non appartiene allโistituzione ecclesiale, ha in sรฉ la vita di Dio, รจ suo figlio.
Nella seconda parte del brano (vv. 9-10) spiega cosa significa amare.
Lโamore di Dio si รจ manifestato donandoci ciรฒ che aveva di piรน prezioso, il suo Unigenito; lo ha inviato nel mondo, non come premio per le nostre opere buone, ma come โvittima di espiazione dei nostri peccatiโ. Ci ha amati, non perchรฉ eravamo buoni, ma ci ha resi buoni amandoci gratuitamente: โMentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morรฌ per gli empiโ (Rm 5,6).
ร questo amore generoso e disinteressato che si manifesta anche nei figli di Dio.
Non si riceve la figliolanza divina come ricompensa perchรฉ si ama. ร la presenza di questo amore che rivela chi รจ divenuto figlio di Dio.
Vangelo (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:ย 9ย โCome il Padre ha amato me, cosรฌ anchโio ho amato voi. Rimanete nel mio amore.ย 10ย Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.ย 11ย Questo vi ho detto perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12ย Questo รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.ย 13ย Nessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la vita per i propri amici.ย 14ย Voi siete miei amici, se farete ciรฒ che io vi comando.ย 15ย Non vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre lโho fatto conoscere a voi.
16ย Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchรฉ tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.ย 17ย Questo vi comando: amatevi gli uni gli altriโ.
Il vangelo di oggi รจ la continuazione di quello della scorsa domenica. Dopo aver introdotto lโallegoria della vite e dei tralci, Gesรน spiega ciรฒ che avviene in coloro cheย rimangonoย uniti a lui.
Ci sono infatuazioni passeggere per Cristo, dettate dallโemozione e dallโentusiasmo momentanei, e cโรจ un attaccamento duraturo che nessuna forza avversa รจ capace di infrangere. Questa adesione salda e decisa รจ espressa da Giovanni con il verbo rimanere (mรฉnein in greco) che ricorre ben sette volte nella parabola della vite ed รจ ripreso altre tre allโinizio del nostro brano (vv. 9-10).
Gesรน rimane nellโamore del Padre perchรฉ รจ sempre unito a lui, gli รจ fedele e fa sempre โle cose che sono gradite al Padreโ (Gv 8,29); i discepoli possono divenire nel mondo un riflesso di questa unione solo se rimangono nel suo amore e osservano i suoi comandamenti: โSe qualcuno mi ama osserverร la mia parola e il Padre mio lo amerร e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ (Gv 14,23).
In queste parole e in queste immagini, dense di misticismo, si percepisce, nitido, il richiamo allโeucaristia, il sacramento dove si celebra e si realizza questa unione intima con il Signore: โChi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in luiโ (Gv 6,56).
Ecco la ragione per cui, prima di accostarsi alla comunione, ognuno deve โesaminare se stessoโ, per verificare se davvero รจ deciso a rimanere nel Signore, altrimenti il suo gesto รจ una menzogna e โmangia e beve la propria condannaโ (1 Cor 11,28-29).
In questi primi versetti (vv. 9-10), Gesรน non presenta il suo amore come un modello da imitare, ma come una vita che continua nei discepoli che, nel battesimo, sono stati inseriti in lui, divenendo sue membra. Cosรฌ รจ lui che attua in loro. Nei discepoli รจ Cristo che annuncia la lieta notizia al povero, ama, cura, consola, asciuga le lacrime della vedova e dellโorfano.
Frutto di questa unione con Cristo e con il Padre e dellโosservanza dei suoi comandamenti รจ la pienezza della gioia (v. 11).
Per sette volte nel vangelo di Giovanni ricorre il termine gioia. Il primo a impiegarlo รจ il Battista quando afferma: โLโamico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia รจ compiutaโ (Gv 3,29); poi รจ sempre Gesรน che, con insistenza, ripete ai discepoli la promessa della sua gioia.
ร ancora radicata la convinzione che rimanere in Cristo equivalga a rinunciare a ciรฒ che rende felici. Non รจ cosรฌ. Gesรน mette in guardia, sรฌ, dalle gioie vane e illusorie che derivano dallโegoismo, dalla ricerca del piacere ad ogni costo, ma propone la gioia autentica, quella che proviene dallโunione con lui e con il Padre. Questa gioia, lโunica vera e duratura, non puรฒ perรฒ essere ottenuta che passando attraverso il dolore: โVoi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerร . Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierร in gioiaโ (Gv 16,20). Tentare cammini alternativi, scegliere strade facili e spaziose significa perdersi, allontanarsi dalla meta.
Dopo aver parlato dei suoi comandamenti, come se fossero molti, Gesรน dichiara: โQuesto รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amatiโ, come se si trattasse di uno soltanto (v.12).
ร vero, i comandamenti sono molti, ma sono soltanto esplicitazioni di un unico comandamento, quello che Gesรน ha praticato in modo perfetto: lโamore allโuomo. ร al bene dellโuomo che devono sempre fare riferimento tutte le scelte morali, le disposizioni, le leggi, perchรฉ รจ lโunico modo che abbiamo di mostrare a Dio il nostro amore: โChi non ama il fratello che vede non puรฒ amare Dio che non vedeโ (1 Gv 4,20) e chi ama il fratello ha adempiuto tutta la legge, โtutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: ama il prossimo tuo come te stessoโ (Gal 5,14; Rm 13,8-10).
Durante lโultima cena, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, aveva giร detto: โVi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosรฌ amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altriโ (Gv 13,34-35).
Confrontando le due formule con cui รจ presentato lโunico comandamento, si nota una leggera, ma significativa differenza. Prima il comandamento era โnuovoโ, ora รจ il โsuoโ, quasi non fosse piรน โnuovoโ.
Cโรจ una ragione per cui รจ stato introdotto il cambiamento. Lโevangelista scrive dopo gli avvenimenti della Pasqua, quando Gesรน รจ giร passato da questo mondo al Padre. Per primo egli ha praticato il comandamento nuovo: ha amato fino a donare tutto se stesso. Ecco la ragione per cui il comandamento non รจ piรน nuovo, ma รจ divenuto il suo, quello che egli ha praticato. La misura dellโamore al prossimo non รจ piรน quella indicata dallโAT: come te stesso (Lv 19,18), ma: come io vi ho amati e, con questa espressione, Gesรน si riferisce allโamore sommo che egli ha manifestato sulla croce.
Rimane in lui solo chi รจ sempre disposto a โdonare la vitaโ, perchรฉ โnessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la vita per i propri amiciโ (v. 13) e โCristo ci ha amati e ha dato se stesso per noiโ (Ef 5,2).
Il suo comandamento non va inteso come una legge impegnativa, precisa e ben definita in tutti i dettagli. ร un orientamento di vita che, nelle sue implicazioni concrete, deve essere stabilito momento per momento; esige costante attenzione ai bisogni del fratello, fantasia, discernimento e coraggio di prendere decisioni anche a rischio di sbagliare.
Gesรน non chiama i suoi discepoli servi, ma amici (vv. 14-15).
Non รจ subito chiara questa affermazione perchรฉ, nella Bibbia, โservo di Dioโ รจ un titolo onorifico, attribuito a personaggi come Abramo, Mosรจ, Davide, i profeti. Anche il vecchio Simeone, Paolo, Pietro e tanti altri si qualificano come โserviโ e Maria si definisce โla serva del Signoreโ (Lc 1,38). Gesรน, soprattutto, รจ indicato dal Padre con le parole: โEcco il mio servo che io ho sceltoโ (Mt 12,18) e, nel celebre canto della Lettera ai filippesi, Paolo ricorda che egli โassunse la condizione di servoโ (Fil 2,7). Da qui lโesortazione a divenire servi gli uni degli altri (Mc 9,35).
Gesรน dร la ragione per cui non chiama servi, ma amici i suoi discepoli.
Il servo รจ coinvolto solo esteriormente nel progetto del padrone, รจ un esecutore di ordini e di compiti che gli vengono affidati. Lโamico invece รจ un confidente, รจ colui con il quale si coltiva una comunione di vita, di progetti e di intenti. Lโamico รจ felice quando puรฒ rendere un favore alla persona amata, non le nasconde nulla, non chiede un compenso per il servizio prestato.
Gesรน chiama โamiciโ i suoi discepoli perchรฉ a loro ha rivelato il progetto del Padre (v. 15) e li ha chiamati a collaborare con lui alla sua realizzazione.
La comunitร cristiana รจ composta di โamiciโ, rimangono quindi esclusi i rapporti superiore-suddito, padrone-schiavo, maestro-discepolo; tutti i suoi membri sono sullo stesso piano e godono di pari dignitร .
Dopo aver lavato i piedi agli apostoli, Gesรน ammette di essere โmaestro e signoreโ, ma dร un significato completamente nuovo a questi titoli: โil primoโ, colui che รจ โgrandeโ nella comunitร รจ chi lava i piedi allโultimo. Non cโรจ posto per chi, invece di servire, ambisce a cariche prestigiose e a onori.
Tutto il brano รจ un inno allโamore. Ma chi va amato?
Lโesortazione รจ chiaramente rivolta solo ai discepoli e lโamore pare ristretto al loro gruppo. Ci si chiede allora per quale ragione Gesรน non abbia richiesto un amore universale, esteso a tutti, anche ai nemici, come ha fatto nel discorso della montagna (Mt 5,44).
ร vero, qui Gesรน si rivolge direttamente solo ai membri della comunitร cristiana e solo a loro raccomanda di essere uniti e di amarsi reciprocamente. ร una limitazione, ma cโรจ un motivo: prima di parlare di amore e di pace agli altri, รจ necessario coltivare lโamore e la pace nella chiesa.
Solo una comunitร i cui membri fanno unโesperienza viva e profonda di accoglienza, di sopportazione, di perdono, di servizio reciproco, di condivisione dei beni puรฒ annunciare al mondo fraternitร e pace.