p. Fernando Armellini โ€“ Commento al Vangelo del 4 Giugno 2023

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 4 giugno 2023.
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Santissima Trinitร    anno A
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Trinitร : In quale Dio credi?

Non basta credere in Dio, รจ importante verificare in quale Dio si crede.

I musulmani professano la loro fede in Allah, il creatore del cielo e della terra, colui che governa dallโ€™alto, che ha stabilito prescrizioni giuste e divieti santi e vigila, per premiare chi li osserva e punire i trasgressori. Non concepiscono che egli si abbassi al livello degli uomini e che possa scendere per incontrarli e dialogare con loro. รˆ questo il Dio in cui crediamo?

Nella tribรน africana presso la quale sono vissuto, si invoca Dio solo in tempo di siccitร  โ€“ si ritiene infatti che la pioggia dipenda da lui โ€“ per gli altri bisogni si ricorre agli antenati. Non ci si chiede nemmeno se Dio sโ€™interessi delle malattie, delle disgrazie, dei raccolti dei campi, delle faccende degli uomini. รˆ forse questo il nostro Dio?

A queste domande diamo certo risposte negative; ma proviamo a chiederci: quale immagine di Dio si cela dietro la convinzione โ€“ ancora molto diffusa โ€“ che, nel giorno del giudizio, il Signore valuterร  con severitร  la vita di ogni uomo? A chi sono soliti ricorrere i cristiani nei momenti difficili per impetrare grazie? Riconosciamolo: adoriamo un Dio che conserva ancora molti tratti delle divinitร  pagane, suscettibili, severe, lontane.

La festa di oggi โ€“ introdotta molto tardi nel calendario liturgico (solo verso il 1350) โ€“ offre lโ€™opportunitร , attraverso la riflessione sulla parola di Dio, di purificare lโ€™immagine che ci siamo fatta di lui e di scoprire lineamenti nuovi e sorprendenti del suo volto.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œMostrami, o Signore, il tuo vero voltoโ€.

Prima Lettura (Es 34,4b-6.8-9)

4 Mosรจ si alzรฒ di buon mattino e salรฌ sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
5 Allora il Signore scese nella nube, si fermรฒ lร  presso di lui e proclamรฒ il nome del Signore. 6 Il Signore passรฒ davanti a lui proclamando: โ€œIl Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allโ€™ira e ricco di grazia e di fedeltร โ€.
8 Mosรจ si curvรฒ in fretta fino a terra e si prostrรฒ. 9 Disse: โ€œSe ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sรฌ, รจ un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fร  di noi la tua ereditร โ€.

Nella Bibbia vengono riferite spesso le parole pronunciate da Dio. Giร  allโ€™inizio del libro della Genesi egli comincia a parlare, ma bisogna attendere la fine del libro dellโ€™Esodo per trovare sulla sua bocca unโ€™ampia presentazione di se stesso. Ciรฒ che egli dice viene ripreso dalla prima lettura di oggi.

Un giorno Mosรจ chiede a Dio di mostrargli il suo volto ed egli risponde: โ€œTu non puoi vedere il mio volto, perchรฉ nessun uomo puรฒ vedermi e continuare vivoโ€ (Es 33,18-20).

Lโ€™anelito di Mosรจ รจ lโ€™espressione del sogno di ogni uomo: vedere Dio, conoscere i segreti piรน intimi e profondi della sua persona. Per rispondere a questo desiderio, Dio si rivela come il Signore clemente e pieno di compassione, paziente, misericordioso e fedele, che conserva il suo favore per migliaia di generazioni (โ€œmigliaiaโ€, dice  il testo originale ebraico, non โ€œmilleโ€ soltanto, come risulta dalla nostra traduzione), che perdona colpe, delitti e peccati (Es 34,6-7).

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I popoli pagani immaginavano Dio come un sovrano potente e terribile, sempre pronto ad adirarsi con chi non gli offriva sacrifici o violava le sue leggi, che puniva con malattie e sventure chi non gli era gradito.

Il Dio dโ€™Israele si rivela a Mosรจ con un volto completamente nuovo: non รจ imprevedibile e permaloso, non minaccia, non รจ lโ€™Essere supremo, esigente e capriccioso, di fronte al quale non si puรฒ che tremare e vivere angosciati. Egli guarda con tenerezza gli uomini, comprende i loro errori e li ama sempre e comunque, anche quando peccano.

La sua prima caratteristica รจ la misericordia. Questo termine suscita in noi un certo disagio, perchรฉ viene istintivamente associato allโ€™idea del benefattore compassionevole che, dallโ€™alto della sua ineccepibile rettitudine, concede benevolmente il perdono, ma lascia, in chi ha commesso un errore, la sensazione di essere spregevole. Il termine ebraico, impiegato qui, designa le viscere e indica il sentimento piรน intimo e profondo che si possa immaginare: quello che prova una madre nei confronti del figlio che porta in grembo. Espressione sublime di questo amore sono le parole che Dio rivolge a Sion che teme di essere rifiutata a causa dei suoi peccati: โ€œForse che la donna si dimentica del suo bambino, cessa di avere compassione del figlio delle sue viscere? Anche se esse (le viscere) si dimenticassero, io non ti dimenticherรฒ maiโ€ (Is 49,15).

Con un audace antropomorfismo, Osea pone sulla bocca del Signore questa dichiarazione di amore per la sposa Israele che lo ha tradito: โ€œIl mio cuore si commuove dentro di me, le mie viscere fremono di compassioneโ€ (Os 11,8). Non puรฒ esistere colpa tanto grande da essere piรน forte della sua misericordia.

Lโ€™uomo reagisce in modo passionale e impetuoso, Dio invece รจ lento allโ€™ira, รจ paziente, tollerante, indulgente; non รจ impulsivo, non si vendica mai.

Questa caratteristica di Dio รจ penetrata profondamente nella spiritualitร  ebraica e anche in quella musulmana ed รจ richiamata spesso nella Bibbia. Ricordiamo la commovente invocazione del salmista: โ€œSignore, Dio misericordioso, compassionevole, lento allโ€™ira e pieno dโ€™amore, Dio fedele, volgiti a me e fammi graziaโ€ (Sal 86,15-16).

Nel brano di oggi non viene riportato il v. 7. Chi perรฒ legge il testo sulla Bibbia, inevitabilmente vi si imbatte e allora รจ meglio citarlo e chiarirne il significato.

Dio continua la sua rivelazione dichiarando che โ€œconserva il suo favore per mille generazioni, perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazioneโ€.  รˆ unโ€™affermazione sconcertante che sembra contraddire quanto รจ stato appena detto.

Dio non castiga mai, nรฉ in questo mondo nรฉ nellโ€™altro: egli ama e salva soltanto.

Quando la Bibbia parla dei suoi castighi โ€“ e lo fa spesso โ€“ impiega un linguaggio che appartiene ad una cultura arcaica. Si tratta di una metafora che deve essere immediatamente tradotta nel nostro linguaggio di oggi. Quelle che vengono definite โ€œpunizioni di Dioโ€, in realtร  non sono altro che le conseguenze del peccato dellโ€™uomo.

Peccato deriva dal latino peccus che indica una persona dal piede difettoso, uno che cammina male, prende storte, si produce slogature, sbaglia strada, cade in un burrone. Nessuno va di proposito in cerca di questi guai. Tutti aspirano alla felicitร  e alla gioia, ma qualcuno fallisce lโ€™obiettivo e, โ€œsenza sapere quello che faโ€ (Lc 23,34), provoca sciagure, causa tragedie, danneggia se stesso e gli altri e le conseguenze dei suoi errori si ripercuotono, a volte, anche sulle generazioni future.

Dio non punisce chi sbaglia, non aggiunge altro male a quello che lโ€™uomo giร  si รจ fatto, interviene, ma solo per salvare, per porre rimedio ai guai provocati dal peccato. Il nome con cui ha voluto essere chiamato รจ โ€œGesรนโ€, perchรฉ โ€“ come spiega Matteo โ€“ โ€œegli salverร  il suo popolo dai suoi peccatiโ€ (Mt 1,21).

Il brano si conclude con la richiesta di perdono. Israele รจ divenuto idolatra, si รจ costruito un vitello dโ€™oro, si รจ allontanato dal suo Dio, ma Mosรจ mette subito alla prova la misericordia del Signore: โ€œSรฌ, รจ un popolo di dura cervice โ€“ riconosce โ€“ ma tu perdona la nostra colpa e fa di noi la tua ereditร โ€ (v. 9).

Mosรจ mostra di avere immediatamente assimilato la rivelazione del Signore. Dio gli risponderร  facendo subito alleanza con il suo popolo.

Il primo messaggio di questa festa รจ dunque un invito a rivedere lโ€™immagine di Dio che abbiamo in mente: lo riteniamo ancora il โ€œgiustiziereโ€ dei peccatori o abbiamo capito che egli รจ ricco di misericordia? Siamo convinti che, โ€œper il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristoโ€ (Ef 2,4-5)?

Seconda Lettura (2 Cor 13,11-13)

11 Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dellโ€™amore e della pace sarร  con voi. 12 Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
13 La grazia del Signore Gesรน Cristo, lโ€™amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Questa lettura contiene le ultime frasi della seconda lettera di Paolo ai corinti. Si tratta di espressioni molto dolci, piene di tenerezza, come dovrebbero sempre essere quelle di chi presiede lโ€™incontro di una comunitร . La gioia รจ il primo segno, il piรน bello, della venuta del regno di Dio nel cuore di un uomo, รจ il frutto della scoperta del vero volto di Dio.

La comunitร  in cui โ€“ come raccomanda lโ€™Apostolo โ€“ i fratelli sono lieti, tendono alla perfezione, si incoraggiano vicendevolmente, coltivano gli stessi sentimenti, vivono in pace e uniti al Dio dellโ€™amore (v. 11) รจ lโ€™immagine della vita e della beatitudine della Trinitร . Il bacio santo che i credenti si scambiano (v. 12) รจ lโ€™espressione e il segno dellโ€™amore che unisce le persone divine e che, espandendosi, coinvolge i discepoli.

Dopo queste brevi raccomandazioni, Paolo saluta i corinti, servendosi della formula che noi oggi usiamo nella liturgia della messa: โ€œLa grazia del Signore nostro Gesรน Cristo, lโ€™amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voiโ€ (v. 13). Molto probabilmente erano queste le parole con cui, nella comunitร  di Corinto, ci si scambiava il segno della pace e il โ€œbacio santoโ€. Con questa formula, Paolo ricorda ai corinti che il Padre รจ colui che ha preso lโ€™iniziativa di salvare gli uomini, destinandoli ad una felicitร  eterna nella sua famiglia; il Figlio รจ colui che ha portato a compimento questโ€™opera di salvezza, mediante la sua venuta nel mondo e la sua fedeltร  fino alla morte; lo Spirito, lโ€™amore che unisce il Padre con il Figlio, รจ stato effuso nel cuore di ogni cristiano nel battesimo. Dal momento in cui si riceve questo dono si entra a far parte della famiglia di Dio: la Trinitร .

 Si comprende cosรฌ la ragione per cui questa formula trinitaria era usata al momento del segno della pace: lโ€™unitร  dei membri della comunitร  nasce dal fatto che essi appartengono alla famiglia di Dio, sono figli dello stesso Padre, fratelli dellโ€™unico Figlio e sono animati dal medesimo Spirito.

Vangelo (Gv 3,16-18)

In quel tempo Gesรน disse a Nicodemo: 16 โ€œDio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perchรฉ il mondo si salvi per mezzo di lui.
18 Chi crede in lui non รจ condannato; ma chi non crede รจ giร  stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโ€™unigenito Figlio di Dio.

Sono solo tre versetti, ma molto densi, quelli che costituiscono il brano evangelico di oggi. Basterebbero da soli a correggere lโ€™immagine distorta di Dio che รจ ancora presente nella mente di tanti cristiani โ€“ quella del giudice severo e inflessibile โ€“ e a spalancare il cuore alla fiducia nel suo amore.

โ€œDio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eternaโ€ (v. 16). Puรฒ essere considerato il vertice raggiunto dalla rivelazione biblica sul senso del creato, della vita, del destino dellโ€™uomo.

Contemplando, stupito, lo svelarsi del progetto di Dio, Giovanni scopre che allโ€™origine di tutto cโ€™รจ il suo amore gratuito. A differenza di quanto afferma nella sua prima lettera โ€“ dove vede questo amore riversarsi sulla comunitร  cristiana (1 Gv 4,7-12) โ€“ qui lโ€™evangelista assiste al dischiudersi di orizzonti sconfinati: lโ€™amore di Dio si espande, incontenibile, inarrestabile, e riempie โ€œil mondoโ€ intero. Siamo agli antipodi della famosa affermazione: โ€œIl mondo in cui viviamo puรฒ intendersi come il risultato del disordine e del caso; ma se esso รจ lโ€™esito di un intento deliberato, questo devโ€™essere stato lโ€™intento di un diavoloโ€.

Per quanto possa sembrare strano, lโ€™immagine di Dio che ama lโ€™uomo ha faticato a imporsi in Israele. Si รจ dovuto attendere il profeta Osea (VIII secolo a.C.) per trovarla una prima volta. Questa reticenza era dovuta al fatto che, nelle religioni pagane, il rapporto di amore con la divinitร  aveva delle connotazioni equivoche di carattere sessuale.

Giovanni, che ha visto con i suoi occhi e toccato con le sue mani il Verbo della vita (1 Gv 1,1), giunge ad affermare: โ€œDio รจ amoreโ€ (1 Gv 4,8), amore che si รจ manifestato nel dono che ha fatto al mondo del Figlio suo unigenito. Non lo ha donato solo nellโ€™incarnazione, lo ha consegnato nelle mani degli uomini sulla croce. Lรฌ egli ha mostrato il suo vero volto, senza piรน alcun velo.

Paolo mostra di aver compreso questo prodigio di amore quando, scrivendo ai Romani, dichiara: โ€œDio dimostra il suo amore verso di noi perchรฉ, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo รจ morto per noiโ€ (Rm 5,8).

Di fronte a questo dono cosโ€™รจ richiesto allโ€™uomo? Una cosa soltanto: che si fidi, che si abbandoni fra le sue braccia โ€“ come fa la sposa con lo sposo โ€“ che si consegni a lui, immenso amore, nella certezza di incontrare la vita.

Quando pensiamo a Dio fattosi uno di noi in Gesรน di Nazaret, commettiamo a volte lโ€™errore di considerare questo fatto un episodio, una parentesi triste della sua esistenza: รจ venuto tra noi, รจ rimasto trentasette anni, ha sofferto ed รจ morto in croce, poi se nโ€™รจ tornato in cielo, lontano, felice di aver ripreso la condizione di prima.

Non รจ cosรฌ, il nostro Dio si รจ fatto uomo e rimane per sempre uno di noi, non si รจ tirato fuori dal nostro mondo, รจ e rimane per sempre lโ€™Emmanuele, il Dio-con-noi (Mt 28,20).

Uno degli articoli piรน saldi della fede giudaica era il Dio giudice dellโ€™operato di ogni uomo. Lo stesso messia era atteso non come colui che aiuta a vincere il peccato, ma come lโ€™esecutore del giudizio divino. Questa convinzione trapela anche da molti testi del NT: il Battista annuncia un incombente giudizio dal quale nessuno potrร  sentirsi al riparo (Mt 3,7-10); Paolo predica il โ€œgiorno dellโ€™ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderร  a ciascuno secondo le sue opereโ€ (Rm 2,5-6); lo stesso Gesรน impiega a volte lโ€™immagine del tribunale: โ€œNon vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi operatori di iniquitร โ€ (Mt 7,23).

Nel vangelo di Giovanni, nรฉ il Padre nรฉ Gesรน compaiono come giudici che condannano, ma solo come salvatori dellโ€™uomo: โ€œDio non ha inviato il suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perchรฉ il mondo si salvi per mezzo di luiโ€ (v. 17); โ€œIo non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondoโ€ (Gv 12,47).

Sembrano testi contradditori; in realtร , pur impiegando linguaggio e immagini diversi, affermano la stessa veritร : il giudizio di Dio รจ sempre e solo salvezza. Non รจ una sentenza pronunciata al termine della vita, ma รจ la preziosa valutazione che il Signore mette oggi davanti ad ogni uomo, affinchรฉ le sue scelte siano guidate dalla vera sapienza, non quella di questo mondo che conduce alla morte, ma quella di Cristo.

In questa prospettiva va letto e interpretato il terzo ed ultimo versetto del brano di oggi, in cui viene evidenziata la responsabilitร  di ognuno di fronte allโ€™amore di Dio: โ€œChi crede in lui non รจ condannato, ma chi non crede รจ giร  stato condannatoโ€ (v.18).

Il giudizio non viene pronunciato da Dio alla fine dei tempi, ma รจ attuale: รจ lโ€™uomo che, fidandosi di Cristo e della sua parola sceglie la vita; rifiutando la sua proposta di amore, decreta invece la propria condanna.

 Oggi siamo chiamati ad accogliere la gioia che Dio offre, ma possiamo anche commettere lโ€™insensatezza di ritardare o addirittura di rifiutare questo suo abbraccio. Dallโ€™uomo egli si attende un โ€œsรฌโ€ immediato, perchรฉ ogni momento trascorso nel peccato, nel rifiuto del suo amore, รจ unโ€™opportunitร  sprecata.

Qual รจ il criterio, quale il punto di riferimento indicato da Dio, per avere un giudizio sapiente e retto sulle scelte da fare nella vita?

Troviamo la risposta in un gruppo di testi che, nel vangelo di Giovanni, presentano Gesรน giudice: โ€œIo sono venuto nel mondo per il giudizioโ€ (Gv 9,39); โ€œIl Padre ha affidato al Figlio ogni giudizioโ€ (Gv 5,22). รˆ sulla sua persona, sulla sua proposta di vita, sui valori da lui predicati che il Padre valuterร  lโ€™esistenza di ogni uomo e ne decreterร  la riuscita o il fallimento.

Non si afferma che alla fine egli rifiuterร  per sempre chi ha sbagliato, chi ha seguito altri criteri, altri giudizi. Dio non scaccia nessuno, egli โ€œvuole che tutti gli uomini siano salvatiโ€ (1 Tm 2,4) . Lโ€™assurditร  di una sua condanna รจ presentata da Paolo con una serie di domande retoriche: โ€œChi sarร  contro di noi? Chi accuserร  gli eletti di Dio? Dio che rende giusti? Chi condannerร ? Cristo Gesรน, che รจ morto, anzi, che รจ risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?โ€ (Rm 8,31-34). La conclusione รจ scontata: โ€œNessuna creatura potrร  mai separarci dallโ€™amore di Dio, in Cristo Gesรน, nostro Signoreโ€ (Rm 8,39).

Tuttavia, al termine della vita, quando Dio โ€œproverร  col fuoco la qualitร  dellโ€™opera di ognunoโ€ (1 Cor 3,13), appariranno chiare la conformitร  o la difformitร  delle azioni di ognuno con la persona di Cristo. Dio allora accoglierร  certamente tutti fra le sue braccia, anche se qualcuno sarร  costretto ad ammettere di aver gestito male, di avere irrimediabilmente sprecato lโ€™opportunitร  unica che gli era stata offerta. Lโ€™opera di costui โ€“ ammonisce Paolo โ€“ โ€œfinirร  bruciata; anche se egli si salverร , perรฒ come attraverso il fuocoโ€ (1 Cor 3,15).

Per gentile concessione di Settimana News.