Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 4 agosto 2024.
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Un pane che dona la vita eterna
Il sogno dellโuomo รจ, da sempre, avere la vita, la vita immortale. Per ottenerla, Gilgamesh, lโeroe della letteratura mesopotamica, aveva sfidato il mostro Humbaba nel giardino dei cedri; poi era sceso nellโabisso dei mari per impossessarsi dellโerba che si chiama โIl vecchio diventa giovaneโ, lโaveva raggiunta, ma un serpente gliela sottrasse. Triste il destino dellโuomo, nato per morire! Sconsolato, anche il salmista concludeva: โPer quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrร mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tombaโ (Sl 49,9-10).
Pur essendo breve come un soffio (Sl 144,4), questa vita รจ sacra e intangibile.
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Nella lingua ebraica il verbo vivere non รจ mai applicato agli animali o alle piante, ma solo allโuomo ed รจ usato come sinonimo di guarire, recuperare la salute, essere felice. Solo chi conduce unโesistenza serena, senza malattie, colma di gioia, vive realmente; il pianto e il dolore sono segni di morte.
Il pane mantiene, ma non assicura per sempre la vita biologica, destinata a spegnersi, e la mitica pianta dellโimmortalitร รจ una chimera. Dio ha perรฒ un pane che comunica la vita eterna e lo ha donato al mondo, perchรฉ vuole che tutti gli uomini abbiano la vita e lโabbiano in abbondanza (Gv 10,10). โMentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metร del suo corsoโ (Sap18,14), egli inviรฒ la sua parola, โin lei era la vita e la vita era la luce degli uominiโ (Gv 1,4).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โOgni giorno mi devo alimentare della parola che esce dalla bocca di Dioโ.
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Prima Lettura (Es 16,2-4.12-15)
2ย Nel deserto tutta la comunitร degli israeliti mormorรฒ contro Mosรจ e contro Aronne.ย 3ย Gli israeliti dissero loro: โFossimo morti per mano del Signore nel paese dโEgitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietร ! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudineโ.4ย Allora il Signore disse a Mosรจ: โEcco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirร a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perchรฉ io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no.ย 12Ho inteso la mormorazione degli israeliti. Parla loro cosรฌ: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dioโ.13ย Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono lโaccampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno allโaccampamento.ย 14ย Poi lo strato di rugiada svanรฌ ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come รจ la brina sulla terra.ย 15ย Gli israeliti la videro e si dissero lโun lโaltro: โMan hu: che cosโรจ?โ, perchรฉ non sapevano che cosa fosse. Mosรจ disse loro: โร il pane che il Signore vi ha dato in ciboโ.
Secondo gli attuali criteri scientifici, alcune guarigioni sono inspiegabili, per questo, se รจ stato invocato qualche santo, le si attribuisce al suo intervento. Altre, quelle ottenute con la somministrazione di farmaci, sono ritenute un fatto naturale e non viene chiamato in causa il soprannaturale. Eppure viene da chiedersi se chi รจ curato dal medico debba essere meno riconoscente al Signore; la seconda grazia รจ forse inferiore alla prima?
Per chi crede, tutti gli eventi, anche i piรน ordinari, parlano di Dio. Unโincantevole aurora, il profumo dei narcisi, il sorriso di un povero, il pianto di una madre o il dolore di un bimbo, sono un invito a sollevare lo sguardo al cielo, sono segni dellโamore del Signore e spesso anche motivo di legittimi interrogativi sul suo modo di gestire il creato e di intervenire nella storia dellโuomo.
Israele รจ un popolo che crede nel Signore e non ha bisogno di verificare interventi straordinari per accorgersi della sua presenza. Io sono colui che ti sto sempre accanto รจ il significato del nome con cui si รจ rivelato a Mosรจ (Es 3,14) e, durante lโesodo, la sua assistenza รจ apparsa evidente in ogni istante.
Nella lettura di oggi sono riferiti due fatti che Israele ha letto con gli occhi della fede: le quaglie e la manna. Si tratta di fenomeni molto naturali, ben noti, che si verificano anche oggi. In primavera e in autunno le quaglie emigrano a stormi fra lโAfrica, lโArabia e i paesi del Mediterraneo. Quando, stremate, sostano nella penisola del Sinai, divengono facile preda dei beduini. La manna, a sua volta, non รจ che la secrezione biancastra che fuoriesce da un arbusto che cresce nel deserto del Sinai e che รจ detto dai botanici Tamarix mannifera. Dio ha nutrito il suo popolo facendogli trovare questi alimenti lungo il cammino; divennero il segno della sua protezione e del suo amore. Le quaglie e la manna apparvero, ai credenti, doni del cielo.
Il nostro brano inizia con le mormorazioni del popolo che, dopo i primi giorni di entusiasmo per lโavvenuta liberazione, comincia a sentire nostalgia dellโEgitto (vv. 2-3). ร significativo il fatto che la terra di schiavitรน, dei lavori forzati e delle percosse ora venga ricordata, in un momento di allucinazione collettiva, come un Eden dove si banchettava a base di carne e di pane a sazietร .
ร lโimmagine di quanto accade a chi, abbandonata la condizione di peccato, di schiavitรน dei vizi e delle passioni sregolate, ha intrapreso il cammino verso la libertร . Trascorsi i primi momenti di serenitร e di pace, che accompagnano sempre le conversioni al Signore e le scelte evangeliche, รจ normale che compaia il rimpianto per la vita antica, per le abitudini, per comportamenti che non costituivano un motivo di vanto, ma offrivano pur sempre vantaggi e qualche gratificazione.
Di fronte alle mormorazioni del popolo ci aspetteremmo una reazione dura da parte di Dio, invece no, egli non castiga, risponde inviando la manna (v. 4).
Nei momenti di scoraggiamento, quando si รจ tentati di ritornare sui propri passi, non va dimenticato che Dio non si arrabbia per le fragilitร dellโuomo, non si sdegna per le debolezze e le ricadute. Non solo non punisce chi รจ esitante, ma lo accompagna piรน da vicino e, come ha fatto con Israele, gli offre nuovi segni del suo amore, nuove prove della sua presenza.
Il dono della manna, da un lato fu un aiuto, dallโaltro costituรฌ una prova per Israele, uno stimolo per la crescita della sua fede. Il cammino nel deserto doveva servirgli da apprendistato, doveva essere una scuola per abituarlo al controllo dellโaviditร . Doveva imparare a non accaparrarsi una quantitร di beni superiori al bisogno giornaliero, ad accontentarsi del โpane quotidianoโ, mostrando che nutriva piena fiducia nellโamore provvidente del suo Dio.
La lezione di vita appresa da Israele rimane valida per lโuomo dโoggi, sempre tentato di dominare non solo il presente, ma anche il futuro, che invece appartiene solo a Dio. Nel Padre nostro Gesรน invita a chiedere al Signore non la sicurezza per lโavvenire, ma il pane โper questa giornataโ. Chi prega cosรฌ si rifiuta di accumulare cibo โper il giorno seguenteโ, mentre i fratelli soffrono la fame โoggiโ, libera il proprio cuore dalla bramosia del possesso e dallโangoscia per il domani (Lc 12,22-34).
Anche i rabbini del tempo di Gesรน raccomandavano di non lasciarsi dominare dalla inquietudine e dallโaffanno per il cibo. Rabbi Eliezer insegnava ai suoi discepoli: โChi ha da mangiare per oggi e si chiede: che cosa mangerรฒ domani?, รจ un uomo di poca fedeโ.
Lโultima parte del brano (vv. 13-15) chiarisce che la manna non รจ stata un dono di Mosรจ al popolo; egli se ne รจ cibato, assieme agli altri. ร stato il Signore a dare questo alimento. Mosรจ ha solo saputo riconoscere lโorigine del dono e ha invitato il popolo a guardare verso lโalto, verso Dio (v. 15), nellโattesa che egli inviasse dal cielo lโaltro suo pane, quello che comunica la vita che non perisce (Dt 8,2-3).
Seconda Letturaย (Ef 4,17.20-24)
17ย Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi piรน come i pagani nella vanitร della loro mente.20ย Ma voi non cosรฌ avete imparato a conoscere Cristo,ย 21ย se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la veritร che รจ in Gesรน,ย 22ย per la quale dovete deporre lโuomo vecchio con la condotta di prima, lโuomo che si corrompe dietro le passioni ingannatriciย 23ย e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra menteย 24ย e rivestire lโuomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santitร vera.
La seconda parte della Lettera agli efesini รจ dedicata alle esortazioni morali. Nel brano di oggi lโautore invita a trarre le conseguenze pratiche dalla conversione al Signore.
Si rende conto che i cristiani sono sempre soggetti alla tentazione di reintrodurre, nella propria vita, la condotta e i ragionamenti pagani, definiti โprivi di sensoโ, inseguimenti del nulla (v. 17).
Tratteggia poi unโimmagine fosca del mondo pagano: โAccecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dellโignoranza che รจ in loro, e per la durezza del loro cuore. Diventati cosรฌ insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impuritร con aviditร insaziabileโ (vv. 18-19). Lโaccentuazione dei tratti negativi รจ evidente; i solidi principi e i valori dellโetica stoica sono completamente ignorati. Il pastore dโanime appare qui preoccupato che il cristiano, divenuto โnuova creaturaโ, ricada nei vizi di prima, si abbandoni alla lussuria e si lasci guidare dallโaviditร del denaro.
Dopo aver presentato i diversi aspetti negativi, tipici della vita pagana, lโautore sintetizza la morale di chi ha conosciuto Cristo con unโespressione tanto semplice, quanto efficace: โVoi non cosรฌ!โ (vv. 20-21). Poi continua ricorrendo a unโimmagine: il discepolo si รจ spogliato dellโuomo vecchio e si รจ rivestito di un abito nuovo (vv. 22-24). Nel giorno del battesimo in lui รจ avvenuta una trasformazione radicale, ha gettato lontano, come si fa con un vestito logoro e immondo, le dissolutezze, le miserie morali, le passioni ingannatrici e, dallโacqua, รจ uscito un uomo nuovo, rivestito di Cristo (Gal 3,27).
Vangelo (Gv 6,24-35)
24ย Quando la folla vide che Gesรน non era piรน lร e nemmeno i suoi discepoli, salรฌ sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesรน.ย 25ย Trovatolo di lร dal mare, gli dissero: โRabbรฌ, quando sei venuto qua?โ.26ย Gesรน rispose: โIn veritร , in veritร vi dico, voi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.ย 27ย Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dellโuomo vi darร . Perchรฉ su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigilloโ.ย 28ย Gli dissero allora: โChe cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?โ.ย 29ย Gesรน rispose: โQuesta รจ lโopera di Dio: credere in colui che egli ha mandatoโ.30ย Allora gli dissero: โQuale segno dunque tu fai perchรฉ vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?ย 31ย I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cieloโ.ย 32ย Rispose loro Gesรน: โIn veritร , in veritร vi dico: non Mosรจ vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dรก il pane dal cielo, quello vero;ย 33ย il pane di Dio รจ colui che discende dal cielo e dรก la vita al mondoโ.34ย Allora gli dissero: โSignore, dacci sempre questo paneโ.ย 35ย Gesรน rispose: โIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร piรน fame e chi crede in me non avrร piรน sete.
La scena conclusiva del vangelo della scorsa domenica segnava, secondo quelli che sono i criteri degli uomini, lโapice del successo di Gesรน. Una folla immensa lo ha acclamato e, mossa da un incontenibile entusiasmo, ha cercato di prenderlo per farlo re. Quello che sembrava un trionfo era invece, per Gesรน, il piรน deludente dei risultati, la prova che non era riuscito a far comprendere il segno. Il suo gesto era stato equivocato: aveva proposto la condivisione e avevano capito comoda moltiplicazione del cibo.
Per riflettere sul modo con cui introdurre la folla nella comprensione del segno del pane, Gesรน si ritira sulla montagna (Gv 6,15), ma il giorno seguente tutti si mettono sulle sue tracce e, raggiuntolo a Cafarnao, gli chiedono: โMaestro, quando sei venuto qui?โ (vv. 24-25).
Gesรน non risponde alla domanda che gli รจ stata posta, ma a quella vera, quella che tutti gli vorrebbero rivolgere: โRipeterai anche oggi il prodigio? Ci assicurerai per sempre il pane?โ ed entra subito nel vivo del problema: โVoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eternaโ (vv. 26-27).
Si รจ reso conto che non lo cercano perchรฉ hanno fame della sua parola, perchรฉ vogliono approfondire il suo messaggio ed essere aiutati a comprendere il gesto che ha compiuto; sperano solo di continuare ad avere pane in abbondanza, gratuitamente, senza lavorare.
Nella prima parte del brano (vv. 24-27) Gesรน comincia col dissipare la confusione che si รจ creata. Non รจ venuto per trasformare, con la bacchetta magica, le pietre in pane, ma per insegnare che lโamore e la condivisione producono pane, in abbondanza; poi accompagna i suoi ascoltatori dal primo gradino della fede, quello dellโammirazione e della riconoscenza per il pane ricevuto, al secondo, piรน elevato, quello della comprensione del messaggio contenuto nel dono che ha fatto.
Nellโincomprensione della gente di Cafarnao, lโevangelista vuole che ogni cristiano scorga, come in filigrana, la propria incomprensione. Egli rivolge al discepolo lโinvito a fare una verifica, a chiedersi per quale motivo cerca il Signore, ricorre a lui, prega, pratica una religione. Molti, come coloro che hanno assistito al fatto dei pani, dovrebbero ammettere di essere mossi dalla segreta speranza di ottenere da Gesรน il cibo che perisce: grazie speciali, miracoli, salute, successo, benessere, protezione contro le sventure. Il proliferare, in certi settori ecclesiali, di pratiche affini alla magia per conseguire guarigioni e assicurarsi il favore del Signore, prova che lโequivoco sul pane che Gesรน offre รจ sempre attuale. Anche la samaritana non aveva capito che il Maestro le donava unโacqua diversa da quella del pozzo.
Qual รจ allora il cibo โche dura per la vita eternaโ?
Nel vangelo della scorsa domenica ci รจ forse sfuggito un particolare: allโinizio del racconto cโerano i pani e i pesci, poi questi ultimi, stranamente, erano stati dimenticati e lโattenzione si era concentrata tutta sul pane. Anche alla fine, dopo la raccolta dei dodici canestri di pani avanzati, ci saremmo aspettati un accenno ai pesci, invece nulla, non erano comparsi e non saranno piรน ricordati neppure nel lungo discorso di Gesรน.
Il simbolismo dei cinque pani e dei due pesci risulta subito chiaro a chi conosce il linguaggio biblico e ricorda le parole di Mosรจ: โLโuomo non vive soltanto di pane, ma vive di quanto esce dalla bocca del Signoreโ (Dt 8,3) e lโinvito rivolto agli inesperti dalla Sapienza di Dio: โVenite, mangiate il mio paneโ (Pr 9,5); โPerchรฉ spendete denaro per ciรฒ che non รจ pane, il vostro denaro per ciรฒ che non sazia?โ (Is 55,1).
Eccolo il pane del Signore: la sua parola, il suo insegnamento; pane di vita sono i cinque libri del Pentateuco, la Torร h.
E i due pesci? Sono il companatico del pane: rappresentano le altre due serie di libri sacri di Israele, i Profeti e le altre Scritture, che servivano da complemento alla Torร h, aiutavano a comprenderla e ad assimilarla meglio.
Ora rimane solo il pane. Sulla barca โ nota Marco โ i discepoli โhanno con sรฉ un pane soloโ (Mc 8,14), Gesรน, nella cui parola รจ presente tutto lโalimento che Dio ha dato al suo popolo. Chi ha lui non necessita di altro pane, non ha bisogno di altre rivelazioni.
ร in questo simbolismo che Gesรน vuole introdurre i suoi ascoltatori che invece si ostinano a pensare solo al cibo materiale.
Come ci si alimenta di questo pane? Che cosa dobbiamo fare? โ chiedono a Gesรน le folle di Cafarnao. La risposta viene data nella seconda parte del brano (vv. 28-33).
Non molte opere, ma una sola, credere in colui che il Padre ha mandato. Non รจ richiesto altro.
Nel vangelo di Giovanni non si trova mai la parola fede, tanto cara a Paolo, ricorre sempre il verbo credere che indica lโatto vitale di chi si fida, in modo incondizionato, della parola di Gesรน, di chi accoglie il suo vangelo e lo assimila come avviene con il cibo. Il vangelo รจ stato scritto โperchรฉ crediate che Gesรน รจ il messia, il Figlio di Dio, e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nomeโ (Gv 20,31). Chi crede in questo modo ha la vita eterna (Gv 3,16; 6,40.47).
Non basta essere convinti che Gesรน รจ esistito, che รจ stato un grande personaggio, che ha predicato lโamore e ha dettato norme di vita sagge. Di tutto questo sono convinti anche gli atei. Quando la sposa dichiara di credere nel proprio sposo, intende dire che si fida ciecamente di lui, che condivide le sue scelte, che รจ disposta a giocarsi la vita con lui, sicura che, con nessun altro, potrebbe essere felice.
Gesรน chiede questa fiducia incondizionata. Ecco la ragione per cui i giudei, prima di concedergliela, esigono da lui una prova concreta, un grande miracolo (vv. 30-33). Non รจ sufficiente il fatto dei pani, perchรฉ Mosรจ ha fatto molto di piรน, non ha dato la manna solo per un pasto e solo per cinquemila uomini, ha sfamato un intero popolo, per quarantโanni.
Gesรน precisa: non รจ stato Mosรจ a dare il pane del cielo, รจ stato il Padre mio, lo stesso che dona oggi al mondo non piรน la manna, cibo che alimenta una vita destinata a perire, ma il vero pane del cielo, quello che dร la vita allโumanitร intera. La manna ammuffiva (Es 16,20) come vengono corrosi dalla ruggine o rubati dai ladri i tesori accumulati in questo mondo; il pane di Cristo non perisce, quando viene raccolto in canestri e conservato, viene ridistribuito, sempre integro e saporito, a chiunque abbia fame.
Che รจ questo pane del cielo? Perchรฉ Gesรน non lo dร subito a tutti? Nellโultima parte del brano (vv. 34-35) รจ data la risposta a queste domande.
โDacci sempre di questo paneโ โ chiede la folla. Una frase simile รจ stata pronunciata anche dalla samaritana: โDammi di questโacquaโ (Gv 4,15). La donna non capiva quale fosse lโacqua promessa da Gesรน e continuava a pensare a quella del pozzo. Ora il popolo cade nello stesso equivoco, non riesce a staccare il proprio pensiero dal pane materiale.
Gesรน chiarisce: โIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร piรน fame e chi crede in me non avrร piรน seteโ.
La Bibbia impiega spesso le immagini della fame e della sete per indicare il bisogno di Dio. โLโanima mia ha sete di Dio, del Dio viventeโ, cantava il salmista (Sl 42,3) e Geremia confessava al Signore: โQuando trovai le tue parole, le divorai con aviditร ; la tua parola fu per me una gioia e una letizia per il mio cuoreโ (Ger 15,16).
Lโuomo brama la vita e tutto ciรฒ che la favorisce e alimenta. In questa ricerca del cibo, purtroppo, spesso si inganna, perchรฉ, insegnavano i saggi, โper chi ha fame, anche lโamaro รจ dolceโ (Pr 27,7). Lโunico pane che sazia il suo bisogno di felicitร รจ la parola di Cristo. Il suo vangelo, e non la manna del deserto, รจ il pane disceso dal cielo. Perchรฉ possa comunicare la vita, non deve perรฒ rimanere un testo da leggere e da valutare in modo distaccato, come si fa con i detti dei sapienti del passato, ma essere assimilato, come il pane che diviene vita di chi lo mangia.
Queste affermazioni di Gesรน non si riferiscono ancora allโeucaristia. Il pane รจ egli stesso in quanto parola di Dio.