Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 settembre 2024.
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Ci รจ dato lo Spirito, ma non in esclusiva
Non รจ sempre facile distinguere gli amici dai nemici, a volte ci si inganna: la persona piรน fidata, quella scelta come confidente, un giorno puรฒ tradire, mentre quella che tenevamo sotto controllo perchรฉ la giudicavamo pericolosa, alla fine puรฒ rivelarsi la compagna piรน leale.
Come capire chi รจ con noi e chi รจ contro di noi?
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Il cristiano, in certi momenti, ha lโimpressione di procedere da solo lungo la retta via tracciata da Cristo ed รจ colto dallo sconforto; ma, non appena alza gli occhi e si guarda attorno, scorge, inattesi, tanti compagni di viaggio generosi, sinceri, ben disposti che camminano al suo fianco, rimane stupito e si chiede come mai non li aveva notati prima.
Non li vedeva perchรฉ erano nascosti dal fitto velo steso sui suoi occhi dalla presunzione di essere lโunico vero discepolo. Lโinvidia e la gelosia gli impedivano di riconoscere il bene compiuto da chi era diverso da lui.
Gli apostoli sono rimasti in silenzio quando Gesรน li ha interrogati sulle ragioni del loro contendere lungo la via; si vergognavano perchรฉ il Maestro aveva smascherato le loro meschine ambizioni (Mc 8,34). Invece, non solo erano disposti ad ammettere, ma si sentivano fieri di coltivare lโorgoglio di gruppo, una presunzione altezzosa che li induceva a considerare nemici di Cristo e a condannare chi non la pensava come loro.
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Lโorgoglio di gruppo รจ molto pericoloso: รจ subdolo e fa ritenere santo zelo ciรฒ che รจ solo egoismo camuffato, fanatismo e incapacitร di ammettere che il bene esiste anche al di fuori della struttura religiosa cui si appartiene.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โGesรน insegna a gioire del bene, chiunque ne sia lโautoreโ
Prima Letturaย (Nm 11,25-29)
25ย Il Signore scese nella nube e parlรฒ a Mosรจ; prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero piรน in seguito.ย 26ย Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e lโaltro Medad, erano rimasti nellโaccampamento e lo spirito si posรฒ su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nellโaccampamento.27ย Un giovane corse a riferire la cosa a Mosรจ e disse: โEldad e Medad profetizzano nellโaccampamentoโ.ย 28ย Allora Giosuรจ, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosรจ, disse: โMosรจ, signor mio, impediscili!โ.ย 29ย Ma Mosรจ gli rispose: โSei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!โ.
Mosรจ aveva dedicato tutta la sua vita al servizio del popolo, ma, negli ultimi anni, fu colto dallo scoraggiamento. Le difficoltร e i problemi si moltiplicavano e gli israeliti non facevano che lamentarsi, avanzare pretese, ribellarsi.
Un giorno confidรฒ al Signore: lโho forse concepita io tutta questa gente? Non ce la faccio piรน a sopportare il peso di un popolo cosรฌ grande e indisciplinato (Nm 11,10-15).
Dio allora gli suggerรฌ: scegliti settanta persone che siano in grado di aiutarti; su di essi io farรฒ scendere lo stesso spirito che si trova in te (Nm 11,16-18).
ร a questo punto che inizia la nostra lettura.
Nel giorno fissato, i settanta uomini si riunirono nella tenda dove Dio era solito dialogare con Mosรจ, ricevettero lo spirito e cominciarono a profetizzare, entrarono cioรจ in uno stato di frenesia e di esaltazione e parlavano in nome di Dio (v. 25).
Cโerano due anziani, Eldad e Medad, che pur non avendo partecipato al rito ufficiale, avevano ricevuto lo stesso spirito e si comportavano da profeti, esattamente come gli altri settanta. Un evento sorprendente, inatteso per tutti e anche piuttosto enigmatico perchรฉ non cโera spiegazione al fatto che due estranei avessero ottenuto lo stesso dono di Dio, pur essendo lontani dal gruppo dei prescelti.
Cโera da rattristarsi? No. Bisognava piuttosto gioire del fatto che lo spirito si era posato anche su chi non apparteneva allโistituzione.
Qualcuno invece si preoccupรฒ, si indignรฒ e chiese a Mosรจ di intervenire per farli smettere. Lo stesso Giosuรจ, un personaggio eminente fra gli israeliti, si schierรฒ con coloro che volevano ristabilire lโordine e le gerarchie.
Mosรจ gli rispose: sei geloso? Magari tutti i membri del popolo ricevessero lo spirito e divenissero profeti.
Da questo episodio, gli animatori delle comunitร cristiane possono cogliere un primo messaggio: per non sentirsi stremati ed esausti come Mosรจ, non devono essere degli accentratori del potere, ma devono corresponsabilizzare tutti i membri della loro comunitร , condividendo con loro i compiti e i servizi da svolgere.
Lโinsegnamento principale perรฒ riguarda la condanna del fanatismo.
Fanatico รจ colui che aggredisce chiunque non la pensa come lui o non appartiene al suo gruppo; รจ chi chiude gli occhi di fronte al bene che altri fanno, convinto che chi non sta con lui o non condivide le sue convinzioni e i suoi progetti sia malvagio e vada combattuto. Il fanatico รจ pericoloso perchรฉ, se non riesce a imporsi con le ragioni, รจ portato a far ricorso alla spada, come difatti รจ accaduto con Giosuรจ.
Lo Spirito non puรฒ essere racchiuso dentro i confini di nessuna istituzione. Dio รจ libero di uscire dagli schemi e di suscitare ovunque il bene. Dove ci sono il bene, lโamore, la pace, la gioia, lรฌ รจ certamente allโopera lo Spirito di Dio.
Seconda Lettura (Gc 5,1-6)
1ย Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano!ย 2ย Le vostre ricchezze sono imputridite,ย 3ย le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverร a testimonianza contro di voi e divorerร le vostre carni come un fuoco.Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!ย 4ย Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti.5ย Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage.6ย Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non puรฒ opporre resistenza.
I profeti sono ricorsi spesso alle minacce nei confronti dei ricchi, tuttavia, in nessun libro della Bibbia cโรจ una condanna tanto violenta come quella che troviamo nella lettura di oggi. Per non sminuirne la carica provocatoria, va tenuto presente che Giacomo non distingue, come spesso si fa, fra ricchi buoni e ricchi cattivi; si riferisce ai ricchi e basta.
Le invettive della prima parte del brano (vv. 1-3) sono terribili: โRicchi, cominciate a piangere, gridate per le sciagure che vi sovrastano!โ. Tutto ciรฒ che, con tanti sforzi e sacrifici, avete accumulato sarร distrutto, i prodotti dei vostri campi marciranno o bruceranno insieme ai magazzini in cui sono accatastati; i vostri splendidi abiti saranno divorati dalle tarme e i preziosi gioielli si copriranno di ruggine.
Come si spiega tanto livore?
Giacomo non se la prende con la ricchezza in sรฉ, che รจ un bene e non va distrutta, ma, come i profeti e come Gesรน, ne denuncia il cattivo uso e il pericolo che rappresenta quando รจ adorata come un idolo. Il ricco dimentica facilmente che โpasserร come fiore dโerba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare lโerba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Cosรฌ anche il ricco appassirร nelle sue impreseโ (Gc 1,10-11). La cupidigia รจ allโorigine di ogni peccato (Gc 1,14-15) ed รจ la causa di tutti i dissensi e conflitti (Gc 4,1-4).
Nella seconda parte della lettura (vv. 4-6) Giacomo denuncia, in modo appassionato, lโorigine della ricchezza. Essa รจ accumulata, per lo piรน, mediante lโingiustizia nei confronti dei piรน deboli. ร frutto di angherie, soprusi, sfruttamento dei lavoratori ai quali viene sottratto il frutto delle loro fatiche. Defraudare il salario di un operaio equivale a ucciderlo.
Il povero non ha la possibilitร di opporre resistenza perchรฉ il ricco ha dalla sua parte anche la legge, la forza, lโappoggio di chi detiene il potere. Di fronte a unโingiustizia cosรฌ abilmente strutturata, cosa puรฒ mai fare lโindigente?
Nulla, non puรฒ opporre alcuna resistenza, non gli resta che affidarsi al Signore e invocare un suo intervento.
Di fronte alla condizione di impotenza cui รจ ridotto il povero, Giacomo dร libero sfogo alle minacce piรน dure che siano mai state pronunciate contro i ricchi: โAvete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage!โ.
La severitร della denuncia รจ giustificata dal fatto che lโaccumulo della ricchezza รจ incompatibile con la scelta evangelica. I beni di questo mondo sono destinati a tutti e vanno condivisi con chi รจ nel bisogno e Gesรน ha dichiarato, con estrema chiarezza: โChiunque non rinuncia a tutti i suoi averi non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc 14,33).
Vangeloย (Mc 9,38-48)
38ย Giovanni rispose a Gesรน dicendo: โMaestro, abbiamo visto uno che scacciava i demรฒni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perchรฉ non era dei nostriโ.ย 39ย Ma Gesรน disse: โNon glielo proibite, perchรฉ non cโรจ nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.ย 40ย Chi non รจ contro di noi รจ per noi.41ย Chiunque vi darร da bere un bicchiere dโacqua nel mio nome perchรฉ siete di Cristo, vi dico in veritร che non perderร la sua ricompensa.42ย Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, รจ meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.ย 43ย Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: รจ meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.ย 45ย Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: รจ meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.ย 47ย Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: รจ meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,ย 48ย dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingueโ.
Lโevangelista Marco accosta, nello stesso capitolo e in modo volutamente provocatorio, due episodi. Nel primo mette in scena un uomo che si presenta a Gesรน e gli dice: โMaestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riuscitiโ (Mc 9,18). Nel secondo, quello che ci viene proposto nel vangelo di oggi, introduce un esorcista anonimo che, servendosi del nome di Gesรน, ottiene invece ottimi risultati contro le forze del male.
Prevedibile e immediata la reazione dei discepoli che corrono a manifestare a Gesรน la loro sorpresa, il disappunto e lโirritazione. Come puรฒ โ si chiedono โ uno che non ci segue, che non appartiene al nostro gruppo, compiere le stesse meraviglie o addirittura realizzarne di maggiori?
Questo interrogativo ne richiama subito altri e sono quelli che ci poniamo anche noi: se qualcuno occupa, con successo, il campo dove noi siamo chiamati a svolgere la nostra missione, cโรจ da rallegrarsi o da preoccuparsi? Chi รจ autorizzato a usare il nome di Gesรน? A chi ha lasciato in ereditร il suo Spirito, la forza che risana ogni malattia?
Lโepisodio narrato nel brano di oggi risponde a queste domande.
Nella prima parte (vv. 38-40) รจ esposto il fatto.
I guaritori dellโantichitร erano soliti, durante la pratica degli esorcismi, pronunciare nomi di angeli, di demoni e di qualche personaggio rinomato per le sue facoltร terapeutiche. Ritenevano che questo contribuisse a rendere piรน efficaci i loro interventi e a ottenere risultati prodigiosi. Il nome piรน invocato era quello di Salomone, considerato il precursore e il protettore di tutti i cultori dei misteri del sapere; ma anche il nome di Gesรน, divenuto ormai famoso in tutta la Galilea, cominciava a essere impiegato negli scongiuri, assieme a quello di altri esorcisti.
Un giorno Giovanni corre dal Maestro e gli riferisce: abbiamo scoperto che cโรจ in giro un nostro pericoloso rivale; cura le persone ricorrendo al tuo nome e noi lโabbiamo diffidato, perchรฉ non รจ dei nostri, non ci segue, non ha la nostra autorizzazione.
Si noti la ragione addotta: non ci segue. Non si dice che non segue Gesรน, ma che non segue loro, i discepoli, rivelando cosรฌ che avevano, radicata, la convinzione di essere gli unici e indiscussi depositari del bene. Gesรน apparteneva solo a loro, erano loro il punto di riferimento obbligato per chiunque volesse invocare il suo nome e si sentivano contrariati dal fatto che qualcuno compisse prodigi senza appartenere al loro gruppo.
Nessuno di noi se nโavrebbe a male se, durante la vendemmia o la mietitura, uno sconosciuto si offrisse a darci una mano nella vigna o nel campo; sarebbe ridicolo e meschino chi si rammaricasse perchรฉ lโaiutante lavora di piรน e meglio di noi.
Cโรจ invece chi si rattrista se viene a sapere che un non credente compie gesti dโamore anche eroici di cui sono capaci, sรฌ, anche i cristiani, ma non solo loro. La reazione รจ in genere la stessa degli apostoli. Si finge di non vedere, si cerca di ignorare, si minimizza; non si gioisce del bene compiuto dagli altri perchรฉ costa ammettere che esistono seguaci di altre religioni migliori di noi. Da nessuno accettiamo volentieri lezioni di onestร , lealtร , nonโviolenza, ospitalitร , tolleranza.
Il principio discriminante suggerito da Gesรน รจ chiaro: chiunque agisce in favore dellโuomo รจ dei nostri. Lo Spirito non รจ monopolio della struttura ecclesiale, รจ libero come il vento โche soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove vaโ (Gv 3,8), agisce nella chiesa e fuori di essa.
Nelle nostre comunitร sono molti coloro che prestano un servizio ai fratelli e, in genere, svolgono il loro compito con diligenza e generositร ; tuttavia, compaiono spesso, qua e lร , anche gelosie e invidie. Sono il sintomo inequivocabile che lโincarico che si era assunto ha cessato di essere un servizio ed รจ divenuto un espediente per affermarsi, per ritagliarsi uno spazio di potere dal quale viene tenuto lontano, come fosse un intruso, chiunque proponga cambiamenti o si offra a collaborare. Cosรฌ il ministero ecclesiale non รจ piรน considerato la messe nella quale ci si aspetta che il Signore invii il maggior numero possibile di operai (Mt 9,37-38), ma รจ una torta da dividersi fra contendenti.
La seconda parte del brano (vv. 41-48) contiene una serie di detti del Signore.
Il primo si riferisce allโofferta di un bicchiere dโacqua. Si tratta del gesto piรน semplice e spontaneo, ma non va trascurato perchรฉ puรฒ segnare lโinizio di un rapporto di amicizia. Giร un saggio dellโAntico Testamento ne aveva percepito il valore: โSe il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bereโ (Pr 25,21). Aveva intuito che questo piccolo segno di accoglienza poteva costituire la premessa per una riconciliazione.
Anche Gesรน richiama questo gesto e โ lo si noti โ non lo attribuisce a uno dei suoi discepoli, ma a un estraneo. ร uno sconosciuto che incontra, forse per la prima volta, i messaggeri del vangelo e offre loro โun bicchiere dโacquaโ. Questo atto dโamore, anche se apparentemente di poco conto, non rimarrร senza frutto; instaurerร un rapporto di fiducia e segnerร lโinizio di un dialogo. Ogni gesto che favorisca lโincontro e la comunicazione fra le persone รจ prezioso e va favorito.
A questo primo detto seguono le minacce nei confronti di chi scandalizza i piccoli (v. 42).
Per scandalo si intende qualunque ostacolo che intralci il cammino del discepolo. I piccoli da non scandalizzare non sono i bambini, ma le persone deboli nella fede, coloro che, a stento e con difficoltร , muovono i primi passi al seguito del Maestro. Chi provoca il loro allontanamento si assume una responsabilitร enorme.
Per inculcare questo messaggio, Gesรน ricorre a unโimmagine, la morte per affogamento, considerata dai giudei il supplizio piรน infamante, perchรฉ rendeva impossibile una conveniente sepoltura del cadavere.
Viene da chiedersi quale sia lo scandalo che fa perdere ai piccoli unโincipiente fede o quel poco che รจ loro rimasta.
Il contesto in cui, volutamente, Marco ha inserito il detto del Signore, permette di identificare la ragione di questo grave scandalo: lโambizione (Mc 9,33-40).
I conflitti, le divisioni, gli scismi nella chiesa sono sempre derivati dallโorgoglio, dalla smania per il potere e dalla volontร di dominare sugli altri. Lo scandalo che, anche oggi, tiene lontano i โpiccoliโ dalla chiesa rimane lo stesso: lo spettacolo poco edificante delle competizioni e degli intrighi per occupare i primi posti e ottenere privilegi.
Lโultima parte del brano รจ dedicata alla messa in guardia contro unโaltra forma di scandalo: quello che proviene dallโinterno, lo scandalo causato dalla mano, dal piede, dagli occhi (vv. 43-48), organi che, al tempo di Gesรน, indicavano gli impulsi al male, la concupiscenza, le inclinazioni che allontanano da Dio e inducono a scelte immorali.
Gesรน esige dal discepolo il coraggio di fare i tagli necessari, anche se dolorosi, se si rende conto che alcune azioni, alcuni progetti, alcuni sentimenti sono incompatibili con la scelta evangelica.
Il riferimento piรน immediato รจ al controllo della sessualitร , ma non solo. Ci sono altri tagli che devono essere fatti se non si vuole rovinare la propria vita e quella degli altri.
Vanno eliminati il dito puntato nellโarrogante atteggiamento di chi, alzando la voce, impone sempre la propria volontร , le mani che rubano, gli sguardi altezzosi e quelli che rivelano cupidigia di denaro, i piedi che, dai rancori, corrono spediti verso le vendette; vanno cavati gli occhi invidiosi e sospettosi che creano situazioni insostenibili nella comunitร cristiana, dove i fratelli arrivano a non rivolgersi piรน nemmeno la parola.
Chi non ha il coraggio di amputare, in modo risoluto, queste occasioni di peccato, chi accontenta tutti i suoi capricci, non รจ severo con se stesso, non controlla le proprie passioni, corre il rischio di precipitare nella Geenna, โdove il verme non muore e il fuoco non si estingueโ (v. 44).
La Geenna รจ la valle che scorre a sud di Gerusalemme. Era considerata immonda perchรฉ in essa alcuni re dโIsraele avevano immolato i loro figli a Baal (Ger 19,5-6); lรฌ erano anche state scavate tombe per seppellirvi i cadaveri e ardeva un fuoco perenne per consumare i rifiuti della cittร ; un fumo maleodorante la rendeva disgustosa. Era maledetta e i rabbini lโavevano assunta a simbolo della rovina cui va incontro chi commette il peccato.
Il fuoco inestinguibile รจ unโaltra immagine, derivata dallโoracolo con cui si chiude il libro di Isaia e rivolto ai nemici di Dio: โIl loro verme non morirร e il loro fuoco non si spegnerร โ (Is 66,24). Il verme che non muore indica il perenne processo di putrefazione al quale va incontro chi si comporta da malvagio. ร lโannuncio del disfacimento, dellโautodistruzione di chi non segue le vie di Dio.
A queste immagini, ben note al tempo di Gesรน, si ricorreva spesso per ammonire, per scuotere le coscienze di chi trascurava i doveri verso Dio e verso il prossimo. Ne traviserebbe il significato chi le impiegasse per trarre conclusioni circa i castighi dellโinferno. Sulla bocca di Gesรน sono un richiamo pressante e accorato, rivolto a ogni uomo, a non rovinare la propria vita e quella degli altri. Chi spreca la propria esistenza in questo mondo perde, per sempre, lโopportunitร unica che Dio gli ha offerto; rovina eternamente se stesso, perchรฉ nessuno piรน gli potrร restituire il tempo che ha sciupato. Ma questa opportuna insistenza sulla serietร di questa vita non va equivocata, non รจ un annuncio di dannazione eterna dei reprobi.