Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 Gennaio 2023.
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Vuoi essere felice per qualche ora? Inebriati di vino. Vuoi esserlo per qualche anno? Prenditi i piaceri che la vita ti offre. Lo suggerisce anche il Qoelet: โVaโ, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto. Il profumo non manchi sul tuo capo. Goditi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugaceโ (Qo 9,7-9).
Ma come essere felici sempre?
La gioia non si identifica con il piacere che, purโessendo voluto e benedetto da Dio, รจ effimero, caduco e tante volte sfocia in tristezza e delusione: โAnche nel riso il cuore prova dolore e il godimento puรฒ finire in penaโ (Pr 14,13).
La Bibbia attesta un paradosso: la gioia vera e duratura nasce dallโimpegno, dalla rinuncia, dallโabnegazione, dal sacrificio e si accompagna al dolore. โSono lieto delle sofferenze che sopporto per voiโ โ dichiara Paolo ai filippesi (Fil 1,24). Ai cristiani perseguitati, Giacomo raccomanda: โConsiderate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di proveโ( Gc 1,2) e Pietro: โEsultate di gioia indicibile e gloriosaโ (1 Pt 1,8-9).
Qual รจ il segreto di questa gioia?
Lo rivela Gesรน: โVi รจ piรน gioia nel dare che nel ricevereโ (At 20,35). Beato non รจ chi accumula e trattiene egoisticamente per sรฉ i beni, ma chi, condividendo, si fa povero per soccorrere chi รจ nel bisogno.
Una proposta sconcertante. Accettarla รจ un rischio, ma ce la garantisce lui.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โBeato chi non conserva nulla per sรฉ e si fa povero per amoreโ.
Prima Lettura (Sof 2,3; 3,12-13)
2,3 Cercate il Signore
voi tutti, umili della terra,
che eseguite i suoi ordini;
cercate la giustizia,
cercate lโumiltร ,
per trovarvi al riparo
nel giorno dellโira del Signore.
3,12 Farรฒ restare in mezzo a te
un popolo umile e povero;
confiderร nel nome del Signore
13 il resto dโIsraele.
Non commetteranno piรน iniquitร
e non proferiranno menzogna;
non si troverร piรน nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
Vi fu un tempo in cui Dio sembrava alleato dei ricchi: il benessere, la fortuna, lโabbondanza di beni, la posteritร numerosa erano considerati segni della sua benedizione (Dt 28,1-14). Leggendo lโAT ci si rende conto che lโideale dellโisraelita รจ la ricchezza, non la povertร .
Un poโ alla volta perรฒ in Israele la mentalitร cambia. Soprattutto in seguito alla predicazione dei profeti, si comincia a capire che la ricchezza, piรน che una benedizione di Dio, รจ spesso frutto di imbrogli, di soprusi, di sfruttamento degli operai, di angherie, di abili raggiri, di ingiustizie. I poveri non sono piรน considerati dei maledetti a causa della loro empietร , ma delle vittime in balรฌa dei potenti. Ai miseri โ grida sdegnato Michea โ โsi strappa la pelle di dosso e la carne dalle ossaโ (Mic 3,2).
Sofonia vive pochi anni prima della distruzione di Gerusalemme, quindi, in un periodo di caos sociale e politico. Pur essendo di estrazione borghese, egli si scaglia contro gli alti dignitari della corte, contro i commercianti, contro gli empi (Sof 1,8-12) e contro tutti coloro che commettono ingiustizie. Minaccia lโimminente castigo di Dio e, come ultima possibilitร di salvezza, indica lโimmediata โconversione al Signoreโ.
Nella lettura di oggi, il profeta chiarisce, con un invito, cosa implica il โritorno al Signoreโ: โCercate il Signore, come tutti gli umili del paese, cercate la giustizia, cercate lโumiltร โ (v. 3).
Convertirsi significa divenire come gli umili, come i poveri.
ร la prima volta che nella Bibbia la parola povero รจ impiegata con una connotazione nuova: non indica piรน solo una condizione sociale ed economica, ma un atteggiamento religioso interiore. Per Sofonia, povero รจ colui che, non possedendo alcuna sicurezza, si affida interamente a Dio e si sottomette alla sua volontร .
Nel giorno del castigo โ assicura il profeta โ Dio lascerร sopravvivere nel paese โun popolo umile (povero) e senza risorse, un resto dโIsraele, che cercherร rifugio nel nome del Signoreโ (vv. 12-13).
Dopo Sofonia questo nuovo significato del termine โpoveroโ ebbe molta fortuna. La spiritualitร della โpovertร โ ebbe uno sviluppo sempre maggiore e fu allโorigine di un grande numero di salmi in cui la parola โpoveroโ รจ stata impiegata come sinonimo di pio, giusto, timorato di Dio. Nel contesto di questo movimento spirituale va collocato il messaggio di Gesรน.
Seconda Lettura (1 Cor 1,26-31)
26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27 Ma Dio ha scelto ciรฒ che nel mondo รจ stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciรฒ che nel mondo รจ debole per confondere i forti, 28 Dio ha scelto ciรฒ che nel mondo รจ ignobile e disprezzato e ciรฒ che รจ nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29 perchรฉ nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. 30 Ed รจ per lui che voi siete in Cristo Gesรน, il quale per opera di Dio รจ diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, 31 perchรฉ, come sta scritto: โChi si vanta si vanti nel Signoreโ.
Abbiamo accennato la scorsa domenica ai problemi della comunitร di Corinto: discordie, divisioni, invidie, gelosie. Come aveva potuto una chiesa, inizialmente tanto fervente, cadere cosรฌ in basso?
Risponde Paolo: รจ accaduto perchรฉ fra i cristiani si รจ infiltrato lo spirito devastante della competizione; ognuno cerca di dominare sugli altri, di essere superiore, di essere โriccoโ.
Come giudica Dio chi si comporta in questo modo?
La lettura espone i suoi gusti: egli non sceglie i ricchi ma i poveri, gli emarginati, coloro che sono ritenuti senza valore. Per convincersene โ dice Paolo โ basta considerare la condizione della comunitร di Corinto: non ci sono nobili, sono pochi i ricchi, gli aristocratici, gli uomini eruditi e dotati di grande cultura; quasi tutti sono poveri, a volte addirittura miserabili. ร un segno delle preferenze di Dio che sceglie i piccoli, predilige coloro che sono insignificanti agli occhi del mondo, per arricchirli dei suoi doni.
Vangelo (Mt 5,1-12)
1ย Vedendo le folle, Gesรน salรฌ sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.ย 2ย Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3ย โBeati i poveri in spirito,
perchรฉ di essi รจ il regno dei cieli.
4ย Beati gli afflitti,
perchรฉ saranno consolati.
5ย Beati i miti,
perchรฉ erediteranno la terra.
6ย Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perchรฉ saranno saziati.
7ย Beati i misericordiosi,
perchรฉ troveranno misericordia.
8ย Beati i puri di cuore,
perchรฉ vedranno Dio.
9ย Beati gli operatori di pace,
perchรฉ saranno chiamati figli di Dio.
10ย Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perchรฉ di essi รจ il regno dei cieli.
11ย Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.ย 12ย Rallegratevi ed esultate, perchรฉ grande รจ la vostra ricompensa nei cieliโ.
Lโuomo ha sempre sentito un profondo bisogno di incontrare Dio, di interrogarlo, di conoscere i suoi pensieri, di scoprire i suoi disegni. Ma dove trovarlo? Dove fissare un appuntamento con lui? Nei tempi antichi si pensava che il luogo ideale fossero le cime dei monti, quelle, soprattutto, che la tradizione indicava come luoghi sacri. Anche Israele condivideva questa concezione religiosa. Abramo, Mosรจ ed Elia hanno fatto le loro esperienze spirituali piรน forti โsul monteโ.
Matteo colloca il primo discorso di Gesรน su un monte. La devozione cristiana lo ha identificato con la collina che domina Cafarnao. Le suore che la custodiscono lโhanno trasformata in unโoasi di pace, di raccoglimento, di riflessione, di preghiera. Passeggiando sotto gli alberi maestosi, accolti dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza che scende dalle vette innevate del Libano, contemplando dallโalto il lago che tante volte รจ stato solcato dalla barca di Gesรน e dei discepoli, ci si sente quasi naturalmente portati ad elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio.
Per quanto possa essere suggestiva questa esperienza, il monte di cui parla Matteo non va inteso in senso geografico, ma nel suo significato teologico. Piรน che un luogo reale, โmonteโ รจ qualunque luogo o momento in cui ci si apre alla parola di Dio.
Possiamo visualizzare la scena: Gesรน abbandona la pianura. ร come se uscisse dalla terra dove si muovono gli uomini โnormaliโ, quelli che si regolano secondo la โsaggezzaโ, lโastuzia di questo mondo, quella โscaltrezzaโ maligna che porta a ragionare cosรฌ: โla salute รจ tuttoโ, โciรฒ che conta รจ il successoโ, โbeato chi ha un grosso conto in bancaโ, โfelice chi puรฒ viaggiare, divertirsi, chi non si priva di alcun piacereโ, โa me interessa solo il sessoโ, โsacrificarmi, fare delle rinunce per gli altri? Non ci penso proprio!โโฆ
Sarร un uomo riuscito colui che condivide simili proposte di vita? Cosa ne pensa Dio?
Per non correre il rischio di sprecare la nostra esistenza รจ necessario conoscere il suo giudizio. Oggi accompagniamo Gesรน sul monte per ascoltare le sue proposte di felicitร , di successo, di beatitudine. Saranno proposte sconcertanti, addirittura insensate per chi ha la mente frastornata dalle proposte suggerite dalla โsaggezzaโ degli uomini. Ascoltiamole e cerchiamo di capirle.
Beati i poveri in spirito
Difficile dire in quanti modi sia stata interpretata questa beatitudine. Qualcuno lโha banalizzata, sostenendo che essa รจ riferita ai miserabili, agli straccioni, ai mendicanti. Sarebbero loro le persone ideali delle quali Dio si compiace e dunque andrebbero lasciati nella loro condizione, anzi, bisognerebbe far sรฌ che tutti diventassero come loro. Si tratta evidentemente di una interpretazione assurda, deviante, contraria a tutto il resto del vangelo. La comunitร cristiana ideale non รจ quella in cui tutti sono indigenti, ma quella in cui โnon cโรจ piรน alcun poveroโ (At 4,34).
Altri pensano che โpoveri in spiritoโ siano coloro che, pur mantenendo il possesso dei loro beni materiali, riescono a non legarvi il cuore. Altri ancora ritengono che i poveri sono beati perchรฉ presto smetteranno di esserlo. Le ipotesi serie, sostenute da ottimi autori, sono almeno una dozzina. Qual รจ quella giusta?
Sappiamo bene cosa significa essere poveri: vuol dire non possedere nulla. Ma cosa significa in spirito?
Nei confronti della ricchezza Gesรน non ha mai assunto un atteggiamento di disprezzo. Anche la โricchezza disonestaโ per lui diveniva buona quando era distribuita ai poveri (Lc 16,19), tuttavia, benchรฉ non lโabbia mai condannata, lโha considerata un ostacolo pericoloso, insormontabile per molti, ad entrare nel regno dei cieli (Mt 19,23) e, a chi lo voleva seguire, ha chiesto la rinuncia a tutti i beni: โChiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc 14,33).
ร nel contesto di questa esigenza irrinunciabile di distacco totale e di condivisione con i poveri di tutto ciรฒ che si possiede che va letta la nostra beatitudine.
Gesรน non esalta la povertร in quanto tale. Aggiungendo la specificazione in spirito, chiarisce che non tutti i poveri sono beati. Devono considerarsi tali solo coloro che, per libera scelta, si spogliano di tutto. Poveri in spirito sono coloro che decidono di non possedere nulla per sรฉ e di mettere tutto ciรฒ che hanno a disposizione degli altri.
Si badi bene: povero secondo il vangelo non รจ colui che non possiede nulla, ma colui che non trattiene nulla per sรฉ.
Qualche esempio ci puรฒ aiutare a capire. Il proprietario di una grande ditta puรฒ essere ricco o povero. ร ricco se impiega gli utili che ricava dalla sua attivitร per soddisfare i propri capricci o quelli dei suoi familiari; รจ povero (pur possedendo grandi capitali) se vive in modo dignitoso, ma non spreca nulla per il superfluo, se gestisce la ricchezza preoccupandosi dei bisogni dei piรน deboli, se investe i suoi soldi per creare altri posti di lavoroโฆ
Chi ha raggiunto una posizione sociale prestigiosa รจ ricco se diventa altezzoso, umilia i meno fortunati, pensa solo a se stesso; se invece mette le proprie capacitร e doti a servizio degli altri, se si rende disponibile per chiunque abbia bisogno del suo aiuto รจ povero in spirito.
Anche chi รจ miserabile puรฒ non essere โpovero in spiritoโ. Non lo รจ se maledice se stesso e gli altri, se tenta di migliorare la propria condizione con la violenza e con lโinganno, se pensa di liberarsi da solo disinteressandosi degli altri, se sogna di divenire a sua volta ricco o di sostituirsi ai ricchi.
La povertร volontaria, la rinuncia allโuso egoistico di tutti i beni che si possiedono (intelligenza, bel carattere, conoscenze, diplomi, posizione sociale, denaro, tempo liberoโฆ) non รจ qualcosa di facoltativo, non รจ un consiglio riservato ad alcuni che vogliono essere eroici o piรน perfetti degli altri. ร ciรฒ che contraddistingue il cristiano.
Si noti che la promessa che accompagna questa beatitudine non rimanda a un futuro lontano, non assicura lโentrata in paradiso dopo la morte, ma annuncia una gioia immediata: di essi รจ il regno dei cieli. Dal momento in cui si sceglie di essere e di rimanere poveri, si entra nel โregno dei cieliโ, nel mondo nuovo inaugurato da Cristo.
Questa beatitudine non รจ un messaggio di rassegnazione, ma di speranza: nessuno piรน sarร bisognoso quando tutti diverranno โpoveri in spiritoโ, quando metteranno i doni che hanno ricevuto da Dio a servizio dei fratelli, come fa Dio che, pur possedendo tutto, รจ infinitamente povero: non trattiene nulla per sรฉ, รจ dono totale, รจ amore senza limiti.
Beati coloro che soffrono
La sofferenza non รจ cosa buona. Dio non prova piacere quando gli uomini sono nel dolore, non รจ lui che invia sventure e tribolazioni. Egli non vuole che gli uomini patiscano.
Quando Gesรน proclama beati gli โafflittiโ impiega un termine ben noto a chi conosce la Bibbia. Nel libro di Isaia si parla degli โafflittiโ: sono coloro che non hanno una casa in cui abitare, che non hanno campi da coltivare perchรฉ lโereditร dei loro padri รจ stata usurpata da estranei, che si devono mettere a servizio di proprietari terrieri senza scrupoli, che devono subire ingiustizie, soprusi, malversazioni, umiliazioni (Is 61,7).
A queste persone che hanno il cuore affranto, che siedono nella cenere e che vestono lโabito da lutto (Is 61,3) il profeta rivolge un messaggio di speranza. Dio sta per intervenire โ assicura โ e capovolgerร la situazione, toglierร le cause del lutto: โAllieterร gli afflitti di Sion, darร loro una corona invece della cenere, lโolio di letizia invece dellโabito di lutto, il canto di lode invece di un cuore mestoโ (Is 61,3).
Nella sinagoga di Nazareth Gesรน applica a sรฉ questa profezia (Lc 4,21). Egli รจ venuto per dare compimento alle promesse di Dio. Gli โafflittiโ, coloro che provano un profondo dolore di fronte a una societร ancora dominata dallโingiustizia, coloro che sono insoddisfatti e si attendono da Dio la salvezza, saranno consolati. La venuta del Regno ha iniziato a eliminare tutte le situazioni che sono causa di dolore e di lacrime.
Beati i miti
Lโaggettivo โmiteโ richiama lโidea della persona rassegnata che non reagisce alle provocazioni, che accetta passivamente e senza lamentarsi le ingiustizie. ร questโuomo che rifugge da ogni conflitto (ma che rivela forse anche una personalitร piuttosto debole) che viene proclamato beato?
Il termine โmiteโ usato da Gesรน รจ ripreso dallโAT e, piรน precisamente, dal Salmo 37. In questo testo sono chiamati โmitiโ coloro che sono stati privati dei loro diritti, della loro libertร , dei loro beni. Sono poveri perchรฉ i potenti hanno sottratto loro il campo, la casa, i pochi risparmi e magari addirittura i figli e le figlie. Sopportano lโingiustizia senza nemmeno poter protestare. Non si rassegnano, ma si rifiutano di ricorrere alla violenza per ristabilire la giustizia. Non si lasciano guidare dallโira, non alimentano sentimenti di odio e di vendetta. Confidano in Dio e attendono la venuta del suo regno.
Gesรน si รจ presentato come โmiteโ (Mt 11,29; 21,5), non nel senso di โdebole, timido, pusillanimeโ. Egli ha vissuto conflitti drammatici, ma li ha affrontati con le disposizioni di cuore che caratterizzano i โmitiโ: ha rifiutato lโuso della violenza, รจ stato paziente, tollerante, si รจ fatto servo di tutti.
Beati sono coloro che, di fronte alle ingiustizie, assumono i suoi stessi atteggiamenti. Costoro riceveranno da Dio il possesso di una terra nuova, di una condizione nuova. In essa sbocceranno relazioni umane pacifiche e dunque sarร la fine delle sopraffazioni e delle violenze che caratterizzano il mondo ancora in balรฌa delle โbeatitudiniโ della โpianuraโ.
Tutti conosciamo situazioni simili a quelle descritte nel Salmo 37. Sappiamo che nel mondo esistono angherie e soprusi cui bisogna porre fine. Vogliamo lasciare in ereditร ai nostri figli โuna terraโ nuova, migliore di quella in cui viviamo. Purtroppo, lโansia per la giustizia porta a volte a coltivare pensieri e sentimenti e a compiere azioni che non sono quelle dei โmitiโ. Gesรน ricorda ai suoi discepoli che lโereditร della โterraโ รจ promessa ai miti, non ai violenti.
Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia
La fame e la sete sono i bisogni piรน impellenti che lโuomo sperimenta. ร con questโansia incontenibile che i discepoli di Cristo devono cercare โla giustiziaโ.
Ma di quale giustizia si tratta? Di quella che viene amministrata nei nostri tribunali? Beati sono forse coloro che godono quando a un criminale viene inflitta la meritata punizione?
Non รจ questa la giustizia di cui si deve aver fame e sete. Questa spesso non รจ altro che ritorsione, vendetta, rappresaglia, crudeltร , sadismo perchรฉ si gode a veder soffrire chi ha fatto del male. Gesรน sta parlando di unโaltra giustizia, quella di Dio.
Dio รจ giusto, non perchรฉ retribuisce secondo i meriti, ma perchรฉ, con il suo amore, โrende giustiโ coloro che sono malvagi. ร giusto perchรฉ โvuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della veritร โ (1 Tm 2,4).
Per noi โgiustizia รจ fattaโ significa: il colpevole รจ stato punito. Per Dio la โgiustizia รจ fattaโ quando un malvagio diviene giusto. La sua giustizia รจ sempre e solo salvezza, รจ il ricupero di chi si รจ fatto del male commettendo il peccato.
Chi prova questa fame e questa sete per la salvezza del fratello โsarร saziatoโ. Condividerร la gioia stessa di Dio โche non vuole che nessuno si perdaโ (Gv 6,39), โche non ha piacere della morte del malvagio, ma piuttosto vuole che si converta e vivaโ (Ez 18,23).
Beati coloro che compiono opere di misericordia
Questa beatitudine sembra inserirsi nella contrapposizione fra magnanimitร e desiderio di punire i colpevoli. Pare un invito a far prevalere sempre la compassione e il perdono.
Questo รจ certamente uno degli aspetti della โmisericordiaโ e si accorda bene con la raccomandazione di Gesรน: โSiate misericordiosi, come รจ misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarร perdonatoโ (Lc 6,36-37). Ma non esaurisce la ricchezza di questo termine biblico.
Nella Bibbia la โmisericordiaโ, piรน che un sentimento di pietร , รจ unโazione in favore di chi ha bisogno di aiuto. Lโesempio piรน chiaro รจ quello del samaritano che โ dice il testo greco โ ha compiuto la misericordia nei confronti dellโuomo aggredito dai banditi (Lc 10,37).
I rabbini del tempo di Gesรน insegnavano che Dio รจ misericordioso perchรฉ compie opere di misericordia e specificavano: โDio vestรฌ gli ignudi โ quando ricoprรฌ con foglie Adamo ed Eva: Gn 3,21 โ cosรฌ voi dovete vestire gli ignudi. Egli visitรฒ i malati โ difatti andรฒ a trovare Abramo quando soffriva per la circoncisione e visitรฒ la sterile Sara: Gn 18,1 โ cosรฌ voi dovete visitare i malati. Egli confortรฒ coloro che erano in lutto โ quando consolรฒ Isacco dopo la morte del padre: Gn 25,11 โ cosรฌ voi dovete confortare coloro che sono in lutto. Egli seppellรฌ i morti โ fu lui che seppellรฌ Mosรจ: Dt 34,6 โ cosรฌ voi dovete seppellire i mortiโ.
Misericordiosi sono coloro che, come Dio, compiono opere di misericordia, sono coloro che si impegnano perchรฉ le persone bisognose trovino sempre ciรฒ di cui necessitano.
Sono beati perchรฉ nel mondo nuovo, allโapparizione del Regno, anchโessi, quando avranno bisogno di aiuto, troveranno chi tenderร loro la mano.
Beati i puri di cuore
La puritร รจ una delle caratteristiche piรน marcate della religiositร giudaica. Qualunque contatto con i culti pagani, con tutto ciรฒ che richiama la morte, con tutto ciรฒ che รจ immondo doveva essere evitato. Da questa esigenza di puritร erano nati i divieti, le minuziose disposizioni dei rabbini, la vigilanza ossessiva, lo sforzo continuo di tenersi lontani da ciรฒ che era percepito come contrario alla santitร di Dio. Siccome perรฒ le trasgressioni erano inevitabili, ecco che i giudei si vedevano costretti a compiere incessantemente riti purificatori: abluzioni, aspersioni, lavaggi, sacrifici (Mc 7,3-4).
A Gesรน non interessavano queste pratiche esteriori, a lui premevano la lealtร , la rettitudine.
Non cโรจ nulla di esterno allโuomo che lo possa contaminare: โNon capite โ spiegava ai discepoli โ che tutto ciรฒ che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciรฒ che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo lโuomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultรจri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo lโuomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo lโuomoโ (Mt 15,17-20).
I puri di cuore sono coloro che hanno un comportamento etico conforme alla volontร di Dio, coloro che hanno il cuore indiviso, coloro che non amano contemporanemente Dio e gli idoli.
Non ha il cuore puro colui che serve due padroni, colui che ha una condotta che non si accorda con la fede che professa, colui che ama Dio, ma mantiene nel cuore il rancore verso il fratello, colui che non commette lโazione cattiva, ma รจ adultero nel suo cuore (Mt 5,28).
I puri di cuore sono beati perchรฉ a loro, e solo a loro, รจ concesso di fare una profonda esperienza di Dio.
Beati coloro che si impegnano per la pace
Fra le opere di misericordia raccomandate dai rabbini del tempo di Gesรน, la piรน meritoria era mettere pace, ricostruire lโarmonia fra le persone. Ogni azione tesa a riportare la pace โ si diceva โ attira le benedizioni di Dio sullโuomo.
Beato รจ certamente colui che, senza ricorrere alla violenza e allโuso delle armi, si impegna con tutte le sue forze a porre fine alle guerre e ai conflitti; beato รจ colui che si frappone fra i contendenti e tenta di convincerli al dialogo, alla concordia, alla pace.
Ma nella Bibbia la parola โpaceโ (shalom) non significa solo assenza di guerre. Indica il benessere totale, implica lโarmonia con Dio, con gli altri e con se stessi, la prosperitร , la giustizia, la salute, la gioia.
Gli โoperatori di paceโ sono coloro che si impegnano affinchรฉ questa vita colma di ogni bene sia possibile per ogni uomo. Ad essi viene riservata la piรน bella delle promesse: Dio li considera suoi figli.
Beati i perseguitati per la giustizia
Ci sono sofferenze, tribolazioni, mali che colpiscono in modo imprevisto e senza che siano stati voluti. Ma ce ne sono altri che accompagnano necessariamente certe decisioni. Gesรน non ha illuso i suoi discepoli, ha detto chiaramente che chi si schiera dalla parte โdella giustiziaโ di Dio pagherร certamente cara la sua scelta. Non ha promesso una vita facile, agiata, colma di successi; non ha assicurato gli applausi e il consenso degli uomini. Con insistenza ha ripetuto che lโadesione a lui comporta la persecuzione: โร sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto piรน i suoi familiari!โ (Mt 10,24-25).
Della persecuzione dei giusti si parla spesso anche nellโAT. Nei Salmi ci si imbatte nel giusto che chiede a Dio: โLiberami dalla stretta dei miei persecutoriโ (Sal 7,2); โQuando farai giustizia dei miei persecutori? A torto mi perseguitano: vieni in mio aiutoโ (Sal 119,84.86). Geremia รจ osteggiato, calunniato, rinchiuso in una cisterna.
Ci aspetteremmo di trovare, giร nellโAT, la beatitudine che riguarda i perseguitati, invece niente. Questi vengono elogiati per la loro fermezza e rettitudine, a loro รจ promesso un glorioso destino futuro (Sap 2-5), ma non vengono mai proclamati beati.
NellโAT la persecuzione รจ considerata un male e lโuomo che la subisce non puรฒ essere felice finchรฉ essa dura. Il giusto sarร benedetto, annunciano gli scrittori sacri, ma solo a partire dal momento in cui Dio interverrร per porre fine alle malversazioni cui รจ sottoposto.
Nel NT la prospettiva cambia. Colui che soffre per la sua fedeltร al Signore รจ proclamato beato nel momento e per il fatto stesso di essere perseguitato. La persecuzione non รจ il segno del fallimento, ma del successo. ร un motivo di gioia perchรฉ prova che รจ stata fatta la scelta giusta, quella secondo la โsapienza di Dioโ.
ร inevitabile che coloro che portano avanti la proposta di una societร basata sulla logica โdel monteโ siano perseguitati. Essi mettono in crisi le istituzioni in cui i forti prevalgono sui deboli, i ricchi sui poveri, i privilegiati sui meno favoriti, i padroni sui servi. Gli oppressori si rendono conto che la venuta del Regno minaccia la loro posizione, per questo aggrediscono con violenza chiunque si impegni per porre fine alla sopraffazione, allโarroganza, alla povertร , allโingiustizia, alla discriminazione.
Gesรน ha suggerito il comportamento da tenere nei momenti di persecuzione: โOra io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutoriโ (Mt 5,44). A sua volta Paolo raccomanda: โBenedite coloro che vi perseguitanoโ (Rm 12,14). Lโunica forza capace di rompere la spirale della violenza รจ quella dellโamore e del perdono.
FONTE: per gentile concessione di Settimana News