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p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 29 Dicembre 2024

Domenica 29 Dicembre 2024 - DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE โ€“ SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE, FESTA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 2, 41-52

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 Dicembre 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

S. Famiglia: Nรฉ svalutata, nรฉ idolatrata

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โ€œI figli sono un dono di Dio al mondo e sono di tuttiโ€. Ecco una frase che a volte provoca la gelosia delle mamme, gelosia sintomo di un amore possessivo per il figlio sempre piรน spesso unico, iperprotetto, ipercoccolato, iperdifeso.

La famiglia รจ il luogo privilegiato della formazione e dellโ€™educazione, ma non lโ€™unico.

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Cโ€™รจ una comunitร  nella quale il figlio va integrato affinchรฉ in essa cresca, maturi, incontri i fratelli e apprenda lโ€™accoglienza, la disponibilitร  gratuita, la collaborazione, la tolleranza, il perdono.

Restringere gli orizzonti, ripiegarsi compiaciuti sul piccolo mondo degli affetti e degli interessi, rinchiudersi dentro frontiere anguste che ignorano la fratellanza universale รจ una pericolosa idolatria dellโ€™istituzione familiare.

La famiglia voluta da Dio รจ aperta, รจ una tappa verso la meta ultima, รจ un trampolino da cui proiettarsi nella famiglia del Padre celeste.

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Il momento del distacco puรฒ essere doloroso โ€“ ne hanno fatto lโ€™esperienza Maria e Giuseppe quando sono stati lasciati da Gesรน โ€“ e puรฒ essere interpretato come rifiuto ed esclusione. In realtร  รจ un balzo verso la vita.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œI figli sono un tuo dono al mondo, Signore. Non li rifiutiamo e non ce ne impossessiamoโ€.

Prima Letturaย (1Sam 1,20-22.24-28)

20ย Al finir dellโ€™anno Anna concepรฌ e partorรฌ un figlio e lo chiamรฒ Samuele. โ€œPerchรฉ โ€“ diceva โ€“ dal Signore lโ€™ho impetratoโ€.
21ย Quando poi Elkana andรฒ con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il voto,ย 22ย Anna non andรฒ, perchรฉ diceva al marito: โ€œNon verrรฒ, finchรฉ il bambino non sia divezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterร  lร  per sempreโ€.
24ย Dopo averlo divezzato, andรฒ con lui, portando un giovenco di tre anni, unโ€™ efa di farina e un otre di vino e venne alla casa del Signore a Silo e il fanciullo era con loro.
25ย Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eliย 26ย e Anna disse: โ€œTi prego, mio signore. Per la tua vita, signor mio, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore.ย 27ย Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto.ย 28ย Perciรฒ anchโ€™io lo dรฒ in cambio al Signore: per tutti i giorni della sua vita egli รจ ceduto al Signoreโ€.
E si prostrarono lร  davanti al Signore.

Quando Dio presentรฒ allโ€™uomo colei che doveva essere la compagna della sua vita, Adamo esultรฒ di gioia ed esclamรฒ: Si chiamerร  Eva โ€“ in ebraico hawwah โ€“ che non รจ un nome proprio, ma significa semplicemente colei che dona vita.

Vita รจ dunque lโ€™identitร  della donna; tutto in lei parla di vita, di accoglienza, di disponibilitร , di servizio alla vita. In lei la vita sboccia, germoglia, cresce e viene consegnata al mondo.

Il desiderio di avere un bambino รจ radicato nella costituzione biologica di ogni donna. Rachele, sterile, dice a Giacobbe: โ€œDammi dei figli, se no io muoio!โ€ (Gen 30,1).

Come lei, come tante altre spose della Bibbia, anche Anna non poteva generare e per questo soffriva immensamente. โ€œPerchรฉ piangi โ€“ le chiese un giorno il marito รˆlkana โ€“ Non sono forse io per te meglio di dieci figli?โ€ (1 Sam 1,8). No, nemmeno le tenerezze di uno sposo dolce e premuroso erano in grado di compensare il suo incontenibile bisogno di maternitร .

Dio ascoltรฒ la sua insistente preghiera e le concesse un bimbo, Samuele, destinato a svolgere un ruolo determinante nella storia del popolo dโ€™Israele.

Anna fu certo tentata considerare tutto suo quellโ€™unico figlio donatole dal Cielo, di trattenerlo solo per sรฉ. Invece, non appena fu svezzato, si recรฒ col marito al santuario di Silo e lo consegnรฒ al Signore.

Lo allevรฒ fino a quando ebbe bisogno di lei, poi, lieta di aver svolto bene il suo compito di mamma, lo affidรฒ a chi lo avrebbe aiutato a capire la vocazione cui Dio lo chiamava, a Eli il sacerdote del tempio.

Nessun figlio appartiene ai genitori, รจ solo consegnato loro in affido. Dono prezioso che va custodito, fatto crescere e preparato per missione cui il Signore lo destina.

Coscienti dellโ€™arduo compito, i genitori, grati a Dio che li ha ritenuti degni di tanta fiducia, non si appropriano del dono ricevuto, ma sono felici di riconsegnarlo al Signore perchรฉ sia un suo strumento nella realizzazione dei suoi disegni sul mondo.

Anna ed รˆlcana โ€“ nota il racconto โ€“ vennero alla casa del Signore a Silo portando un giovenco di tre anni, unโ€™ efa di farina e un otre di vino e il fanciullo era con loro (v. 24).

Andarono a celebrare una festa, non a piangere, anche se erano ben coscienti che sarebbero tornati a casa soli.

Con genitori cosรฌ sensibili e attenti ai disegni di Dio non stupisce che il figlio Samuele sia poi divenuto uno dei personaggi eminenti della storia dโ€™Israele. Nella Bibbia รจ chiamato veggente, sacerdote, giudice, profeta e guidรฒ saggiamente Israele in un momento particolarmente difficile.

Seconda Lettura (1Gv 3,1-2.21-24)

1ย Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce รจ perchรฉ non ha conosciuto lui.ย 2ย Carissimi, noi fin dโ€™ora siamo figli di Dio, ma ciรฒ che saremo non รจ stato ancora rivelato. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร  manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจ.
21ย Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio;ย 22ย e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perchรฉ osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che รจ gradito a lui.
23ย Questo รจ il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesรน Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato.ย 24ย Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

La vita di Dio che il cristiano riceve nel battesimo รจ una realtร  spirituale, misteriosa.

Per descriverla, Gesรน, parlando con Nicodemo, impiega un paragone: รจ come il vento, non lo si vede, non si sa donde venga nรฉ dove vada, eppure sappiamo che esiste, lo si sente, ne notiamo gli effetti.

La vita divina nellโ€™uomo non puรฒ essere verificata con i sensi, tuttavia i segni della sua presenza sono inequivocabili. Chi lโ€™ha accolta diviene un uomo nuovo, guidato da uno spirito che non รจ piรน quello di questo mondo.

Il brano della lettera di Giovanni inizia con unโ€™esclamazione di gioia: Quale grande amore ci ha donato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (v. 1).

Nella mentalitร  semitica, i figli non solo davano continuitร  alla vita biologica del padre, ma si riteneva che lo rendessero realmente presente. Per questo ci si attendeva che in loro fosse riconoscibile il genitore: per le sembianze esteriori e i tratti del viso, certo, ma soprattutto per lโ€™integritร  morale, per la fedeltร  a Dio, per gli aspetti piรน significativi del suo carattere.

Il cristiano autentico รจ, nel mondo, la presenza del divino e, come ogni figlio, riproduce le sembianze del Padre che sta nei cieli.

La conseguenza โ€“ spiega Giovanni โ€“ รจ che chi non conosce Dio, non puรฒ neppure riconoscere i figli che da lui sono stati generati (v. l). Questi fanno scelte in sintonia con i pensieri e i sentimenti del Padre, gli assomigliano, sono diversi dagli altri, sono โ€œsantiโ€. Non deve sorprendere quindi che non siano capiti da coloro che ripiegano i loro sguardi unicamente sulle realtร  della terra.

Questa veritร  รจ richiamata anche da Paolo ai cristiani di Corinto. I discepoli del Signore โ€“ dichiara โ€“ possiedono una sapienza, un modo di valutare le realtร  di questo mondo che รจ incompatibile con i criteri di giudizio degli uomini. Si tratta di โ€œuna sapienza divina, misteriosa che nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscereโ€ฆ Lโ€™uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non รจ capace di intenderleโ€ (1 Cor 2,6-14).

Dopo aver richiamato ai cristiani la dignitร  della loro figliolanza divina โ€“ Giร  fin dโ€™ora noi siamo figli di Dio โ€“ lโ€™autore della lettera li invita a contemplare il destino radioso che li attende: Ciรฒ che saremo non รจ ancora stato rivelato (v. 2).

La condizione attuale non รจ definitiva. Un velo, costituito dalla nostra realtร  mortale legata alla terra, impedisce di renderci conto di ciรฒ che realmente siamo. Un giorno questo velo sarร  tolto e allora contempleremo Dio cosรฌ come egli รจ e capiremo ciรฒ che giร  oggi siamo.

Nel grembo materno, il figlio riceve alimento e vita dalla madre, eppure, pur dipendendo completamente da lei, non รจ in grado di vedere il suo volto. Solo dopo la nascita puรฒ guardare e abbracciare teneramente colei che lโ€™ha generato.

In questo mondo lโ€™uomo vive la gestazione nellโ€™attesa del momento del parto. Si trova  nel grembo di Dio che รจ padre e madre. โ€œIn lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamoโ€ โ€“ ricorda Paolo agli ateniesi (At 17,28), ma non possiamo vedere il suo volto. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร  manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจ (v. 2).

La somiglianza con i nostri genitori biologici รจ unโ€™immagine della vocazione cui siamo chiamati: essere come il Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,45).  

Di fronte a una meta cosรฌ sublime siamo tentati di rassegnarci allโ€™insuccesso.

Anche se ci sforziamo di vivere in modo coerente, ci rendiamo conto di rimanere peccatori e Giovanni ce lo ricorda allโ€™inizio della sua lettera: โ€œSe diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la veritร  non รจ in noiโ€ (1 Gv 1,8).

Se facciamo un bilancio della nostra vita, siamo costretti ad ammettere di avere commesso tanti errori, ci rendiamo conto di essere stati condizionati da difetti e da abitudini che non siamo stati capaci di correggere; per questo non riusciamo a liberarci dal pensiero che anche Dio ci rifiuti e ci condanni, come fa il nostro cuore.

A queste perplessitร  e inquietudini la lettura risponde con una delle affermazioni piรน commoventi di tutta la Bibbia.

Se ci impegniamo nellโ€™amore concreto al fratello, non dobbiamo piรน aver paura delle nostre miserie, delle nostre fragilitร  e nemmeno del giudizio severo pronunciato dal nostro cuore. Di qualunque cosa esso ci rimproveri, potremo rassicurarlo, perchรฉ โ€œDio รจ piรน grande del nostro cuoreโ€ (v. 20).

La piรน subdola, la piรน diabolica delle tentazioni รจ quella che ci fa adorare un Dio che, in realtร , รจ piรน piccolo del nostro cuore, un Dio che un giorno apparirร , giudice severo e inflessibile, per punire coloro su cui non vedrร  risplendere nitida lโ€™immagine del suo Unigenito, Gesรน Cristo.

Il nostro cuore ci richiama continuamente la nostra identitร  di figli del Padre celeste e ci rimprovera quando questa identitร  viene deturpata. Questo rimprovero รจ salutare, ma guai dimenticare che Dio รจ piรน grande del nostro cuore.

Vangelo (Lc 2,41-52)

41ย I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.ย 42ย Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo lโ€™usanza;ย 43ย ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesรน rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.ย 44ย Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;ย 45ย non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.ย 46ย Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.ย 47ย E tutti quelli che lโ€™udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.ย 48ย Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: โ€œFiglio, perchรฉ ci hai fatto cosรฌ? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamoโ€.ย 49ย Ed egli rispose: โ€œPerchรฉ mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?โ€.ย 50ย Ma essi non compresero le sue parole.
51ย Partรฌ dunque con loro e tornรฒ a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.ย 52ย E Gesรน cresceva in sapienza, etร  e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Alle nostre famiglie, ne siamo certi, non puรฒ essere proposto un modello di vita migliore di quello della famiglia di Nazareth; tuttavia, il fatto raccontato nel Vangelo di oggi รจ piuttosto sconcertante. Maria e Giuseppe dimenticano il figlio a Gerusalemme e per un giorno camminano tranquilli senza preoccuparsi di lui; Gesรน si allontana dai genitori senza chiedere alcun permesso e quando la madre gli chiede spiegazioni del suo comportamento sembra addirittura risponderle male; Maria e Giuseppe non capiscono le sue parole; solo alla fine si ricorda che Gesรน ritorna a Nazareth e, da lรฌ in avanti, rimane loro sottomesso; unโ€™ottima decisione questa, ma come si spiega la sua precedente โ€œdisobbedienzaโ€? Eโ€™ innegabile che, letto come cronaca, questo brano presenta qualche difficoltร . Come interpretarlo?

Noi sappiamo che un incontro casuale con una persona viene raccontato in modo ben diverso se questa non รจ mai piรน stata rivista o se invece รจ diventata la migliore amica. Luca non scrive il suo Vangelo il giorno dopo che i fatti sono accaduti, ma una cinquantina dโ€™anni dopo la Pasqua e in ogni pagina della sua opera lascia trasparire la fede nel Cristo risorto. La morte e risurrezione di Gesรน hanno fatto capire a lui e ai cristiani delle sue comunitร  ciรฒ che Maria e Giuseppe, settantโ€™anni prima, non potevano ancora intuire. Giร  nel bambino di dodici anni egli riconosce il Cristo, il figlio di Dio, il Salvatore, colui che รจ obbediente al Padre fino al dono della vita.

Dopo questa premessa addentriamoci nel brano di oggi.

La legge dโ€™Israele prescriveva (solo agli uomini adulti) il pellegrinaggio a Gerusalemme tre volte allโ€™anno in occasione delle feste principali (Es 23,17; Dt 16,16). Per chi abitava lontano era perรฒ praticamente impossibile osservare questo precetto. Molti Giudei consideravano giร  una grande fortuna poter compiere il santo viaggio anche solo una volta nella vita. Maria e Giuseppe che, abitando a Nazaret, distavano da Gerusalemme circa tre giorni di cammino, vi salivano ogni anno per celebrarvi la Pasqua.

รˆ in occasione di uno di questi pellegrinaggi che accade il fatto narrato nel Vangelo di oggi. Gesรน ha dodici anni, รจ dunque quasi maggiorenne (a tredici anni in Israele si diventa adulti e si รจ tenuti allโ€™osservanza di tutti i precetti della legge).

Il tempio รจ una costruzione splendida, รจ circondato da grandi portici sotto i quali i rabbini e gli scribi spiegano le sacre Scritture, recitano Salmi e distribuiscono ai pellegrini i loro pii consigli. Gesรน รจ desideroso di scoprire la volontร  del Padre e sa dove trovarla: nei libri santi del suo popolo, nella Bibbia. Ecco la ragione per cui si ferma a Gerusalemme: vuole capire la parola di Dio. Passeggiando nel tempio durante i giorni della festa, forse รจ rimasto colpito dalle spiegazioni date da qualche maestro piรน preparato e piรน pio degli altri e desidera ascoltarlo ancora, vuole porgli delle domande, vuole chiarire i suoi dubbi. I pellegrini che lo sentono conversare con i rabbini si fermano stupiti ed ammirati per la sua intelligenza precoce e straordinaria. Non รจ facile trovare un ragazzo della sua etร  che mostri tanto amore per la Bibbia e che sia in grado di sollevare questioni tanto profonde.

Lo scopo del racconto di Luca non รจ sottolineare lโ€™intelligenza di Gesรน, ma preparare il lettore a capire la risposta che egli dร  a sua madre, preoccupata e sorpresa dal suo comportamento. Si tratta delle prime parole che egli pronuncia nel Vangelo di Luca, dunque โ€“ per lโ€™evangelista โ€“ rivestono unโ€™importanza particolare, sono come il programma di tutta la sua vita. La risposta รจ formulata con due domande: โ€œPerchรฉ mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?โ€ (v. 49).

I bambini sono soliti porre unโ€™infinitร  di domande, anche Gesรน ne ha certamente rivolte tante ai suoi genitori. Questa รจ la prima volta che essi non sono in grado di dargli una risposta, per questo viene notato il loro stupore: โ€œEssi non compresero le sue paroleโ€ (v. 50). Si rendono conto che egli inizia a prendere le distanze dal ristretto ambiente familiare e si apre ad un orizzonte piรน ampio. Egli รจ nato in una famiglia, ma non le appartiene. Eโ€™ un cittadino del mondo e, come ogni figlio, รจ un dono di Dio a tutta lโ€™umanitร .

In apparente contrasto con quanto stiamo dicendo, lโ€™ultima parte del Vangelo di oggi (vv. 51-52) sottolinea che Gesรน torna a Nazaret e sta sottomesso ai genitori. Sembrerebbe che, dopo la scappatellaโ€ฆ egli si rimetta a far giudizio. Il senso dellโ€™affermazione รจ perรฒ diverso. In Israele esiste il comandamento che impone di โ€œonorare i genitoriโ€. Questo implica il dovere di aiutarli nella loro vecchiaia, ma, soprattutto, di seguirne la fede religiosa. I genitori sono incaricati di narrare ai loro figli ciรฒ che il Signore ha compiuto per il suo popolo (Dt 6,20-25). Obbedire ai genitori significa accoglierne gli insegnamenti ed imitarne la fedeltร  a Dio.

In questo senso Gesรน ha onorato i suoi genitori, ha assimilato la loro la fede profonda nel Dio di Abramo e lโ€™amore per la parola di Dio alla quale farร  costante riferimento durante tutta la sua vita.

Potremmo concludere qui, ma i biblisti invitano a leggere piรน in profonditร  questo brano. Sono convinti che Luca lo ha scritto per richiamare, fin dallโ€™inizio del suo Vangelo, in modo simbolico, i fatti della morte-risurrezione di Gesรน. Quali? Ne ricordo alcuni.

Anzitutto ambedue gli episodi avvengono a Gerusalemme in occasione della festa di Pasqua. Ambedue le volte Gesรน sale a Gerusalemme per compiere la volontร  del Padre e ambedue le volte tutti ritornano a casa loro e lo lasciano solo: i genitori se ne vanno e non capiscono che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo, gli apostoli lo abbandonano e non capiscono come il dono della vita introduca nella gloria della risurrezione (Lc 24,12).

Come nel Vangelo di oggi, nei racconti della Pasqua Gesรน deve compiere la volontร  del Padre (Lc 24,7.26.44). Le donne lo cercano disperatamente, non lo trovano e odono la stessa domanda: โ€œPerchรฉ cercate?โ€ (Lc 24,5). Gesรน (risorto) viene incontrato โ€œil terzo giornoโ€; i discepoli (come Maria e Giuseppe) non comprendono nรฉ lโ€™accaduto nรฉ le parole che vengono loro rivolte. Il giorno di Pasqua Gesรน siede come maestro e pone domande sulle Scritture (Lc 24,44), insegna la parola di Dio in modo da โ€œriscaldare il cuoreโ€ ed estasiare i suoi uditori (Lc 24,32), proprio come ha fatto da bambino.

Nel tempio i rabbini pongono a Gesรน domande. Essi, che pure conoscono bene la Bibbia, non riescono a coglierne il significato ultimo. Cโ€™รจ una sola persona che puรฒ illuminare lโ€™oscuritร  di quei testi: Gesรน. Infatti รจ lui che, dopo la risurrezione, apre le menti dei suoi discepoli alla comprensione delle Scritture (Lc 24,32). Lโ€™AT diviene comprensibile solo quando viene letto alla luce della morte e risurrezione di Cristo.

Se questi riferimenti agli avvenimenti della Pasqua sono โ€“ come i biblisti ritengono โ€“ intenzionali, allora lo scopo per cui Luca ha inserito questo episodio nel suo Vangelo diviene chiaro: vuole che i cristiani delle sue comunitร  non si scoraggino se ancora non riescono nรฉ a capire nรฉ ad accogliere il progetto del Padre. Non รจ facile accettare lโ€™idea che la vita passa attraverso la morte. Li invita a non fuggire, vuole che tornino a Gerusalemme dove, osservando e ascoltando il Maestro, gradualmente lasceranno che il loro cuore si apra alla volontร  del Padre.

Di fronte agli avvenimenti spesso inspiegabili e incomprensibili cโ€™รจ un solo atteggiamento corretto: โ€œSerbare tutte le cose nel nostro cuoreโ€,ยญ come ha fatto Maria e meditarle alla luce della parola di Dio. Anche per lei non รจ stato facile capire ed accettare il percorso per il quale Dio ha voluto che suo figlio si incamminasse.

Fonte

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