Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 28 luglio 2024.
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Causa di conflitti e segno di comunione
Per infondere coraggio negli israeliti, colti dal panico di fronte ai cananei, uomini dallโimponente statura, Giosuรจ e Caleb esclamarono: โNon abbiate paura, essi sono pane per noi!โ (Nm 14,9). Curiosa coincidenza: la radice ebraica da cui deriva il termine pane รจ composta dalle stesse consonanti del verbo combattere, quasi a indicare che la lotta per il cibo รจ la causa scatenante delle guerre. Anche i dissensi fra Israele e il Signore sono derivati dalla scarsitร di pane: โNel paese dโEgitto eravamo seduti mangiando pane a sazietร โ (Es 16,3).
Solo quando รจ condiviso, il pane cessa di essere motivo di competizioni e contese e diviene segno di amore e fraternitร .
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Mangiare il pane con qualcuno รจ considerarlo un proprio intimo, un amico cui si accorda fiducia, un alleato dal quale non ci si aspetta alcun tradimento (Sl 41,10). Le tensioni piรน forti, i rancori piรน velenosi si manifestano nei silenzi a tavola e le discussioni piรน imbarazzanti sono quelle che scoppiano fra commensali.
Il banchetto รจ, per sua natura, espressione di pace e riconciliazione (Gn 31,53-54), per questo Dio lโha scelto come immagine del suo regno. Egli imbandirร un banchetto in cui โi poveri mangeranno a sazietร โ (Sl 22,27).
Ecco il suo sogno: contemplare un giorno tutti i suoi figli, quali virgulti dโulivo, attorno alla sua mensa (Sl 128,3).
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โI poveri mangeranno e saranno saziati, se avrรฒ il coraggio di condividere i miei beniโ
Prima Lettura (2 Re 4,42-44)
42ย Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrรฌ primizie allโuomo di Dio, venti pani dโorzo e farro che aveva nella bisaccia.Eliseo disse: โDallo da mangiare alla genteโ.ย 43ย Ma colui che serviva disse: โCome posso mettere questo davanti a cento persone?โ.Quegli replicรฒ: โDallo da mangiare alla gente. Poichรฉ cosรฌ dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerร ancheโ.ย 44ย Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzรฒ, secondo la parola del Signore.
Cosa sognavano i โpoveri della terraโ dโIsraele? Non grandi cose, solo di avere pane a sazietร e magari, di poter anchโessi mangiare, come i ricchi, tre volte al giorno. Lโabbondanza di pane era il segno della benedizione di Dio (Sl 37,25) e la sua scarsitร un castigo per il peccato (Ez 4,16-17).
La scena narrata nella lettura di oggi va ambientata durante una terribile carestia. La situazione era tanto disperata che, per sopravvivere, la gente mangiava radici, foglie e erbe, perfino quelle velenose (2 Re 4,38-41).
Il termine fame ricorre 134 volte nellโAntico Testamento, tante, perchรฉ, a causa della scarsitร di piogge, le terre dellโantico Medio Oriente erano spesso colpite da questa calamitร .
In un tempo di carestia, dunque, un uomo di BaalโSalisa si presenta a Eliseo e gli offre venti pani dโorzo (v. 42).
Lโorzo cresce anche su terreni poveri e accidentati e ha un valore inferiore al grano (Ap 6,6). Il suo ciclo di maturazione รจ piรน breve rispetto a quello degli altri cereali, per questo รจ il primo ad essere raccolto; viene mietuto in primavera, verso pasqua. I ricchi preferivano il pane di frumento, le classi piรน povere invece si accontentavano di quello di orzo che costava meno.
ร quindi un contadino povero colui che, con un gesto di commovente generositร , si priva del prezioso alimento per consegnarlo al profeta. Non trattiene per sรฉ la primizia del proprio campo, sente il bisogno di condividere con altri il dono ricevuto da Dio. Il pane รจ un dono del Signore e va subito condiviso con chi non lโha: โChi ha lโocchio generoso sarร benedetto, perchรฉ egli dona del suo pane al poveroโ (Pr 22,9).
Eliseo, a sua volta, si lascia coinvolgere in questa dinamica del dono gratuito, messo in atto dallโuomo di BaalโSalisa. Non mette nella bisaccia il pane per portarselo a casa sua, ma invita il suo servo a distribuirlo alle cento persone affamate che gli stanno attorno.
La reazione del servo รจ scettica: โCome posso mettere questo davanti a cento persone?โ (v. 43). Se non interviene un miracolo, non รจ possibile risolvere il problema della fame di tanta gente con cosรฌ poche risorse.
Il profeta lo invita alla fiducia assicurando: โTutti ne mangeranno e ne avanzerร ancheโ (v. 43).
Il prodigio รจ possibile e accadrร , ma solo a condizione che si abbia il coraggio di credere nella promessa del Signore e ci si fidi della disposizione, apparentemente assurda e insensata, del profeta che ordina di distribuire, di condividere, di mettere in comune.
Il cibo sarร sufficiente per tutti e ne avanzerร , ma nessuno dovrร accaparrarsene piรน di quanto gliene serve per saziarsi. Chi, diffidando della provvidenza del Signore o mosso dallโaviditร e dalla cupidigia, ne sottrarrร parte ai fratelli per conservarlo, nasconderlo, accumularlo per sรฉ, il giorno seguente lo vedrร , come la manna, imputridito e pieno di vermi (Es 16,20).
Dio non moltiplica il pane dal nulla, non lo fa piovere dal cielo e non si sostituisce allโuomo nella soluzione del problema della fame. Realizza i suoi prodigi attraverso coloro che confidano nella sua parola.
Ecco la dinamica che ha condotto al miracolo: prima cโรจ stato il gesto generoso di un uomo di BaalโSalisa che ha offerto il frutto del suo lavoro, poi รจ venuta la decisione di Eliseo di condividere il dono ricevuto, infine รจ accaduto il prodigio: โTutti mangiarono, e ne avanzรฒ, secondo la parola del Signoreโ.
Oggi รจ certamente vero che solo un miracolo puรฒ risolvere il problema della fame nel mondo, eppure รจ possibile ottenerlo, basta avere il coraggio, contro tutte le logiche umane, di fidarsi del vangelo e, come Pietro invitato a pescare a mezzogiorno, esclamare: โSulla tua parolaโฆโ (Lc 5,5) e agire di conseguenza.
Seconda Letturaย (Ef 4,1-6)
1ย Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,ย 2ย con ogni umiltร , mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,ย 3ย cercando di conservare lโunitร dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4ย Un solo corpo, un solo spirito, come una sola รจ la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;ย 5ย un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.ย 6ย Un solo Dio Padre di tutti, che รจ al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed รจ presente in tutti.
Con questo brano inizia la parte della Lettera agli efesini dedicata alle esortazioni morali e il primo tema che viene introdotto รจ quello dellโunitร della chiesa.
Nei primi versetti (vv. 1-3) sono elencate alcune caratteristiche della vita nuova dei battezzati. Sono introdotte con un richiamo allโapostolo Paolo, prigioniero nel Signore (v. 1). Lโautenticitร del suo messaggio รจ comprovata dalla sua disponibilitร a dare la vita per il vangelo.
Il primo segno distintivo del discepolo รจ lโumiltร , intesa come scelta dellโultimo posto, disponibilitร a servire, abbassamento per innalzare chi รจ povero. Poi vengono la mansuetudine, la pazienza e la sopportazione. Il cristiano non รจ litigioso e irascibile, non pretende di avere sempre ragione, sa che gli uomini hanno qualitร e limiti, virtรน e difetti, doti e meschinitร . Sullโesempio del Maestro rinuncia a ogni forma di aggressivitร e di violenza e cerca in ogni modo lโunitร , la riconciliazione e la pace.
Nella seconda parte del brano (vv. 4-6) il tema viene ripreso e motivato. Sono sette le ragioni per cui, fra i cristiani, deve regnare lโunitร : โUno solo รจ il corpo, uno solo lo spirito, una sola la speranza, uno solo il Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tuttiโ. Difficile spiegare il motivo per cui รจ stato dimenticato lโaccenno allโunico pane eucaristico.
Lโunitร di una comunitร non รจ frutto di simpatie o il risultato dellโintrecciarsi di interessi egoistici. Come tutti, i cristiani avrebbero mille ragioni per essere divisi e in disaccordo. Esistono fra loro differenze di razza, lingua, cultura, condizioni economiche, mentalitร , carattereโฆ La stessa religione, a volte, รจ motivo di dissensi, ci sono tante professioni di fede nello stesso Cristo. Le diversitร perรฒ non devono generare invidie e creare competizioni; costituiscono una ricchezza e sono destinate a favorire lโaiuto reciproco, la collaborazione, la complementarietร . Ecco la ragione per cui, nei versetti successivi (vv. 11-16), la Lettera agli efesini descriverร la comunitร cristiana come un corpo ben compaginato in cui ogni membro ha una sua funzione e un suo compito.
Vangelo (Gv 6,1-15)
1ย Dopo questi fatti, Gesรน andรฒ allโaltra riva del mare di Galilea, cioรจ di Tiberรฌade,ย 2ย e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.ย 3ย Gesรน salรฌ sulla montagna e lร si pose a sedere con i suoi discepoli.4ย Era vicina la Pasqua, la festa dei giudei.ย 5ย Alzati quindi gli occhi, Gesรน vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: โDove possiamo comprare il pane perchรฉ costoro abbiano da mangiare?โ.ย 6ย Diceva cosรฌ per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7ย Gli rispose Filippo: โDuecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchรฉ ognuno possa riceverne un pezzoโ.ย 8ย Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:ย 9ย โCโรจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโorzo e due pesci; ma che cosโรจ questo per tanta gente?โ.ย 10ย Rispose Gesรน: โFateli sedereโ. Cโera molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.ย 11ย Allora Gesรน prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuรฌ a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finchรฉ ne vollero.12ย E quando furono saziati, disse ai discepoli: โRaccogliete i pezzi avanzati, perchรฉ nulla vada perdutoโ.ย 13ย Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani dโorzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.14ย Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciรฒ a dire: โQuesti รจ davvero il profeta che deve venire nel mondo!โ.ย 15ย Ma Gesรน, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirรฒ di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Per cinque domeniche consecutive si interrompe la lettura del vangelo di Marco e viene proposto il capitolo 6 del vangelo di Giovanni. Inizia oggi con il racconto della moltiplicazione dei pani e continua, nelle prossime settimane, con il celebre discorso sul pane della vita, pronunciato da Gesรน nella sinagoga di Cafarnao.
Nellโinterpretazione di questo capitolo, si puรฒ commettere lโerrore di partire dal presupposto che tratti, dallโinizio alla fine, dellโeucaristia. Va evitato, per non perdere la ricchezza del messaggio di ogni brano. Il tema dellโeucaristia accompagna in sottofondo tutto il discorso, ma, in modo esplicito, viene introdotto solo alla fine.
Fra tutti i segni operati da Gesรน, nessuno รจ raccontato tante volte quanto quello della moltiplicazione dei pani. Tutti gli evangelisti lo riportano almeno una volta, Matteo e Marco addirittura due, in tutto รจ quindi riferito sei volte.
Come mai nella chiesa primitiva รจ stata data tanta importanza a questo fatto?
Perchรฉ si รจ trattato di un fatto clamoroso, sensazionale, perchรฉ ha molto impressionato un popolo abituato a mangiare una sola volta al giorno. ร vero, la fame cronica degli israeliti puรฒ spiegare in parte, ma non tutto lโinteresse per questo episodio. Gesรน ha compiuto miracoli piรน straordinari che vengono narrati una sola volta. Perchรฉ si insiste tanto sui pani?
Oggi ci viene proposta la versione dellโepisodio composta da Giovanni, diversa, in molti dettagli, dalle altre. Non ci soffermeremo su queste differenze e nemmeno ci sforzeremo di stabilire ciรฒ che puรฒ essere realmente accaduto, ci immergeremo subito invece nel messaggio e cercheremo di evidenziarlo in ogni particolare significativo del racconto.
Premettiamo unโosservazione importante: nel testo non viene impiegato il termine moltiplicazione; lo usiaยญmo noi nella titolatura, peraltro non ispirata, dei brani evanยญgelici, ma il vangelo parla solo di pani e pesci messi in comune, di distribuzione dei medesimi, del risultato โ tutti ne ricevettero โfin che ne volleroโ โ e della raccolta, in dodici canestri, dei pani avanzati, segno di un alimento destinato a non esaurirsi mai. Tutto qui. Il messaggio centrale del racconto quindi non va cercato nella moltiplicazione, ma nella condivisione.
Noi siamo affetti dalla smania di moltiplicare tutto ciรฒ che รจ materiale: i soldi, la salute, gli anni della vita, le amicizie, i successi e, quando ci sentiamo incapaci di moltiplicare, chiamiamo in causa Dio affinchรฉ lo faccia al nostro posto. Ma la smania di moltipliยญcare รจ sinยญdrome di morte, deriva dalla paura della morte e del fallimento, รจ segno di mancanza di fede.
Il problema cui Gesรน, con il suo gesto, intende dare una risposta รจ quello della fame, della fame materiale, non di quella spirituale. Esiste il problema della fame nel mondo e noi vorremmo che egli lo risolvesse con moltiplicazioni; Gesรน invece segue unโaltra logica, una logica che non permette di rimanere neghittosi, che coinvolge e corresponsabilizza.
Il racconto inizia con unโindicazione cronologica: โEra vicina la pasqua, la festa dei giudeiโ (v. 4). Non si tratta di unโinformazione, ma di una cornice teologica che serve a mettere in risalto il significato dellโepisodio. Giovanni vuole che venga letto nella prospettiva della grande festa della liberazione di Israele dalla schiavitรน dellโEgitto.
Il parallelismo fra la moltiplicazione dei pani e gli avvenimenti dellโesodo รจ tanto importante che lโevangelista lo evidenzia ripetutamente: Gesรน, come Mosรจ, attraversa il mare (v. 1) e, lo si noti, non compare alcuna barca, proprio come durante lโesodo; come Mosรจ, Gesรน รจ accompagnato da un popolo numeroso e si conquista la fiducia delle folle compiendo grandi segni (v. 2). Per due volte (vv. 3.15) sale sulla montagna e si siede con i suoi discepoli, proprio come Mosรจ che spesso andava sul monte e istruiva il suo popolo. Durante lโesodo Mosรจ diede la manna e, come lui, Gesรน sfama coloro che lo seguono. Infine, al v. 14 si nota che la folla lo acclama come โil profeta che deve venire nel mondoโ. Un esplicito richiamo questo alla profezia fatta da Dio a Mosรจ: โIo susciterรฒ loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrรฒ in bocca le mie parole ed egli dirร loro quanto io gli comanderรฒโ (Dt 18,18).
Tutti questi richiami hanno lo scopo di presentare Gesรน come il nuovo Mosรจ che inizia, con lโumanitร , un nuovo esodo, un passaggio dalla schiavitรน alla libertร , da una condizione insostenibile e disumana alla vera vita.
La meta del viaggio di Mosรจ era la terra di Canaan, quella di Gesรน รจ la vera terra promessa, il regno di Dio, il regno in cui โ come hanno annunciato i profeti โ tutti avranno a disposizione cibo abbondante e gratuito (Is 25,6).
Non si tratta del paradiso, dellโaldilร , ma, anzitutto, dellโaldiqua. Certo, il regno di Dio avrร il suo compimento alla fine dei tempi, ma il segno compiuto da Gesรน indica che la societร nuova, quella in cui a tutti รจ offerta la possibilitร di vivere secondo il progetto del Creatore, quella in cui tutti possono disporre di mezzi sufficienti per soddisfare i bisogni fondamentali, deve iniziare qui e subito.
Ma รจ possibile crearla? ร pensabile che le risorse di questo mondo bastino per sfamare tutti e ne avanzi?
I dubbi espressi con franchezza e luciditร dagli apostoli rispecchiano le nostre perplessitร . Nella Mishna รจ scritto che, per soddisfare il fabbisogno giornaliero di un povero, occorre 1/12 di denaro. Filippo fa un rapido calcolo: con 200 denari si possono approntare 4800 mezze razioni (v. 7). Ma dove trovare tanti soldi e tanto pane?
Nel vangelo di Luca i Dodici avanzano unโaltra proposta, molto realistica e condivisibile: โCongeda la folla perchรฉ vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovare ciboโ (Lc 9,12). In altre parole: questo รจ un problema che non riguarda la fede; da noi si viene per pregare, meditare, ascoltare prediche; quanto al pane, ognuno si deve arrangiare come puรฒ. ร lโidea, diffusa anche oggi, che esistono due sfere nettamente distinte e non comunicanti: il regno di Dio da una parte e la vita materiale dallโaltra.
Interviene Andrea, il fratello di Simon Pietro: โCโรจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโorzo e due pesciโ, poi, come chi si รจ reso conto di aver fatto unโosservazione priva di qualunque senso pratico, subito soggiunge: โMa che cosโรจ questo per tanta gente?โ (v. 9). Il cibo รจ poco e la moltitudine immensa. Di fronte a una situazione duecento volte meno complicata, il servo di Eliseo aveva avuto lโidentica reazione: โCome porre questo di fronte a tanta gente?โ.
Attraverso un ingegnoso dialogo, Gesรน ha fatto emergere le strategie dettate dalla sapienza degli uomini per risolvere il problema della fame nel mondo, strategie che sono le nostre e che lโevangelista ha abilmente collocato sulla bocca degli apostoli.
La conclusione cui si giunge รจ: non cโรจ alcuna soluzione; le bocche da sfamare sono troppe e le risorse insignificanti e sorge spontaneo perfino il dubbio che la creazione non sia perfettamente riuscita. Il massimo che si puรฒ ottenere in questo mondo รจ una buona organizzazione dellโassistenza sociale, ma รจ impensabile che la miseria possa essere sconfitta.
ร a questo punto che Gesรน prospetta la sua soluzione: โFateli sedereโ (v. 10). Viene cosรฌ scartata lโidea che il regno di Dio si attui in una sfera separata dalla realtร concreta. La parola di Cristo รจ destinata ad essere un fermento sociale, a trasformare tutto il mondo e tutto lโuomo.
La mensa sulla quale viene imbandito il banchetto รจ originale. La folla รจ invitata ad adagiarsi sullโerba verde di un prato. โCโera molta erba in quel luogoโ (v. 10) โ nota lโevangelista โ e questo dettaglio, apparentemente marginale e superfluo, รจ significativo perchรฉ richiama, in modo esplicito, le parole del salmo: โIl Signore รจ il mio pastoreโฆ in pascoli di erbe fresche mi fa riposareโ (Sl 23,1-2). Se Gesรน fa sedere le sue pecore โsullโerba verdeโ significa che si presenta come il pastore annunciato dai profeti, vuol dire che รจ stato inaugurato il banchetto del regno di Dio (Is 25,6), che รจ sorto il mondo nuovo, il mondo in cui nessuno dovrร piรน azzuffarsi per il cibo, perchรฉ ce ne sarร in abbondanza per tutti.
Come verrร costruito questo mondo nuovo?
Gesรน indica qual รจ la sua proposta compiendo un gesto: prende il pane che รจ stato offerto, lo distribuisce e il prodigio avviene, realizzato dalla fede nella sua parola che รจ un invito alla condivisione, alla rinuncia a possedere e a conservare per sรฉ.
Giovanni รจ lโunico evangelista che nota che chi ha messo a disposizione di tutti il poco cibo che aveva era un bambino e che il suo pane era dโorzo (v. 9), lโalimento dei poveri. Il dettaglio del bambino รจ poco realistico perchรฉ, lo sappiamo, i bambini sono i primi a consumare le provviste; รจ dunque poco verosimile che, fra tanta gente, proprio un bambino e solo un bambino abbia conservato la merenda. Il valore simbolico del dettaglio รจ invece evidente: nel vangelo il bambino รจ il modello del discepolo; coloro che vogliono entrare nel regno dei cieli devono diventare come bambini (Mc 10,15).
Ora risulta chiaro il messaggio: il bambino, povero, รจ il discepolo chiamato a mettere a disposizione dei fratelli tutto ciรฒ che possiede.
Questa รจ la grande proposta, questa รจ la chiave del miracolo!
Basta che gli uomini mettano da parte i loro egoismi, vincano la bramosia di possedere โche รจ la radice di tutti i maliโ (1 Tm 6,10), accolgano la logica del Regno e mettano a disposizione dei fratelli, senza riserve, tutto ciรฒ che hanno a disposizione e il prodigio accade: tutti vengono sfamati e ne avanza.
Ho accennato al fatto che il capitolo 6 di Giovanni non tratta, fin dallโinizio, dellโeucaristia. Il brano di oggi ha per tema la condivisione dei beni e va evitata lโinterpretazione spiritualistica; tuttavia non si puรฒ non notare che il racconto ha connotazioni eucaristiche. Nella descrizione dei gesti di Gesรน โ โAllora Gesรน prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuรฌ a quelli che si erano sedutiโ (v. 11) โ รจ evidente il richiamo alle parole dellโistituzione dellโeucaristia (Mc 14,22). ร il modo con cui Giovanni ricorda alle sue e alle nostre comunitร che il problema del pane materiale รจ strettamente legato alla celebrazione dellโeucaristia. Sarebbe un controsenso spezzare insieme il pane eucaristico e non condividere il pane materiale.