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p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 27 Ottobre 2024

Domenica 27 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10,46-52

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 27 ottobre 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Lascia il mantello, trova la vista

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Omero ci vedeva, ma รจ raffigurato cieco. Era il simbolo degli uomini ispirati, di coloro che, per penetrare nelle veritร  profonde, celate ai comuni mortali, devono chiudere gli occhi sulla realtร  di questo mondo. Nellโ€™antica Grecia, anche i vati, gli indovini, i rapsodi erano ritenuti ciechi: dovevano astrarre dalle apparenze ingannevoli, ignorare i bagliori terreni, per cogliere la luce e i pensieri degli dรจi.

Lodevole la loro appassionata ricerca del vero e il loro impegno a educare alla saggezza, ma, di fronte ai grandi enigmi dellโ€™universo e dellโ€™uomo, dovevano arrendersi, brancolavano nel buio, rimanevano ciechi.

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I peripatetici, indossando il mantello, simbolo di chi coltivava lโ€™amore per la sapienza, dissertavano sulla veritร  mentre passeggiavano attorno allโ€™acropoli di Atene; gli accademici, gli epicurei e gli stoici riflettevano sul dolore, sulla felicitร , sul piacere e sul senso della vita. Ad Atene, definita da Cicerone โ€œla lampada di tutta la Greciaโ€, tutti, come ciechi, volgevano gli occhi anelando alla luce. Ma non era da quella cittร  che sarebbe venuta la luce del mondo.

A Roma regnava Tiberio quando, fra le montagne della Galilea, un falegname di Nazaret cominciรฒ ad annunziare la buona novella. Fu allora che โ€œil popolo immerso nelle tenebre vide una grande luceโ€ (Mt 4,16). Per gli antichi filosofi era giunto il momento di deporre i loro mantelli e sollevare lo sguardo: dallโ€™alto era venuto a visitare gli uomini โ€œun sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nellโ€™ombra della morteโ€ e indicare ai ciechi la via della pace (Lc 1,78-79).

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œLe proposte del mondo mi avvolgono nella tenebra, quelle evangeliche sono luceโ€.

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Prima Letturaย (Ger 31,7-9)

7ย Cosรฌ dice il Signore:โ€œInnalzate canti di gioia per Giacobbe,esultate per la prima delle nazioni,fate udire la vostra lode e dite:Il Signore ha salvato il suo popolo,un resto di Israeleโ€.8ย Ecco li riconduco dal paese del settentrionee li raduno allโ€™estremitร  della terra;fra di essi sono il cieco e lo zoppo,la donna incinta e la partoriente;ritorneranno qui in gran folla.9ย Essi erano partiti nel pianto,io li riporterรฒ tra le consolazioni;li condurrรฒ a fiumi dโ€™acquaper una strada dritta in cui non inciamperanno;perchรฉ io sono un padre per Israele,Efraim รจ il mio primogenito.

Nel dizionario, alla voce geremiade troviamo: discorso lungo e lamentoso. Geremia รจ il profeta celebre per i suoi annunci di sventura e per le continue minacce di catastrofi. Eppure, ci fu un periodo della sua vita in cui anchโ€™egli si sciolse in previsioni incoraggianti e pronunciรฒ oracoli lieti. Accadde quando il pio re Giosia diede inizio a una profonda riforma religiosa e intraprese la riconquista della Samaria, sottratta a Israele centโ€™anni prima dagli assiri. Questi oracoli, riuniti in quattro capitoli detti dai biblisti Libro della consolazione (cc. 30-33), sono un susseguirsi di inviti alla gioia e alla festa, perchรฉ il Signore ama ancora Israele (Ger 31,3.15-20) e sta per compiere un intervento prodigioso in suo favore: ricondurrร  nella loro patria gli esuli deportati a Ninive.

La lettura di oggi รจ tratta da questa sezione del libro di Geremia.

Dopo lโ€™invito a lodare il Signore, a inneggiare al suo nome e a esultare (v. 7), al profeta pare giร  di contemplare il gruppo degli esiliati che ritornano nella loro terra. Li osserva e scorge ciechi, zoppi, donne incinte e donne partorienti (v. 8).

Una comitiva davvero singolare. Nessuno se la sentirebbe di scommettere sulla riuscita del viaggio: con gente simile non si va lontano, non si cammina spediti. La loro condizione รจ disperata: sono ciechi incapaci di orientarsi, zoppi che non riescono a muoversi, donne appesantite dalla gravidanza o afflitte dai dolori del parto. Solo un miracolo del Signore puรฒ condurre alla meta un gruppo cosรฌ mal assortito.

Eppure sono proprio le persone ridotte in questo stato che attirano lo sguardo del Signore e lo muovono a compassione. Egli ama ogni uomo, ma ha premure e attenzioni particolari per chi รจ in difficoltร . รˆ su chi รจ come gli esiliati a Ninive che egli si china per portarli alla vita.

Questi salvati dalla deportazione, chiamati a ripercorrere a ritroso il cammino che li ha condotti lontano dalla patria, raffigurano coloro che, dopo essersi allontanati dal Signore, sono divenuti prigionieri dei vizi, delle cattive abitudini, del peccato, non hanno piรน la forza di tornare a Dio e forse neppure lo desiderano.

Se la liberazione dipendesse solo da loro, se dovessero contare solo sulle loro forze morali, avrebbero tutte le ragioni per rassegnarsi alla schiavitรน.

Anche i deportati si ritenevano un resto di falliti, invece fu da loro che Dio fece ripartire la storia di Israele.

Nellโ€™ultima parte del brano (v. 9) Geremia descrive, ricorrendo alle immagini dellโ€™esodo dallโ€™Egitto, il ritorno di questi deportati. Attraversano il deserto senza incontrare alcuna difficoltร , non patiscono nรฉ fame nรฉ sete, come invece era accaduto ai loro padri in fuga dalla schiavitรน del faraone. Il Signore fa loro incontrare fiumi dโ€™acqua e traccia una strada diritta e comoda sulla quale non possono inciampare.

Le parole consolanti del profeta vengono riproposte oggi per ricordare che la storia di questi esiliati รจ la nostra. Chi si allontana dal Signore fa lโ€™esperienza del โ€œpiantoโ€ (v. 9), ma il cammino del ritorno, pur impegnativo e difficoltoso, รจ anche disseminato di soddisfazioni che, come tante sorgenti dโ€™acqua zampillante nel deserto, il Signore si impegna a farci incontrare.

Seconda Lettura (Eb 5,1-6)

14ย Poichรฉ dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesรน, Figlio di 1ย Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.ย 2ย In tal modo egli รจ in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nellโ€™ignoranza e nellโ€™errore, essendo anchโ€™egli rivestito di debolezza;ย 3ย proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.4ย Nessuno puรฒ attribuire a se stesso questo onore, se non chi รจ chiamato da Dio, come Aronne.ย 5ย Nello stesso modo Cristo non si attribuรฌ la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferรฌ colui che gli disse:โ€œMio figlio sei tu, oggi ti ho generatoโ€.6ย Come in un altro passo dice:โ€œTu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchรฌsedekโ€.Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede.15ย Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermitร , essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato.ย 16ย Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

La Lettera agli ebrei รจ stata scritta per cristiani di origine giudaica che avevano sรฌ creduto in Cristo, ma continuavano a provare nostalgia per il tempio di Gerusalemme e per le solenni cerimonie che ivi si svolgevano. Su di loro incombeva la tentazione di ritornare alle pratiche rassicuranti dellโ€™antica religione.

Lโ€™autore della lettera โ€“ un cristiano molto istruito nelle Scritture e nelle tradizioni del popolo dโ€™Israele โ€“ chiarisce questa difficoltร  spiegando ai suoi fratelli di fede che Cristo รจ un sacerdote infinitamente superiore a quelli dellโ€™antica Alleanza.

Nel brano di oggi egli richiama anzitutto le caratteristiche dei sacerdoti che offrivano i sacrifici nel tempio. Essi dovevano essere scelti da Dio; non potevano attribuirsi questo onore senza essere stati chiamati dal Signore, come Aronne. Poi dovevano essere uomini, non angeli, infatti solo chi sperimenta nella propria carne la debolezza umana รจ in grado di comprendere la fragilitร  e i peccati dei fratelli e sa essere solidale con loro (vv. 1-4).

Gesรน possiede ambedue queste caratteristiche.

Non si รจ attribuito la gloria di essere sommo sacerdote, ma gli รจ stata conferita dal Padre (vv. 5-6). Poi รจ pienamente uomo: ha fatto lโ€™esperienza del dolore e della tentazione e, dunque, รจ in grado di compatire i nostri errori (vv. 7-10).

Questa lettura ha un messaggio consolante non solo per gli ebrei nostalgici della loro religione, ma anche per alcuni cristiani di oggi che forse ancora rimpiangono gli antichi riti, le tradizioni, i vecchi catechismi cosรฌ chiari e precisi, le devozioni cosรฌ rassicuranti. Oggi la chiesa consegna loro Cristo nelle Scritture e nel pane eucaristico e questo duplice alimento รจ immensamente piรน gustoso e solido di qualunque altro cibo del passato.

Vangeloย ย (Mc 10,46-52)

46ย Mentre Gesรน partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timรจo, Bartimรจo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.ย 47ย Costui, al sentire che cโ€™era Gesรน Nazareno, cominciรฒ a gridare e a dire: โ€œFiglio di Davide, Gesรน, abbi pietร  di me!โ€.
48ย Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava piรน forte: โ€œFiglio di Davide, abbi pietร  di me!โ€.
49ย Allora Gesรน si fermรฒ e disse: โ€œChiamatelo!โ€. E chiamarono il cieco dicendogli: โ€œCoraggio! Alzati, ti chiama!โ€.ย 50ย Egli, gettato via il mantello, balzรฒ in piedi e venne da Gesรน.ย 51ย Allora Gesรน gli disse: โ€œChe vuoi che io ti faccia?โ€. E il cieco a lui: โ€œRabbunรฌ, che io riabbia la vista!โ€.ย 52ย E Gesรน gli disse: โ€œVaโ€™, la tua fede ti ha salvatoโ€.
E subito riacquistรฒ la vista e prese a seguirlo per la strada.

Con questo brano si chiude la parte centrale del vangelo di Marco nella quale Gesรน ha chiarito qual รจ la meta del suo viaggio e ha esposto le esigenze morali cui si deve adeguare chi vuole seguire i suoi passi: amore gratuito, senza riserve e senza limiti, rinuncia ai beni e a ogni ambizione, servizio disinteressato ai fratelli.

Gesรน ha giร  percorso buona parte del suo cammino: รจ partito dalla Galilea, รจ sceso lungo il Giordano e ora si trova a Gerico. Mancano solo 27 chilometri per raggiungere la meta. Sta per iniziare la salita verso la cittร  santa e con lui ci sono i discepoli e molta folla (v. 46).

Dal punto di vista storico la presenza di una grande folla accanto a Gesรน รจ verosimile perchรฉ, in occasione della pasqua, le carovane di pellegrini si recavano a Gerusalemme numerose, ma dal punto di vista teologico รจ sorprendente. Non si comprende come sia possibile che tanta gente segua ancora Gesรน dopo che, con chiarezza, egli ha annunciato il destino che lo attende, il calice amaro che deve bere, le acque impetuose dellโ€™odio, della persecuzione e del martirio nelle quali si deve immergere (Mc 10,38).

Cโ€™รจ una sola spiegazione: chi lo accompagna non ha capito o non ha voluto capire il significato delle sue parole. Nemmeno i discepoli si sono ancora liberati dallโ€™idea distorta di messia che hanno in mente. Nel loro intimo, continuano ad illudersi, a sperare che le fosche previsioni da lui fatte siano state pronunciate in un momento di amarezza e di sconforto e sono convinti che alla fine tutto si concluderร  con un trionfo.

La loro condizione spirituale รจ simile a quella dei ciechi, hanno occhi impenetrabili a qualunque fascio di luce, insensibili di fronte ai colori piรน intensi. Il Maestro li ha prima rimproverati, inutilmente: โ€œNon intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete?โ€ (Mc 8,17-18), poi ha cominciato a curare la loro cecitร , con fatica, intervenendo piรน volte, come ha fatto con il cieco di Betsร ida (Mc 8,22-26). La parte centrale del vangelo di Marco รจ tutta dedicata a questi suoi tentativi.

Ora รจ a Gerico e, prima di iniziare la salita verso Gerusalemme, compie un ultimo segno: guarisce un altro cieco.

In occasione della pasqua, i giudei si mostravano particolarmente generosi nellโ€™elargizione delle elemosine: si sentivano in dovere di coinvolgere anche le persone meno favorite nella gioia della festa. Per i mendicanti lโ€™uscita della cittร  di Gerico, lร  dove la strada comincia a inerpicarsi verso Gerusalemme, era il luogo ideale per piazzarsi e implorare un aiuto dai pellegrini ben disposti.

Fra questi mendicanti seduti ai margini della strada, cโ€™era, al momento del passaggio di Gesรน con il gruppo dei discepoli, un cieco, identificato con il cognome, Bartimeo.

Il resoconto del suo incontro con Gesรน, riferitoci da tutti e tre i sinottici, รจ ben piรน di una pagina di cronaca. Nellโ€™intenzione dellโ€™evangelista Marco รจ anche una parabola, unโ€™allegoria dellโ€™uomo illuminato da Cristo.

Bartimeo รจ lโ€™immagine del discepolo che finalmente apre gli occhi alla luce del Maestro e si decide a seguirlo lungo la via.

Consideriamo le tappe che lo hanno portato alla guarigione.

La prima inquadratura ce lo mostra seduto lungo la via (v. 46).

Vivere รจ muoversi, progettare, costruire, coltivare ideali. Bartimeo invece, piรน che vivere, sopravvive, รจ immobile, ripete come un automa gli stessi gesti e le stesse parole, si fa accompagnare ogni giorno negli stessi ambienti; pare rassegnato alla condizione infelice che un infausto destino gli ha assegnato.

Rappresenta lโ€™uomo che non รจ stato ancora illuminato dal vangelo e dalla luce della Pasqua: non cammina verso una meta, brancola, coinvolto nel perenne e misterioso succedersi del nascere, vivere e morire.

Chiede lโ€™elemosina (v. 46). Non รจ autosufficiente, deve mendicare tutto, anche gli affetti, dipende dagli altri, dalle cose, dagli avvenimenti.

Il primo passo che compie verso la guarigione รจ la presa di coscienza della sua situazione (v. 47).

Solo chi si rende conto che sta conducendo una vita senza senso, inaccettabile, si decide a cercare una via dโ€™uscita. Cโ€™รจ anche chi si adatta alla propria condizione, chi si affeziona alla malattia che gli consente di vivere pigramente di elemosine, chi si compiace del proprio stato. Bartimeo non si rassegna alla tenebra nella quale รจ immerso.

Un giorno si rende conto che qualcosa sta per cambiare. Sente parlare di Gesรน (vv. 47-48) e capisce che gli si sta per presentare lโ€™occasione della vita: puรฒ incontrare il โ€œFiglio di Davideโ€, ascoltare la sua voce risanante, aprire gli occhi. Supera le esitazioni e le paure, lโ€™imbarazzo e la vergogna. Grida, chiede aiuto, non vuole piรน rimanere nel suo stato.

Anche la guarigione dalla cecitร  spirituale inizia da una profonda inquietudine interiore, dal rifiuto di una vita priva di valori e di ideali, da unโ€™intima insoddisfazione che stimola a cercare proposte alternative, rende attenti ai discorsi nuovi, a modelli di vita diversi da quelli che la societร  e la morale corrente propongono.

Lโ€™incontro con coloro che seguono il Maestro รจ il primo passo verso la luce (v. 47). Prima di raggiungere Cristo ci si imbatte nei discepoli e ci sono delle difficoltร  da superare.

Chi riflette e comincia a chiedersi se ciรฒ che sta facendo abbia un senso, si rende presto conto di muoversi contromano, si sente subito contrastato nel proprio sforzo di incontrare la luce del cielo. I colleghi di bisbocce, i soci in affari ambigui e anche gli amici, magari in buona fede, frappongono ostacoli, invitano a tacere, suggeriscono di lasciar perdere i temi evanescenti della fede, sorridono dei tormenti dellโ€™anima, obiettano che si tratta di preoccupazioni di gente psicologicamente labile.

Di fronte a questa opposizione il cieco non si scoraggia, continua a invocare la luce, non si vergogna della sua condizione, non nasconde la sua angoscia; grida, chiede aiuto a chi puรฒ aprirgli gli occhi.

Anche coloro che accompagnano Gesรน possono costituire un impedimento per chi cerca di accostarsi alla luce del vangelo. Pare impossibile che chi ha seguito il Maestro dalla Galilea, ha ascoltato la sua parola e appartiene al gruppo dei discepoli possa essere ancora spiritualmente cieco (Mc 8,18) e costituire un intralcio per chi vuole incontrare Cristo.

Eppure รจ accaduto a Gerico, dove โ€œmolti sgridavano Bartimeo per farlo tacereโ€, e continua ad accadere oggi.

Verificare se si รจ stati realmente illuminati da Cristo o se lo si segue solo materialmente รจ abbastanza semplice. Lo rivela la sensibilitร  che si ha al grido del povero che chiede aiuto. Chi ne rimane infastidito, chi finge di ignorarlo o cerca di metterlo a tacere, chi รจ occupato in progetti piรน elevati, piรน devoti, piรน sublimi e non ha tempo di prendersi cura di chi brancola nel buio, chi crede che ci sia qualcosa di piรน importante che fermarsi ad ascoltare, a capire, ad aiutare chi desidera incontrare il Signore, costui, anche se adempie in modo impeccabile tutte le pratiche religiose, รจ ancora cieco.

Gesรน ode il grido di Bartimeo (v. 49) ed esige che gli sia condotto dinanzi.

La sua chiamata non giunge direttamente al cieco, cโ€™รจ qualcuno incaricato di trasmetterla.

Questi mediatori rappresentano gli autentici seguaci di Cristo, sensibili al grido di chi cerca la luce. Sono coloro che dedicano gran parte del loro tempo allโ€™ascolto dei problemi dei fratelli in difficoltร , che hanno sempre parole di incoraggiamento, che indicano ai ciechi il cammino che conduce al Maestro.

Nelle parole che rivolgono a chi ha trascorso una vita nelle tenebre dellโ€™errore non cโ€™รจ alcun rimprovero, ma solo inviti alla gioia e alla speranza: โ€œCoraggio! Alzati, ti chiamaโ€ (v. 49).

Siamo cosรฌ giunti allโ€™ultima tappa. Il cieco balza in piedi, getta via il mantello e corre incontro a colui che gli puรฒ dare la vista (v. 50).

Sono gesti davvero improbabili, non รจ cosรฌ che un cieco normalmente si comporta. Sarebbe piรน logico attendersi che, sistematosi il mantello sulle spalle e movendosi con passo incerto, egli si facesse accompagnare da Gesรน. Invece getta via tutto, balza in piedi e corre spedito.

Cosรฌ come si presenta, la scena non puรฒ che avere un valore simbolico e un messaggio teologico da comunicare.

In Israele il mantello era considerato lโ€™unico bene posseduto dal povero: โ€œรˆ la sua sola coperta, รจ il mantello per la sua pelle; senza di esso come potrebbe coprirsi quando dorme?โ€ (Es 22,26). Come ogni mendicante, Bartimeo se lโ€™รจ collocato sulle proprie ginocchia e se ne serve per raccogliervi le elemosine. Il gesto di abbandonarlo, insieme ai pochi spiccioli che qualche passante benevolo vi ha collocato, indica il distacco completo, deciso, radicale dalla condizione in cui รจ vissuto. La vita condotta fino a quel momento non gli interessa piรน.

Il suo gesto richiama quello che i catecumeni delle comunitร  di Marco compivano nel giorno del loro battesimo: gettavano via il vestito vecchio, rifiutavano ciรฒ che impediva loro di correre dietro al Maestro. Era il segno della rinuncia alla vita antica, alle abitudini, ai comportamenti incompatibili con le scelte di chi รจ stato illuminato da Cristo.

Il racconto si conclude con il dialogo fra Gesรน ed il cieco (vv. 51-52).

Il Maestro chiede a ogni uomo che cerca la luce di fare la sua professione di fede, di credere in colui che puรฒ aprirgli gli occhi.

Lโ€™incontro con Cristo e con la sua luce colloca in una condizione non facile.

Bartimeo prima era seduto, ora deve mettersi a camminare; prima aveva una sua โ€œprofessioneโ€ che, bene o male, gli dava da mangiare, ora deve inventarsi una vita completamente nuova; prima aveva un luogo dove abitare, viveva fra persone conosciute e amiche, ora deve partire per unโ€™avventura che si presenta impegnativa e rischiosa.

Chi si avvicina a Cristo non deve illudersi di andare incontro a una vita comoda e senza problemi. Lโ€™esperienza di Bartimeo insegna che รจ molto arduo il cammino che attende chi ha accolto la luce; essa obbliga a rivedere abitudini, comportamenti, amicizie, esige che vengano gestiti in modo radicalmente nuovo la vita, il tempo, i beni.

Chi vuole essere illuminato da Cristo deve scegliere fra il vecchio mantello e la luce.

Fonte

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