Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 27 Novembre 2022.
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Un giudizio che salva
โTemi il giudizio di Dio!โ.
ร la minaccia che viene impiegata ancora da qualche predicatore, come deterrente โ sempre meno efficace โ per distogliere dal male.
Lโimmagine di Dio giudice รจ presente nel vangelo, soprattutto in quello di Matteo in cui compare quasi ad ogni pagina. Che senso ha?
La resa dei conti finale รจ troppo lontana e troppo aleatoria per esercitare un impatto sulle scelte di oggi e, soprattutto, questa sentenza inappellabile, di tipo forense, pronunciata da Dio al termine della vita non servirร piรน a nessuno: a quel punto sarร impossibile a chiunque ricuperare il tempo perduto o impiegato male.
Ci interessa un altro giudizio di Dio: quello che egli pronuncia nel presente.
Di fronte alle scelte che siamo chiamati a fare, ascoltiamo tanti โgiudiziโ: quello degli amici, della pubblicitร , della moda, della vanitร , della gelosia, dellโorgoglio, della morale correnteโฆ e cโรจ anche โ spesso flebile, tacitato, sopraffatto da altre โsentenzeโ โ il giudizio di Dio, lโunico che indica il cammino della vita, lโunico che alla fine si rivelerร valido.
Vigilare significa saper discernere, essere in grado di cogliere questo giudizio che giunge puntuale, anche se nei modi e momenti piรน inattesi.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โFa che io segua, o Signore, i tuoi giudiziโ.
Prima Lettura (Is 2,1-5)
1 Ciรฒ che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
2 Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore
sarร eretto sulla cima dei monti e sarร piรน alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
3 Verranno molti popoli e diranno:
โVenite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe, perchรฉ ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieriโ.
Poichรฉ da Sion uscirร la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
4 Egli sarร giudice fra le genti e sarร arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci;
un popolo non alzerร piรน la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno piรน nellโarte della guerra.
5 Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.
Almeno una volta lโanno gli israeliti dovevano recarsi al tempio di Gerusalemme per partecipare alle feste, offrire sacrifici e sciogliere voti.
Isaia โ il profeta nato e cresciuto nellโambiente aristocratico e colto della capitale โ ha osservato ogni giorno gruppi di pellegrini salire al monte del Signore โin mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festaโ (Sal 42,5). Uno spettacolo commovente che ha suscitato nel suo animo sensibile i sogni, le attese e le speranze che ci ha consegnato nel magnifico poema che oggi ci รจ proposto come prima lettura.
I tempi sono difficili, la situazione รจ drammatica per il piccolo regno di Giuda aggredito da una coalizione di popoli che lo vogliono coinvolgere in una guerra temeraria contro lโAssiria. Lโesercito nemico si avvicina e โil cuore del re Acaz e il cuore del suo popolo cominciarono ad agitarsi, come si agitano i rami del bosco per il ventoโ (Is 7,2).
Tutti sono sbigottiti, solo Isaia mantiene la calma e invita alla fiducia in Dio: Gerusalemme non sarร conquistata โ assicura โ poi, come rapito in estasi e con lo sguardo fisso verso un futuro lontano, pronuncia il suo oracolo.
Ecco โ dice โ vedo il monte del tempio del Signore elevarsi; diviene il punto piรน alto della terra; scorgo una folla immensa di pellegrini di ogni popolo, razza, lingua e nazione (v. 2) che si dirige verso il santuario. Non va a offrire sacrifici, olocausti e incensi, ma ad ascoltare la parola del Signore, vuole apprendere โle sue vieโ (v. 3).
Frutto di questo avvicinarsi al monte del tempio del Signore รจ la pace, descritta con immagini suggestive (v. 4).
Gli strumenti di morte โ le spade e le lance โ sono trasformati in mezzi di produzione, in vomeri e in falci.
I popoli distruggono le armi e pongono fine alle guerre. ร lโauspicio del disarmo universale, รจ il regno della giustizia, delle benedizioni di Dio.
Messaggi simili โ almeno in apparenza โ sono giร stati pronunciati. Sono innumerevoli le iscrizioni ritrovate su stele e i testi letterari che celebrano le imprese gloriose dei faraoni e dei sovrani dellโantico medio Oriente: annunciano tutti la pace.
Lโascesa al trono del nuovo re era sempre salutata come lโinizio dellโetร dellโoro. Un canto su Ramses IV, in un linguaggio quasi messianico, proclama: โColoro che avevano fame sono stati saziati e sono allegri, coloro che erano ignudi sono vestiti di lino fine, coloro che erano in prigione sono stati liberati, coloro che litigavano in questo paese, si sono rappacificatiโ.
Eppure, proprio nel giorno in cui si autoproclamava pacificatore del mondo, il faraone scagliava ritualmente una freccia verso ognuno dei quattro punti cardinali: gesto con cui intendeva terrorizzare chiunque avesse in mente di attaccare il suo paese. Prometteva la pace, ma continuava a ritenerla possibile solo con la minaccia dellโimpiego della forza, con lโostentazione della potenza delle armi.
Isaia annuncia una pace diversa, non basata sulle astuzie, sui calcoli umani, ma sullโadesione di tutti i popoli โ convocati nella โcittร della paceโ โ alla parola del Signore. Questa parola cambia i cuori; gli uomini che la accolgono cessano di costruire delle Babele e rinunciano per sempre allโaggressivitร e allโuso delle armi.
I cristiani hanno visto realizzarsi questa profezia quando, in Gesรน, รจ apparsa nel mondo โla Parolaโ di pace.
Egli โรจ la nostra pace, รจ venuto ad annunziare la pace, pace a coloro che erano lontani e pace a coloro che erano viciniโ (Ef 2,14.17).
Fin dai primi secoli, i giudei hanno perรฒ smentito questa interpretazione. Dicevano: Gesรน di Nazaret non puรฒ essere il messia, il pacificatore annunciato dal profeta, perchรฉ il mondo nuovo non รจ ancora apparso. Non continuano forse gli odi, le violenze, le guerre, le disgrazie, i lutti e i pianti?
Lโobiezione รจ seria, ma nasce da un malinteso. Il regno di Dio, la pace universale non si instaura miracolosamente, senza la collaborazione da parte dellโuomo e si sviluppa lentamente, come il piccolo seme che impiega anni per divenire un grande albero.
Gli โultimi giorniโ di cui parla il profeta (v. 2) sono giร iniziati, le sue promesse hanno cominciato a compiersi nel Natale. I Padri della Chiesa dei primi secoli erano ben coscienti di questo.
โGli altri uomini โ dichiarava Origene โ continuano ad impugnare la spada, ma noi siamo un popolo che si rifiuta di imparare lโarte della guerra; attraverso Gesรน siamo diventati i figli della paceโ (Origene, Contra Celsum, V, 33).
Giustino rispondeva al rabbino Trifone: โSebbene fossimo ben esperti in fatto di guerra, di assassinio e di ogni specie di mali, abbiamo trasformato su tutta la terra i nostri strumenti di guerra: le spade in aratri, le lance in falci; e ora costruiamo il timor di Dio, la giustizia, lโumanitร , la fede e la speranza, quella speranza che ci viene dal Padreโ (Giustino, Dialogo con Trifone, 110,2s.).
Ireneo era ancora piรน esplicito: โOrmai non vogliamo piรน combattere ma, se qualcuno ci colpisce, porgiamo lโaltra guancia. Se tutto questo avviene, allora i profeti non hanno parlato di nessun altro che di colui che ha realizzato tutte queste cose: Gesรน di Nazareth, il nostro Signoreโ (Ireneo, Adv. Haer., IV 34,4).
Il mondo di pace si instaurerร certamente, ma la sua costruzione sarร tanto piรน rapida quanto piรน decisa sarร la scelta dellโumanitร di volgersi a Cristo, di lasciarsi istruire dalla sua parola.
Seconda Lettura (Rm 13,11-14)
Fratelli 11 รจ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perchรฉ la nostra salvezza รจ piรน vicina ora di quando diventammo credenti. 12 La notte รจ avanzata, il giorno รจ vicino. Gettiamo via perciรฒ le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13 Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impuritร e licenze, non in contese e gelosie. 14 Rivestitevi invece del Signore Gesรน Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.
Per descrivere la vita dei cristiani, Paolo ricorre alle immagini bibliche della luce e delle tenebre. Prima del battesimo โ dice โ essi camminavano nelle tenebre della notte e compivano quelle opere che ci si vergogna di fare alla luce del sole: crapule, gozzoviglie, immoralitร , conteseโฆ Azioni che offuscano la mente, sclerotizzano il cuore e impediscono di cogliere i giudizi di Dio sulle realtร di questo mondo. Dopo il battesimo le hanno abbandonate e sono entrati nel regno della luce; si sono spogliati del vestito vecchio e hanno indossato lโabito nuovo: Cristo. In loro, oggi, รจ possibile contemplare le opere, lo sguardo, le parole, il sorriso del Maestro perchรฉ sono avvolti della persona di Gesรน come di un manto.
Paolo tuttavia constata che le tenebre, anche fra i cristiani, non sono ancora scomparse; รจ cosciente che una notte cupa grava ancora sul mondo: continuano le guerre, le vendette, le invidieโฆ, ma non si lascia prendere dallo sconforto, come spesso invece accade a noi. Le sue parole sono un invito alla speranza: la notte รจ giร avanzata, anzi, sta per finire; un giorno nuovo sta per sorgere, unโumanitร nuova sta per iniziare.
Che fiducia mostra Paolo dopo nemmeno trentโanni di cristianesimo!
Oggi i problemi esistono e sono drammatici. Il mondo sta andando verso il disastro ecologico e demografico โ ammoniscono in molti โ si assiste ovunque a una perdita di valoriโฆ ร vero, tuttavia non รจ possibile, dopo duemila anni di cristianesimo, vedere solo tenebre e guardare in modo cosรฌ pessimistico al futuro. Giร il Qoรจlet ammoniva: Non รจ saggio chi afferma che i tempi antichi erano migliori del presente (Qo 7,10).
Se avessimo lo sguardo dellโApostolo, se credessimo, come lui, nella presenza dello Spirito, scorgeremmo, anche nei momenti piรน bui, i segni luminosi del mondo nuovo che รจ iniziato.
Vangelo (Mt 24,37-44)
In quel tempo Gesรน disse ai suoi discepoli: 37 โCome fu ai giorni di Noรจ, cosรฌ sarร la venuta del Figlio dellโuomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noรจ entrรฒ nellโarca, 39 e non si accorsero di nulla finchรฉ venne il diluvio e inghiottรฌ tutti, cosรฌ sarร anche alla venuta del Figlio dellโuomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarร preso e lโaltro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarร presa e lโaltra lasciata.
42 Vegliate dunque, perchรฉ non sapete in quale giorno il Signore vostro verrร . 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciรฒ anche voi state pronti, perchรฉ nellโora che non immaginate, il Figlio dellโuomo verrร โ.
Il linguaggio impiegato in questo brano evangelico puรฒ dar luogo a interpretazioni stravaganti (o addirittura a farneticazioni) sulla fine del mondo e sui castighi di Dio; puรฒ anche essere ridotto allโinvito a stare sempre pronti, perchรฉ la morte puรฒ giungere improvvisa e cogliere impreparati. Queste interpretazioni hanno origine dalla mancata comprensione del genere letterario โapocalitticoโ, che era molto usato al tempo di Gesรน, ma che รจ piuttosto alieno dalla nostra mentalitร e cultura.
Un principio va sempre tenuto presente: il vangelo รจ, per sua natura, buona notizia, annuncio di gioia e speranza. Chi se ne serve per incutere spavento e per creare angosce โ si puรฒ esserne certi โ lo sta usando in modo scorretto, si รจ allontanato dal vero significato del testo.
Nel brano di oggi โ รจ vero โ i toni sono minacciosi: cataclismi, distruzioni, pericoli di morte. Il linguaggio รจ volutamente duro ed incisivo, le immagini sono quelle del giudizio punitivo perchรฉ Gesรน vuole mettere in guardia dal grave pericolo di perdere le opportunitร di salvezza che il Signore offre. La negligenza, lโinsipienza, la mancanza di attenzione ai segni dei tempi, lโinsensibilitร spirituale conducono alla catastrofe. Chi perde la testa per le realtร di questo mondo e si lascia assorbire dagli affari, chi vive nel torpore, nellโottundimento, nella ricerca dei piaceri, va incontro a un drammatico risveglio.
Ma che significano queste immagini? Richiamiamo il contesto da cui il brano รจ tolto.
Un giorno i discepoli invitano il Maestro ad ammirare la magnifica costruzione del tempio. Invece di condividere il loro giustificato orgoglio, Gesรน li sorprende con una profezia: โVedete tutte queste cose? Vi assicuro: non resterร qui pietra su pietra che non venga diroccataโ (Mt 24,2). Gerusalemme che rifiuta di convertirsi sta decretando la propria rovina.
Stupiti, i discepoli gli rivolgono allora due domande: quando accadrร questo e quali saranno i segni premonitori (Mt 24,3).
Invece di soddisfare la loro curiositร , Gesรน risponde introducendo un insegnamento che รจ attuale per gli uomini di ogni tempo: รจ necessario mantenersi vigilanti. Per chiarire meglio, cita tre esempi.
Il primo รจ preso da un racconto della Bibbia (Gn 6-9). Al tempo di Noรจ vivevano due categorie di persone: alcune pensavano unicamente a mangiare, bere e divertirsi; erano impreparate e perirono. Altre erano vigilanti, attente a ciรฒ che poteva accadere, si resero conto che il diluvio si stava avvicinando, si salvarono e diedero inizio ad unโumanitร nuova (vv. 37-39).
Come il diluvio giunse allโimprovviso, cosรฌ โ dichiara Gesรน โ giungerร , repentina, la rovina di Gerusalemme. Come al tempo di Noรจ molti perirono, cosรฌ anche i giudei che non vorranno riconoscere in lui lโinviato di Dio e non ascolteranno la sua parola, periranno nella catastrofe della cittร . Coloro invece che avranno gli occhi e il cuore aperto per riconoscere e accogliere il suo messaggio si salveranno e daranno inizio a un nuovo popolo.
Il secondo esempio prende spunto dalle attivitร che gli uomini e le donne del popolo svolgevano ogni giorno: il lavoro nei campi e la preparazione della farina per fare il pane (vv. 40-41). Proprio mentre si vivono le situazioni piรน normali e apparentemente piรน banali, alcuni si mantengono attenti, si comportano da persone sagge e scorgono il Signore che viene. Altri invece sono distratti, sbadati, negligenti e pongono le premesse della loro rovina. Le azioni che compiono sembrano identiche: si impegnano nel lavoro, si guadagnano da vivere, mangiano, bevono, si sposano; รจ il modo di svolgerle che รจ radicalmente diverso. Alcuni sono attenti, si lasciano guidare dalla luce di Dio e โvengono presiโ, cioรจ salvati; altri sono sopraffatti dalle preoccupazioni di questo mondo, non tengono presenti i โgiudizi di Dioโ e โvengono lasciatiโ, cioรจ non sono coinvolti nella realtร nuova del regno di Dio.
La decisione da prendere รจ urgente e drammatica: si tratta di scegliere fra la vita e la morte; per questo Gesรน insiste: โVigilate, perchรฉ non sapete in quale giorno il Signore verrร โ (v. 42). Vale la pena ripeterlo: Gesรน non verrร per la resa dei conti al termine della nostra vita, viene oggi, con il suo giudizio salvifico.
Il terzo esempio รจ ancora piรน chiaro: il ladro non avvisa prima di arrivare; per questo il padrone non puรฒ assopirsi, neppure un istante, deve mantenersi sveglio, altrimenti rischia di vedersi involare tutti i suoi averi (v. 43).
Sorprendente questo Dio! Si comporta come un ladro e sembra voler approfittare del momento in cui lโuomo รจ impreparato per venirlo a visitare.
Lโimmagine forse non รจ delle migliori perchรฉ suggerisce piรน lโidea della minaccia che della salvezza, ma รจ efficace; รจ un campanello dโallarme: richiama lโattenzione sullโincombente pericolo di non accorgersi del momento favorevole, del giorno in cui il Signore viene per coinvolgerci nella sua pace.
Anche gli abitanti di Gerusalemme โ intendeva dire Gesรน โ avrebbero dovuto vigilare per non essere colti di sorpresa dalla tragedia che poi li ha raggiunti. In unโaltra occasione Gesรน ha espresso cosรฌ il suo accorato appello: โGerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!โ (Mt 23,37).
La conclusione finale riprende il tema conduttore del brano e lo applica ai discepoli di ogni tempo: โAnche voi state pronti, perchรฉ nellโora che non immaginate, il Figlio dellโuomo verrร โ (v. 44).
Sappiamo bene cosa significhi perdere occasioni favorevoli. Tante volte ne abbiamo fatto lโesperienza. Quanto piรน sono sorprendenti e inattese, quanto piรน escono dai nostri canoni e si allontanano dai nostri criteri di giudizio, tanto piรน รจ facile lasciarsele sfuggire.
Le venute di Dio nella nostra vita sono sempre difficili da cogliere perchรฉ non si adeguano alla โsaggezza umanaโ, sono incompatibili, sono in contrasto con la mentalitร corrente.
Solo chi รจ โvigilanteโ le sa riconoscere e โviene salvatoโ, qui ed ora.
AUTORE: p. Fernando Armellini
FONTE: per gentile concessione di Settimana News