HomeVangelo della Domenicap. Fernando Armellini - Commento al Vangelo del 25 Febbraio 2024

p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 25 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 9, 2-10

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 25 febbraio 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

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Anche a Dio piace ricevere regali

รˆ sempre difficile e delicata la scelta di un regalo, non solo perchรฉ presuppone la conoscenza dei desideri, delle attese e, a volte, anche dei gusti bizzarri della persona a cui lo si offre, ma, soprattutto, perchรฉ, almeno a livello inconscio, si percepisce che, con il dono, รจ una parte di noi stessi che viene consegnata.

I piรน graditi non sono i regali costosi, ma quelli che rivelano il maggior coinvolgimento di chi li offre. Per il compleanno della moglie Clara, virtuosa pianista, Robert Schumann compose il celebre Sogno e lo accompagnรฒ con una dedica: โ€œIl brano non รจ adeguato alle tue capacitร , ma esprime tutto il mio amoreโ€. Era il cuore che, attraverso la musica, Robert consegnava alla sposa.

Alla persona amata siamo disposti a consegnare ciรฒ che ci รจ piรน caro. Abramo amava il Signore al punto di pensare di offrirgli il suo unigenito, il figlio che amava piรน della stessa vita.

Natale รจ la festa del dono. Ci scambiamo i regali perchรฉ abbiamo capito che โ€œDio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenitoโ€ (Gv 3,16) e ci invita a corrispondere al suo amore divenendo, a nostra volta, un dono per i fratelli. โ€œDa questo abbiamo conosciuto lโ€™amore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelliโ€ (1 Gv 3,16).

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œIl Signore si aspetta da me un regalo: il dono della mia vita ai fratelliโ€

Prima Lettura (Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18)

1ย Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: โ€œAbramo, Abramo!โ€. Rispose: โ€œEccomi!โ€.ย 2ย Riprese: โ€œPrendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, vaโ€™ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherรฒโ€. Abramo si mise in viaggio.
9ย Essi arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruรฌ lโ€™altare, collocรฒ la legna.ย 10ย Poi stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.ย 11ย Ma lโ€™angelo del Signore lo chiamรฒ dal cielo e gli disse: โ€œAbramo, Abramo!โ€. Rispose: โ€œEccomi!โ€.ย 12ย Lโ€™angelo disse: โ€œNon stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlioโ€.ย 13ย Allora Abramo alzรฒ gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andรฒ a prendere lโ€™ariete e lo offrรฌ in olocausto invece del figlio.
15ย Poi lโ€™angelo del Signore chiamรฒ dal cielo Abramo per la seconda voltaย 16ย e disse: โ€œGiuro per me stesso, oracolo del Signore: perchรฉ tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,ย 17ย io ti benedirรฒ con ogni benedizione e renderรฒ molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che รจ sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirร  delle cittร  dei nemici.ย 18ย Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perchรฉ tu hai obbedito alla mia voceโ€.

Comโ€™รจ possibile che Dio abbia chiesto a un uomo di sacrifiยญcare il proprio figlio? รˆ lโ€™interrogativo che ci si pone, dopo aver letto questo racconto.

Va precisato, anzitutto, che le espressioni Dio disse, Dio parlรฒโ€ฆ che ricorrono spesso nella Bibbia, non vanno intese in senso letterale; il Signore non ha mai fatto udire, in modo percettibile allโ€™udito, la sua voce. Questo non significa che egli non abbia realmente parlato. Lo ha fatto e in molti modi: ha lasciato impresso il suo messaggio nel creato, ha illuminato Mosรจ, ha ispirato i profeti e continua a suggerire a ogni uomo, nellโ€™intimo della coscienza, il cammino della vita.

Quella che la lettura di oggi presenta come una richiesta fatta da Dio ad Abramo, in realtร , non รจ stata altro che unโ€™idea erronea, sorta nella mente del patriarca, riguardo alla volontร  del Signore.

Per noi รจ inconcepibile che un padre possa immaginare un Dio che esige, come prova di fedeltร , il sacrificio di un figlio da bruciare sul fuoco. Eppure, in quei tempi remoti, questa era una consuetudine diffusissima. Era praticata non solo dai moabiti che, quando si trovavano in situazioni disperate, sacrificavano i primogeniti al loro dio Chemosh (2 Re 3,26-27) e dagli Ammoniti che offrivano i figli a Moloch (Lv 18,21), ma anche dai re ebrei Acaz (2 Re 16,3) e Manasse (2 Re 21,6). La valle della Geenna fu maledetta proprio perchรฉ era il luogo dove erano stati immolati i bambini (2 Re 23,10).

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Educati dai profeti, gli israeliti abbandonarono presto i sacrifici umani (Mi 6,7), ma presso gli altri popoli continuarono ancora a lungo.

In un mondo in cui questa pratica era ritenuta normale, รจ comprensibile che, forse in occasione di una calamitร , Abramo abbia pensato, o un falso profeta gli abbia suggerito, di immolare a Dio il figlio piรน caro.

Chiarita quella che puรฒ essere stata lโ€™origine del racconto, vediamo di coglierne il messaggio.

Il primo insegnamento, il piรน evidente e immediato, รจ che il Dio dโ€™Israele ripudia, come un crimine abominevole, il sacrificio dei bambini. รˆ sempre stata una caratteristica degli idoli quella di pretendere sacrifici umani. Il Dio dโ€™Israele, invece, arrestando il braccio di Abramo che stava per colpire il figlio, ha mostrato di essere il Signore che ama la vita (Sap 11,26), colui che โ€œdร  a tutti la vitaโ€ (At 17,25) e non vuole la morte di alcuno (Ez 18,32). Qualunque attentato alla vita, anche quello perpetrato contro un criminale, non puรฒ mai essere fatto passare come un atto dโ€™amore a Dio e alla sua giustizia. La morte, ogni forma di morte, non รจ mai in sintonia con il suo volere e, se una religione impone pratiche degradanti, crea ansie e angosce, priva della gioia di vivere, frappone ostacoli alla libertร  e al pieno sviluppo della persona umana non rende culto al vero Dio, ma a un idolo.

Il messaggio centrale del racconto รจ perรฒ un altro ed รจ legato alla fedeltร  di Abramo. Egli ha pensato, in modo erroneo, ma in buona fede, che Dio esigesse da lui il figlio. Ebbene, il patriarca si รจ dichiarato disposto anche a questo sacrificio.

Aveva sempre creduto ciecamente nel Signore: era uscito dalla sua terra, aveva rinunciato alla sicurezza che gli dava la casa e alla protezione che gli veniva dalla famiยญglia e dalla tribรน a cui apparteneva (Gn 12,1), aveva tagliato i ponยญti con il passato, sicuro che Dio avrebbe realizzato le sue proยญmesse, gli avrebbe dato una terra, una benedizione e, soprattutto, una numerosa discendenza.

Anche quando gli sembrรฒ che Dio si contraddicesse, persino di fronte alle apparenti assurditร  della vita, Abramo mantenne, incrollabile, la sua fede. A un certo punto gli parve che Dio lo volesse privare proprio di tutto: del passato (terra e casa paterna) e del futuro (la posteritร ), eppure, anche in quella drammatica situazione, continuรฒ a credere nella fedeltร  del Signore. Superรฒ ogni prova.

Allโ€™inizio della Quaresima, la sua fede รจ posta innanzi, come modello, a chiunque intende consegnare nelle mani del Signore la propria vita.

Come Abramo, ogni credente ascolterร  da Dio le promesse di gioia, prosperitร  e pace, ma sperimenterร  anche le delusioni e dovrร  affrontare momenti difficili. Sarร  chiamato a mantenere salda la fede in situazioni che gli sembreranno assurde, dovrร  sempre alimentare la convinzione che Dio non lo deluderร .

Il racconto si chiude con un nuovo, solenne richiamo alle promesse del Signore (vv. 15-18). Dopo la prova, vengono ripetute ad Abramo per infondergli nuovo coraggio e accrescere la sua fede.

Morรฌ Abramo โ€œsenza aver conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontanoโ€ (Eb 11,13). Come lui, il vero credente si fida del Signore, anche quando lโ€™attesa della realizzazione delle sue promesse si prolunga oltre ogni limite e perfino quando le apparenze sembrano provare il contrario.

Seconda Lettura (Rm 8,31b-34)

Se Dio รจ per noi, chi sarร  contro di noi?ย 32ย Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerร  ogni cosa insieme con lui?ย 33ย Chi accuserร  gli eletti di Dio? Dio giustifica.ย 34ย Chi condannerร ? Cristo Gesรน, che รจ morto, anzi, che รจ risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?

A metร  della sua lettera, Paolo, dopo aver considerato il progetto che Dio intende realizzare, cioรจ la salvezza di tutti gli uomini, non puรฒ fare a meno di gridare tutta la sua gioia: โ€œSe Dio รจ per noi, chi sarร  contro di noi?โ€ (v. 31b). Continua poi immaginando che i peccatori siano condotti davanti al tribunale di Dio, per sostenere il processo per le loro azioni. Sanno di essere colpevoli, ma, giunti sul luogo del giudizio, ecco la sorpresa: nessuno si presenta per accusarli e nessun giudice si alza per condannarli.

Dio, lโ€™unico che potrebbe levarsi come testimone, รจ invece colui che li difende. Come puรฒ accusarli, dopo che li ha amati fino a conยญsegnare loro il proprio figlio unigenito (vv. 32-33)?

Gesรน, a sua volta, non puรฒ pronunciare una sentenza di condanna contro i peccatori: sono stati i suoi migliori amici e per loro ha sacrificato la vita (v. 34).

Questa breve lettura contiene una dichiarazione incontestabile: lโ€™amore del Padre รจ definitivo e gratuito e non puรฒ essere cancellato da nessun peccato; non cโ€™รจ infedeltร  dellโ€™uomo che sia piรน forte di questo amore.

Vangelo (Mc 9,2-10)

2ย Dopo sei giorni, Gesรน prese con sรฉ Pietro, Giacomo e Giovanni e li portรฒ sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurรฒ davanti a loroย 3ย e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosรฌ bianche.ย 4ย E apparve loro Elia con Mosรจ e discorrevano con Gesรน.
5ย Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesรน: โ€œMaestro, รจ bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosรจ e una per Elia!โ€.ย 6ย Non sapeva infatti che cosa dire, poichรฉ erano stati presi dallo spavento.ย 7ย Poi si formรฒ una nube che li avvolse nellโ€™ombra e uscรฌ una voce dalla nube: โ€œQuesti รจ il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!โ€.ย 8ย E subito guardandosi attorno, non videro piรน nessuno, se non Gesรน solo con loro.
9ย Mentre scendevano dal monte, ordinรฒ loro di non raccontare a nessuno ciรฒ che avevano visto, se non dopo che il Figlio dellโ€™uomo fosse risuscitato dai morti.ย 10ย Ed essi tennero per sรฉ la cosa, domandandosi perรฒ che cosa volesse dire risuscitare dai morti.

Ogni anno, nella seconda domenica di Quaresima, ci viene proposto il tema della trasfigurazione di Gesรน. Il messaggio di questo brano non รจ immediatamente chiaro e facile da cogliere perchรฉ รจ trasmesso con un linguaggio e con immagini simboliche che richiedono una spiegazione.

La scena รจ ambientata in un luogo appartato, su un monte alto, dove Gesรน ha condotto tre dei suoi discepoli (v. 2), gli stessi che saranno testimoni della sua agonia nel Getsemani (Mc 14,33). Marco sottolinea il fatto che erano loro soli.

Gesรน si comporta come i rabbini che, quando volevano rivelare un segreto o trasmettere un insegnamento particolarmente importante, erano soliti ritirarsi con i discepoli in un luogo isolato, lontani da orecchi indiscreti, per evitare di essere uditi da coloro che non erano in grado di capire o avrebbero potuto fraintendere.

Anche sul Sinai la parola di Dio non era stata rivolta direttamente a tutto il popolo. Mosรจ era salito verso Dio, una prima volta da solo (Es 19,2s.), poi aveva preso con sรฉ tre persone ragguardevoli: Aronne, Nadab e Abiu (Es 24,1). Il luogo delle manifestazioni del Signore non era accessibile a tutti: per avvicinarsi erano necessarie disposizioni particolari e una grande santitร .

Il fatto che Gesรน abbia riservato la sua rivelazione ad alcuni discepoli e che alla fine abbia raccomandato di non divulgarla (vv. 9-10) indica che li ha resi partecipi di unโ€™esperienza molto significativa, ma ancora troppo elevata per essere recepita da tutti.

La rivelazione รจ avvenuta su un monte alto (v. 2) che la tradizione cristiana ha identificato con il Tabor, la montagna coperta di pini, querce e terebinti, che sorge, isolata, al centro dellโ€™estesa pianura di Esdrelon. Fin dai tempi piรน remoti, sulla sua cima cโ€™era un altare dove venivano offerti sacrifici alle divinitร  pagane. Oggi il luogo invita al raccoglimento, alla riflessione, alla preghiera e i pellegrini che lo visitano si sentono quasi naturalmente portati ad elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio.

Per quanto possa essere suggestiva questa esperienza, va ricordato che il testo del vangelo non parla del Tabor, ma di un monte elevato e questa espressione ha chiari riferimenti biblici. Nella Bibbia sono collocati sul monte le manifestazioni del Signore e i grandi incontri dellโ€™uomo con Dio. Mosรจ (Es 24,15ss.) ed Elia (1 Re 19,8), gli stessi personaggi che compaiono durante la trasfigurazione, hanno ricevuto le loro rivelazioni sul monte. Piรน che un luogo materiale, il monte indica il momento in cui lโ€™intimitร  con Dio raggiunge il culmine. Si tratta di quellโ€™esperienza sublime che i mistici chiamano unione dellโ€™anima con Dio, quella in cui la persona, dissolvendosi quasi nel suo Signore, si sente identificare con i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue parole e le sue azioni.

Gesรน lascia la pianura dove gli uomini seguono princรฌpi che spesso sono in contrasto con quelli di Dio e conduce in alto alcuni discepoli; li vuole allontanare dai ragionamenti e dalle convinzioni degli uomini per introdurli nei pensieri piรน reconditi del Padre, nei suoi imperscrutabili disegni sul messia. Luca รจ ancora piรน esplicito quando riferisce il tema del dialogo di Gesรน con Mosรจ ed Elia. Afferma che questi, apparsi nella loro gloria, parlavano con lui del dono della vita che Gesรน stava per fare (Lc 9,31). Questa รจ la rivelazione sconcertante che alcuni discepoli, non tutti , un giorno hanno ricevuto dal cielo.

Le vesti bianche (v. 3) manifestano esteriormente lโ€™identitร  di Gesรน. Il coยญlore bianco era il simbolo del mondo di Dio, era il segno della festa e della gioia. Si diceva che, nel regno di Dio, gli eletti avrebbero indossato vesti candide che โ€œmandano scinยญtille come raggi di soleโ€. Nellโ€™Apocalisse lโ€™immagine viene ripresa: in cielo gli eletti appaiono al veggente โ€œavvolti in vesti biancheโ€ (Ap 7,13).

Mosรจ ed Elia (v. 4) sono due celebri personaggi della storia dโ€™Israele. Il primo รจ il mediatore di cui Dio si รจ servito per liberare il suo popolo e per donargli la Torร h, la Legge. รˆ introdotto nella scena della trasfigurazione per testimoniare che Gesรน รจ il profeta da lui annunciato quando, prima di morire, ha promesso agli israeliti: โ€œIl Signore susciterร  per voi, in mezzo a voi, fra i vostri fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascoltoโ€ (Dt 18,15).

Lโ€™invito ad ascoltarlo, che si trova alla fine del racconto (v. 7), ne รจ una conferma.

Elia, a sua volta, รจ il primo dei profeti, colui che era stato rapito in cielo (2 Re 2,11-12) e che si pensava sarebbe tornato prima della venuta del messia. Nella scena della trasfigurazione, entra anchโ€™egli come testimone: dichiara, a nome di tutti i profeti, che Gesรน รจ lโ€™atteso messia.

Anche le tende (v. 5) che Pietro vuole costruire hanno un significato simยญbolico.

Al termine di ogni anno, alla conclusione della stagione dei raccolti, si celebrava in Israele la festa delle capanne, che durava unโ€™intera settimana. Si costruivano capanne per ricordare gli anni trascorsi nel deserto, per richiamare alla mente le opere compiute dal Signore in passato. Questa festa era perรฒ anche un invito a guardare al futuro. Il profeta Zaccaria aveva annunciato che, alla venuta del messia, tutti i popoli della terra si sarebbero ritrovati in Gerusalemme per feยญsteggiare insieme la festa delle capanne (Zc 14,16-19). Riferendosi a questo oracolo, i rabbini descrivevano il tempo del messia come una perenne โ€œfesta delle caยญpanneโ€.

Chiedendo di costruire tre tende, Pietro si richiama a questo significato simbolico delle capanne. รˆ convinto che sia giunto il tempo del regno di Dio, lโ€™epoca del riposo e della festa perenne promessa dai profeti; non ha capito il vero significato della scena cui sta assistendo. Continua a coltivare lโ€™illusione che sia possibile entrare nel regno di Dio senza passare attraverso il dono della vita. Marco annota: โ€œEgli non sapeva cosa dire, perchรฉ erano stati presi dallo spaventoโ€ (v. 6).

La paura non indica il timore di fronte a un pericolo; รจ difficile, infatti, immaginare i discepoli contemporaneaยญmente in estasi per la gioia (v. 5) e sconvolti dal terrore (v. 6). Quando la Bibbia parla di paura di fronte a una manifestazione del Siยญgnore si riferisce alla meraviglia, allo stupore che coglie chiunque entri in contatto con il mondo di Dio.

La nube e lโ€™ombra sono immagini molto frequenti nellโ€™Antico Testamento e servono a indicare la presenza di Dio. Il Signore si manifesta a Mosรจ โ€œin una densa nubeโ€ (Es 19,9). Una nube accompagna gli israeliti nel deserto (Es 40,34-39) e copre la tenda dove Mosรจ incontra il Signore (Es 33,9-11). รˆ il seยญgno della presenza di Dio.

Al termine della scena della trasfigurazione, dalla nube esce una voce: รจ lโ€™interpretazione che Dio dร  a tutta la scena (v. 7).

Dopo aver spiegato i vari simboli, cerchiamo di fare una sintesi del messaggio che la straordinaria esperienza vissuta dai tre discepoli ci vuole comunicare.

Il racconto della trasfigurazione occupa esattamente il centro del vangelo di Marco. Fin dallโ€™inizio, i discepoli si sono posti la domanda sullโ€™identitร  di Gesรน (Mc 1,27; 4,41; 6,2-3) e, ad un certo punto, hanno anche cominciato a intuire che egli era il messia. Tuttavia avevano ancora le idee confuse. Condividevano lโ€™opinione piรน diffusa fra il popolo che il messia sarebbe stato un re capace di instaurare, in modo prodigioso e immediato, il regno di Dio sulla terra.

Questa convinzione traspare dalle parole di Pietro che vuole coยญstruiยญre le tre capanne: ritiene che sia giunto il regno di Dio e che, per esserne partecipi, non sia necessario passare attraverso la morte.

In un momento particolarmente significativo della loro vita, tre discepoli privilegiati sono stati introdotti da Gesรน nei pensieri di Dio; hanno goduto di unโ€™illuminazione che ha fatto loro comprendere la vera identitร  del Maestro e la meta del suo cammino: egli non sarebbe stato il re glorioso che si attendevano, ma un messia osteggiato, perseguitato e ucciso. Tuttavia, il suo destino ultimo non sarebbe stato il sepolcro, ma la pienezza della vita.

Quella della trasfigurazione fu unโ€™esperienza spirituale straordinaria in cui Gesรน cercรฒ di convincerli che solo chi dona la propria vita per amore la realizza pienamente.

Non รจ possibile entrare per scorciatoie nel regno di Dio, come Pietro avrebbe voluto fare. รˆ necessario che ogni discepolo assuma coraggiosamente la disposizione del Maestro e accetti di donare la vita.

รˆ bastata lโ€™esperienza del monte per far assimilare questa veritร  ai tre discepoli?

Lโ€™osservazione conclusiva dellโ€™evangelista: โ€œEssi tennero per sรฉ la cosa, domandandosi perรฒ che cosa volesse dire risuscitare dai mortiโ€ lascia intendere che rimasero solo frastornati, non convinti, dalla rivelazione ricevuta. รˆ evidente che non riuscirono a comprendere che, in Gesรน che andava a donare la vita, Dio stava rivelando tutta la sua gloria, tutto il suo amore per lโ€™uomo. Solo la luce della Pasqua e le esperienze con il Risorto spalancarono loro gli occhi.

Per gentile concessione di Settimana News.

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