HomeSolennitร p. Fernando Armellini - Commento al Vangelo del 24 Novembre 2024

p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 24 Novembre 2024

Domenica 24 Novembre 2024NOSTRO SIGNORE GESร™ CRISTO RE DELL'UNIVERSO โ€“ ANNO B โ€“ SOLENNITร€
Commento al brano del Vangelo di: Gv 18,33-37

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 24 Novembre 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Il trionfo degli sconfitti

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โ€œAllora Pilato fece prendere Gesรน e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: Salve, re dei Giudei! E gli davano schiaffiโ€ (Gv 19,1-3).

Come mai Gesรน non reagisce, come aveva fatto quando era stato colpito dal servo del sommo sacerdote (Gv 18,23)?

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Lโ€™intronizzazione di un re da burla era un gioco ben noto nellโ€™antichitร . Un prigioniero che dopo alcuni giorni doveva essere giustiziato veniva rivestito delle insegne regali e trattato da imperatore. Uno scherno crudele, messo in atto anche nei confronti di Gesรน.

 Nella scena descritta da Giovanni compaiono tutti gli elementi che caratterizzano lโ€™intronizzazione di un imperatore: la corona, il mantello di porpora, le acclamazioni.

รˆ la parodia della regalitร  e Gesรน la accetta perchรฉ dimostra nel modo piรน esplicito qual รจ il suo giudizio sulle ostentazioni di potere e sulla ricerca della gloria di questo mondo. Ambire a sedersi su un trono per ricevere onori e inchini รจ per lui una farsa anche se, purtroppo, รจ la piรน comune e grottesca commedia recitata dagli uomini.

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Nella scena conclusiva del processo (Gv 19,12-16), Pilato conduce fuori Gesรน e lo pone a sedere su una tribuna elevata. รˆ mezzogiorno e il sole รจ allo zenit quando di fronte a tutto il popolo Pilato, indicando Gesรน coronato di spine e rivestito con il mantello di porpora, proclama: โ€œEcco il vostro reโ€. รˆ il momento dellโ€™intronizzazione, รจ la presentazione del sovrano del nuovo regno, del regno di Dio.

Per i Giudei la proposta รจ tanto assurda da apparire provocatoria. Reagiscono furiosi con un rifiuto indignato: โ€œVia, via, crocifiggilo!โ€ (Gv 19,15). Un re cosรฌ non lo vogliono nemmeno vedere, delude ogni attesa, รจ un insulto al buon senso.

Gesรน รจ lรฌ, in alto, perchรฉ tutti lo possano contemplare, illuminato dal sole che brilla in tutto il suo splendore; รจ in silenzio, non aggiunge una parola perchรฉ ha giร  spiegato tutto. Attende che ognuno si pronunci e faccia la sua scelta.

Si puรฒ puntare sulle grandezze, sulle regalitร  di questo mondo oppure seguire lui, rinunciando a tutti i beni e preferendo la sconfitta per amore. Da questa scelta dipendono la riuscita o il fallimento di una vita.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œRegna con Cristo chi diviene con lui servo dei fratelliโ€.

Prima Letturaย (Dn 7,13-14)

13ย Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
14ย che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere รจ un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno รจ tale
che non sarร  mai distrutto.

Il capitolo dal quale sono tratti i due versetti della lettura si apre con una drammatica visione notturna. Dallโ€™oceano che, nellโ€™antico Medio Oriente, era il simbolo del mondo ostile e del caos, emergono quattro enormi belve: un leone, un orso, un leopardo e una quarta bestia spaventosa, terribile, dalla forza eccezionale; stritola ogni cosa con i suoi denti di ferro (Dn 7,2-8).

Il linguaggio e le immagini sono apocalittiche; i riferimenti e le allusioni alla storia dei popoli vanno capiti.

Il simbolismo delle quattro fiere รจ spiegato dallโ€™autore stesso (Dn 7,17-27). Rappresentano i quattro grandi imperi che si sono succeduti e che hanno oppresso il popolo di Dio. Il leone indica il regno sanguinario di Babilonia, la maledetta; lโ€™orso รจ lโ€™immagine del popolo della Media, vorace e sempre pronto ad aggredire; il leopardo con quattro teste รจ il simbolo dei persiani che scrutano in ogni direzione in cerca di preda; la quarta bestia, la piรน spaventosa, raffigura il regno di Alessandro Magno e dei suoi successori, i diadochi. Di questi, uno si presenta particolarmente sinistro, Antioco IV, il persecutore dei santi fedeli alla legge di Dio. Egli detiene il potere proprio nel tempo in cui รจ scritto il libro di Daniele.

La storia dโ€™Israele รจ stata un susseguirsi di regni crudeli e impietosi con i deboli. Hanno violato i diritti dei popoli e si sono imposti con la violenza e la sopraffazione, si sono comportati da bestie.

Il mondo sarร  sempre vittima di dominatori arroganti che fanno della forza il loro dio? Il Signore assisterร  indifferente allโ€™oppressione del suo popolo?

Al veggente รจ dato contemplare unโ€™altra scena grandiosa: in cielo vengono collocati dei troni e un vegliardo, che rappresenta lo stesso Dio, si asside per il giudizio e pronuncia la sentenza: alle bestie viene tolto il potere e lโ€™ultima viene uccisa, fatta a pezzi e gettata nel fuoco (Dn 7,9-12). Poi cosa accade?

รˆ a questo punto che si inserisce il brano della nostra lettura. Daniele continua la sua rivelazione: โ€œGuardando nelle visioni notturne, ecco apparire, con le nubi del cielo, uno simile ad un figlio dโ€™uomoโ€ al quale il vegliardo, Dio, affida il potere, la gloria ed il regno.

Figlio dโ€™uomo รจ unโ€™espressione ebraica che significa semplicemente uomo. Dopo tante bestie, ecco finalmente comparire un uomo. Lโ€™uomo รจ immagine di Dio e la sua vocazione รจ quella di dominare gli animali (Gn 1,28; Sl 8,7-9).

Chi รจ costui? Chi rappresenta?

Non viene dal mare come i quattro mostri, ma dal cielo, cioรจ da Dio. Lโ€™autore del libro di Daniele non si riferiva a un singolo individuo, ma a Israele che, dopo la grande tribolazione affrontata sotto Antioco IV, avrebbe ricevuto da Dio un regno eterno, un regno che non sarebbe mai tramontato. Tutti gli altri popoli gli sarebbero stati sottomessi, senza essere oppressi, perchรฉ il suo re avrebbe avuto un cuore dโ€™uomo.

Con questa profezia, scritta durante la persecuzione dellโ€™empio Antioco IV (167-164 a.C.), lโ€™autore voleva infondere coraggio e speranza nelle persone pie del suo popolo. Lโ€™oppressione era ormai alla fine; ancora pochi anni e Dio avrebbe consegnato a Israele il dominio del mondo.

Quando si รจ compiuta questa profezia?

Dopo due o tre anni, Israele conquistรฒ infatti lโ€™indipendenza politica. Era dunque giunto il regno del โ€œfiglio dโ€™uomoโ€?

Come sempre accade quando lโ€™autoritร  รจ intesa come potere e dominio, anche i nuovi liberatori, i Maccabei, si trasformarono presto in oppressori e sfruttatori.

La profezia si รจ compiuta solo con lโ€™avvento di Gesรน, il โ€œfiglio dโ€™uomoโ€ che ha dato inizio al regno dei santi dellโ€™Altissimo (Mc 14,62). Tutti i regni che si sono susseguiti prima di lui si sono ispirati al medesimo brutale principio: la competizione. Il forte ha soggiogato il debole, il ricco si รจ imposto al povero, il piรน capace ha asservito il meno dotato. Nuovi dominatori si sono installati al posto dei loro predecessori, senza rendere piรน umana la convivenza dei popoli, anzi peggiorandola, perchรฉ pensieri e sentimenti rimanevano identici: voracitร , crudeltร  e sopraffazione.

Gesรน ha interrotto per sempre il susseguirsi di questi imperi feroci, ha capovolto i valori ponendo al vertice non il potere, ma il servizio. Ha introdotto un criterio nuovo, quello del cuore dโ€™uomo, che รจ lโ€™opposto del cuore crudele delle belve.

Raccontavano i rabbini che, in una notte oscura, un uomo accese una lampada, ma il vento la spense. La accese una seconda volta e poi una terza, ma di nuovo fu spenta. Allora disse: aspetterรฒ che sorga il sole. Allo stesso modo Israele fu salvato dallโ€™Egitto, ma la sua libertร  fu spenta dai babilonesi; venne salvato di nuovo, ma fu subito oppresso dai medi, dai persiani e dai greci. Allora disse: attenderรฒ il sole, il regno del messia.

Gli ebrei stanno ancora aspettando che sorga questa luce. Anche noi la attendiamo perchรฉ ancora non brilla in tutto il suo splendore, ma sappiamo che รจ giร  sorta: รจ Gesรน di Nazareth, il cui regno โ€œรจ come la luce dellโ€™alba, che va aumentando in splendore fino a quando รจ giorno pienoโ€ (Pr 4,18).

Seconda Lettura (Ap 1,5-8)

5ย Gesรน Cristo รจ il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,ย 6ย che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
7ย Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrร ;
anche quelli che lo trafissero
e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto.
Sรฌ, Amen!
8ย Io sono lโ€™Alfa e lโ€™Omega, dice il Signore Dio, Colui che รจ, che era e che viene, lโ€™Onnipotente!

Da Patmos, una minuscola isola dellโ€™Egeo, un cristiano esiliato โ€œa causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesรน Cristoโ€ (Ap 1,9) scrive a sette chiese dellโ€™Asia Minore, scosse dalla persecuzione scatenata da Domiziano, per esortarle alla perseveranza nella fede.

Il nostro brano, tolto dal prologo delle sette lettere che costiuiscono la prima parte del libro dellโ€™Apocalisse, esordisce con un riferimento a Gesรน cui sono attribuiti quattro titoli significativi: Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, principe dei re della terra (v. 5).

Oggi ci interessa soprattutto lโ€™ultimo, principe dei re della terra, perchรฉ รจ lโ€™invito a valutare con occhi nuovi la storia del mondo. Tutti guardavano allโ€™imperatore di Roma come allโ€™arbitro dei destini dei popoli, allโ€™uomo onnipotente che si spacciava per dio e riempiva delle sue statue tutto lโ€™impero. Invece non era lui a reggere le sorti del mondo: egli era sottoposto a un sovrano superiore, a Cristo cui il Padre aveva consegnato il regno che nessuno mai potrร  distruggere.

La potenza di un impero si valuta anzitutto dalle dimensioni del territorio su cui si estende. Il regno di Cristo non occupa alcuno spazio geografico, non si basa su dimostrazioni di forza e non consiste nel dominio. I membri di questo regno non sono nรฉ soldati, nรฉ schiavi, nรฉ sudditi, ma sacerdoti (v. 6) chiamati a offrire, con la loro vita, sacrifici graditi a Dio, cioรจ opere di amore. รˆ questo lโ€™unico ordine che ricevono dal loro re.

Ogni gesto di generositร  che compiono รจ un esercizio del loro sacerdozio. Quando sono perseguitati a causa della loro fedeltร  al vangelo, offrono a Dio il piรน gradito dei sacrifici: lโ€™amore eroico verso quegli stessi carnefici che li fanno ingiustamente soffrire e li mettono a morte.

Lโ€™autore invita le comunitร  cristiane dellโ€™Asia Minore, inclini a scoraggiarsi a causa della persecuzione, a puntare lo sguardo verso il Signore che viene (v. 7). La sua vittoria รจ assicurata e ognuno la vedrร , anche se il suo trionfo non sarร  di quelli che gli uomini si attendono: non umilierร  i suoi nemici, non condannerร  coloro che lo hanno trafitto, ma li vincerร  convertendo il loro cuore. Tutti riconosceranno il loro peccato e si convertiranno al suo amore. รˆ questa lโ€™unica vittoria che le comunitร  cristiane devono attendersi.

Alla fine del brano (v. 8) Dio appone la sua firma alle affermazioni del veggente dellโ€™Apocalisse, presentandosi come lโ€™Alfa e lโ€™Omega. Lโ€™immagine della prima e dellโ€™ultima lettera dellโ€™alfabeto greco รจ una felice trasposizione nella cultura ellenistica dellโ€™affermazione biblica: โ€œIo sono il primo e lโ€™ultimo; fuori di me non vi sono dรจiโ€ (Is 44, 6). La storia del mondo รจ una vicenda intermedia: tutto parte da Dio e tutto ritorna a lui. Ai suoi occhi il potere degli imperatori di Roma รจ un breve interludio, anche se ai cristiani pare tanto doloroso e interminabile.

Vangeloย (Gv 18,33-37)

In quel tempoย 33ย disse Pilato a Gesรน: โ€œTu sei il re dei giudei?โ€.
34ย Gesรน rispose: โ€œDici questo da te oppure altri te lโ€™hanno detto sul mio conto?โ€.
35ย Pilato rispose: โ€œSono io forse giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ€.
36ย Rispose Gesรน: โ€œIl mio regno non รจ di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non รจ di quaggiรนโ€.
37ย Allora Pilato gli disse: โ€œDunque tu sei re?โ€.
Rispose Gesรน: โ€œTu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritร . Chiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ€.

Nella parte piรน alta della cittร  di Gerusalemme, in quello che era stato il palazzo del re Erode il grande, Pilato aveva stabilito il suo pretorio. Lรฌ, allโ€™alba della vigilia della Pasqua ebraica, i giudei condussero Gesรน con lโ€™accusa di essere un malfattore.

รˆ allโ€™interno di questo pretorio che ha luogo il dialogo riferito nel nostro brano. La questione che viene formulata fin dalla prima domanda che il procuratore rivolge a Gesรน รจ delle piรน delicate: โ€œTu sei il re dei giudei?โ€.

Da quando nel 63 a.C. Pompeo aveva conquistato Gerusalemme e assoggettato la Giudea al dominio romano, nelle sinagoghe si era cominciato a recitare un salmo, composto da un rabbino imbevuto del pensiero biblico: โ€œSignore, tu sei nostro re. La regalitร  del nostro Dio รจ eterna su tutte le nazioni. Tu hai scelto Davide come re dโ€™Israele e hai giurato che la sua discendenza non si sarebbe mai estinta davanti a te. Ora, a causa dei nostri peccati, i peccatori si sono innalzati contro di noi. Guarda, Signore, e suscita un figlio di Davide, nel tempo che tu hai stabilito, per regnare su Israeleโ€ (PsSal 17).

Era un esplicito rifiuto della potenza straniera.

Velleitari tentativi di rimettere in discussione il potere romano erano stati abbozzati fin dal 4 a.C., dopo la morte di Erode. In Perea si era ribellato Simone, uno schiavo di corte che, dopo aver incendiato i palazzi di Gerico, aveva fatto scorrerie in tutto il regno. In Giudea, Atronge, un pastore dalla statura gigantesca aveva inflitto pesanti perdite allโ€™esercito romano. Infine, al tempo del censimento di Quirinio (6 d.C.), Giuda il galileo, ricordato anche nel libro degli Atti (At 5,37), aveva iniziato unโ€™altra sedizione a Sefforis, vicino a Nazaret, incitando il popolo a non pagare il tributo a Cesare.

Tutte queste rivolte erano state soffocate nel sangue. Cosรฌ, dal 6 al 36 d.C., la Giudea conobbe un periodo di tranquillitร  sotto lโ€™autoritร  dei prefetti di Roma. I movimenti rivoluzionari, fra i quali il celebre partito degli zeloti, comparvero solo in seguito, verso la metร  degli anni 40 d.C., quando Roma compรฌ lโ€™insensatezza di inviare in Palestina procuratori crudeli e corrotti.

Anche in un periodo di relativa calma come quello in cui governรฒ Pilato (26-36 d.C.), lโ€™accusa di risvegliare sopite speranze nazionaliste e il sospetto di voler restaurare la monarchia davidica risultavano estremamente pericolosi.

In questo contesto storico va collocato il dialogo sulla regalitร  intercorso fra Gesรน e Pilato.

La prima domanda del procuratore โ€“ Tu sei il re dei giudei? โ€“ mira a puntualizzare lโ€™accusa e rivela la perplessitร  di Pilato che si ritrova davanti un uomo solo, disarmato, senza soldati che lo possano difendere, che รจ stato abbandonato dai suoi stessi amici e schiaffeggiato da un servo di Anna. Non pare proprio il tipo capace di mettere in pericolo il potere di Roma.

Gesรน risponde con una controdomanda, per costringere il procuratore a prendersi le sue responsabilitร : โ€œDici questo da te oppure altri te lโ€™hanno detto sul mio conto?โ€, cioรจ: hai qualche ragione per ritenermi un sedizioso, oppure stai dando retta a chiacchiere? Non ti รจ stata riferita la mia reazione al tentativo di un mio discepolo di mettere mano alla spada (Gv 18,10-11)?

La replica di Pilato รจ quasi risentita: โ€œSono io forse giudeo?โ€, cioรจ: io sono un funzionario romano e amministro la giustizia in modo autonomo. Poi continua: โ€œLa tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ€ (v. 35).

รˆ a questo punto che il tema della regalitร  di Cristo entra nel vivo.

Gesรน cerca di aiutare il procuratore a capire: โ€œIl mio regno non รจ di questo mondoโ€ (v. 36).

Pilato conosce solo i regni di questo mondo. Se qualcuno gli parla del regno di Tiberio, subito pensa allโ€™immenso territorio sul quale lโ€™imperatore estende il suo dominio, oppure al tempo, agli anni in cui ha regnato, oppure ancora allโ€™autoritร  sovrana che egli esercita. Ha in mente anche le caratteristiche ben definite dei regni di questo mondo: sono portati avanti da uomini mossi dallโ€™ambizione, si basano sullโ€™uso della forza e del denaro, vanno difesi con le armi, il forte si impone e comanda e i sudditi devono stare sottomessi e obbedire.

Quello di Gesรน non ha nulla in comune con questi regni. Egli non uccide nessuno, va lui a morire; non comanda sugli altri, obbedisce; non si allea con i grandi e i potenti, si mette dalla parte degli ultimi, di coloro che non contano nulla. Per gli uomini possedere, conquistare, sterminare sono segni di forza, per Gesรน sono indici di debolezza e di sconfitta. Per lui grande รจ colui che serve.

Pilato non capisce di che cosa Gesรน stia parlando; riesce solo a fargli una domanda generica: โ€œDunque tu sei re?โ€ (v. 37).

Gesรน ha sempre reagito con durezza con chi ha tentato di farlo aderire a una regalitร  di questo mondo; fin dallโ€™inizio lโ€™ha considerata una proposta diabolica (Mt 4,8-10). Ha deluso le attese messianiche dei suoi discepoli, รจ fuggito quando il popolo lo voleva proclamare re (Gv 6,15). Ora invece che รจ sconfitto e ha le ore contate, ora che non cโ€™รจ piรน alcuna possibilitร  di equivoco, di fronte al rappresentante del mondo pagano, proclama solennemente: โ€œSรฌ, sono reโ€.

Poi spiega: โ€œSono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla veritร โ€ (v. 37). Non per insegnare delle veritร , come facevano i saggi, ma per testimoniare la veritร .

Per i filosofi greci la veritร  era la scoperta dellโ€™essenza delle cose, indicava la caduta di ogni velo, di ogni segreto sul senso del loro esistere. Legata a questa veritร  filosofica cโ€™era la veritร  storica che consisteva nel raccontare in modo oggettivo, nel riferire i fatti esattamente comโ€™erano accaduti.

Diverso รจ il modo di intendere la veritร  da parte degli ebrei. Nella Bibbia veritร  รจ fedeltร  alla parola data, รจ stabilitร  e perseveranza, รจ ciรฒ o รจ colui di cui ci si puรฒ fidare. Dio รจ veritร  perchรฉ non si smentisce mai, mantiene le promesse fatte, รจ animato da un amore che nulla e nessuno riuscirร  mai a incrinare (Es 34,6).

Per un ebreo la veritร  non รจ qualcosa di logico, ma di concreto, รจ ciรฒ che avviene nella storia.

Per consolare e illuminare il veggente del libro di Daniele, turbato dagli eventi drammatici della storia del suo popolo, il Signore gli rivela ciรฒ che รจ scritto nel โ€œlibro della veritร โ€ (Dn 10,21). รˆ unโ€™immagine per indicare che Dio gli ha manifestato il progetto di salvezza che sta per mettere in atto.

Veritร  sono i disegni di amore del Signore; conoscere la veritร  significa capire questi disegni e lasciarsi coinvolgere nella loro realizzazione.

Gesรน รจ venuto a rendere testimonianza alla veritร , perchรฉ incarna il progetto di Dio, lo porta a compimento, per questo รจ la veritร  (Gv 14,6). Con la sua presenza nel mondo, con tutta la sua vita spesa per amore, dimostra la fedeltร  del Signore al suo patto con lโ€™uomo.

Ora dovrebbero risultare piรน chiare molte espressioni usate da Giovanni. Fare la veritร  (Gv 3,21) e camminare nella veritร  (2 Gv 4) indicano lโ€™adesione a Cristo con tutta la propria vita; lo Spirito della veritร  (Gv 14,17; 15,26; 16,13) รจ lโ€™impulso divino che, dopo aver introdotto nel progetto di Dio, dร  la forza di mantenersi fedeli; la veritร  rende liberi (Gv 8,32) perchรฉ solo chi conduce una vita conforme al vangelo รจ realmente libero, chi se ne scosta diviene schiavo delle proprie passioni e dei propri idoli.

Gesรน conclude la spiegazione sul suo regno dichiarando: โ€œChiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ€ (v. 37) e Pilato, che capisce sempre meno, gli risponde: โ€œCosโ€™รจ questa storia della veritร ?โ€.

Al procuratore non interessa la persona di Gesรน, ma sapere se costituisce o no una minaccia per il potere di Roma. รˆ refrattario al progetto di Dio, pensa al regno di questo mondo, non alla veritร . Insensibile alla voce di Gesรน e stanco di udire parole per lui senza senso, interrompe il dialogo.

รˆ il simbolo del mondo incredulo che si rifiuta di ascoltare la parola di veritร : non trova in essa alcun motivo di condanna, ma non ha il coraggio di prendere posizione e finisce per cedere a scelte di morte.

Non รจ perรฒ sulla decisione del procuratore romano di consegnare Gesรน per essere crocifisso che cala il sipario sul dramma della regalitร . Sul patibolo Pilato fece porre unโ€™iscrizione in tre lingue: in ebraico, latino e greco, perchรฉ fosse letta e capita da tutti: โ€œGesรน il nazareno, il re dei giudeiโ€ (Gv 19,19).

 Senza rendersene conto, il rappresentante del piรน potente regno di questo mondo riconosceva, in modo ufficiale, la regalitร  di Gesรน. Quando i sommi sacerdoti protestarono chiedendogli che la rettificasse, dichiarรฒ che quella dichiarazione era irreversibile: โ€œCiรฒ che ho scritto rimane scrittoโ€ (Gv 19,22). Lui, il depositario dellโ€™autoritร  dellโ€™imperatore, non la poteva modificare: la vittoria degli sconfitti era iniziata con il loro re innalzato sulla croce. Nessun regno di questo mondo era ormai piรน in grado di arrestarne lโ€™avanzata.

Questa รจ stata la grande sorpresa di Dio.

Fonte

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