Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 24 luglio 2022.
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La preghiera, una lotta con Dio
A qualunque religione appartengano, i credenti in Dio pregano. Anche i cristiani pregano. Pregano per chi รจ malato, per chi non ha un lavoro, per il figlio che si รจ messo in cattive compagnie, per le famiglie con discordie. Chiedono a Dio che mandi le piogge, benedica i raccolti, protegga dalle sventure.
Oggi, questo tipo di preghiera รจ irriso da alcuni, lascia indifferenti altri e suscita non pochi interrogativi anche nei credenti. Perchรฉ pregare se Dio giร conosce ciรฒ di cui abbiamo bisogno ed รจ sempre disposto a donarci ogni bene?
Anche di fronte alle suppliche piรน accorate, spesso egli tace, lascia che gli avvenimenti seguano il loro corso apparentemente assurdo. Tutto procede come se egli non esistesse e il suo inspiegabile silenzio fa esclamare: โDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ (Sal 22,2).
Il dialogo con lui assume anche toni drammatici, si tramuta discussione, in disputa aperta. Geremia gli rivolge unโaccusa quasi blasfema: โTu sei divenuto per me un torrente infido, dalle acque incostantiโ (Ger 15,18). Sei come i torrenti primaverili che, allo sciogliersi delle nevi, scorrono impetuosi, ma nei mesi dellโarsura, quando le carovane di Saba vi giungono assetate, sono aridi, senzโacqua (Gb 6,15-20).
Vorremmo un Dio compiacente, che si facesse garante dei nostri sogni. Egli invece tenta liberarci dalle nostre illusioni, di strapparci dalle meschinitร , dalle grettezze, dai desideri vani, per coinvolgerci nei suoi progetti.
La preghiera diviene cosรฌ una lotta con il Signore, come quella sostenuta da Giacobbe, per unโintera notte, presso il fiume Iabbok (Gen 32,23-33). Ne esce vincitore chi si arrende a Dio.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โIl Padre nostro sa di che abbiamo bisognoโ.
Prima Lettura (Gen 18,20-32)
In quei giorni 20 disse il Signore: โIl grido contro Sรฒdoma e Gomorra รจ troppo grande e il loro peccato รจ molto grave. 21 Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui รจ giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!โ.
22 Quegli uomini partirono di lรฌ e andarono verso Sรฒdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. 23 Allora Abramo gli si avvicinรฒ e gli disse: โDavvero sterminerai il giusto con lโempio? 24 Forse vi sono cinquanta giusti nella cittร : davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25 Lungi da te il far morire il giusto con lโempio, cosรฌ che il giusto sia trattato come lโempio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherร la giustizia?โ. 26 Rispose il Signore: โSe a Sรฒdoma troverรฒ cinquanta giusti nellโambito della cittร , per riguardo a loro perdonerรฒ a tutta la cittร โ.
27 Abramo riprese e disse: โVedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenereโฆ 28 Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la cittร ?โ. Rispose: โNon la distruggerรฒ, se ve ne trovo quarantacinqueโ. 29 Abramo riprese ancora a parlargli e disse: โForse lร se ne troveranno quarantaโ. Rispose: โNon lo farรฒ, per riguardo a quei quarantaโ.
30 Riprese: โNon si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse lร se ne troveranno trentaโ. Rispose: โNon lo farรฒ, se ve ne troverรฒ trentaโ. 31 Riprese: โVedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse lร se ne troveranno ventiโ. Rispose: โNon la distruggerรฒ per riguardo a quei ventiโ. 32 Riprese: โNon si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse lร se ne troveranno dieciโ. Rispose: โNon la distruggerรฒ per riguardo a quei dieciโ.
Abramo non รจ solo un modello di fede e di ospitalitร โ come abbiamo visto la scorsa domenica โ ma anche di preghiera.
Un giorno โ narra la storia โ il Signore gli rivela la sua decisione di andare a Sodoma per verificare le voci che gli sono giunte sulla malvagitร dei suoi abitanti.
In quella cittร Abramo ha un nipote e si preoccupa di quanto puรฒ succedere.
Si rivolge al Signore e comincia a intercedere affinchรฉ Sodoma sia risparmiata, per amore dei giusti che in essa si trovano. Gli parla da amico, la sua preghiera non รจ un susseguirsi di formule imparate a memoria o lette su un libro, non รจ una filastrocca pronunciata distrattamente, รจ un dialogo spontaneo e sincero.
La scena รจ descritta con il tipico linguaggio fiorito degli orientali. Sembra di assistere allโincontro fra due mercanti del suq della cittร vecchia di Gerusalemme. Abramo tira sul prezzo, prima scende da cinquanta a quarantacinque, poi a quaranta e, visto che il Signore รจ disposto a trattare, si fa coraggio e scende non di cinque in cinque, ma di dieci in dieci.
In realtร il messaggio teologico del brano รจ molto profondo: vuole porre in risalto la magnanimitร di Dio, quella infinita misericordia che lโuomo progressivamente scopre, proprio mediante la preghiera.
Viene da chiedersi perchรฉ Abramo si sia fermato a dieci.
Geremia ed Ezechiele oseranno scendere di piรน, intuiranno che Dio perdonerebbe al suo popolo se incontrasse anche un solo giusto: โPercorrete le vie di Gerusalemme โ dice il Signore โ osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se trovate un uomo, uno solo che agisca giustamente e cerchi di mantenersi fedele, e io le perdonerรฒโ (Ger 5,1; Ez 22,30).
Oggi quellโunico giusto noi lโabbiamo trovato e siamo certi del perdono di Dio.
Seconda Lettura (Col 2,12-14)
12 Con Cristo siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. 13 Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per lโincirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, 14 annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Se negli archivi di un giudice fosse conservato un documento che comprova le nostre trasgressioni alle leggi, noi non vivremmo sereni e tranquilli. Un giorno questo documento potrebbe essere reso noto ed essere causa della nostra condanna.
Contro di noi โ dice Paolo โ era archiviato nei cieli un libro in cui erano segnati i tutti i nostri โdebitiโ. Erano davvero tanti. Che ha fatto Dio? Ha preso quel documento e lโha fatto a pezzi, lโha inchiodato sulla croce. Non abbiamo piรน motivo di avere paura (v.14). Nel battesimo la nostra vita antica, i nostri peccati sono stati distrutti e ora, risorti con Cristo, conduciamo una vita completamente nuova.
Vangelo (Lc 11,1-13)
1 Un giorno Gesรน si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: โSignore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoliโ. 2 Ed egli disse loro: โQuando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdonaci i nostri peccati,
perchรฉ anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazioneโ.
5 Poi aggiunse: โSe uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, 6 perchรฉ รจ giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; 7 e se quegli dallโinterno gli risponde: Non mโimportunare, la porta รจ giร chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; 8 vi dico che, se anche non si alzerร a darglieli per amicizia, si alzerร a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
9 Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarร dato, cercate e troverete, bussate e vi sarร aperto. 10 Perchรฉ chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarร aperto. 11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darร una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darร al posto del pesce una serpe? 12 O se gli chiede un uovo, gli darร uno scorpione? 13 Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto piรน il Padre vostro celeste darร lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!โ.
Nessun evangelista insiste tanto sul tema della preghiera quanto Luca che, per ben sette volte, ricorda che Gesรน pregava. Era in preghiera โ dice โ al momento del battesimo (Lc 3,21); โsi ritirava in luoghi solitari a pregareโ durante la vita pubblica (Lc 5,16); ha pregato quando ha scelto i discepoli (Lc 6,12) e prima di chiedere loro di pronunciarsi sulla sua identitร (Lc 9,18); era in preghiera al momento della trasfigurazione (Lc 9,28-29) e quando insegnรฒ il Padre nostro (Lc 11,1). Pregรฒ soprattutto nel momento piรน drammatico della sua vita, nel Getsemani (Lc 22,41-46).
Oltre a queste annotazioni, Luca riporta anche cinque preghiere di Gesรน. Di queste voglio ricordare le due, commoventi, pronunciate sulla croce: โPadre, perdonali, perchรฉ non sanno quello che fannoโ (Lc 23,24) e โ sono le sue ultime parole prima di morire โ โPadre, nelle tue mani affido il mio spiritoโ (Lc 23,46).
ร quanto basta per dimostrare che tutta la vita di Gesรน รจ stata segnata dalla preghiera. La luciditร delle sue scelte, il suo equilibrio psicologico, la sua dolcezza unita alla fermezza si spiegano con il suo perfetto rapporto con il Padre, rapporto stabilito mediante la preghiera.
Egli non ha pregato per chiedere favori, per avere uno sconto sulle difficoltร della vita, non ha chiesto a Dio di modificare i suoi progetti, ma di fargli capire qual era la sua volontร , per poterla far sua e compierla.
Il brano di oggi รจ una catechesi sulla preghiera. Inizia presentando la circostanza in cui Gesรน ha insegnato il Padre nostro (v.1), poi riporta la preghiera del Signore (vv.2-4) seguita da una parabola (vv.5-8) e si conclude con le parole con cui Gesรน assicura lโefficacia della preghiera (vv.9-13). Esaminiamo ciascuna di queste parti.
Anticamente i movimenti religiosi erano caratterizzati non solo dalle veritร in cui credevano e dalle norme etiche che osservavano, ma anche da una preghiera in cui era sintetizzata la loro fede e la loro proposta di vita. Anche il Battista ne aveva insegnata una ai suoi discepoli.
Un giorno gli apostoli si avvicinano a Gesรน e gli chiedono di comporne una per loro (v.1). Rispondendo a questa richiesta insegna loro il Padre nostro.
Ecco โ esclamano molti cristiani โ la piรน bella di tutte le preghiere! Migliore dellโAve Maria, della Salve Regina, del Requiem aeternam, perchรฉ รจ stata pronunciata da Gesรน.
Questa affermazione parte dal presupposto che il Padre nostro sia una formula di preghiera da aggiungere alle altre. Non รจ cosรฌ.
Il Padre nostro non va accostato alle altre preghiere, ma al Simbolo Apostolico perchรฉ, come il Simbolo, รจ un compendio della fede e della vita cristiana. Nella chiesa primitiva i catecumeni lo apprendevano direttamente dalla bocca del vescovo. Era la sorpresa, il regalo che egli faceva a chi aveva chiesto e ottenuto di diventare cristiano. Lo consegnava ai catecumeni otto giorni prima del loro battesimo e questi, durante la celebrazione della notte di Pasqua, lo restituivano, cioรจ lo recitavano per la prima volta insieme alla loro comunitร . Per questo sarebbe bello recitarlo ogni tanto presso il fonte battesimale.
Padre (v.2)
Dimmi come preghi e ti dirรฒ in quale Dio credi. Lโateo non prega perchรฉ non ha un interlocutore e ritiene alienante cercare da un altro quelle soluzioni che ognuno puรฒ trovare da solo. I credenti pregano, ma le modalitร sono diverse, perchรฉ a ogni fede religiosa corrisponde una diversa immagine di Dio. Per qualcuno Dio รจ solo una forza cieca, impersonale, a volte benefica, altre malefica, imprevedibile, magari capricciosa; per altri รจ un interlocutore anonimo, per altri ancora un โente supremoโ, un giudice severo, un โpadrone assoluto di tutte le coseโ al quale ci si puรฒ avvicinare solo accompagnati da un angelo o da qualche santo che funga da mediatore.
Per i cristiani Dio รจ il Padre dal quale sono stati pensati e amati โprima ancora di essere formati nel segreto, intessuti nelle profonditร della terraโ (Sal 109,15). Quando si rivolgono a lui โ stando in piedi (non in ginocchio) โ lo chiamano Padre (v.2). Ricorrono a lui direttamente e con fiducia, non sentono alcun bisogno di protezioni o raccomandazioni, entrano nella sua casa perchรฉ la porta รจ sempre spalancata e se, come il figlio prodigo, a volte se ne allontanano, sanno di poter tornare ed essere ben accolti.
โSia santificato il tuo nomeโ (v.2)
ร il primo auspicio che affiora sulle labbra del cristiano quando si rivolge al Padre. Rivela lโincontenibile desiderio di vedere realizzato il sogno di Dio.
La forma passiva dellโespressione equivale โ nel linguaggio biblico โ a santifica, o Dio, il tuo nome.
Non noi, ma lui deve manifestare la santitร del suo nome. Come?
Lungo i secoli โ dice la Bibbia โ Israele ha profanato il nome del suo Dio, non perchรฉ lo bestemmiava, ma perchรฉ, con le sue infedeltร , gli impediva di manifestare il suo amore e di realizzare la sua salvezza (Ez 36,20). Il nome di Dio non รจ โsantificatoโ o glorificato quando molti lo applaudono, quando aumenta il numero di chi partecipa a solenni liturgie e cerimonie nei templi, ma quando la sua salvezza raggiunge lโuomo. Un povero che ottiene giustizia, un cuore liberato dallโodio, un peccatore che torna ad essere felice, una famiglia in cui รจ ricostruita lโintesa e la pace โsantificano il nome di Dioโ, perchรฉ sono la prova che la sua parola compie prodigi.
Nel Padre nostro il cristiano auspica che Dio porti presto a compimento la promessa fatta per bocca di Ezechiele: โSantificherรฒ il mio nome grande, disonorato fra le genti. Vi radunerรฒ da ogni terra e vi condurrรฒ sul vostro suolo. Vi darรฒ un cuore nuovo, metterรฒ dentro di voi uno spirito nuovo, toglierรฒ da voi il cuore di pietra e vi darรฒ un cuore di carne. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarรฒ il vostro Dioโ (Ez 36,23-28).
Quando chiede: sia santificato il tuo nome, il discepolo dichiara al Padre la propria disponibilitร a lasciarsi coinvolgere, a collaborare con lui perchรฉ questa promessa di bene si realizzi. Non conosce โnรฉ il giorno nรฉ lโoraโ (Mc 13,32), ma รจ certo che la sua preghiera verrร esaudita.
โVenga il tuo regnoโ (v.2)
Lโesperienza della monarchia in Israele รจ stata deludente, come testimoniano le drammatiche denunce dei profeti: โI capi sono dei banditi e complici di ladri; tutti sono bramosi di regali, ricercano mance, non rendono giustizia allโorfano e la causa della vedova a loro non giungeโ (Is 1,23).
Il popolo sente il bisogno di un regno nuovo in cui, a guidare le sorti del Paese non siano lโaviditร , le frenesie di potere, gli interessi egoistici, ma i pensieri di Dio.
Inizia lโattesa del giorno in cui il Signore prenderร in mano personalmente le sorti del suo popolo e diventerร re. Il Salmista canta cosรฌ la meraviglia di quel regno: โNei suoi giorni fiorirร la giustizia e abbonderร la pace, finchรฉ non si spenga la luna. Abbonderร il frumento nel paese, ondeggerร sulle cime dei monti. La messe sarร come lโerba della terraโ (Sal 72,7.16). Anche i profeti sognano quel giorno: โCome sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: regna il tuo Dioโ (Is 52,7).
Lโattesa, al tempo di Gesรน, รจ febbrile. Nella terza delle diciotto Benedizioni, i pii israeliti chiedono a Dio: โDal tuo luogo, o nostro re, risplendi e regna su di noi, perchรฉ noi attendiamo che tu regni in Sionโ. Le speranze suscitate dalle profezie generano anche illusioni, false attese, fraintendimenti da cui prendono avvio rivolte dissennate che finiscono in bagni di sangue.
Non รจ โdi questo mondoโ il Regno che costituisce il fulcro della predicazione di Gesรน. Nel NT si parla per centoventidue volte del โregno di Dioโ e ben novanta sulla bocca di Gesรน. Egli afferma: โSe scaccio i demoni con il dito di Dio, รจ dunque giunto a voi il regno di Dioโ (Lc 11,20) e proclama: โIl regno di Dio รจ giร in mezzo a voiโ (Lc 17,21).
ร finito il tempo dellโattesa, tuttavia il cristiano continua a impetrarne la venuta perchรฉ il regno di Dio รจ solo agli inizi, deve svilupparsi e crescere in ogni uomo come semente di bene, di amore, di riconciliazione, di pace. La preghiera gli fa evitare tragici equivoci, lo aiuta a discernere fra i regni di questo mondo (dai quali รจ sempre lusingato e sedotto) e il regno di Dio.
โDacci ogni giorno il nostro pane quotidianoโ (v.3)
Fra i popoli orientali dove ogni gruppo familiare aveva il suo forno, il pane era ben piรน di un semplice alimento da consumare. Evocava sentimenti, emozioni, relazioni di amicizia che noi oggi ignoriamo. Era un richiamo alla generositร ed alla condivisione con i piรน poveri: non lo si poteva mangiare da soli (Gb 31,17), la focaccia doveva sempre essere condivisa con lโaffamato (Is 58,7).
Il pane era sacro, non poteva essere buttato nellโimmondizia, non lo si tagliava con il coltello, lo si spezzava delicatamente. Solo le mani dellโuomo erano degne di toccarlo perchรฉ aveva qualcosa di sacro: il lavoro dellโuomo e la benedizione di Dio che aveva concesso al suo popolo una terra fertile e aveva mandato a suo tempo piogge e rugiada.
ร la fatica dellโagricoltore che ci dona il pane. Allora cosa domandiamo a Dio: che lavori al nostro posto? Ha senso chiedergli ciรฒ che siamo in grado di procurarci da soli? Non corriamo il pericolo di ricadere nellโalienazione e nellโoscurantismo?
Esaminiamo ogni dettaglio della domanda: chiediamo il nostro pane. Della manna non si dice mai che รจ nostra: pioveva dal cielo, era unicamente dono di Dio (Ne 9,20). Il pane invece รจ contemporaneamente dono di Dio e frutto del sudore, della fatica e del sacrificio dellโuomo, per questo gli uomini possono giustamente dire nostro.
Il pane benedetto da Dio รจ quello prodotto โinsiemeโ ai fratelli, quello ottenuto dalla terra che Dio ha destinato a tutti e non solo a qualcuno, quello che non contiene le lacrime del povero sfruttato.
Recitare il Padre nostro significa porsi in costante verifica di se stessi perchรฉ non lo puรฒ pregare in modo sincero e autentico chi pensa unicamente al proprio pane, chi si dimentica del povero, chi non si impegna per la giustizia sociale.
Non puรฒ chiedere a Dio il nostro pane chi non lavora, chi vive alle spalle degli altri.
Chiedere il pane quotidiano significa rifiutarsi di accaparrare cibo per il giorno seguente, mentre i fratelli mancano del necessario oggi; significa liberare il proprio cuore dalla bramosia del possesso e dallโangoscia del domani. Equivale a dire: โAiutami o Padre a contentarmi del necessario, liberarmi dalla schiavitรน dei beni e dammi la forza di condividerli con i poveriโ.
โPerdonaci i nostri peccati, perchรฉ anche noi perdoniamoโ (v.4)
Possiamo recitare qualunque preghiera (lโAve Maria, lโAngelus Domini, il Requiem aeternam) con lโodio nel cuore, ma non il Padre nostro.
Il cristiano non puรฒ sperare di essere ascoltato da Dio se non coltiva sentimenti di amore verso il fratello. Non basta dimenticare il male ricevuto, viene chiesto di piรน.
Il cristiano non puรฒ aprirsi allโamore del Padre se rifiuta di riconciliarsi con il fratello.
โE non ci indurre in tentazioneโ (v.4)
La tentazione da cui si chiede di essere salvati non si riferisce alle piccole debolezze, miserie e fragilitร quotidiane (che pure non sono escluse), ma allโabbandono della โlogica del Vangeloโ per aderire alla โlogica di questo mondoโ. Le tribolazioni o la persecuzione possono fare inciampare e entrare in crisi; le preoccupazioni della vita e lโinganno dei beni possono soffocare il seme della parola di Dio. Il cristiano non chiede di essere preservato da queste โtentazioniโ, ma di non cedere alle seduzioni di questo mondo, di non essere sfiorato dallโidea di abbandonare il Maestro.
Dopo aver presentato il modello della preghiera cristiana, Gesรน racconta la parabola di un uomo che, con molta insistenza, va a chiedere ad un amico che gli dia tre pani (vv.5-8).
Questo racconto vuole insegnare che la preghiera ottiene risultati solo se รจ prolungata.
Non perchรฉ Dio voglia essere interpellato a lungo prima di concedere qualcosa, ma perchรฉ lโuomo impiega molto tempo per assimilare i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Le nostre preghiere sembrano tentativi di convincere Dio a cambiare il suo progetto. Vorremmo che egli si adeguasse alle nostre idee, che correggesse le โsvisteโ in cui รจ incorso. Se parliamo lungamente con lui, finiamo per capire il suo amore e per accettare i suoi disegni.
La preghiera non cambia Dio, apre la nostra mente, modifica il nostro cuore.
Questa trasformazione interiore non puรฒ realizzarsi โ salvo improbabili miracoli โ in pochi istanti. Ci รจ difficile rinunciare al nostro modo di leggere gli avvenimenti. Facciamo fatica ad accettare la luce di Dio. Siamo ciechi, non riusciamo (o non vogliamo) vedere. I cammini di Dio non sempre sono facili e piacevoli, richiedono conversioni, sforzi, rinunce, sacrifici. Per raggiungere lโadesione interiore alla volontร del Signore, per arrivare a vedere con i suoi occhi gli avvenimenti della nostra vita occorre pregareโฆ per molto tempo.
Siamo cosรฌ giunti allโultima parte del Vangelo di oggi (vv.9-13). La preghiera cristiana รจ sempre esaudita โ dice Gesรน โ eppure la nostra esperienza non sembra confermare questa affermazione.
Viene ripreso il tema dellโinsistenza nella preghiera mediante tre immagini: chiedere, cercare, bussare. La preghiera produce sempre risultati prodigiosi e inattesi. Ma non coltiviamo false speranze. Fuori di noi la realtร rimarrร quella di prima (la malattia continuerร , il torto subito rimarrร , le ferite del tradimento saranno ancora doloroseโฆ), ma dentro tutto sarร diverso. Se la mente e il cuore non sono piรน gli stessi, se lo sguardo con cui contempliamo la nostra situazione, il mondo e i fratelli diventano diversi, piรน puri, piรน โdiviniโ, la preghiera ha ottenuto il suo risultato, รจ stata esaudita.
Recuperata la serenitร e la pace interiore, anche le ferite psicologiche e morali si rimargineranno presto e anche le malattie organiche โ perchรฉ no? โ potrebbero guarire piรน facilmente.