Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 24 gennaio 2021.
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Tempi nuovi
I cristiani sono convinti che il messia sia giร venuto, gli ebrei sostengono che deve ancora venire. Chi ha ragione?
Non cโรจ dubbio, gli ebrei. Anche noi tacitamente lo ammettiamo per il fatto stesso che, ogni anno, dedichiamo quattro settimane per disporci alla sua venuta.
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Attendiamo con ansia il messia, perchรฉ ci รจ stato detto che โnei suoi giorni fiorirร la giustizia e abbonderร la pace, finchรฉ non si spenga la luna, egli libererร il povero che grida e il misero che non trova aiuto, abbonderร il frumento nel paeseโ (Sl 72,7.12.16). Non abbiamo ancora visto realizzate queste profezie, perciรฒ continuiamo nellโattesa.
Deve ancora venire il messia, ma quando giungerร tutti, anche gli ebrei, lo riconosceranno: รจ Gesรน. La sua nascita nel mondo รจ lenta e progressiva; i tempi nuovi, gli ultimi, sono giร iniziati, ma non sono giunti a compimento.
Un giorno riferirono a Gesรน che sua madre e i suoi fratelli lo stavano cercando; egli โgirando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, esclamรฒ: Ecco mia madre e i miei fratelli!โ (Mc 3,34). Sรฌ, la comunitร di chi ascolta la sua parola, si fida di lui e lo segue, รจ sua madre, รจ colei che nel dolore lo dร alla luce ogni giorno, finchรฉ sia realizzato in pienezza il disegno di Dio: โRicapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1,10).
Immediatezza, generositร , decisione nel distacco da ciรฒ che รจ antico e incompatibile con il mondo futuro, caratterizzano la risposta di chi, rispondendo alla chiamata di Gesรน, si lascia coinvolgere nei disegni di Dio.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โFammi conoscere, Signore, le tue vie e dammi la forza di seguirleโ
Prima Lettura (Gio 3,1-5.10)
1 Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2 โAlzati, vร a Ninive la grande cittร e annunzia loro quanto ti dirรฒโ.
3 Giona si alzรฒ e andรฒ a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una cittร molto grande, di tre giornate di cammino. 4 Giona cominciรฒ a percorrere la cittร , per un giorno di cammino e predicava: โAncora quaranta giorni e Ninive sarร distruttaโ. 5 I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal piรน grande al piรน piccolo.
10 Dio vide le loro opere, che cioรจ si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosรฌ riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Siamo a Gerusalemme, verso la fine del IV secolo a.C. e Israele ricorda, con rabbia e rancore, le deportazioni operate dagli assiri e la dura esperienza dellโesilio babilonese. Ninive รจ ancora sinonimo di cittร sanguinaria e Babilonia rimane il simbolo del nemico oppressore e idolatra.
ร il tempo della ricostruzione della societร giudaica e alle restaurazioni โ lo sappiamo โ si accompagnano facilmente lโintegralismo, la durezza nei confronti degli altri, lโincapacitร di lasciare spazio alla misericordia e al perdono. Israele vuole recuperare la fedeltร al suo Dio, ma รจ ossessionato dalla puritร della razza, si ripiega su se stesso, ritiene la propria elezione un privilegio e non un servizio, diviene fanatico, intollerante ed รจ convinto che le nazioni pagane siano rifiutate dal Signore.
ร in questo ambiente che nasce lโautore del libro di Giona, un rabbino intelligente, una mente aperta, un fine umorista che sorride dellโanimositร dei suoi connazionali. Imbevuto del pensiero biblico, ha capito che Dio รจ โmisericordioso e pietoso, lento allโira e ricco di grazia e di fedeltร , che conserva il suo favore per migliaia di generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccatoโ (Es 34,6-7), che ama ogni uomo e sceglie Israele per salvare i pagani, non per contrapporlo a loro.
Non ricorre a ragionamenti, che si rivelano sempre inefficaci contro lโacredine e il malanimo, ma compone una storia il cui protagonista รจ Giona, un profeta ostinato che incarna i pensieri gretti e i sentimenti meschini del suo popolo. Giona significa colomba e, nella Bibbia, la dolce e ingenua colomba rappresenta Israele (Os 7,11).
La storia รจ ambienta a Ninive, la cittร che, da almeno trecento anni, รจ ridotta a un cumulo di macerie, ma lโautore la immagina allโapice della prosperitร e la erige a simbolo del male, della tracotanza, della violenza contro i deboli. Gli israeliti la odiano e ritengono che Dio, essendo giusto, condivida e approvi i loro risentimenti e sia deciso a punirla, a farle scontare le iniquitร commesse, ad annientarla. Ma รจ proprio cosรฌ che la pensa?
Il brano di oggi risponde a questo interrogativo.
GionaโIsraele non ha capito nulla della sua vocazione. โAlzati โ gli ingiunge il Signore โ vaโ a Ninive, la grande cittร , e in essa proclama che la loro malizia รจ salita fino a meโ (Gio 1,2) e Giona, contrariato, senza pronunciare una parola, scende al porto di Giaffa e, invece di imbarcarsi verso oriente, si dirige a occidente, verso Tarsis (Gio 1,1-3), preferisce morire piuttosto che trasformarsi in strumento di salvezza per i pagani.
Di fronte alla cocciutaggine del suo inviato, Dio non si scoraggia; ama troppo i niniviti, per questo scatena una tempesta e Giona viene gettato in mare. Un grosso pesce lo inghiotte e lo riporta a riva (Gio 1,4-2,11) e, per la seconda volta, il Signore ingiunge al profeta ribelle di andare a Ninive (Gio 3,2).
La cittร โera molto grande, di tre giornate di camminoโ (v. 3).
Giona comincia a predicare, senza entusiasmo, solo โper una giornata di camminoโ. Indolente, non arriva neppure a metร di Ninive e il suo messaggio, ridotto a sole cinque parole, il minimo indispensabile, รจ un annuncio catastrofico, diverso da quello che il Signore gli aveva affidato. Dio non aveva parlato della distruzione della cittร , ma solo della necessitร che i niniviti prendessero coscienza della loro vita malvagia.
Nonostante la neghittositร con cui รจ stata portata avanti la missione, i cittadini di Ninive credono in Dio e si convertono.
Il fatto รจ sorprendente. Con sottile ironia, lโautore lascia intuire la contrapposizione: Israele non ha prestato ascolto alla voce dei profeti, i niniviti invece, alle prime parole โ mal dette โ di Giona, hanno cambiato vita. ร quanto il Signore aveva spiegato a Ezechiele: โSe ti avessi inviato a popoli stranieri, a coloro che parlano un linguaggio incomprensibile, essi ti avrebbero ascoltato; ma gli israeliti non ti vogliono ascoltare perchรฉ hanno una testa dura ed un cuore ostinatoโ (Ez 3,4-7).
Giona non รจ solo Israele, รจ chiunque immagini ancora Dio come un giustiziere, รจ chiunque coltivi la segreta speranza di assistere un giorno alla punizione dei malvagi, รจ chiunque non abbia capito che non esistono nemici da sconfiggere, ma solo fratelli da amare e da aiutare ad allontanarsi dal peccato affinchรฉ possano essere felici.
Seconda Lettura (1 Cor 7,29-31)
29 Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si รจ fatto breve; dโora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non lโavessero; 30 coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perchรฉ passa la scena di questo mondo!
Il tempo รจ breve, chi ha moglie viva come se non lโavesse, chi compra come se non possedesse, chi usa dei beni materiali come se non li usasse. ร questo, in sintesi, il messaggio del brano che dร lโimpressione di introdurre una certa svalutazione delle realtร di questo mondo in favore di quelle del cielo.
Non รจ cosรฌ. Paolo vuole soltanto che i cristiani diano il giusto valore alle realtร terrene, che sono importanti, sรฌ, ma non ultime, non eterne.
Come tutte le cose belle, anche il matrimonio, la famiglia, i beni possono sedurre e mutarsi in assoluti. Divenuti idoli, assorbono totalmente il cuore dellโuomo e gli fanno perdere il senso della vita.
Per richiamare la transitorietร della scena di questo mondo (v. 31) e mosso da una fede incrollabile nel Risorto, qualche cristiano rinuncia alla vita coniugale, rifiuta il possesso dei beni, mette la propria vita e la propria persona a completa disposizione dei fratelli.
Questa scelta testimonia lโimminenza del mondo futuro in cui non si prenderร nรฉ moglie nรฉ marito e nemmeno si potrร morire, perchรฉ si diverrร simili agli angeli di Dio (Lc 20,35-36).
Vangelo (Mc 1,14-20)
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesรน si recรฒ nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 โIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino; convertitevi e credete al vangeloโ.
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesรน disse loro: โSeguitemi, vi farรฒ diventare pescatori di uominiโ. 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedรจo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamรฒ. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedรจo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
Il brano si apre con una breve introduzione in cui viene messo in scena Gesรน che si reca nei villaggi delle montagne della Galilea e predica il vangelo. โIl tempo รจ compiuto โ dichiara โ e il regno di Dio รจ giunto; convertitevi e credete al vangeloโ (vv. 14-15).
ร la prima frase che pronuncia e costituisce la sintesi di tutto il suo messaggio.
Parla di regno di Dio e i suoi ascoltatori, educati dai profeti, sanno a quale realtร si riferisce. Per cinquecento anni Israele ha fatto lโesperienza della monarchia; la dinastia davidica ha annoverato anche sovrani capaci, tuttavia il bilancio che la Bibbia fa di questo periodo storico รจ del tutto negativo. Tranne poche, nobili eccezioni, tutti i re si sono allontanati dal Signore, non hanno prestato ascolto ai profeti e hanno condotto il popolo alla rovina. Nel 587 a.C. lโultimo re fu deportato a Babilonia insieme al suo popolo.
Era la fine di tutto? Qualcuno continuรฒ a sognare la restaurazione della dinastia di Davide; qualche altro ripose le sue speranze in un futuro messia. Tutti giunsero comunque alla conclusione che solo il Signore avrebbe potuto risollevare le sorti dโIsraele, prendendo in mano personalmente la guida del suo popolo, proclamandosi re in sostituzione dei precedenti sovrani indegni.
Fu lโinizio dellโattesa del regno di Dio.
Giร nei primi libri della Bibbia si trova la promessa: โIl Signore regnerร su di voiโ (Gdc 8,23), โIl Signore regnerร in eterno e per sempreโ (Es 15,18). Promessa che รจ un impegno, ribadito da Dio per bocca dei profeti: โIo regnerรฒ su di voi con mano forteโ (Ez 20,33), โIl regno sarร del Signoreโ (Abd 21).
Solo tenendo presente questa attesa, coltivata lungo i secoli dagli israeliti, siamo in grado di comprendere la carica esplosiva delle parole di Gesรน. Il tempo dellโattesa โ afferma โ รจ finito, รจ giunto il momento della consolazione e della pace, รจ giunto il regno di Dio, le promesse del Signore si sono compiute.
Il contenuto del suo messaggio รจ vangelo.
Con questo termine noi intendiamo un libro, ma al tempo di Gesรน vangelo significava soltanto buona notizia. Erano chiamati vangeli tutti gli annunzi lieti: un successo militare, la guarigione da una malattia, la fine di una guerra, la nascita di un imperatore, la sua ascesa al trono o la sua visita a una cittร .
Allโinizio del suo libro Marco presenta Gesรน come lโaraldo, lโincaricato di proclamare agli uomini una notizia cosรฌ straordinaria, cosรฌ sorprendente da suscitare in chi la ascolta una gioia immensa.
Ci sono due condizioni per poterne fare lโesperienza: รจ necessario convertirsi e credere.
Converยญtirsi non significa fare il proposito fermo di evitare un peccato o lโaltro, ma รจ la decisione di cambiare radicalmente il modo di vedere Dio, lโuomo, il mondo, la storia.
Si รจ sempre puntato troppo sulla conยญversione morale e sempre poco si รจ capito che il primo cambiamento da operare riguarda lโimmagine di Dio che ci siamo fatti e alla quale non vogliamo rinunciare, perchรฉ รจ modellata sui nostri pensieri, sui nostri giudizi, sui nostri sentimenti. Rimaniamo saldamente ancorati alle parole del Battista, riferiteci da Matteo: โRazza di vipere, fate dunque frutti degni di converยญsioneโ (Mt 3,7) o a quelle che Luca attribuisce al precursore: โLa scure รจ giร posta alla raยญdice degli alยญberiโ (Lc 3,9). Marco lascia uno spazio maggiore allโintuizione della lieta notiยญzia: โIl regno di Dio รจ giuntoโ. Non รจ la percezione dellโimminenza di un terribile castigo, ma di una novitร che rallegra: cโรจ speranza per tutti, anche per il peccatore piรน incallito, anche per chi si sente un rifiuto umano, perchรฉ da Dio non รจ considerato un rifiuto, bensรฌ un figlio.
Dio si era giร rivelato cosรฌ, non solo nelle sacre Scritture, ma attraverso il creato. Per questo, quanยญdo lโuomo immaginava Dio, qualunque dio, lo doveva immaginare necessariamente buono. Convertirsi, dunque, รจ tornare a vedere Dio cosรฌ, infinitamente buono, perchรฉ questo fa giร parte del nostro DNA.
Cristo rivoluziona il mondo: ripone a suo fondamento lโamore e la compassione, correggendo anzitutto lโidea di Dio che in noi si รจ deformata.
Converยญtirsi รจ anche cambiare il modo di considerare lโuomo e il creato, รจ coยญminciare a vedere tutto nella prospettiva di Dio, dalla parte di Dio, del Dio amoยญroso, paยญziente, longanime, pieno di premure e di interesse per le sue creature, del Dio che sa diยญstinguere ciรฒ che appare da ciรฒ che รจ, lโincidente di percorso dalla scelta di fondo, lโeffimero da ciรฒ che รจ durevole.
Per assimilare questo sguardo di Dio รจ necessario vivere in un perenne stato di conversione. Non si giungerร mai alla perfezione del Padre che sta nei cieli, perรฒ bisogna tendervi continuamente; chi si ritiene giร convertito si colloca fuori dal regno di Dio. Sentirsi sereni, sรฌ, ma appagati mai.
Poi รจ necessario anche credere, che non equivale ad accettare un pacchetto di veritร , ma significa seguire Cristo, con la certezza di arrivare, tra innumerevoli contrasti e rinunce, alla pienezza di vita. Credere รจ fidarsi di lui, della sua parola e della sua promessa: โEcco io facยญcio nuove tutte le coseโ (Ap 21,5); credere รจ accettare con fiยญducia incondizionata le sue risposte ai nostri interrogativi.
La seconda parte del brano (vv. 16-20) introduce la chiamata dei primi quattro discepoli destinati a divenire, dopo la risurrezione di Gesรน, gli araldi del vangelo.
Lโepisodio รจ diviso in due momenti paralleli che corrispondono alle chiamate delle due coppie di fratelli: Simone e Andrea (vv. 16-17), Giacomo e Giovanni (vv. 19-20).
La versione dei fatti riferitaci da Marco รจ diversa e, dal punto di vista storico, difficile da conciliare con quella del vangelo di Giovanni (Gv 1,35-51).
Lโobiettivo di Marco non รจ offrire un resoconto dettagliato di quanto รจ accaduto; egli non intende soddisfare le nostre pur legittime curiositร . Non ci dice, per esempio, se i quattro pescatori avevano giร incontrato Gesรน, se avevano assistito a qualche suo miracolo; non spiega come abbiano potuto abbandonare tutto senza sollevare alcuna obiezione, senza porre domande. Vuole dare una lezione di catechesi a chiunque, un giorno della sua vita, si senta chiamato da Gesรน. Il brano non si riferisce alla vocazione dei preti e delle suore, parla della chiamata di ogni uomo a essere discepolo, tratta della vocazione al battesimo.
La scena scorre via rapida, tanto che si fa quasi fatica a seguirne i fotogrammi. Gesรน, il protagonista, si muove in fretta, รจ sbrigativo non solo nel camminare, ma nel parlare, nellโinvitare a seguirlo. La sua sembra una corsa contro il tempo, in realtร รจ lโansia di annunciare che โil tempo รจ compiutoโ, non ne resta altro; bisogna affrettarsi ad entrare a far parte del reยญgno di Dio.
ร stato notato che, nel vangelo di Marco, Gesรน non si ferma mai: passa lungo il mare di Galilea (v. 16), chiama e non si gira per verificare se i discepoli hanno accolto il suo invito, va subito oltre (v. 19), ne chiama altri due e poi continua per la sua strada senza sostare un istante (v. 21). Chi vuole seguirlo non puรฒ illudersi: la strada da percorrere non รจ facile, il Maestro non lascia riposare nemmeno un istante, non concede mesi di ferie, giorni o ore di vacanza, esige che il discepolo mantenga il passo, sempre.
Poi compaiono gli altri personaggi: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Non stanno pregando o compiendo qualche azione particolarmente importante, stanno semplicemente svolgendo la loro professione.
Altre vocazioni nella Bibbia sono avvenute in circostanze simili. Il profeta Eliseo ha ricevuto lโinvito a seguire Elia mentre si trovava nel campo ad arare con dodici paia di buoi davanti a sรฉ (1 Re 19,19-21), Mosรจ stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero (Es 3,1), Gedeone stava battendo il grano (Gdc 6,11), Matteo era intento a riscuotere le tasse (Mc 2,13-14).
Dio non si rivolge ai perdigiorno, alle persone senza ideali, senza punti di riferimento concreti, ma a chi รจ pienamente inserito nel suo contesto sociale, economico, familiare. Lโadesione a Cristo nella fede non รจ mai un ripiego, una consolazione per chi ha fallito altri obiettivi, ma una proposta fatta a gente impegnata e realizzata nella vita.
Come tutte le vocazioni di cui parla la Bibbia, anche quella di seguire Gesรน รจ completamente gratuita. Il discepolo conosce e segue il Maestro perchรฉ รจ chiamato, perchรฉ gli รจ stato rivelato e offerto un dono. Chi รจ cosciente di questo non si inorgoglisce nรฉ disprezza chi non ha ancora aderito a Cristo. Ringrazia il Signore di ciรฒ che ha ricevuto e si impegna perchรฉ vengano a crearsi, anche negli altri, le condizioni favorevoli per accogliere il medesimo dono.
Fin dallโinizio Gesรน si presenta come un maestro diverso da quelli del suo tempo. Questi restavano nella loro scuola in attesa che i discepoli andassero a trovarli per apprendere la lezione e poi tornarsene alle proprie case. Non erano i maestri che sceglievano i discepoli, ma erano questi che si sceglievano il maestro.
Gesรน non vuole discepoli che lo cerchino per imparare una lezione, ma persone che camminino con lui, che condividano le sue scelte di vita.
I primi quattro discepoli rispondono immediatamente alla vocazione, hanno fiducia in Gesรน e lo seguono, anche se la meta รจ ancora imprecisata e il destino al quale sono chiamati verrร chiarito solo in seguito.
Ai niniviti erano stati concessi quaranta giorni di tempo per accogliere o rifiutare lโinvito alla conversione. A Eliseo fu permesso di โandare a baciare suo padre e sua madreโ prima di seguire Elia (1 Re 19,20). Ai suoi Gesรน non concede alcun rinvio. A uno dirร : โLascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annuncia il regno di Dioโ e a un altro: โNessuno che ha messo mano allโaratro e poi si volge indietro รจ adatto per il regno di Dioโ (Lc 9,59-62).
La risposta alla sua chiamata deve essere data subito, il distacco deve essere totale e immediato, nulla puรฒ impedire di seguirlo. Anche gli affetti piรน sacri, come quelli che legano ai genitori e alla famiglia, lโattaccamento alla propria professione, la necessitร di avere una sicurezza economica e sociale, il desiderio di non perdere gli amici, tutto deve essere sacrificato se รจ in contrasto con la vita nuova alla quale Gesรน chiama.