p. Fernando Armellini โ€“ Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2025

Domenica 23 Febbraio 2025 - VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,27-38

Data:

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 febbraio 2025.
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7a Domenica del Tempo Ordinario - anno C - Commento al Vangelo del 23/02/25
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Ernesto dichiara, di fronte ai colleghi della scuola: โ€œIo rispetto tutti, ma se a me rapissero un figlio ammazzerei certamente il responsabileโ€.

Giuseppe รจ un impiegato; un giorno torna a casa sconvolto dallโ€™ira per il torto subito e confida alla moglie: โ€œA Luigi devo farla pagare! Quando avrร  bisogno di un favore, me lo dovrร  chiedere in ginocchio e lo farรฒ aspettare fino a quando vorrรฒโ€.

Il gioielliere Giorgio รจ stato derubato per tre volte dai ladri ed รจ stato anche minacciato di morte; ora tiene sempre una pistola a portata di mano per difendersi.

Proviamo a valutare questi tre atteggiamenti.

Tutti siamo dโ€™accordo nel ritenere che Ernesto, Giuseppe e Giorgio non sono dei malvagi: non aggrediscono chi fa del bene, si limitano a reagire contro chi fa del male. La violenza, la ritorsione, la vendetta hanno una loro logica e possono trovare una giustificazione.

Forse non condividiamo il modo con cui intendono ristabilire la giustizia, ma lโ€™obiettivo che i tre si prefiggono non รจ cattivo: vogliono semplicemente punire e scoraggiare chi commette azioni riprovevoli. Potremmo dire che sono delle persone giuste: al bene rispondono con il bene ed al male con il male. Ma basta essere giusti per ritenersi cristiani?

Chi รจ stato interiormente trasformato dallโ€™amore e dallo Spirito di Cristo va oltre tutte le logiche degli uomini e pone nel mondo un segno nuovo: lโ€™amore nei confronti di chi non lo merita.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œAmate i vostri nemici, per essere figli del Padre vostro che sta nei cieliโ€.

Prima Lettura  (1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23)

2 Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sรฉ tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
7 Davide e Abisร i scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva allโ€™intorno. 8 Abisร i disse a Davide: โ€œOggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io lโ€™inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerรฒ il secondoโ€. 9 Ma Davide disse ad Abisร i: โ€œNon ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed รจ rimasto impunito?โ€.
12 Cosรฌ Davide portรฒ via la lancia e la brocca dellโ€™acqua che era dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliรฒ: tutti dormivano, perchรฉ era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
13 Davide passรฒ dallโ€™altro lato e si fermรฒ lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro.
22 Rispose Davide: โ€œEcco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda! 23 Il Signore renderร  a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltร , dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signoreโ€.

Davide non era uno che si lasciava intenerire di fronte ai nemici o che dimenticava il male che gli era stato fatto (1 Re 2,1-9); commise molti crimini, si sporcรฒ le mani versando tanto sangue (1 Cr 22,8), tuttavia lโ€™episodio narrato nella lettura di oggi mostra come anche in lui ci fossero sentimenti nobili e generosi.

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Ecco il fatto: Saul lo sta inseguendo e, durante la notte, si accampa nel deserto di Zif. Davide lo vede e decide di incontrarlo. Lโ€™impresa รจ rischiosa, ma Abisai, suo nipote, un prode guerriero, si offre ad accompagnarlo. I due giungono da Saul e lo trovano addormentato in mezzo ai soldati. Abisai propone subito la sua soluzione, giusta, sacrosanta secondo il modo di ragionare degli uomini: โ€œLascia che io lo inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerรฒ il secondoโ€ (v.8).

Davide non lo ascolta, sceglie il perdono: โ€œNon ucciderlo โ€“ dice al nipote โ€“ perchรฉ egli รจ lโ€™unto del Signoreโ€.

Qui siamo di fronte a due modi opposti di pensare. Il primo โ€“ quello di Abisai โ€“ รจ dettato dalla logica umana che propone di aggredire, di annientare chi ha fatto il male e puรฒ continuare ad essere un pericolo per la societร . Il secondo โ€“ quello di Davide โ€“ รจ il perdono incondizionato.

Gesรน โ€“ come vedremo nel Vangelo di oggi โ€“ farร  un altro passo in avanti: inviterร  ad andare al di lร  dello stesso perdono; esigerร  dai suoi discepoli non soltanto che non facciano del male al nemico, ma che prendano lโ€™iniziativa di andargli incontro per aiutarlo ad uscire dalla sua condizione. La scelta del perdono fatta da Davide รจ comunque giร  un passo significativo verso lโ€™amore al nemico che sarร  predicato dal Maestro.

Per quale ragione Saul viene risparmiato? Perchรฉ โ€“ dice Davide โ€“ malgrado sia colpevole, rimane pur sempre lโ€™unto del Signore. Per la stessa ragione, anche il peggiore dei criminali non puรฒ venire sottoposto a trattamenti degradanti o disumani o addirittura essere ucciso. Va amato e aiutato a ricuperare perchรฉ รจ e rimarrร  sempre un unto del Signore, uno sul quale รจ impressa in modo indelebile, anche se deturpata, lโ€™immagine di Dio.

Seconda Lettura (1 Cor 15,45-49)

45 Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma lโ€™ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
47 Il primo uomo tratto dalla terra รจ di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale รจ lโ€™uomo fatto di terra, cosรฌ sono quelli di terra; ma quale il celeste, cosรฌ anche i celesti.
49 E come abbiamo portato lโ€™immagine dellโ€™uomo di terra, cosรฌ porteremo lโ€™immagine dellโ€™uomo celeste.

Cosa resterร  di noi dopo la morte: solo la nostra parte spirituale (saremo dei fantasmi evanescenti, una specie di zombi) o avremo anche un corpo? E, se lo avremo, sarร  lo stesso che abbiamo oggi? Ecco un problema molto dibattuto al tempo di Gesรน.

Paolo inizialmente condivideva le opinioni dei suoi maestri farisei e sosteneva che, alla fine del mondo, ognuno avrebbe recuperato il corpo che aveva in questo mondo (Cf. 1 Ts 4,14-17).

Questa concezione giudaica della risurrezione presenta notevoli difficoltร : non si capisce come possa Dio far morire e poi far risorgere lo stesso corpo. Che senso avrebbe? Sarebbe prendersi gioco dellโ€™uomo. Poi, comโ€™รจ possibile riprendersi un corpo giร  dissolto nella polvere da tanto tempo? E quale nostro corpo verrร  ripreso: quello giovane o quello vecchio, brutto, ammalato che in genere si ha al momento della morte?

Alla luce della risurrezione di Gesรน, Paolo capisce meglio il significato della visione cristiana della vita eterna. Scrivendo ai corinti afferma che non รจ questo corpo materiale che risuscita. Ogni persona riceverร  da Dio un corpo spirituale. Non risorge solo una parte di noi, รจ tutta la nostra persona che entra nella gloria del cielo, ma con un corpo completamente diverso da quello che abbiamo in questo mondo. Un corpo non fatto di atomi e molecole.

Per spiegarsi meglio, Paolo fa un paragone: il seme โ€“ dice โ€“ viene posto nella terra e scompare; รจ come se fosse morto, eppure, dopo un certo tempo, riappare in una forma di vita nuova (1 Cor 15,35-44). Guardando lโ€™albero, chi riconoscerebbe il seme da cui ha avuto origine? Cosรฌ avviene per lโ€™uomo: il suo corpo materiale (โ€ฆ che a volte รจ proprio malridotto come il nocciolo rinsecchito di un frutto) viene abbandonato nella terra. Egli invece โ€œrisuscitaโ€ nel mondo di Dio per una vita diversa. Non si trascina dietro il corpo che aveva, rinasce con un corpo incorruttibile, un corpo cioรจ che non ha bisogno nรฉ di mangiare nรฉ di riposare; un corpo che non soffre, non si ammala, non puรฒ piรน fare alcuna esperienza di morte.

Nella lettura di oggi lโ€™apostolo afferma che questa trasformazione non รจ frutto di una forza naturale dellโ€™uomo, simile a quella che il seme ha dentro di sรฉ. Eโ€™ opera dello Spirito che รจ donato nel battesimo, Spirito che, come ha fatto risorgere Gesรน dalla morte, farร  risorgere anche noi. Cosรฌ, come abbiamo portato in noi lโ€™immagine di Adamo, lโ€™uomo terreno e mortale, riceveremo la somiglianza con Cristo, il capostipite della nuova umanitร .

La lettura invita a riflettere sul maggiore degli enigmi dellโ€™uomo: la morte. Se essa รจ il momento in cui si passa da questo mondo a quello di Dio, se segna la nascita alla nuova forma di vita, allora non va considerata una sventura, ma il bel completamento della nostra esistenza in questo mondo.

Vangelo (Lc 6,27-38)

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: 27 โ€œA voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche lโ€™altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Dรก a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciรฒ che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarร  grande e sarete figli dellโ€™Altissimo; perchรฉ egli รจ benevolo verso glโ€™ingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come รจ misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarร  perdonato; 38 date e vi sarร  dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarร  versata nel grembo, perchรฉ con la misura con cui misurate, sarร  misurato a voi in cambioโ€.

Dopo aver proclamato beati i discepoli perchรฉ sono poveri, hanno fame, piangono, sono perseguitati, Gesรน si rivolge alle folle che lo ascoltano ed enuncia un principio sconvolgente: โ€œAmate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattanoโ€ (vv.27-28). Quattro imperativi โ€“ amate, fate del bene, benedite, pregate! โ€“ che non lasciano alcun dubbio su come il cristiano debba comportarsi di fronte al male. Sono la prova inequivocabile che Gesรน rifiuta, nel modo piรน assoluto, il ricorso alla violenza.

Contro il colpevole noi reagiamo, istintivamente, con lโ€™aggressivitร . Siamo convinti che, โ€œfacendola pagareโ€, si ristabilisca la giustizia e a tutti venga data una lezione di vita. Gesรน non รจ dโ€™accordo con simili soluzioni sbrigative. Egli ripudia lโ€™uso della violenza perchรฉ questa non migliora mai le situazioni, le complica ulteriormente; non aiuta il malvagio a diventare migliore, lo schiaccia, ne scatena gli odi, risveglia in lui la volontร  di rivalsa e di vendetta; la violenza puรฒ riuscire a eliminarlo, ma non a salvarlo. Lโ€™unico atteggiamento che crea il nuovo รจ lโ€™amore.

Ci sono cristiani che riconoscono, molto onestamente, che, anche sforzandosi, non riusciranno mai ad amare chi ha arrecato loro danni irreparabili: chi li ha calunniati, chi ha rovinato la loro carriera, chi ha distrutto la serenitร  e la pace nella loro famiglia, chi โ€“ succede anche questo โ€“ ha ucciso un loro familiare.

Gesรน non esige che diventiamo amici di chi ci fa del male. Nemmeno lui ha provato simpatia per Anna e Caifa, per i farisei, per Erode che egli soprannominรฒ โ€œvolpeโ€ (Lc 13,32), per Erodiade che aveva fatto uccidere il Battista (Mc 6,14-29). La simpatia non dipende da noi, non puรฒ essere comandata, sorge spontanea fra persone che si stimano, che sono in sintonia per il carattere.

Il Maestro chiede di amare, cioรจ di non guardare ai propri diritti, ma ai bisogni dellโ€™altro.

Non basta non rispondere al male con il male, allโ€™ingiuria con lโ€™ingiuria, bisogna mantenersi nella disposizione di accogliere lโ€™altro; รจ necessario fare sempre il primo passo per andare incontro a chi ha sbagliato, per aiutarlo ad uscire dalla sua drammatica condizione.

Non รจ facile. Ecco la ragione per cui viene raccomandata la preghiera. Solo essa spegne lโ€™aggressivitร , disarma il cuore, comunica i sentimenti del Padre che sta nei cieli, dร  la forza che nasce dallโ€™amore di Dio. La preghiera per il nemico รจ il punto piรน alto dellโ€™amore perchรฉ presuppone un cuore disposto a lasciarsi purificare da ogni forma di odio. Quando ci si pone davanti a Dio non si puรฒ mentire, a lui si puรฒ chiedere soltanto che ricolmi di beni chi ci sta facendo del male, e quando si riesce a pregare cosรฌ, il cuore รจ in sintonia con quello del Padre che sta nei cieli โ€œche fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiustiโ€ (Mt 5,45).

Nella seconda parte del brano, Gesรน spiega la sua richiesta con quattro esempi concreti: โ€œA chi ti percuote sulla guancia, porgi anche lโ€™altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dร  a chiunque ti chiede e a chi prende del tuo, non richiederloโ€ (vv.29-30).

Non si proibisce ai discepoli di esigere la giustizia, di difendere i propri diritti, di proteggere i propri beni, il proprio onore, la propria vita. Essi non sono dei vigliacchi che tollerano lโ€™oppressione, i soprusi, le angherie nei confronti dei deboli.

Amare non significa sopportare in silenzio, senza reagire.

Il cristiano si impegna, molto attivamente, a porre fine allโ€™ingiustizia, alle prevaricazioni, ai furti, tuttavia, per ristabilire la giustizia, egli rifiuta i metodi condannati dal Vangelo. Non ricorre alle armi, alla violenza, alla menzogna, allโ€™odio, alla vendetta. Non paga il male con il maleโ€ฆ Se il suo nemico ha fame, gli dร  da mangiare, se ha sete gli dร  da bereโ€ฆ Non si lascia vincere dal male, ma vince il male con il bene (Rm 12,17-21). Quando non si riesce a ristabilire la giustizia con mezzi evangelici, al cristiano non rimane che la pazienza. Questa virtรน indica la capacitร  di sopportare, di resistere sotto un grande peso. Quando lโ€™unica via che rimane aperta รจ quella di fare del male a un fratello, si mostra discepolo di Cristo colui che riesce a sopportare il peso dellโ€™ingiustizia.

Il brano continua con la cosiddetta regola dโ€™oro: โ€œCiรฒ che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loroโ€ (v.31). Non vuol dire che dobbiamo prendere come misura del bene da compiere il nostro egoismo. Gesรน si limita a dare un consiglio saggio per sapere cosa fare per aiutare chi si trova in difficoltร . Suggerisce di porsi questa domanda: se fossimo noi nella sua condizione, cosa desidereremmo che gli altri facessero per noi? Come vorremmo essere aiutati? Saremmo contenti se ci aggredissero, ci umiliassero, ci usassero violenza? Siamo sinceri: quando noi esigiamo giustizia per un torto subito, spesso non cerchiamo affatto il bene dellโ€™altro, pensiamo solo a vendicarci. Osserviamo per esempio come, di fronte ad un reo, sia diverso il comportamento di un giudice da quello della madre. Il primo pronuncia la sentenza in base ad un codice e vuole ristabilire la legalitร ; la seconda passa sopra a tutti i codici, si lascia guidare dal suo amore e pensa solo a recuperare il figlio.

Nei versetti seguenti (vv.32-34) Gesรน considera tre casi di uomini โ€œgiustiโ€: quelli che amano chi li ama, quelli che fanno del bene a coloro dai quali ricevono il bene e quelli che fanno prestiti per poi ricevere il contraccambio. Si tratta di gente che compie azioni buone, indubbiamente, tuttavia il loro comportamento puรฒ essere ancora dettato dal calcolo, dalla ricerca di un vantaggio.

Lโ€™espressione โ€œquale merito ne avrete?โ€, ripetuta tre volte in questi versetti traduce, purtroppo, in modo scorretto lโ€™originale greco. Eโ€™ il testo parallelo di Matteo che parla di โ€œmeritoโ€ (Mt 5,46). Luca sceglie invece, e con molta finezza, un altro termine; dice: dove sta la vostra gratuitร ?, cioรจ, cosa fate di gratuito?. Eโ€™ la gratuitร  che caratterizza lโ€™agire del cristiano e che permette di identificare, in modo inequivocabile, i figli di Dio.

Poi continua: โ€œAmate i vostri nemici โ€ (v.35). Eccola indicata la situazione privilegiata in cui รจ possibile manifestare lโ€™amore gratuito.

Qui viene toccato lโ€™apice dellโ€™etica cristiana.

La proposta di Gesรน รจ stata preparata da alcuni testi dellโ€™AT: โ€œSe incontri il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. E se vedrai lโ€™asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarloโ€ (Es 23,4-5; cfr. Lv 19,17-18.33-34).

Anche i saggi pagani hanno dato consigli simili. Ricordiamo quelli famosi di Epitteto: โ€œBisogna che sia percosso al pari di un asino e che, mentre viene percosso, ami chi lo percuote come padre di tutti, come fratelloโ€ e di Seneca: โ€œSe vuoi imitare gli dรจi, fa del bene anche agli ingrati, poichรฉ il sole si alza anche sui malvagiโ€.

Apparentemente le affermazioni dei succitati filosofi stoici sembrano identiche a quelle del Vangelo; in realtร  esse sono dettate da una prospettiva radicalmente diversa.

โ€œFate del bene e prestate senza sperare nullaโ€, suggerisce Gesรน (v.35). E questa raccomandazione esclude ogni ricerca del proprio tornaconto, anche spirituale.

A differenza degli stoici che non agivano in vista del bene del prossimo, ma mirando al raggiungimento della propria pace interiore, dellโ€™imperturbabilitร , della completa padronanza di sรฉ, il discepolo non si lascia sfiorare da alcun pensiero egoistico, da alcun autocompiacimento, da alcuna ricerca di gratificazioni personali. Non pensa neppure ad accumulare meriti per il paradiso. Ama e si dona in pura perdita.

Quale ricompensa riceveranno coloro che si lasciano guidare da questo amore disinteressato?

โ€œSarร  grande!โ€ โ€“ risponde Gesรน. Avranno un posto migliore in paradiso? No, molto di piรน: โ€œSaranno figli dellโ€™Altissimo; perchรฉ egli รจ benevolo verso gli ingrati ed i malvagiโ€ (v.35). Questo sarร  il premio: la somiglianza con il Padre, la sua stessa felicitร , lo sperimentare, giร  su questa terra, la gioia ineffabile che Egli prova amando senza attendersi nulla in cambio.

Il brano si conclude con lโ€™esortazione ai membri della comunitร  cristiana a rendere visibile agli occhi degli uomini il volto del Padre celeste (vv.36-38).

Nellโ€™AT Dio si auto-presenta con queste parole: โ€œIo sono il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allโ€™ira e ricco di grazia e di fedeltร โ€ (Es 34,6).

La misericordia โ€“ la prima delle sue caratteristiche โ€“ non va identificata con la compassione, la longanimitร , il perdono delle offese. Misericordioso significa โ€“ nel linguaggio biblico โ€“ sensibile al dolore, alle disgrazie, ai bisogni dei poveri e degli infelici. Dio non si limita a provare questa commozione, ma interviene compiendo opere di amore e di salvezza.

Gesรน invita i suoi discepoli a coltivare i sentimenti e ad imitare le azioni del Padre che sta nei cieli. Con due divieti (non giudicate, non condannate) e due ingiunzioni positive (perdonate, date), spiega anche il modo di imitarne la condotta.

Chi รจ in sintonia con i pensieri, i sentimenti, il comportamento di Dio non pronuncia sentenze di condanna contro il fratello. Il Padre โ€“ che conosce lโ€™intimo dei cuori โ€“ non lo fa e non lo farร  neppure alla fine dei tempi. Chi ha uno sguardo penetrante come il suo, chi vede lโ€™uomo come lui lo vede non condanna mai nessuno, si commuove soltanto di fronte a chi sbaglia (Os 11,8) e si impegna in ogni modo per recuperarlo alla vita.

Potremmo cosรฌ riassumere il messaggio del Vangelo dicendo che esistono tre categorie di persone: sul gradino piรน basso ci sono i malvagi (coloro che, pur ricevendo il bene, fanno il male); piรน su ci sono i giusti (coloro che rispondono al bene con il bene e al male con il male); infine ci sono coloro che al male rispondono con il bene. Solo costoro sono i figli di Dio e riproducono in se stessi il comportamento del Padre.

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