Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 febbraio 2025.
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Cosa fate di gratuito?
Ernesto dichiara, di fronte ai colleghi della scuola: โIo rispetto tutti, ma se a me rapissero un figlio ammazzerei certamente il responsabileโ.
Giuseppe รจ un impiegato; un giorno torna a casa sconvolto dallโira per il torto subito e confida alla moglie: โA Luigi devo farla pagare! Quando avrร bisogno di un favore, me lo dovrร chiedere in ginocchio e lo farรฒ aspettare fino a quando vorrรฒโ.
Il gioielliere Giorgio รจ stato derubato per tre volte dai ladri ed รจ stato anche minacciato di morte; ora tiene sempre una pistola a portata di mano per difendersi.
Proviamo a valutare questi tre atteggiamenti.
Tutti siamo dโaccordo nel ritenere che Ernesto, Giuseppe e Giorgio non sono dei malvagi: non aggrediscono chi fa del bene, si limitano a reagire contro chi fa del male. La violenza, la ritorsione, la vendetta hanno una loro logica e possono trovare una giustificazione.
Forse non condividiamo il modo con cui intendono ristabilire la giustizia, ma lโobiettivo che i tre si prefiggono non รจ cattivo: vogliono semplicemente punire e scoraggiare chi commette azioni riprovevoli. Potremmo dire che sono delle persone giuste: al bene rispondono con il bene ed al male con il male. Ma basta essere giusti per ritenersi cristiani?
Chi รจ stato interiormente trasformato dallโamore e dallo Spirito di Cristo va oltre tutte le logiche degli uomini e pone nel mondo un segno nuovo: lโamore nei confronti di chi non lo merita.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โAmate i vostri nemici, per essere figli del Padre vostro che sta nei cieliโ.
Prima Lettura (1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23)
2 Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sรฉ tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
7 Davide e Abisร i scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva allโintorno. 8 Abisร i disse a Davide: โOggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io lโinchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerรฒ il secondoโ. 9 Ma Davide disse ad Abisร i: โNon ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed รจ rimasto impunito?โ.
12 Cosรฌ Davide portรฒ via la lancia e la brocca dellโacqua che era dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliรฒ: tutti dormivano, perchรฉ era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
13 Davide passรฒ dallโaltro lato e si fermรฒ lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro.
22 Rispose Davide: โEcco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda! 23 Il Signore renderร a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltร , dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signoreโ.
Davide non era uno che si lasciava intenerire di fronte ai nemici o che dimenticava il male che gli era stato fatto (1 Re 2,1-9); commise molti crimini, si sporcรฒ le mani versando tanto sangue (1 Cr 22,8), tuttavia lโepisodio narrato nella lettura di oggi mostra come anche in lui ci fossero sentimenti nobili e generosi.
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Ecco il fatto: Saul lo sta inseguendo e, durante la notte, si accampa nel deserto di Zif. Davide lo vede e decide di incontrarlo. Lโimpresa รจ rischiosa, ma Abisai, suo nipote, un prode guerriero, si offre ad accompagnarlo. I due giungono da Saul e lo trovano addormentato in mezzo ai soldati. Abisai propone subito la sua soluzione, giusta, sacrosanta secondo il modo di ragionare degli uomini: โLascia che io lo inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerรฒ il secondoโ (v.8).
Davide non lo ascolta, sceglie il perdono: โNon ucciderlo โ dice al nipote โ perchรฉ egli รจ lโunto del Signoreโ.
Qui siamo di fronte a due modi opposti di pensare. Il primo โ quello di Abisai โ รจ dettato dalla logica umana che propone di aggredire, di annientare chi ha fatto il male e puรฒ continuare ad essere un pericolo per la societร . Il secondo โ quello di Davide โ รจ il perdono incondizionato.
Gesรน โ come vedremo nel Vangelo di oggi โ farร un altro passo in avanti: inviterร ad andare al di lร dello stesso perdono; esigerร dai suoi discepoli non soltanto che non facciano del male al nemico, ma che prendano lโiniziativa di andargli incontro per aiutarlo ad uscire dalla sua condizione. La scelta del perdono fatta da Davide รจ comunque giร un passo significativo verso lโamore al nemico che sarร predicato dal Maestro.
Per quale ragione Saul viene risparmiato? Perchรฉ โ dice Davide โ malgrado sia colpevole, rimane pur sempre lโunto del Signore. Per la stessa ragione, anche il peggiore dei criminali non puรฒ venire sottoposto a trattamenti degradanti o disumani o addirittura essere ucciso. Va amato e aiutato a ricuperare perchรฉ รจ e rimarrร sempre un unto del Signore, uno sul quale รจ impressa in modo indelebile, anche se deturpata, lโimmagine di Dio.
Seconda Lettura (1 Cor 15,45-49)
45 Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma lโultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
47 Il primo uomo tratto dalla terra รจ di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale รจ lโuomo fatto di terra, cosรฌ sono quelli di terra; ma quale il celeste, cosรฌ anche i celesti.
49 E come abbiamo portato lโimmagine dellโuomo di terra, cosรฌ porteremo lโimmagine dellโuomo celeste.
Cosa resterร di noi dopo la morte: solo la nostra parte spirituale (saremo dei fantasmi evanescenti, una specie di zombi) o avremo anche un corpo? E, se lo avremo, sarร lo stesso che abbiamo oggi? Ecco un problema molto dibattuto al tempo di Gesรน.
Paolo inizialmente condivideva le opinioni dei suoi maestri farisei e sosteneva che, alla fine del mondo, ognuno avrebbe recuperato il corpo che aveva in questo mondo (Cf. 1 Ts 4,14-17).
Questa concezione giudaica della risurrezione presenta notevoli difficoltร : non si capisce come possa Dio far morire e poi far risorgere lo stesso corpo. Che senso avrebbe? Sarebbe prendersi gioco dellโuomo. Poi, comโรจ possibile riprendersi un corpo giร dissolto nella polvere da tanto tempo? E quale nostro corpo verrร ripreso: quello giovane o quello vecchio, brutto, ammalato che in genere si ha al momento della morte?
Alla luce della risurrezione di Gesรน, Paolo capisce meglio il significato della visione cristiana della vita eterna. Scrivendo ai corinti afferma che non รจ questo corpo materiale che risuscita. Ogni persona riceverร da Dio un corpo spirituale. Non risorge solo una parte di noi, รจ tutta la nostra persona che entra nella gloria del cielo, ma con un corpo completamente diverso da quello che abbiamo in questo mondo. Un corpo non fatto di atomi e molecole.
Per spiegarsi meglio, Paolo fa un paragone: il seme โ dice โ viene posto nella terra e scompare; รจ come se fosse morto, eppure, dopo un certo tempo, riappare in una forma di vita nuova (1 Cor 15,35-44). Guardando lโalbero, chi riconoscerebbe il seme da cui ha avuto origine? Cosรฌ avviene per lโuomo: il suo corpo materiale (โฆ che a volte รจ proprio malridotto come il nocciolo rinsecchito di un frutto) viene abbandonato nella terra. Egli invece โrisuscitaโ nel mondo di Dio per una vita diversa. Non si trascina dietro il corpo che aveva, rinasce con un corpo incorruttibile, un corpo cioรจ che non ha bisogno nรฉ di mangiare nรฉ di riposare; un corpo che non soffre, non si ammala, non puรฒ piรน fare alcuna esperienza di morte.
Nella lettura di oggi lโapostolo afferma che questa trasformazione non รจ frutto di una forza naturale dellโuomo, simile a quella che il seme ha dentro di sรฉ. Eโ opera dello Spirito che รจ donato nel battesimo, Spirito che, come ha fatto risorgere Gesรน dalla morte, farร risorgere anche noi. Cosรฌ, come abbiamo portato in noi lโimmagine di Adamo, lโuomo terreno e mortale, riceveremo la somiglianza con Cristo, il capostipite della nuova umanitร .
La lettura invita a riflettere sul maggiore degli enigmi dellโuomo: la morte. Se essa รจ il momento in cui si passa da questo mondo a quello di Dio, se segna la nascita alla nuova forma di vita, allora non va considerata una sventura, ma il bel completamento della nostra esistenza in questo mondo.
Vangelo (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: 27 โA voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche lโaltra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Dรก a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciรฒ che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarร grande e sarete figli dellโAltissimo; perchรฉ egli รจ benevolo verso glโingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come รจ misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarร perdonato; 38 date e vi sarร dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarร versata nel grembo, perchรฉ con la misura con cui misurate, sarร misurato a voi in cambioโ.
Dopo aver proclamato beati i discepoli perchรฉ sono poveri, hanno fame, piangono, sono perseguitati, Gesรน si rivolge alle folle che lo ascoltano ed enuncia un principio sconvolgente: โAmate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattanoโ (vv.27-28). Quattro imperativi โ amate, fate del bene, benedite, pregate! โ che non lasciano alcun dubbio su come il cristiano debba comportarsi di fronte al male. Sono la prova inequivocabile che Gesรน rifiuta, nel modo piรน assoluto, il ricorso alla violenza.
Contro il colpevole noi reagiamo, istintivamente, con lโaggressivitร . Siamo convinti che, โfacendola pagareโ, si ristabilisca la giustizia e a tutti venga data una lezione di vita. Gesรน non รจ dโaccordo con simili soluzioni sbrigative. Egli ripudia lโuso della violenza perchรฉ questa non migliora mai le situazioni, le complica ulteriormente; non aiuta il malvagio a diventare migliore, lo schiaccia, ne scatena gli odi, risveglia in lui la volontร di rivalsa e di vendetta; la violenza puรฒ riuscire a eliminarlo, ma non a salvarlo. Lโunico atteggiamento che crea il nuovo รจ lโamore.
Ci sono cristiani che riconoscono, molto onestamente, che, anche sforzandosi, non riusciranno mai ad amare chi ha arrecato loro danni irreparabili: chi li ha calunniati, chi ha rovinato la loro carriera, chi ha distrutto la serenitร e la pace nella loro famiglia, chi โ succede anche questo โ ha ucciso un loro familiare.
Gesรน non esige che diventiamo amici di chi ci fa del male. Nemmeno lui ha provato simpatia per Anna e Caifa, per i farisei, per Erode che egli soprannominรฒ โvolpeโ (Lc 13,32), per Erodiade che aveva fatto uccidere il Battista (Mc 6,14-29). La simpatia non dipende da noi, non puรฒ essere comandata, sorge spontanea fra persone che si stimano, che sono in sintonia per il carattere.
Il Maestro chiede di amare, cioรจ di non guardare ai propri diritti, ma ai bisogni dellโaltro.
Non basta non rispondere al male con il male, allโingiuria con lโingiuria, bisogna mantenersi nella disposizione di accogliere lโaltro; รจ necessario fare sempre il primo passo per andare incontro a chi ha sbagliato, per aiutarlo ad uscire dalla sua drammatica condizione.
Non รจ facile. Ecco la ragione per cui viene raccomandata la preghiera. Solo essa spegne lโaggressivitร , disarma il cuore, comunica i sentimenti del Padre che sta nei cieli, dร la forza che nasce dallโamore di Dio. La preghiera per il nemico รจ il punto piรน alto dellโamore perchรฉ presuppone un cuore disposto a lasciarsi purificare da ogni forma di odio. Quando ci si pone davanti a Dio non si puรฒ mentire, a lui si puรฒ chiedere soltanto che ricolmi di beni chi ci sta facendo del male, e quando si riesce a pregare cosรฌ, il cuore รจ in sintonia con quello del Padre che sta nei cieli โche fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiustiโ (Mt 5,45).
Nella seconda parte del brano, Gesรน spiega la sua richiesta con quattro esempi concreti: โA chi ti percuote sulla guancia, porgi anche lโaltra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dร a chiunque ti chiede e a chi prende del tuo, non richiederloโ (vv.29-30).
Non si proibisce ai discepoli di esigere la giustizia, di difendere i propri diritti, di proteggere i propri beni, il proprio onore, la propria vita. Essi non sono dei vigliacchi che tollerano lโoppressione, i soprusi, le angherie nei confronti dei deboli.
Amare non significa sopportare in silenzio, senza reagire.
Il cristiano si impegna, molto attivamente, a porre fine allโingiustizia, alle prevaricazioni, ai furti, tuttavia, per ristabilire la giustizia, egli rifiuta i metodi condannati dal Vangelo. Non ricorre alle armi, alla violenza, alla menzogna, allโodio, alla vendetta. Non paga il male con il maleโฆ Se il suo nemico ha fame, gli dร da mangiare, se ha sete gli dร da bereโฆ Non si lascia vincere dal male, ma vince il male con il bene (Rm 12,17-21). Quando non si riesce a ristabilire la giustizia con mezzi evangelici, al cristiano non rimane che la pazienza. Questa virtรน indica la capacitร di sopportare, di resistere sotto un grande peso. Quando lโunica via che rimane aperta รจ quella di fare del male a un fratello, si mostra discepolo di Cristo colui che riesce a sopportare il peso dellโingiustizia.
Il brano continua con la cosiddetta regola dโoro: โCiรฒ che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loroโ (v.31). Non vuol dire che dobbiamo prendere come misura del bene da compiere il nostro egoismo. Gesรน si limita a dare un consiglio saggio per sapere cosa fare per aiutare chi si trova in difficoltร . Suggerisce di porsi questa domanda: se fossimo noi nella sua condizione, cosa desidereremmo che gli altri facessero per noi? Come vorremmo essere aiutati? Saremmo contenti se ci aggredissero, ci umiliassero, ci usassero violenza? Siamo sinceri: quando noi esigiamo giustizia per un torto subito, spesso non cerchiamo affatto il bene dellโaltro, pensiamo solo a vendicarci. Osserviamo per esempio come, di fronte ad un reo, sia diverso il comportamento di un giudice da quello della madre. Il primo pronuncia la sentenza in base ad un codice e vuole ristabilire la legalitร ; la seconda passa sopra a tutti i codici, si lascia guidare dal suo amore e pensa solo a recuperare il figlio.
Nei versetti seguenti (vv.32-34) Gesรน considera tre casi di uomini โgiustiโ: quelli che amano chi li ama, quelli che fanno del bene a coloro dai quali ricevono il bene e quelli che fanno prestiti per poi ricevere il contraccambio. Si tratta di gente che compie azioni buone, indubbiamente, tuttavia il loro comportamento puรฒ essere ancora dettato dal calcolo, dalla ricerca di un vantaggio.
Lโespressione โquale merito ne avrete?โ, ripetuta tre volte in questi versetti traduce, purtroppo, in modo scorretto lโoriginale greco. Eโ il testo parallelo di Matteo che parla di โmeritoโ (Mt 5,46). Luca sceglie invece, e con molta finezza, un altro termine; dice: dove sta la vostra gratuitร ?, cioรจ, cosa fate di gratuito?. Eโ la gratuitร che caratterizza lโagire del cristiano e che permette di identificare, in modo inequivocabile, i figli di Dio.
Poi continua: โAmate i vostri nemici โ (v.35). Eccola indicata la situazione privilegiata in cui รจ possibile manifestare lโamore gratuito.
Qui viene toccato lโapice dellโetica cristiana.
La proposta di Gesรน รจ stata preparata da alcuni testi dellโAT: โSe incontri il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. E se vedrai lโasino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarloโ (Es 23,4-5; cfr. Lv 19,17-18.33-34).
Anche i saggi pagani hanno dato consigli simili. Ricordiamo quelli famosi di Epitteto: โBisogna che sia percosso al pari di un asino e che, mentre viene percosso, ami chi lo percuote come padre di tutti, come fratelloโ e di Seneca: โSe vuoi imitare gli dรจi, fa del bene anche agli ingrati, poichรฉ il sole si alza anche sui malvagiโ.
Apparentemente le affermazioni dei succitati filosofi stoici sembrano identiche a quelle del Vangelo; in realtร esse sono dettate da una prospettiva radicalmente diversa.
โFate del bene e prestate senza sperare nullaโ, suggerisce Gesรน (v.35). E questa raccomandazione esclude ogni ricerca del proprio tornaconto, anche spirituale.
A differenza degli stoici che non agivano in vista del bene del prossimo, ma mirando al raggiungimento della propria pace interiore, dellโimperturbabilitร , della completa padronanza di sรฉ, il discepolo non si lascia sfiorare da alcun pensiero egoistico, da alcun autocompiacimento, da alcuna ricerca di gratificazioni personali. Non pensa neppure ad accumulare meriti per il paradiso. Ama e si dona in pura perdita.
Quale ricompensa riceveranno coloro che si lasciano guidare da questo amore disinteressato?
โSarร grande!โ โ risponde Gesรน. Avranno un posto migliore in paradiso? No, molto di piรน: โSaranno figli dellโAltissimo; perchรฉ egli รจ benevolo verso gli ingrati ed i malvagiโ (v.35). Questo sarร il premio: la somiglianza con il Padre, la sua stessa felicitร , lo sperimentare, giร su questa terra, la gioia ineffabile che Egli prova amando senza attendersi nulla in cambio.
Il brano si conclude con lโesortazione ai membri della comunitร cristiana a rendere visibile agli occhi degli uomini il volto del Padre celeste (vv.36-38).
NellโAT Dio si auto-presenta con queste parole: โIo sono il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allโira e ricco di grazia e di fedeltร โ (Es 34,6).
La misericordia โ la prima delle sue caratteristiche โ non va identificata con la compassione, la longanimitร , il perdono delle offese. Misericordioso significa โ nel linguaggio biblico โ sensibile al dolore, alle disgrazie, ai bisogni dei poveri e degli infelici. Dio non si limita a provare questa commozione, ma interviene compiendo opere di amore e di salvezza.
Gesรน invita i suoi discepoli a coltivare i sentimenti e ad imitare le azioni del Padre che sta nei cieli. Con due divieti (non giudicate, non condannate) e due ingiunzioni positive (perdonate, date), spiega anche il modo di imitarne la condotta.
Chi รจ in sintonia con i pensieri, i sentimenti, il comportamento di Dio non pronuncia sentenze di condanna contro il fratello. Il Padre โ che conosce lโintimo dei cuori โ non lo fa e non lo farร neppure alla fine dei tempi. Chi ha uno sguardo penetrante come il suo, chi vede lโuomo come lui lo vede non condanna mai nessuno, si commuove soltanto di fronte a chi sbaglia (Os 11,8) e si impegna in ogni modo per recuperarlo alla vita.
Potremmo cosรฌ riassumere il messaggio del Vangelo dicendo che esistono tre categorie di persone: sul gradino piรน basso ci sono i malvagi (coloro che, pur ricevendo il bene, fanno il male); piรน su ci sono i giusti (coloro che rispondono al bene con il bene e al male con il male); infine ci sono coloro che al male rispondono con il bene. Solo costoro sono i figli di Dio e riproducono in se stessi il comportamento del Padre.