Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 21 luglio 2024.
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Pascere รจ dare alimento, non ordini
Chi detiene un potere รจ chiamato a svolgere un servizio in favore dei fratelli, ma รจ anche soggetto alla tentazione di abusare della propria posizione di prestigio e di servirsene per imporsi, per favorire i propri interessi personali o familiari. Lโautore del libro della Sapienza ammonisce: โUn giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. Lโinferiore รจ meritevole di pietร , ma i potenti saranno esaminati con rigoreโ (Sap 6,5-6).
Il dominio sugli altri รจ severamente proibito nella comunitร cristiana (Lc 22,25).
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Cristo non si richiama a un potere conferitogli dallโistituzione per chiedere ai discepoli lโadesione alla sua proposta di vita. Precede il gregge, lo alimenta con la sua parola e il suo pane e lo trascina con il suo esempio.
Nella chiesa, chi presiede non puรฒ che riprodurre il modello del Maestro e Pietro, piรน volte ripreso da Gesรน per la sua smania di emergere, raccomanda ai presbiteri delle sue comunitร : โPascete il gregge di Dio che vi รจ affidato sorvegliandolo non per forza, ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del greggeโ (1 Pt 5,1-2).
Pare quasi avesse presente questa raccomandazione chi ha scritto la seguente riflessione per il capo scout: โRicorda, capo scout, se tu rallenti, essi si arrestano; se tu cedi, essi indietreggiano; se tu ti siedi, essi si sdraiano; se tu dubiti, essi disperano; se tu critichi, essi demoliscono. Se tu cammini avanti, essi ti supereranno; se tu dai la tua mano, essi daranno la loro pelle; se tu preghi, essi saranno santiโ.
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โSolo seguendo lโunico, vero Pastore, non mancherรฒ di nullaโ
Prima Lettura (Ger 23,1-6)
1ย โGuai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascoloโ. Oracolo del Signore.2ย Perciรฒ dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: โVoi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperรฒ di voi e della malvagitร delle vostre azioni. Oracolo del Signore.ย 3ย Radunerรฒ io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farรฒ tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno.ย 4ย Costituirรฒ sopra di esse pastori che le faranno pascolare, cosรฌ che non dovranno piรน temere nรฉ sgomentarsi; di esse non ne mancherร neppure unaโ. Oracolo del Signore.5ย โEcco, verranno giorni โ dice il Signore โ nei quali susciterรฒ a Davide un germoglio giusto, che regnerร da vero re e sarร saggio ed eserciterร il diritto e la giustizia sulla terra.ย 6ย Nei suoi giorni Giuda sarร salvato e Israele starร sicuro nella sua dimora; questo sarร il nome con cui lo chiameranno: Signore-nostra-giustizia.
ร in un momento sociale e politico molto difficile che, verso la fine del VII secolo a.C., Geremia pronuncia questo oracolo. Il profeta aveva riposto molte speranze nel giovane re Giosia che pareva essere stato suscitato dal Signore per riunire le tribรน disperse dโIsraele. Ma, in unโinfausta battaglia nella pianura di Meghiddo, questo re pio e saggio muore tragicamente. Al trono sale suo figlio, Ioiakรฌm, un imbelle, un corrotto amante del lusso che non si interessa dei poveri, ma pensa a costruirsi splendidi palazzi, non paga gli operai, commette angherie e permette che nei tribunali vengano puniti innocenti e assolti colpevoli. Politicamente รจ un inetto: si allea con lโEgitto e compie lโinsensatezza di sfidare lโimpero babilonese che รจ allโapice della potenza. Nabucodรฒnosor lo affronta e lo sbaraglia. Dopo pochi mesi Ioiakรฌm muore, probabilmente assassinato dai suoi oppositori politici. Gli succede il figlio che รจ subito fatto prigioniero da Nabucodรฒnosor e sostituito con un altro figlio di Giosia, Mattania, cui viene imposto il nome di Sedecia.
La situazione non migliora perchรฉ Sedecia manca di personalitร ed รจ circondato da consiglieri dissennati che lo incitano a riprendere le armi contro Babilonia. ร la rovina. Gerusalemme viene ridotta a un cumulo di macerie e il popolo รจ deportato in terra straniera.
ร in questo contesto storico che va collocato lโoracolo che ci viene proposto nella lettura di oggi.
Lโesordio (v. 1) รจ costituito da unโinappellabile condanna, da parte del Signore, dei capi politici che, ad eccezione del pio Giosia, si sono dimostrati infedeli a Dio e insensibili alle parole dei profeti. Sono paragonati a pastori che, invece di essere premurosi e attenti ai bisogni del gregge loro affidato, lo stanno conducendo alla rovina.
Non รจ la prima volta che il profeta impiega questa immagine; lo ha giร fatto altre volte e sempre per deplorare lโoperato delle guide del popolo: โI pastori sono diventati insensati, non hanno ricercato il Signore; per questo รจ disperso tutto il loro greggeโ (Ger 10,21).
Ora che la situazione si รจ fatta piรน drammatica, il Signore ricorre alle minacce: Guai a voi! Vi chiederรฒ conto delle vostre azioni (vv. 1-2).
Dopo questa sentenza di condanna contro i capi, il profeta si rivolge al popolo scoraggiato, senza guida e cerca di rianimarlo. Un motivo di speranza cโรจ: Israele non appartiene a nessun re umano, anche se i sovrani indegni lโhanno fatta da padroni; il gregge รจ di Dio, egli si prenderร personalmente cura delle sue pecore e le ricondurrร nella loro terra, nei pascoli dai quali sono state strappate con la violenza (vv. 3-4).
Per consolare Israele, Geremia non si limita al futuro immediato, annuncia ciรฒ che il Signore farร in tempi ancora piรน lontani: susciterร nella famiglia di Davide un germoglio giusto, un re saggio che eserciterร il diritto e la giustizia su tutta la terra (vv. 5-6).
Geremia spera, probabilmente, nella provvidenziale comparsa di un nuovo sovrano, capace di riportare il regno allo splendore che aveva al tempo di Davide e Salomone. Ne annuncia anche il nome. Si chiamerร Signore nostra giustizia, in ebraico Ja Sidqรฉnu, unโevidente allusione a Sidqรญja, Sedecia, lโinetto sovrano in carica che non ha garantito la giustizia nรฉ protetto il suo popolo.
La profezia si รจ adempiuta, ma non secondo le aspettative umane; Dio ha superato ogni attesa. Il pastore promesso non ha restaurato un regno di questo mondo, non ha concesso la prosperitร soltanto a una nazione e non ha assoggettato gli uomini con la forza delle armi.
Il pastore, il figlio di Davide promesso, oggi lo possiamo identificare: รจ Gesรน di Nazaret, รจ lui lo Ja Sidqรฉnu, il Signore nostra giustizia, perchรฉ ha dato inizio a un regno di pace e giustizia, non imponendosi con la forza delle armi, ma cambiando i cuori. Il suo regno, apparentemente senza futuro, perchรฉ sprovvisto di quei supporti in cui gli uomini ripongono le speranze di successo, รจ invece destinato ad estendersi su tutta la terra e a durare per sempre.
Seconda Letturaย (Ef 2,13-18)
13 Ora, in Cristo Gesรน, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.
14 Egli infatti รจ la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioรจ lโinimicizia,15 annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16 e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso lโinimicizia. 17 Egli รจ venuto perciรฒ ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. 18 Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
In tutto lโimpero romano, gli ebrei erano noti per il loro isolazionismo; Tacito li bolla con il titolo di โnemici del genere umanoโ. Un muro alto un metro e mezzo circondava lโarea santa del tempio di Gerusalemme e, su di esso, tredici tavolette di marmo recavano inciso, in greco e in latino, il divieto per i pagani, sotto pena di morte, di entrare nel sacro recinto. Era il segno della separazione, che Israele riteneva voluta da Dio, fra due popoli: da una parte gli eletti, gli unici eredi delle benedizioni promesse ad Abramo e alla sua discendenza, dallโaltra gli stranieri, gli esclusi dalla salvezza.
Rivolgendosi a questi ultimi, lโautore della Lettera agli efesini proclama la fine di questa contrapposizione, stabilita dagli uomini, non da Dio. Cristo ha riconciliato per sempre i due popoli: โVoi che un tempo eravate i lontani, ora siete diventati i viciniโ; a prezzo del suo stesso sangue, egli ha acquistato, per chi non apparteneva al popolo dellโalleanza, il diritto di cittadinanza in Israele (v. 13).
Poi spiega il modo in cui, dei due, egli ha fatto un popolo solo.
Egli รจ la nostra pace, il โprincipe della paceโ annunciato da Isaia (Is 9,6), il โsignore della paceโ promesso da Michea (Mic 5,4), inviato per abbattere gli steccati e le barriere che separano, per porre fine a ogni divisione fra gli uomini, perchรฉ tutti sono ugualmente amati da Dio (v. 14).
Ha raggiunto questo obiettivo abrogando la legge giudaica che, per preservare il popolo dallโimpuritร dei pagani, sanciva e benediva la separazione (v. 15) e ha riconciliato i due popoli.
Non solo, ma, con la sua incarnazione, ha abolito anche la distanza fra Dio e lโuomo, ha unito cielo e terra, annunciando la pace, pace a coloro che erano lontani e pace a coloro che erano vicini (vv. 16-17).
In queste dolci espressioni echeggia la profezia di Isaia: โCome sono belli i piedi del messaggero di gioia, che annuncia la paceโ (Is 52,7).
Il brano si conclude con unโimmagine grandiosa, derivata dal cerimoniale di corte. Uniti dallโunico Spirito, infuso in tutti da Cristo, giudei e pagani, vicini e lontani, si presentano insieme, in una solenne processione, al Padre (v. 18).
Animato da questo Spirito, il cristiano non puรฒ che divenire un costruttore di pace. Come Cristo รจ impegnato a demolire tutte le pareti che ancora impediscono agli uomini di incontrarsi; non si lascia coinvolgere in discorsi in cui si mette in rilievo ciรฒ che divide, i torti subiti, le incomprensioni passate; ripudia i pregiudizi, le discriminazioni e ogni sorta di casta; crede nel dialogo fra popoli, culture, razze, religioni.
Vangelo (Mc 6,30-34)
30ย Gli apostoli si riunirono attorno a Gesรน e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.ย 31ย Ed egli disse loro: โVenite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poโโ. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano piรน neanche il tempo di mangiare.ย 32ย Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.33ย Molti perรฒ li videro partire e capirono, e da tutte le cittร cominciarono ad accorrere lร a piedi e li precedettero.ย 34ย Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perchรฉ erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Tutti coloro che lavorano hanno bisogno di prendersi un momento di riposo e lโattivitร apostolica, come afferma Paolo che per lunghi anni lโha svolta, รจ un โduro lavoroโ (2 Cor 11,23). Ecco la ragione per cui, al ritorno della loro missione, gli apostoli sono invitati da Gesรน a riposare un poโ. Lโepisodio in sรฉ potrebbe apparire piuttosto banale, ma lโevangelista lo riporta perchรฉ contiene messaggi importanti per i discepoli di Cristo.
Nella prima parte (vv. 30-32) vengono introdotti gli apostoli che ritornano soddisfatti dalla loro missione, si riuniscono attorno al Maestro e gli riferiscono quanto hanno fatto e insegnato. Dopo averli ascoltati, egli li invita a ritirarsi con lui, in disparte, in un luogo solitario, lontano dalla folla.
La scena di Gesรน che si apparta con i discepoli si ripete spesso nel vangelo di Marco e prepara sempre una rivelazione importante. Dopo aver raccontato le parabole alle folle Gesรน, in privato, spiega ogni cosa ai discepoli (Mc 4,34); โlontano dalla folla, in disparteโ cura il sordomuto di Betsaida (Mc 7,33); conduce Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte della trasfigurazione in disparte, loro soli, (Mc 9,2); รจ in privato che risponde ai discepoli che gli chiedono spiegazioni sulla fine del mondo (Mc 13,3) e sulla ragione per cui non sono riusciti a scacciare un demonio (Mc 9,28).
Nel nostro brano lโespressione in disparte รจ ripetuta due volte ed รจ accentuata dal fatto che Gesรน e i dodici si trovano soli su una barca che, nel silenzio, lentamente si allontana sul lago.
Il primo messaggio, il piรน semplice e immediato, Marco intende rivolgerlo a coloro che, nelle comunitร cristiane, hanno la responsabilitร della presidenza e dellโannuncio della parola di Dio. Vuole che essi confrontino il proprio zelo apostolico con quello dei dodici e imparino a servire i fratelli con tanta dedizione e tanto amore da non avere piรน il tempo neppure per mangiare.
Il messaggio principale รจ perรฒ un altro e va colto nellโespressione in disparte che dร il tono a tutto il brano.
Il servizio alla comunitร richiede molto impegno e grande generositร , ma bisogna fare attenzione perchรฉ, facilmente, puรฒ trasformarsi in attivitร frenetica, valutata secondo i criteri della produttivitร aziendale; allora incombe, anche sui ministri piรน generosi, il pericolo di perdere il contatto con il datore di lavoro, con Cristo e la sua parola.
Gli apostoli che si riuniscono attorno al Maestro e valutano, insieme con lui, ciรฒ che hanno fatto e insegnato, mostrano quale devโessere il punto di riferimento di tutta lโattivitร apostolica. Prima di mettere in atto progetti รจ necessario un confronto sincero con il Maestro, per ricevere da lui le indicazioni sul compito da svolgere e per sentirsi inviati da lui. Non si possono elaborare programmi senza un costante richiamo al vangelo. Le scelte, le iniziative che non nascono dalla preghiera, dalla meditazione e dalla riflessione comunitaria della parola di Dio, rischiano di essere dettate da criteri umani. Dietro il paravento delle opere caritative e benefiche, si celano, a volte, obiettivi meno nobili, ambizioni, interessi personali, volontร di competere, di imporsi, di fare proseliti.
ร vero che tutta la vita รจ preghiera, che nel povero si incontra Dio, che nel servizio al prossimo si opera in nome di Cristo, tuttavia, se non ci si ritaglia spazi e momenti di silenzio in cui si rimane soli con il Signore, se non ci si stacca dalle folle e dalle attivitร che assorbono tutto il tempo e tutte le energie, si finisce per atrofizzarsi.
Anche durante la realizzazione dei programmi apostolici ci si deve, in ogni momento, lasciar interpellare da Cristo; non puรฒ mai mancare il riferimento alla sua parola e, a opera conclusa, รจ sempre necessario ritirarsi in disparte, per valutare con lui, come hanno fatto i dodici, ciรฒ che รจ stato realizzato. Solo chi procede in questo modo puรฒ alimentare la convinzione di non trovarsi โnel rischio di correre o di aver corso invanoโ (Gal 2,2).
Il riposo di Gesรน e degli apostoli dura poco, solo il tempo della traversata del lago.
Nella seconda parte del brano (vv. 33-34) eccoli, infatti, di nuovo in mezzo alla gente che, accorsa da ogni parte, li aspetta sulla riva.
Gli occupanti della barca rappresentano la comunitร cristiana che, dopo essersi presa un buon momento per riflettere su se stessa e per stare con il Maestro, ora torna a servizio degli uomini. Il suo appartarsi non รจ stato una fuga, ma una ricarica spirituale. Quando sono portatori di una parola divina che infonde speranza e comunica salvezza, i discepoli sono sempre attesi con impazienza e accolti con goia.
Lโincontro con la folla suscita in Gesรน una reazione emotiva cosรฌ forte che, per descriverla, lโevangelista ricorre al verbo greco splagknรญzomai, che esprime un sentimento di compassione cosรฌ profondo e cosรฌ intenso da poter essere provato solo da Dio. Nella Bibbia indica il gesto tenero e affettuoso del Signore che si china sullโuomo per fasciarne le ferite.
Marco ha giร rilevato in Gesรน questo sentimento quando un lebbroso, in ginocchio, lo ha supplicato (Mc 1,40-41) e, di nuovo, lo rileverร nellโincontro con le folle affamate: โHo compassione di questa gente; poichรฉ da tre giorni sta con me e non ha da mangiareโ (Mc 8,2). La reazione di Gesรน rivela la tenerezza di Dio di fronte al dolore dellโuomo.
Quando le miserie, i mali, il dolore sono causati dal peccato, la reazione spontanea e naturale รจ quella di attendersi o, se si tratta degli altri, addirittura di invocare la punizione divina, ritenuta espressione di perfetta giustizia. Nellโemozione di Gesรน, la comunitร cristiana coglie lโunico sentimento che anche lei deve lasciar trasparire: sempre e solo misericordia.
Lโevangelista completa la scena con unโimmagine dโuna bellezza e dโuna dolcezza incomparabili: โSi commosse per loro, perchรฉ erano come pecore senza pastoreโ (v. 34).
Lโimmagine richiama vari testi dellโAntico Testamento. Il primo riferimento รจ alla preghiera che, giunto alla conclusione dellโesodo dallโEgitto, Mosรจ fece al Signore. Temendo che, dopo la sua morte, Israele potesse rimanere senza una guida, preoccupato, implorรฒ questa grazia: โIl Dio della vita metta a capo di questa comunitร un uomo che la preceda, perchรฉ la comunitร del Signore non sia un gregge senza pastoreโ (Nm 27,16-17).
Lโimmagine allude poi alle accuse dei profeti contro le guide che hanno condotto il popolo alla rovina: โPer colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne curaโ (Ez 34,5-6) e al celebre salmo: โIl Signore รจ il mio pastore, non manco di nullaโ (Sl 23,1).
Riprendendo lโimmagine del pastore, Marco indica in Gesรน la guida inviata da Dio in risposta alla preghiera di Mosรจ e come adempimento delle promesse fatte per bocca dei profeti. In Israele cโera chi si presentava come pastore: gli scribi, i farisei, i rabbini, i capi politici, il re Erode; ma costoro pascevano se stessi, non il popolo.
Gesรน รจ il pastore vero perchรฉ rivela un cuore sensibile ai bisogni della gente, un cuore che subito percepisce di quale cibo hanno fame e di quale acqua hanno sete. Ha presente le parole del profeta: โEcco, verranno giorni in cui manderรฒ la fame nel paese, non fame di pane, nรฉ sete di acqua, ma dโascoltare la parola del Signore. Allora andranno errando da un mare allโaltro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troverannoโ (Am 8,11-12).
I dirigenti del popolo non erano in grado di saziare questa fame e questa sete, anzi, con le loro false dottrine, avevano condotto il popolo allo sbando. Gesรน cominciรฒ allora a distribuire il suo pane, il duplice pane: lโinsegnamento che nutre mente e cuore e il cibo che alimenta il corpo.
Il brano di oggi si conclude osservando che Gesรน โsi mise a insegnare loro molte coseโ (v. 34). Non si รจ abbattuto, non ha imprecato contro i responsabili della condizione penosa in cui il popolo era ridotto, si รจ messo a insegnare, perchรฉ รจ anzitutto questo il pane di cui lโuomo ha bisogno.